Una specie che si autodistrugge in nome di una “scienza” distorta non è intelligente

Il libro “Cibo e salute”, che vede tra gli autori anche Vandana Shiva e Franco Berrino, edito dalla casa editrice Terra Nuova, è un libro completo per quello che riguarda dati e possibili soluzioni circa l’impatto che ha l’agricoltura industriale sul pianeta e sulla salute delle persone.

Il libro “Cibo e salute”, che vede tra gli autori anche Vandana Shiva e Franco Berrino, edito dalla casa editrice Terra Nuova, è un libro completo per quello che riguarda dati e possibili soluzioni circa l’impatto che ha l’agricoltura industriale sul pianeta e sulla salute delle persone. Con documentazioni precise, studi e esperienze pratiche si dimostra l’assoluta insostenibilità e pericolosità di un sistema come quello dell’agrobusiness che non ha altro scopo che fare soldi attraverso il cibo, scopo da raggiungere con ogni mezzo. Da un simile obiettivo  la qualità dello stesso cibo e le conseguenze sulla terra non possono che essere devastanti per persone e ambiente. Ed in tempi di pandemie vere o presunte, è interessante notare come la stessa OMS definisce le malattie non trasmissibili come la nuova epidemia globale

Ma diamo alcuni dati ed esempi tratti dal libro che rendono bene la situazione.

Cibo, malattie e agroindustria

«Come dicevano gli antichi Veda: “In questa manciata di terra c’è il tuo futuro. Prenditene cura ed essa ti sosterrà e ti darà cibo, vesti, riparo e bellezza. Distruggila ed essa ti distruggerà”».

«L’industria agrochimica e l’agrobusiness, l’industria del cibo spazzatura e quella farmaceutica ottengono grandi profitti, mentre la natura, le nazioni e le popolazioni diventano sempre più deboli e malate».

«Quando tutto il sistema dell’agroindustria assume una posizione di dominio, cominciano a diffondersi su larga scala malattie croniche  legate all’alimentazione. I nativi americani chiamano questo fenomeno powaqqatsi “un essere, uno stile di vita, che consuma le forze viventi a proprio vantaggio esclusivo”».

«Il cibo che si ottiene usando sostanze chimiche rovina la salute in tre modi. Prima di tutto, contribuisce alla fame e alla malnutrizione perché si concentra su poche materie prime, gran parte delle quali è destinata a diventare biocarburante e mangime per animali. E’ ciò che accade al 90% del mais e della soia, che non va ad alimentare gli esseri umani. Solo il 30% del cibo che mangiamo proviene  dalle grandi aziende agricole industriali. Il 70% proviene da piccole fattorie che usano solo il 20% della terra agricola. In secondo luogo, poiché l’agricoltura industriale produce monoculture uniformi e omogenee, contribuisce alla diffusione delle malattie correlate alla carenza di nutrienti vitali e variati nella nostra dieta».

«Il terzo punto riguarda le sostanze chimiche usate in agricoltura, che penetrano nel nostro cibo e contribuiscono all’insorgere di malattie come il cancro. Sono state create per uccidere e continuano ad uccidere».

«Le malattie non trasmissibili causano il 70% dei decessi a livello mondiale, per un totale di 40 milioni di morti all’anno, di cui circa 15 milioni di età inferiore ai 70 anni. Le principali malattie non trasmissibili  comprendono le malattie cardiovascolari, il diabete, i tumori e le malattie respiratorie croniche . Gran parte delle malattie non trasmissibili  sono legate alla dieta e causate da fattori biologici di rischio quali:pressione sanguigna, zucchero nel sangue, lipidi nel sangue e grasso corporeo, aterosclerosi dei vasi sanguigni, trombosi».

«In Italia ci sono 365 mila diagnosi di tumori in Italia in anno, esclusi quelli della pelle. 1000 al giorno».

«La stessa manciata di multinazionali vende sia le sostanze agrochimiche tossiche per l’agricoltura industriale, che compromettono la salute, sia i prodotti farmaceutici pensati con lo stesso paradigma per somministrarli alle persone che si ammalano».

Pesticidi

«Un cittadino medio ha in corpo dalle 300 alle 500 sostanze chimiche in più rispetto a 50 anni fa».

«In particolare, il cervello in via di sviluppo è estremamente sensibile e i pesticidi sono tra le cause più importanti di quella che si può definire una “pandemia silenziosa”».

«L’ammasso di animali, spesso provenienti da varie parti del mondo per ricostruire la scorta delle stalle, può creare una bomba ecologica considerando che i virus  di cui sono portatori, modificati dalle molecole chimiche presenti nei vari medicinali, possono dar vita, attraverso ignote ricombinazioni, a imprevedibili e devastanti epidemie».

«Il paradigma industriale agricolo, ancora oggi dominante e radicato nell’ideologia meccanicistica e riduzionista, non è in grado di affrontare l’attuale crisi sanitaria che ha contribuito a creare, poiché occuparsi dei legami fra cibo e salute è inconciliabile con i suoi principi essenziali».

Agroindustria e ambiente

«Quasi il 50% dei gas di serra è prodotto dall’agricoltura industriale e globalizzata».

«Globalmente l’agricoltura industriale è responsabile per il 75% della distruzione ecologica della biodiversità, terra e acqua, e contribuisce al 50% delle emissioni di gas di serra che causano inquinamento atmosferico e caos climatico. Quasi il 75% delle malattie croniche non trasmissibili è correlato al cibo».

Distruzione di cultura e biodiversità

«La sostituzione e lo sterminio delle cultura va a braccetto con lo sterminio e l’estinzione della biodiversità delle piante. Le specie sono spinte all’estinzione una velocità 100 – 1000 volte superiore al normale».

«In agricoltura il 93% della biodiversità vegetale è scomparsa. Le piante come gli esseri umani, sono manipolate violentemente per il profitto dell’1% degli uomini».

«Il 75% della diversità genetica è scomparso in soli cento anni. Dalle diecimila specie originarie, oggi si è arrivati a coltivarne poco più di 150 e la stragrande maggioranza del genere umano si ciba di non più di dodici specie di piante».

«Nel 2016 il mercato mondiale di semi, con un giro di affari di miliardi di dollari, risultava per il 55% nelle mani di cinque grandi multinazionali, in confronto al 10% del 1985, alcune delle quali controllano contemporaneamente una altro mercato multimiliardario, cioè quello dei pesticidi (erbicidi, insetticidi e anticrittogamici)».

«A causa del sistema produttivo industriale, le colture dal dopoguerra ad oggi, hanno perso il 25/70% delle loro sostanze nutritive».

Chi sono i veri scienziati

«Un agricoltore conosce i suoi semi, la sua terra, i suoi prodotti, gli aniamli, gli alberi, le stagioni, la comunità.  E’ quindi uno scienziato».

«In realtà, tutta l’agricoltura  tradizionale e la selezione delle sementi poggiano sul sapere dei contadini. Il sistema industriale ha da offrire solo veleni all’agricoltura».

«Una nonna, una madre, una ragazza che sanno come trasformare il cibo proveniente dai nostri campi in un pasto delizioso e nutriente sono scienziate dell’alimentazione. Un medico ayurvedico è uno scienziato, così come lo sono i popoli indigeni  e le donne. Incarnano il sapere interattivo e dinamico. Il loro sapere è la capacità di vivere nell’unità, sapendo che siamo uno. Gli insegnamenti di un universo interconnesso, vibrante  e abbondante, si ritrovano nelle culture indigene, oltre che in tutti gli insegnamenti spirituali».

L’agricoltura biologica conviene a tutti

«I redditi netti degli agricoltori che praticano l’agricoltura biologica aumentano ulteriormente perché è eliminato, evitato e risparmiato l’uso di apporti esterni costosi, come semi , fertilizzanti, pesticidi e irrigazione intensiva. Se consideriamo il beneficio netto per la società, oltre al reddito degli agricoltori, l’agricoltura biologica si dimostra ancora di molto superiore all’agricoltura convenzionale».

Chi sfama davvero il mondo

«L’agricoltura industriale, nonostante l’ingente consumo di risorse, non è in grado di garantire la sicurezza alimentare dei popoli. Al contrario la maggior parte del cibo che mangiamo è ancora prodotta da piccoli e medi agricoltori, mentre la stragrande maggioranza delle colture provenienti dal settore industriale, come mais e soia, è utilizzata principalmente come mangime per gli animali o per produrre biocarburanti».

«La pretesa che l’agricoltura industriale sia necessaria a risolvere il problema della fame nel mondo è totalmente priva di fondamento, oltre che smentita nei fatti».

«I piccoli agricoltori sono in proporzione più produttivi delle grandi aziende industriali: pur avendo a disposizione solo il 25% della terra arabile, riescono a fornire il 70% del cibo a livello mondiale».

«La presunta  maggiore produttività dell’agricoltura industriale richiede una quantità di input dieci volte superiori in termini di energia rispetto a quanto produca successivamente in termini di alimenti. Il sistema agricolo industriale ha dunque una produttività negativa, e non potrebbe sostenersi senza le enormi sovvenzioni pubbliche».

Il cibo chimico non conviene

«Si sostiene spesso che i prodotti alimentari abbiano il vantaggio di essere “economici”. I costi di produzione, trasformazione e distribuzione sono in realtà molto elevati e la convenienza è solo apparente. Questa impressione di convenienza è ottenuta artificialmente sopratutto grazie a ingenti sussidi pubblici, all’esternalizzazione dei costi sociali, ambientali e sanitari, e attraverso la manipolazione dei mercati».

«L’industria rifiuta sistematicamente di assumersi le responsabilità dei danni causati dalla malnutrizione, dai pesticidi e dalle malattie croniche».

Chi paga i danni

«I cittadini di tutto il mondo stanno pagando di tasca loro miliardi di sovvenzioni che si trasformano in profitti per le stesse società che causano l’aumento delle malattie attraverso la produzione di cibo tossico e vuoto dal punto di vista nutrizionale. Con questo sistema i redditi delle piccole e medie aziende agricole crollano, i profitti dell’industria aumentano e la qualità del cibo crolla. Lo scopo del sistema attuale non è quindi quello di garantire una adeguata nutrizione e il benessere umano, ma quello di massimizzare i profitti di Big Food».

La transizione necessaria

«Una transizione verso un sistema alimentare sano richiede un cambiamento di paradigma, da una scienza riduzionista a una scienza dei sistemi. Richiede un cambiamento dell’agricoltura industriale ad alta intensità chimica all’agricoltura biologica ad alta intensità ecologica. Necessitiamo tutti di un passaggio dalle economie estrattive  a quelle circolari e di solidarietà, da un’economia riduzionista basata sui prezzi a una vera contabilità dei costi. Occorre abbandonare le regole inique del libero scambio, basate su rivendicazioni non scientifiche, per passare ad un commercio equo, basato su di una economia democratica. E’ necessario fermare e regolare la macchina del potere delle multinazionali dell’agroindustria che realizza i suoi straordinari profitti speculando sul bisogno essenziale dell’alimentazione per affermare invece il diritto ad un cibo per tutti gli abitanti del pianeta, che sia sano per le persone e la natura».

Fonte: ilcambiamento.it

La nostra società muore di inquinamento, però si lava le mani

In questi giorni di isteria collettiva la vera sensazione non la fa il coronavirus ma comportamenti assurdi ai quali si assiste sgomenti e che danno la misura di quanto la nostra società sia allo sbando e fragile.

La nostra società muore di inquinamento, però si lava le mani

In questi giorni di isteria collettiva la vera sensazione non la fa il coronavirus ma comportamenti assurdi ai quali si assiste sgomenti e che danno la misura di quanto la nostra società sia allo sbando e fragile. Supermercati svuotati, assalti a mascherine e lozioni sterilizzanti, borsa nera di questi prodotti con tanto di sequestri da parte delle forze dell’ordine come se si trattasse di oro o cocaina.

C’è una fobia diffusa di contagiarsi, di ammalarsi, il che è quantomeno singolare visto che viviamo in un mondo strapieno di nocività che però, nonostante siano molto più pericolose del coronavirus, non provocano nessuna reazione simile. In questi comportamenti c’è la stessa illogicità di quando nei supermercati viene indicato che sono obbligatori i guanti di plastica per toccare gli alimenti come frutta e verdura, per norme igieniche, dicono… Cioè bisogna toccare con i guanti quegli stessi alimenti strapieni di pesticidi e veleni contro i quali però non si fa niente, anche se sono dannosi per la nostra salute.  

Ma se si è così tanto preoccupati per la salute da consigliare i guanti per toccare frutta e verdura, allora dovrebbe essere automatico che tutti gli alimenti siano come minimo biologici. Invece no, di pesticidi e veleni vari possiamo morire a norma di legge ma per toccare la frutta e verdura avvelenata bisogna metterci i guanti. O forse i guanti li dobbiamo mettere proprio per proteggerci dalla chimica degli alimenti e non ce lo hanno detto? Così come c’è scritto in varie sementi trattate chimicamente che appunto fra le avvertenze informano che devi metterti i guanti quando li semini e questo dà già la misura della gravità del problema, altro che coronavirus…

Mi raccomando quindi, laviamoci bene le mani costantemente, sterilizziamoci ad ogni piè sospinto e già che ci siamo possiamo andare in giro con una muta subacquea, maschera e boccaglio, così la protezione è ottimale. Sperando che tutta questa super sterilizzazione non ci faccia fare la fine degli antibiotici che si prescrivono come caramelle e il risultato sono migliaia di morti l’anno in Italia che ha il triste primato europeo di infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici. Ma non ci risulta che sia stato dichiarato lo stato di emergenza nazionale per questa carneficina, strano….

Quindi cospargiamoci di sterilizzanti e poi utilizziamo i telefoni cellulari che sono fonti poco simpatiche di elettromagnetismo puntate contro di noi. E visto che della nostra salute sembrerebbe non interessarci granché, a meno che non si tratti di coronavirus, ci aggiungeremo pure il 5G così da non farci mancare proprio nessun rischio e conseguenza.  

Sterilizziamoci tutti e poi abitiamo in abitazioni strapiene di chimica da fare paura, chimica nei mobili, nelle pareti, nelle cucine, nei bagni, nelle stanze da letto. E non dimentichiamo di utilizzare prodotti per la pulizia della casa, i bagni, le cucine, per il lavaggio dei panni che contengono sostanze assai nocive.

Compriamo tutto quello che ci dice la pubblicità e usiamo saponi, shampoo, bagnoschiuma, trucchi, cosmetici, profumi che sono delle bombe chimiche per il nostro corpo e per l’ambiente.  

Sterilizziamoci e poi abitiamo in città dove l’inquinamento è altissimo e ci fa morire come mosche, così come il pericolo di essere falciati da una automobile, prima di morire però ricordiamoci di lavare bene le mani.  E anche gli agricoltori si lavino bene le mani prima di spargere veleni su campi, vigne, uliveti, frutteti che poi finiranno sulla nostra tavola.

Laviamoci bene le mani e continuiamo a comprare montagne di oggetti per la maggior parte superflui con i loro relativi imballaggi che diventeranno rifiuti e inquineranno aria, terra e mare rilasciando sostanze tossiche o rimanendo non degradabili per centinaia di anni.  Oggetti la cui fabbricazione produce emissioni nocive che avvelenano terra, aria e acqua. Aria che respiriamo,  acqua che beviamo e terra dove coltiviamo il cibo che mangiamo.

Laviamoci bene le mani e poi compriamo cibo proveniente da allevamenti industriali dove gli animali oltre che fare una “vita” di inferno, sono imbottiti di cibo chimico (e chissà cosa altro, mucca pazza docet), antibiotici e medicine varie che di sicuro sono un toccasana per il nostro organismo. Per non parlare poi dei liquami che inquinano falde idriche e terre. Ma se ci siamo lavati le mani, niente ci potrà fare più effetto, saremo immuni a tutto.

Laviamoci le mani ma continuiamo ad utilizzare combustibili fossili che stanno facendo collassare l’intero pianeta, così come continuiamo ad utilizzare e costruire inceneritori che creano nanoparticelle pericolosissime per la salute. E che dire delle centrali nucleari che in quanto a cavalieri dell’apocalisse sono fra i più micidiali. Ma in caso di fuoriuscite di radioattività o esplosioni, basterà lavarsi le mani e sterilizzarsi e tutto andrà a posto. E l’elenco potrebbe continuare ma non ci dobbiamo preoccupare, se ci siamo lavati le mani e sterilizzati bene, vivremo almeno 100 anni in perfetta salute e tutto quanto di nocivo e letale ci propina la società del consumo, ci sarà completamente indifferente. Noi sì che sappiamo riconoscere i veri pericoli per la nostra salute, coronavirus in primis, tutto il resto sono dettagli trascurabili….

Fonte: ilcambiamento.it

Gli alimenti trattati chimicamente devono costare di più rispetto a quelli biologici

Perché mai il cibo biologico deve costare di più di quello chimico, cioè di cibo che non è veramente tale? Perché le certificazioni costano e l’onere alla fine si riversa sul consumatore. E se fosse il contrario? Cambierebbero un sacco di cose!

Perché c’è una differenza di costo fra gli alimenti coltivati e trattati chimicamente (che costano meno) e quelli biologici (che hanno prezzi più alti)? Perchè si richiede al biologico una certificazione che ne aumenta i costi e al chimico no. Cioè si deve certificare e pagare di più qualcosa di sano rispetto a qualcosa che fa un danno alla salute e all’ambiente. 

L’agricoltura chimica, che è pure sovvenzionata, inquina la persona che coltiva, inquina la terra, le acque, l’ambiente, gli animali, distrugge la biodiversità, contamina il cibo stesso, quindi di conseguenza il cliente che lo compra. E i danni che derivano da questo comportamento li si fa pagare alla collettività cioè a noi tutti. Gli inquinatori fanno enormi profitti e poi il cibo viene venduto a prezzi inferiori rispetto a quello biologico. Ma come? Invece di ringraziare e agevolare chi coltiva in maniera sana, lo si penalizza? E più lo si penalizza, più il prodotto costerà e la gente continuerà a mangiare cibo pieno di chimica. Siamo all’assurdo: bisogna pagare per fare le cose come si deve e certificarlo pure e invece inquinare, spargere veleni ovunque facendo mangiare cibo trattato chimicamente si può fare in maniera indisturbata e a basso costo. Dovrebbe essere esattamente il contrario: nel cibo non biologico cioè chimico, ci dovrebbe essere un’etichetta in cui mettere per iscritto tutti i concimi chimici, antiparassitari, funghicidi, erbicidi utilizzati. Inoltre sulla stessa etichetta ci dovrebbe essere dettagliatamente spiegato l’inquinamento prodotto con l’impatto sull’ambiente, le possibili patologie insorgenti nelle persone e alla fine formulare il prezzo in base all’inquinamento prodotto e ai danni arrecati. Siamo sicuri che se si facesse in questo modo assai pochi comprerebbero quel cosiddetto cibo e i suoi costi sarebbero assai alti, ben più del cibo normale cioè biologico. E agendo così si cambierebbe velocemente la situazione facendo ritornare a essere biologico tutto il cibo normale. Infatti anche la dicitura è sbagliata: se il biologico è il cibo più naturale, si dovrebbe fare solo la distinzione fra cibo (cioè quello biologico) e cibo chimico che dovrebbe avere un’etichettatura apposita, non il contrario; e gli utilizzatori di veleni si dirigerebbero verso il cibo biologico ovvero normale. Una politica che avesse a cuore i cittadini dovrebbe fare subito provvedimenti come questi, semplici, razionali e sacrosanti. Ma la politica lo farà mai? Dubitiamo fortemente perché significherebbe cambiare le regole del gioco e mettere prima la salute di ambiente e persone, poi il lucro. Ma dato che comanda il lucro e proprio per questo siamo in una situazione drammatica, non si farà. Quindi rimane la presa di coscienza delle persone che possono smettere di approvvigionarsi dagli spacciatori di chimica. Tra le varie azioni è quella con più possibilità di riuscita nell’avere risultati concreti. Inoltre si può iniziare a coltivare da soli il più possibile così da avere maggiore autonomia e meno costi. Non servono enormi appezzamenti per avere produzioni interessanti e anche se si è in città, ci si può mettere assieme ad altre persone e affittare appena fuori dall’abitato, terreni coltivabili e dividersi i lavori da fare. Con poche centinaia di metri quadrati dai costi assai abbordabili considerato che c’è molta terra incolta e/o abbandonata, si possono ottenere buone rese come dimostrano ormai vari esempi e per rendersene conto basta provarci. Importante è documentarsi bene e fare un po’ di formazione. E per chi volesse comunque fare biologico, senza certificazioni e relativi costi ma basato sulla fiducia, la conoscenza reciproca e l’importanza data alle relazioni dirette, c’è il circuito Genuino Clandestino  che può essere un’interessante base di partenza. È importante non farsi scoraggiare da chi dice che sulla terra bisogna sputare sangue. Ormai le metodologie alternative per coltivare biologico in piccoli appezzamenti sono così tante che c’è l’imbarazzo della scelta e chi le pratica non ha la schiena spezzata o muore di fame, anzi normalmente è più in salute di chi non fa nessuna attività fisica e mangia il cibo chimico che gli fornisce l’industria alimentare. Non si tratta affatto di tornare indietro ma di andare avanti in uno dei cammini più belli da percorrere in collaborazione con la natura.

Fonte: ilcambiamento.it