Acqua pubblica: dite la vostra opinione all’Europa

E’ on line da qualche giorno la consultazione pubblica rivolta ai cittadini europei per conoscere la loro opinione in merito all’acqua potabile che bevono ogni giorno

E’ on line dal 23 giugno e fino al 23 settembre 2014 la consultazione pubblica aperta dall’Europa per conoscere l’opinione dei cittadini europei nel merito dell’acqua che usano. Nasce così la Consultazione pubblica su iniziativa dei cittadini europei nell’ambito del progetto Right2Wateraccolta dalla Commissione per migliorare l’accesso all’acqua potabile di qualità nell’UE. Dunque ecco l’occasione tanto attesa per comunicare all’Europa la propria opinione sull’acqua pubblica e per suggerire miglioramenti o interventi circa l’erogazione. L’occasione è importante poiché i risultati della consultazione serviranno per decidere se e quando rivedere la direttiva 98/83/CE sull’acqua potabile.FRANCE-WATER

Il questionario che richiede circa 15 minuti per essere compilato ha domande specifiche anche nel merito delle questioni sollevate in seno al progetto Right2Water come accessibilità al servizio e costo e che non rientrano nello specifico dell’attuale direttiva europea a che comunque saranno affrontate nel merito di altre iniziative. Il questionario peraltro è aperto sia ai cittadini, sia alle amministrazioni, organizzazioni internazionali o non governative e a tutte le parti interessate che possono inviare ai servizi della Commissione i loro pareri scritti sulle questioni anche via mail. In pratica la direttiva sull’acqua potabile, per cui si intendono tutti i tipi di acqua destinati all’uso umano e domestico serve a proteggere la salute umana e dunque anche dell’ambiente da ogni forma di contaminazione garantendo che il prezioso liquido che sgorga dai rubinetti sia di qualità, salubre e pulito.

© Foto Getty Images

Fonte: ecoblog.it

Acqua diritto universale: audizione all’europarlamento

Si chiama “Righ2Water” ed è la campagna frutto di una iniziativa europea dei cittadini, formula che prevede la possibilità di raccogliere le firme e sottoporre alle autorità europee modifiche legislative. Lunedì audizione all’europarlamento.acquaright2water

Si chiama “Righ2Water” ed è la campagna frutto di una iniziativa europea dei cittadini, formula che prevede la possibilità per i cittadini europei di raccogliere le firme e sottoporre alle autorità europee modifiche legislative. Lunedì 17 febbraio si terrà un’audizione dei promotori della campagna “Righ2Water” davanti al Parlamento europeo. Ciò che la campagna chiede è che sia riconosciuto il diritto universale all’acqua pulita e che legislazione europea si modifichi di conseguenza per il raggiungimento di questo obiettivo. La campagna “Right2Water” ha raccolto due milioni di firme e la richiesta è quella di introdurre norme che assicurino l’accesso ad adeguate risorse idriche per tutti.

“L’acqua è un bene comune, non una merce – dicono i promotori – Esortiamo la Commissione europea a proporre una normativa che sancisca il diritto umano universale all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari, come riconosciuto dalle Nazioni Unite, e promuova l’erogazione di servizi idrici e igienico-sanitari in quanto servizi pubblici fondamentali per tutti. La legislazione dell’Unione europea deve imporre ai governi di garantire e fornire a tutti i cittadini, in misura sufficiente, acqua potabile e servizi igienico-sanitari. Chiediamo che:

1.le istituzioni dell’Unione europea e gli Stati membri siano tenuti ad assicurare a tutti i cittadini il diritto all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari;

2.l’approvvigionamento in acqua potabile e la gestione delle risorse idriche non siano soggetti alle “logiche del mercato unico” e che i servizi idrici siano esclusi da qualsiasi forma di liberalizzazione;

3.l’UE intensifichi il proprio impegno per garantire un accesso universale all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari”.

Fonte: il cambiamento

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L’ecocidio? Un crimine. L’iniziativa dei cittadini europei

La distruzione ambientale deve diventare un crimine per il quale le persone colpevoli devono essere ritenute responsabili. Per chiedere che l’ecocidio venga reso penalmente perseguibile in Europa, è stata lanciata dai cittadini europei la campagna “End Ecocide Europe”. L’obiettivo è quello di raggiungere un milione di firme.marea__nera3

La distruzione ambientale deve diventare un crimine per il quale le persone colpevoli devono essere ritenute responsabili. Questo crimine ha il nome di ecocidio, che sta ad indicare quei danni ambientali che stanno distruggendo il nostro pianeta e mettendo a rischio gli esseri umani, gli animali, gli ecosistemi. Per far sì che l’ecocidio venga riconosciuto come crimine anche dalla normativa nazionale e comunitaria è stata lanciata la campagna “End Ecocide Europe”. Si tratta di un’iniziativa promossa dai cittadini europei per chiedere che venga reso penalmente perseguibile l’ecocidio in Europa, ovvero:

che sul territorio europeo sarà illegale commettere ecocidio;

che saranno illegali attività commesse da compagnie o cittadini europei anche al di fuori dell’Unione Europea;

che le compagnie non europee che commettono ecocidio non potranno vendere i loro prodotti nell’Unione Europea.

Attraverso questa iniziativa si invita dunque la Commissione Europea ad approvare una legislazione che proibisca, prevenga ed ostacoli l’ecocidio, ossia il danneggiamento estensivo, la distruzione o la perdita dell’ecosistema di un determinato territorio. Potenziali casi di ecocidio possono essere ad esempio le sabbie bituminose di Alberta, la fratturazione idraulica (fracking), lo spianamento delle montagne o lo spopolamento degli alveari. A sostegno di tali richieste servono un milione di firme. La Commissione Europea sarà a quel punto legalmente obbligata a considerare la proposta di legge di conversione dell’ecocidio in crimine.

È possibile firmare fino a gennaio 2014 sul sito www.endecocide.eu.

Fonte: il cambiamento

Acqua pubblica, la ‘tariffa truffa’ italiana e le richieste dei cittadini europei

Mentre in 13 paesi dell’Ue (Italia compresa) vengono consegnate quasi due milioni di firme per l’acqua pubblica, nel nostro paese è sempre più chiara l’inadeguatezza della nuova tariffa idrica introdotta dall’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas, che viola apertamente i referendum lasciando intatti i profitti sull’acqua e fa scontenti cittadini e gestori.acqua_pubblica_eu

Continua, pur fra mille ostacoli, il percorso di ripubblicizzazione dell’acqua. In 13 paesi dell’Unione europea (fra cui l’Italia) sono da pochi giorni state consegnate circa un milione e 800mila firme, a conclusione dell’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) per l’acqua pubblica. Nel frattempo nel nostro paese è sempre più evidente l’inadeguatezza della nuova tariffa idrica introdotta dall’ l’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas (AEEG) sul finire del 2012 in piena contraddizione con i referendum.

Partiamo dall’Europa. Sono state da poco presentate le firme raccolte per l’Iniziativa dei Cittadini Europei per l’acqua pubblica con lo straordinario risultato di un milione e ottocentomila firme raccolte in 13 paesi dell’Unione. Le firme italiane, consegnate il 10 settembre al Ministero degli Interni, sono state circa 70mila, ben oltre la quota richiesta al nostro paese. Ma è stato soprattutto il dato complessivo a far ben sperare: oltre 1.800.000 raccolte fra Germania, Austria, Belgio, Finlandia, Grecia, Ungheria, Italia, Lituania, Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Slovenia e Slovacchia. Cosa significa l’ICE? L’Iniziativa dei cittadini europei è una forma di partecipazione diretta alla politica dell’Ue. L’art.11 comma 4 della versione consolidata del Trattato sull’Unione Europea stabilisce infatti che i “Cittadini dell’Unione, in numero di almeno un milione, che abbiano la cittadinanza di un numero significativo di Stati membri, possono prendere l’iniziativa d’invitare la Commissione europea, nell’ambito delle sue attribuzioni, a presentare una proposta appropriata su materie in merito alle quali tali cittadini ritengono necessario un atto giuridico dell’Unione ai fini dell’attuazione dei trattati”. Insomma, non si tratta di uno strumento d’azione diretta ma di una metodo per fare pressione sulle autorità europee. In Italia invece, la tariffa idrica introdotta dal governo Monti sul finire del proprio mandato mostra sempre più apertamente i propri limiti. La tariffa, che viola apertamente il secondo quesito del referendum, quello che prevedeva l’eliminazione dei profitti dalla gestione dell’acqua, incontra sempre maggiori ostacoli sia fra i gestori sia fra i cittadini. Sul Metodo Tariffario Transitorio pendono 35 ricorsi tra cui quello promosso dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua e da diversi gestori. Il forum dei movimenti per l’acqua parla di dati impietosi: “se si ragiona su base regionale sono ben 9 su 20 le regioni da cui non è pervenuta all’AEEG nessuna approvazione, ovvero il 45%; mentre se si fa riferimento al numero delle AATO esistenti prima della soppressione avvenuta il 31 dicembre 2012, solo 21 su 91 hanno approvato la nuova tariffa (ossia il 23%).” Il 19 settembre, inoltre, l’AEEG ha comunicato il recepimento della nuova tariffa idrica da parte di due AATO, quello di Marche Sud Ascoli Piceno e quello della Valle del Chiampo. Infine, fa notare ancora il Forum, “l’Authority non si preoccupa neanche di rispondere ai cittadini che chiedono chiarezza in materia di tariffa idrica. Sono passati oltre 100 giorni, ovvero ben 40 in più di quanti previsti dalle procedure della stessa AEEG, dal deposito di un esposto da parte del Comitato Acqua Pubblica di Arezzo. Attendiamo fiduciosi una celere risposta perchè si tratta di un dovere a cui l’Authority non può sottrarsi.”

Fonte: il cambiamento

Acqua pubblica, l’Europa apre ma l’Italia non ascolta

Per la prima volta l’Europa sembra mostrare aperture verso l’acqua pubblica, dopo il grande consenso dell’Iniziativa dei cittadini europei (Ice) Right2Water. In Italia invece continua l’ostilità del governo e dell’Autorithy verso gli esiti dei referendum. Quest’ultima in particolare ha deliberato una modalità di restituzione dei profitti di gestione ai cittadini estremamente favorevole per i gestori.acqua_europa

In Italia, vuole il luogo comune, ci piace arrivare in ritardo anche quando siamo all’avanguardia. I fatti, purtroppo sembrano confermare l’affermazione. Mentre l’Europa mostra i primi segnali di apertura verso l’acqua pubblica, da noi che per primi ci siamo opposti alle privatizzazioni con un referendum, lo stato sembra remare contro la ripubblicizzazione con tutte le proprie forze, calpestando apertamente la volontà popolare. Qui Europa. Il Commissario Europeo Michel Barnier si è recentemente dichiarato contrario alla privatizzazione del servizio idrico e ha firmato una dichiarazione che va incontro all’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) Right2Water, sottoscritta da un milione e mezzo di cittadini in tutta Europa (è possibile firmarla su www.acquapubblica.eu) Con una dichiarazione ufficiale del 21 giugno scorso, Barnier ha escluso l’acqua dalla direttiva sulle concessioni e rassicurato i cittadini dell’Unione Europea: “Capisco bene la preoccupazione che deriva da una privatizzazione dell’acqua contro la vostra volontà, anche io reagirei allo stesso modo”. Qui Italia. Se fino a ieri i fautori italiani delle privatizzazioni continuavano a ripetere come un mantra ”ce lo chiede l’Europa”, beh, adesso l’Europa non lo chiede più. Eppure la linea istituzionale non sembra esere cambiata così tanto. Il nuovo governo Letta si muove in perfetta sintonia con i passati esecutivi e l’Autorithy continua a mostrare un atteggiamento ostile verso gli esiti referendari, nonostante i pronunciamenti della Corte costituzionale, del Consiglio di Stato e del TAR della Toscana. Il 25 giugno scorso, infatti, l’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas ha approvato l’ennesimo provvedimento che elude l’esito dei referendum del 2011. Nel deliberare sulle modalità di restituzione ai cittadini della “remunerazione del capitale investo”,illegittimamente percepito dai gestori nel periodo compreso tra luglio 2011 e la fine di quell’anno, l’AEEG ha costruito un metodo che garantirà ai gestori un esborso minimo assai minore di quanto dovuto visto che saranno detratti gli oneri finanziari, quelli fiscali e gli accantonamenti per la svalutazione crediti. Una decisione che va contro ogni logica. Già ai tempi dei referendum la Corte costituzionale aveva specificato che qualora il referendum avesse avuto successo i profitti sull’acqua (la cosiddetta remunerazione del capitale investito) sarebbero dovuti immediatamente sparire dalle bollette. Ciò non era avvenuto e il Consiglio di Stato aveva osservato, in un parere pubblicato a fine gennaio scorso, come l’applicazione degli esiti referendari “non sia stata coerente – […] – con il quadro normativo risultante dalla consultazione referendaria”. Infine anche il TAR della Toscana, nella sentenza di accoglimento del ricorso presentato dal Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua, aveva stabilito che “il criterio della remunerazione del capitale (…) essendo strettamente connesso all’oggetto del quesito referendario, viene inevitabilmente travolto dalla volontà popolare abrogatrice…”. Ma non c’è sentenza o referendum che tenga, quando dall’alto la volontà è quella di mantenere lo status quo. L’ennesima palese violazione dei referendum ha fatto insorgere il popolo dei referendum. In un comunicato il Forum italiano dei movimenti per l’acqua ha dichiarato: “Di fronte all’ennesima dimostrazione della palese intenzione di non voler rispettare la volontà popolare e mettere in discussione gli esiti del referendum come Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua ribadiamo la nostra richiesta di dimissioni dei vertici dell’Authority.” La strada per la ripubblicizzazione e l’esclusione dei profitti dall’acqua è ancora lunga. Per una volta, cerchiamo di non restare indietro.

Fonte: il cambiamento

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