Cicloturismo, in Italia un business da 3,2 miliardi di euro

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Con 2.728.600 esemplari prodotti nel 2014 e una crescita del 2,1% sull’anno precedente, l’Italia si conferma come il primo produttore europeo di biciclette eppure il Paese continua a essere uno dei fanalini di coda continentali sia per quanto riguarda la ciclabilità, sia per ciò che concerne il cicloturismo. Un recente studio dell’Agenzia Nazionale del Turismo-Enit ha stimato in 3,2 miliardi di euro il possibile fatturato annuale di un cicloturismo a pieno regime nel nostro Paese. Perché ciò avvengono servono infrastrutture adeguate. Le piste ciclabili possono costare fino a 400 euro al metro, ma numerosi studi internazionali dimostrano l’alta redditività del settore: per ogni euro di investimento se ne guadagnano 4 o 5 in meno di tre anni. In Francia, tanto per fare un esempio, il cicloturismo movimenta 2 miliardi di euro l’anno, mentre nel nostro Paese brilla soprattutto la provincia autonoma di Trento con i suoi 400 chilometri di piste ciclabili che, dal 2009, generano oltre 100 milioni di euro l’anno. L’Italia è la nazione più ricca al mondo per siti e paesaggi dichiarati dall’Unesco patrimonio dell’umanità e molti di questi si prestano a una visita in sella a una bici. Tanti i progetti in cantiere, da VenTodi cui Ecoblog vi ha raccontato più volte, al progetto di un itinerario cicloturistico di 300 chilometri per collegare Verona a Firenze.

Fonte: AdnKronos

Dutch Cycling Embassy, gli ambasciatori della ciclabilità nel mondo

L’esperienza della rete ciclabile olandese fa scuola nel mondo grazie al network pubblico-privato che promuove le politiche per l’utilizzo della bicicletta

L’Olanda continua a essere leader mondiale nelle politiche della ciclabilità. I processi di demotorizzazione sono stati favoriti dalla limitatezza dei rilievi, dalla facilità dei percorsi, dalla creazione delle piste ciclabili e di servizi per l’intermodalità fra due ruote e mezzi pubblici. Nella serata d’inaugurazione del festival Cinemambiente – che quest’anno ha scelto come propria immagine proprio una pista ciclabile, anzi, un red carpet per ciclisti, è stata presentata la Dutch Cycling Embassy, un network pubblico e privato che si propone di offrire, fuori dai confini dei Paesi Bassi, consulenze in merito alla pianificazione urbana, alla progettazione stradale, al bikeparking e alla politica del traffico. Il network è nato per far fronte alla crescente richiesta, da parte delle amministrazioni pubbliche di tutto il mondo, di consulenze sulle modalità di ottimizzazione delle reti infrastrutturali urbane espressamente dedicate alla bicicletta. I tre fattori che hanno portato all’aumento della domanda sono:

1) una nuova urbanizzazione e la rivitalizzazione del tessuto urbano;

2) la transizione del settore dei trasporti verso la sostenibilità;

3) l’interesse verso le normative olandesi sulla ciclabilità che contribuiscono in modo significativo al miglioramento della mobilità urbana, della sicurezza stradale, del flusso del traffico, della salute e della riduzione delle emissioni.

Si tende a pensare che a i costi per creare le infrastrutture per la ciclabilità siano elevati, ma non è così. Sono ormai sei anni che viaggio per diffondere un nuovo approccio: occorre “seminare” nei luoghi e nelle aree più care ai cittadini, dove si va per piacere e non per obbligo. Se si creano le infrastrutture per raggiungere questi luoghi la gente capirà che è più comodo, più veloce e più conveniente,

ha detto Marc van Woudenberg di Dutch Cycling Embassy.Immagine28-620x352

Fonte: Dutch Cycling Embassy

Foto | Youtube

A Torino la ciclabilità si paga con le multe

Due milioni di euro di finanziamento all’anno, fino al 2020, arriveranno dagli incassi delle multe per infrazioni al codice della stradaP5265235-586x330

Il Comune di Torino devolverà parte delle multe agli automobilisti ai progetti per incentivare la ciclabilità urbana. La scorsa settimana il capoluogo piemontese ha approvato uno stanziamento di due milioni di euro all’anno, fino al 2020 per rendere Torino, sempre di più, una città a misura di ciclista. L’emendamento, firmato dai presidenti delle commissioni ambiente e viabilità, Marco Grimaldi e Mimmo Carretta, ha ottenuto parere favorevole da parte dei rispettivi assessori Enzo Lavolta e Claudio Lubatti. La richiesta accolta la scorsa settimana era stata presentata durante il Bike Pride dello scorso 26 maggio: destinare alla sicurezza ciclistica il 15% degli incassi delle multe per infrazioni al codice della strada. Grazie a questo finanziamento dovrebbero essere completate le direttrici che taglieranno Torino e rivisti i collegamenti e gli attraversamenti degli incroci. Le due commissioni hanno inoltre ricordato come sulle piste ciclabili non debbano essere piazzati pali, alberi, transenne e dehors, elementi di arredo urbano che, invece, troppo spesso spuntano in mezzo alle arterie riservate ai ciclisti. E nei piani che riguardano la ciclabilità torinese vi è, naturalmente, l’allargamento della rete del servizio di bike sharing che conta attualmente più di 110 stazioni distribuite nel centro cittadino e nella parte sud della città. L’ampliamento della rete dovrebbe avvenire soprattutto sull’asse ovest di corso Francia permettendo così di completare l’intermodalità con la linea della metropolitana e sull’asse settentrionale del capoluogo piemontese attualmente sprovvisto di stalli e biciclette.

Fonte: Repubblica

Roma ciclabile, le opportunità dell’anno zero

La nuova giunta comunale romana si mostra estremamente recettiva relativamente alle proposte della cittadinanza: ecco perchè la ciclovia del centro storico non ci convincePiste-4-586x442

Nel corso della “Settimana europea della mobilità sostenibile”, fino al 22 settembre al Campidoglio di Roma, è stato presentato un interessante progetto per la ciclabilità capitolina: un piccolo raccordo anulare ciclabile, una ciclovia nel cuore della Capitale dal percorso romanticamente mozzafiato, emozionante. Ciclabilità e bellezza, un gemellaggio per il quale Roma è all’anno zero:

“Ci stiamo attrezzando”

ripetono dal Campidoglio, e non abbiamo dubbio alcuno che sia veramente così. Il progetto per la ciclovia del centro storico di Roma è stato anticipato da Repubblica ieri e, osservandone il percorso, non può che far piacere che finalmente la giunta affronti diversamente l’approccio al tema della viabilità.ciclovia-586x363

Quello che balza all’occhio e alla mente, lungo il percorso disegnato, è una ciclovia che attraversa luoghi di storia e bellezza ma che si rivela poco pratica per chi la bicicletta dovrebbe usarla tutti i giorni (che poi è l’obiettivo dell’amministrazione Marino: incentivare l’uso della bicicletta). L’anello cicloviario infatti sembra disegnato apposta per i turisti, per chi si reca nella Capitale per volerne giustamente godere le bellezze artistiche, il clima, la vita del centro, il caos nei bar e le file fuori dalle trattorie, non per chi vorrebbe (potrebbe o dovrebbe) utilizzare la bicicletta tutti i giorni. Andare e tornare dal lavoro, utilizzare i mezzi pubblici e la bicicletta insieme, collegare con ciclabili le periferie al centro, garantire la manutenzione stradale: in una città grande come Roma è certamente un’impresa titanica quella di realizzare un capillare sistema ciclabile, ma se queste sono le intenzioni della giunta occorre lavorare duro. Il lungo ciclo-peregrinare previsto dal progetto ciclovia del centro storico infatti è poco pratico per chi vuole vivere la quotidianità in bicicletta: attraversa vie a senso unico, aree pedonali affollatissime, addirittura si infila nell’anello di piazza Navona per uscirne dal medesimo punto (ci fa un “giro” ma chi va al lavoro è difficile che voglia “farsi un giro”). Insomma, se ciclovia deve essere (e noi di Ecoblog lo speriamo caldamente) allora deve essere integrata in una rete ciclabile, di cui Roma è sprovvista.800px-2012-06-27_Roma_Ponte_via_delle_Valli_lato_Monte_Sacro-432x323

Basti pensare che il popoloso quartiere Montesacro, a nord della capitale, è collegato al centro tramite tre principali direttrici: via Tiburtina(dove la ciclabile non c’è, il traffico veicolare è molto intenso e dove il manto stradale sembra quello post-bombardamenti del 1943), via Nomentana (una situazione poco dissimile da quella dell’altra consolare, aggravata dalla carreggiata più stretta) e il ponte delle Valli (nella foto). Quest’ultimo (tre corsie a destra, altrettante a sinistra) è una sorta di suicidio consapevole per un ciclista urbano, che non ha una corsia riservata e si trova a transitare accanto automobili che sfrecciano a 80km/h): a parere di chi scrive sono di questo tipo i progetti (a basso costo, basterebbe restringere di poco le tre corsie auto per crearne una ciclabile) utili a rendere Roma una città “a misura di bici”. Lo spiega in maniera esaustiva Marco Pierfranceschi su bikeitalia. La concezione di “rete ciclabile” nulla c’entra con la ciclovia del centro: è giusto, e certamente lodevole, pensare al centro storico di Roma come ad un immenso parco archeologico libero dalle auto e fruibile da tutti (pedoni e biciclette) in ogni suo particolare angolo, ma questo nulla ha a che fare con la ciclabilità della capitale, che era e resta all’anno zero. Una rete ciclabile romana permetterebbe di raggiungere Ostia dalla Valle dell’Aniene, Cinecittà dall’Aurelia, permetterebbe di arrivare in stazione e salire sul treno con la propria bicicletta: nel resto del mondo il principio che guida la rete ciclabile è quello del risparmio economico per la collettività (in termini di inquinamento, di spesa per i carburanti, per le infrastrutture automobilistiche, per la sanità, etc) e non quello di “vocazione turistica naturale”. I turisti vivono Roma pochi giorni, i romani tutta una vita (e votano): nel bene e nel male è con loro che Marino dovrà fare i conti. La creazione di “zone 30″ ed altre “off limits” al traffico veicolare, la realizzazione di direttrici più capillari per i percorsi medio-lunghi, la manutenzione stradale: se Roma vuole concentrarsi sulla “vocazione turistica” altrettanto vero è che da una rete ciclabile gli stessi turisti ne trarranno vantaggio, potendo visitare quartieri oggi “tourist restricted”: Garbatella, Africano, Nomentano, Pigneto e Prenestino, Ostia, Ardeatina (per dirne qualcuno), tutti luoghi a bassa intensità turistica ma anch’essi aventi, nel bene e nel male, il loro fascino capitolino. Reinventare la viabilità di un’intera città è un’operazione complessa, in cui non c’è spazio per i proclami “vocativi”.

Fonte: ecoblog

I romani scelgono la bici

Boom di ciclisti a Roma: ogni giorno sono circa 170.000. Nel 2012 è aumentata la vendita di biciclette e diminuita quella di automobili.

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Ogni giorno a Roma un numero di persone compreso tra 150.000 e 170.000 sceglie di pedalare e di spostarsi in bicicletta almeno 5 volte a settimana. È quanto emerge da un’indagine dell’Agenzia per i servizi alla mobilità del Campidoglio, realizzata durante i mesi di aprile, maggio e giugno 2012 facente parte del “Rapporto 2012, il punto sulla ciclabilità a Roma”. Il dato acquista di valore se si considera che rispetto all’ultima rilevazione ufficiale risalente al periodo tra il 2010 e il 2011, si è passati da una quota di spostamenti in bicicletta dello 0,4% a un 4%, percentuale che si eleva fino al 7% per la fascia di età tra i 24 e i 60 anni, e arriva a circa il 10% tra gli anziani residenti nella zona della ztl e della mura Aureliane. L’indagine evidenzia inoltre che sporadicamente sarebbero più di 1 milione i cittadini romani che sfidando traffico, salite dei colli, buche e strade impraticabili, montano in sella alla bicicletta per muoversi nella città. Infine, l’Agenzia ricorda che nel 2012 il dato sulle immatricolazioni di automobili e dei consumi di carburante è sceso del 20%, mentre la vendita di biciclette e’ aumentata del 10%

. Una tendenza che non potrà lasciare indifferenti le amministrazioni della città che dovranno attivarsi e ragionare sulle esigenze di spostamento delle persone.

Fonte: eco dalle città