Oleodotto Civitavecchia-Fiumicino posto sotto sequestro

L’oleodotto resterà sotto sequestro fino a quando non saranno installati adeguati sistemi di controllo per prevenire furti di carburante.

Sabato 3 gennaio 2015 – Il giudice per le indagini preliminari di Civitavecchia, Massimo Marasca, ha oggi ordinato il sequestro dell’oleodotto Civitavecchia-Fiumicino dal quale a novembre era fuoriuscito del cherosene provocando un disastro ambientale nel Maccarese e una moria di animali. Il danno era dovuto ad alcuni furti e ora il gip ne ha disposto il sequestro finché non saranno istallati adeguati sistemi di controllo per impedire che si verifichino altri reati di questo genere.

Maccarese, disastro ecologico: cherosene fuoriesce da oleodotto Eni

Lunedì 10 novembre 2014

Da giorni nella zona nord del comune di Fiumicino, tra Palidoro e Maccarese, si sta verificando una grave emergenza ambientale ed ecologica a causa della fuoriuscita di cherosene da un oleodotto dell’Eni. A provocare la perdita sono stati dei tentativi di furto del carburante per aerei. La rete interna dei canali che irrigano i campi agricoli da Palidoro a Maccarese e che ospitano pesci e uccelli si è riempita di cherosene. Si tratta di canali che confluiscono nell’Arrone.

Esterino Montino, sindaco di Fiumicino, ha fatto sapere che sarà inviata un’informativa su quello che è successo sia alla Procura sia all’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (Arpa). Intanto i volontari del WWF e della Lipu hanno perlustrato i canali di Maccarese e soprattutto lungo il canale Tre Cannelle hanno trovato numerosi animali morti, tra cui testuggini, garzate, nutrie, galline d’acqua e germani reali. Come ha comunicato Riccardo Di Giuseppe del WWF, oggi i volontari si sposteranno a monitorare anche l’entroterra e i campi agricoli, perché è probabile che lì vengano ritrovati morti altri uccelli che si sarebbero nutriti con i pesci avvelenati o agonizzanti. Intanto alcune anatre e nutrie sono state soccorse e portate al Centro di recupero di Roma, ma, avvertono ancora i volontari, la catena alimentare di tutti gli animali della zona è stata intaccata a più livelli e anche altri uccelli, volpi, tassi, donnole e faine che vanno a svernare da quelle parti potrebbero essere in pericolo. Degli esemplari sono stati prelevati da un veterinario della Asl per fare degli accertamenti, mentre al Rio Tre Cannelle, dove sono state poste delle barriere oleo assorbenti, è giunta una biologa del comune di Fiumicino.

Il sindaco Montino ha spiegato che il disastro con il passare del tempo ha assunto conterni pesanti e ha aggiunto:

“Mi attendevo, nonostante lo sforzo ed il lavoro dei tecnici sul campo, una maggiore reazione da parte dell’Eni, è mancato un piano di sicurezza”

Ovviamente nella zona c’è il divieto assoluto di utilizzo dell’acqua, non si può pescare né chiaramente far abbeverare gli animali al pascolo in tutti i tratti inquinati dalla fuoriuscita.
È ancora in corso l’azione di bonifica e di assorbimento del carburante mediante l’uso di panne galleggianti oleoassorbenti e autobotti che stanno aspirando il cherosene riversatosi nei canali.Schermata-2014-11-10-alle-11.17.50

Foto © Twitter

Fonte: ecoblog.it

Sat: un’ opera che violenta il territorio e le tasche dei cittadini

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Ancora una volta si torna a parlare delle opere inutili, costose, che distruggono l’ambiente e che vanno ad arricchire i soliti noti. Vi parliamo dell’Autostrada Tirrenica o Sat, e ne avevamo già discusso in un precedente articolo. Sostanzialmente l’opera inutile che vogliono creare è un’autostrada a pagamento che va da Rosignano fino a Civitavecchia, un opera che non è di nessun beneficio per i cittadini, che una strada già ce l’hanno. Si tratterebbe solo di mettere in sicurezza quella già esistente evitando inutili investimenti che danneggiano le tasche del cittadino, il territorio ed espropriando terre e devastando zone ricche di aziende agricole e di una notevole biodiversità. Un territorio come la Maremma che ha necessità di essere preservato e non violentato da altro cemento, essendoci già una strada principale, la vecchia Aurelia che serve tutta la zona che arriva fino a Civitavecchia. L’autostrada come è noto, attraverserebbe il territorio di tanti comuni, che rischiano di vedere la propria economia e il paesaggio maremmano celebre nel mondo, travolti da una grande opera che, a nostro parere, è costosa e inutile. La crisi economica e il conseguente calo del traffico autostradale stanno facendo saltare uno dopo l’altro i piani economico-finanziari delle nuove autostrade da realizzare in project financing.No-SAT-autostrada

La SAT col Project Financing si era impegnata a costruire l’autostrada senza l’aiuto di denaro pubblico, ottenendo in cambio varie facilitazioni e l’uso gratuito di una grande strada nazionale, l’Aurelia. Negli anni scorsi (2009-2012) la Sat ha già realizzato il lotto Rosignano-San Pietro in Palizzi (55 milioni di euro), e il lotto 6A Tarquinia-Civitavecchia (155 milioni) è in corso di realizzazione dal 2012, mentre i pezzi mancanti sono stati approvati, salvo la variante di Orbetello, ma ora sono terminati i fondi. Di conseguenza a febbraio di quest’anno la Sat ha chiesto 270 milioni di euro di contributo pubblico, cosa che non rientrava assolutamente nei patti. Il governo Renzi cade come la ciliegina sulla torta e s’impegna a ricercare le risorse necessarie per realizzare il completamento dell’autostrada Tirrenica anche prevedendo una integrazione delle risorse pubbliche. Un’ennesima conferma che questo nuovo governo continua a creare danno all’ambiente e alle tasche dei cittadini. Ne sono un esempio anche gli ultimi articoli in cui sono sempre più lampanti i regali che vengono fatti alle lobby e ai poteri forti. Su questa base la Sat ha elaborato, per presentarlo il 30 giugno, il nuovo piano finanziario con i 270 milioni di finanziamento pubblico.
Il Ministro Lupi ha confermato in commissione Lavori pubblici al Senato l’impegno del governo a trovare le risorse pubbliche per far quadrare il progetto della Tirrenica, e decreto sblocca-cantieri sarà approvato dal governo a fine luglio.

Per dimostrare che teniamo alle nostre terre e che siamo stanchi di questi continui soprusi, partecipiamo all’incontro si sabato 19 luglio 2014. Italia Nostra e il Coordinamento dei Comitati e Associazioni Ambientali prov. di Gr. e No Sat, invitano a partecipare al dibattito con i Sindaci, su “Tirrenica l’Autostrada che non s’ha da fare” che si terrà a Borgo Carige, sala Tirreno (ex Cinema) Capalbio, il giorno 19/07/2014 , ore 18. “Abbiamo organizzato questo dibattito perché partecipassero alla discussione, le Autorità Comunali, che hanno la responsabilità dei territori minacciati. Il governo deve ridiscutere un progetto sul quale attendiamo il parere della magistratura e quello dell’Europa per le troppe irregolarità già riscontrate. Noi non vogliamo l’autostrada, ma la messa in sicurezza dell’Aurelia.” Ci auguriamo che in una data così importante il 19 luglio 2014 l’affluenza sia alta per far sapere cosa ne pensiamo e per rendere noto all’opinione pubblica cose che l’autorità e i mass media sono soliti nascondere agli occhi dei più.

Fonte: ambientebio.it

Le ceneri del carbone di Civitavecchia nel cemento di Bassano Romano

Il cementificio di Bassano Romano accoglierà le ceneri della combustione del carbone provenienti dalla centrale Enel di Civitavecchia. Esse saranno usate al posto della sabbia per creare materiali edili cementizi. Le relazioni tecniche affermano che non ci sono rischi di alcun tipo per la salute e l’ambiente, ma persistono vari dubbi.cemento_tossico

Il cementificio di Bassano Romano potrebbe diventare un ricettacolo di ceneri e rifiuti tossici, provenienti da Roma e provincia.  Ceneri di carbone al posto della sabbia per fare il cemento. Rifiuti dichiarati ufficialmente non pericolosi, ma sui quali sono in molti a nutrire sospetti, che diventeranno materiale edile e finiranno nelle mura di scuole, abitazioni, uffici. Siamo a Bassano Romano, piccolo comune a metà strada fra il lago di Vico e quello di Bracciano. Il cementificio locale, di proprietà della Tuscia Prefabbricati srl, produce da anni materiali edili impastando la sabbia con pasta cementizia, come da buona tradizione. Qualcosa però sta per cambiare. Lo stabilimento ha infatti dato il via ad un progetto che gli consentirà di installare al proprio interno un impianto di recupero rifiuti per la produzione di conglomerati cementizi. Potrà così accogliere 150 tonnellate di ceneri al giorno provenienti dalla centrale Enel di Civitavecchia e di utilizzarle come materiale per la cementificazione. In pratica produrrà blocchi di cemento e mattoni contenenti le ceneri – pesanti e leggere – di combustione del carbone al posto della sabbia comunemente usata. Due problemi risolti in un colpo solo: per il cementificio vengono abbattuti i costi per le materie prime, visto che la sabbia ha un costo mentre le ceneri non lo hanno; per la centrale a carbone dell’Enel di Civitavecchia – già al centro di contestazioni per via delle emissioni inquinanti – si risolve l’annoso problema dello smaltimento dei rifiuti. Ogni giorno, per 250 giorni l’anno, 150 tonnellate di ceneri verranno caricate su almeno cinque camion che da Civitavecchia scenderanno lungo la costa fino a Furbara, per poi far rotta verso l’interno e, passando per Manziana e Oriolo Romano, giungere infine a Bassano. Tutti contenti dunque, al punto che la regione ha dato il proprio benestare senza neppure richiedere la classica valutazione di impatto ambientale (v.i.a.). In una relazione istruttoria ad opera del “Dipartimento Istituzionale e Territorio” pubblicata sul sito della Regione Lazio si accoglie la richiesta “assoggettabilità a v.i.a.” presentata dalla Tuscia Prefabbricati srl, fidandosi di uno studio preliminare ambientale e di una relazione tecnica presentati dalla società, che garantisce che non ci sono rischi per l’ambiente e che i rifiuti trattati sono di tipo “non pericoloso”. Dov’è il problema dunque? Perché angosciarsi? In realtà i problemi sono più d’uno. Partiamo dalle ceneri. In più punti della relazione istruttoria pubblicata dalla regione si assicura che le ceneri el carbone rientrano nella categoria dei rifiuti non pericolosi. Ma sulla questione i pareri tecnici sono perlomeno discordanti. Le ceneri da carbone sono identificate dal codice CER 100102 e classificate come rifiuto speciale non pericoloso in base al Decreto Ronchi che riporta in allegato il Catalogo Europeo dei Rifiuti. Inoltre il Decreto Ministeriale 05/02/98 indica la produzione di calcestruzzi e di manufatti prefabbricati in calcestruzzo fra i settori produttivi di riutilizzo delle ceneri. Alcuni studi però sembrano dimostrare che tali ceneri proprio innocue non siano. Il carbone infatti contiene sostanze molto nocive per l’uomo come l’arsenico, il mercurio, il selenio, e persino elementi radioattivi come l’uranio, il torio e i prodotti del loro decadimento, radio e radon. Secondo uno studio di qualche anno fa pubblicato dalla rivista Scientific American le ceneri rilasciate dalle centrali a carbone sarebbero persino più radioattive di quelle delle centrali nucleari:

“I rifiuti prodotti da impianti di carbone sono in realtà più radioattivi di quelli generati dai loro omologhi nucleari. Infatti le ceneri volatili emesse da una centrale elettrica – come conseguenza della combustione del carbone per produrre l’energia elettrica – generano nell’ambiente circostante radiazioni 100 volte superiori rispetto ad una centrale nucleare che produca la stessa quantità di energia. […] Quando il carbone è bruciato in ceneri volanti, uranio e torio sono concentrati fino a 10 volte i loro livelli originali”. Ma non sono solo le ceneri di carbone a preoccupare i bassanesi. All’interno della tabella in cui vengono riportati i tipi di rifiuti che verranno gestiti dall’impianto ci sono altre voci oltre a quelle relative alle ceneri di carbone pesanti e leggere. Si tratta di materiali dei quali non viene preventivamente indicato un quantitativo giornaliero e che, secondo la nota, verranno “utilizzati in sostituzione o in mix con il codice CER 100101 [le ceneri pesanti ndr] in modo tale da non modificare i quantitativi di rifiuti non pericolosi gestiti (150 t/die)”. Fra questi rifiuti compare anche il codice CER 190111, che sul rapporto – forse per motivi di sintesi – compare con la dicitura “ceneri pesanti e scorie”, ma che secondo la classificazione europea indica “ceneri pesanti e scorie contenenti sostanze pericolose”. Insomma, fra le righe sembra si voglia far intendere che nel cemento, di tanto in tanto, potrebbero finirci anche sostanze ufficialmente nocive. Il cementificio di Bassano Romano potrebbe così diventare un ricettacolo di ceneri e rifiuti tossici, provenienti da Roma e provincia. Che rischiano di contaminare le aree circostanti e inquinare il materiale prodotto, rendendolo potenzialmente nocivo. E il cemento, si sa, non è eterno e tende a degradarsi nell’arco di qualche decennio. Cosa accadrà in seguito alle sostanze utilizzate al suo interno? La storia di Bassano è comune a molti piccoli centri limitrofi alla capitale, che pagano dazio per la vicinanza con un mostro urbano capace di divorare ogni giorno enormi quantità di energia e di produrre quantitativi di rifiuti che non riesce in alcun modo a smaltire. Che dunque succhia energia dalle zone circostanti e vi getta i propri scarti. La sorte di Bassano Romano è la stessa di Cerveteri, dove è in costruzione una centrale a biogas, o di Albano, da tempo in lotta contro la costruzione di un inceneritore. Le amministrazioni locali non hanno generalmente la forza politica per opporsi a tali progetti, spinti dai colossi nazionali dell’energia e dei rifiuti, appoggiati dalla classe politica. Spesso sono costrette a piegare il capo e assistere al progressivo degrado del proprio territorio. Al tempo stesso sono sempre più numerosi i gruppi e comitati di cittadini che si oppongono a questo genere di opere, dai vari comitati “No inceneritori”, alle reti “No Coke”. Tutti in lotta per non vedere il proprio futuro, letteralmente, andare in cenere.

Fonte: il cambiamento

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