Arriva Ficos, la Filiera Corta Siciliana per un cibo sano, buono e locale

Sostenibilità, presenza sul territorio, mutualità e una nuova cultura economica basata sulle relazioni e sulla collaborazione. Sono questi i pilastri su cui si fonda Ficos, la Filiera Corta Siciliana, una rete di imprese creata da poco per gestire un sistema di distribuzione regionale basato sulla decentralizzazione e sull’uso efficiente e sostenibile delle risorse del network di produttori e consumatori di cibo sano. I nostri lettori conoscono molto bene una bellissima e storica realtà della Sicilia Che Cambia, quella delle Galline Felici, fautrice di tantissime iniziative virtuose e ispirate ad una visione di insieme e di cambiamento. Il consorzio, nato grazie a Roberto Li Calzi, riunisce produttori agricoli e rifornisce numerosi gruppi d’acquisto solidali in nord Italia e all’estero. Ed è proprio all’interno del consorzio che è nata l’idea di Ficos, la Filiera Corta Siciliana.

Costituita nel giugno 2020, Ficos è una rete di imprese che organizza un sistema di distribuzione regionale basato sulla decentralizzazione e sull’uso efficiente e sostenibile delle risorse della rete di produttori e consumatori di cibo sano. I principi su cui si basa sono: collaborazione/coproduzione, filiera corta, agricoltura biologica e contadina, garanzia partecipata, sostenibilità ambientale, prezzo equo e trasparente, governance partecipata e responsabile. Irene Carrara, una delle anime di Ficos, ci racconta l’evoluzione di questo progetto: «Ho conosciuto miriadi di realtà entusiasmanti e persone appassionate che indirizzano i propri sforzi verso un’economia e una società altre. Da tanti anni si parlava di una rete del genere, ma la Sicilia non era ancora pronta, neanche le aziende agricole erano pronte. Adesso i tempi sono maturi, ma c’è bisogno della partecipazione di tutti: produttori, consumatori e altri attori della filiera. Uno strumento come Ficos permette di avere una casa e un obiettivo comuni, oltre a una potenzialità condivisa di sviluppo del commercio locale di prodotti sani per rendere concreta una collaborazione tra i vari attori che al momento ci sono e vanno nella stessa direzione, ma non si tengono per mano».

Azienda Ciuri di Roberta Rabuazzo, Belpasso, socia fondatrice di Ficos

Una rete destinata a crescere. Al momento sono otto gli imprenditori agricoli che si sono esposti contribuendo alla creazione di Ficos, ma come ci racconta Irene sono tante le richieste di partecipazione da parte di altri produttori. Molto presto, infatti, è previsto un incontro per accogliere nella rete nuove realtà che rispettano i requisiti. L’obiettivo è creare un sistema di garanzia partecipata di comunità in cui ciascun attore può verificare, tramite la conoscenza diretta, la qualità delle persone che si avvicinano alla rete. In questa fase iniziale, la certificazione biologica è il requisito più importante. Ma Ficos non è una rete del biologico, anzi, cerca di andare oltre, facilitando così i piccoli produttori a cui non conviene sostenere i costi della certificazione e che, avvantaggiandosi del rapporto diretto che si mantiene tra produttore e consumatore, potrebbero evitarlo. Al momento la certificazione serve per chi non conosce il produttore, ma attraverso un sistema di conoscenza diretta non sarà più indispensabile. Ficos non è solo economia agricola, ma anche sociale. Il rispetto della terra e delle persone e i rapporti equi di lavoro sono altri requisiti considerati importanti. Una parte delle attività del gruppo Ficos è legata a un progetto finanziato dal PSR – circa 90.000 €, di cui 30.000 € già anticipati da Le Galline Felici come prestito infruttifero – complementare e integrato all’operatività: il sito online è collegato alla piattaforma per gli ordini (Open Food Network) e si sta lavorando all’organizzazione di tanti eventi: visite aziendali per conoscere i produttori soci, eventi nei punti di distribuzione, partecipazione ad iniziative locali.

Ficos supporta i nodi della rete siciliana già esistenti e favorisce la nascita di nuovi per la distribuzione di prodotti sani, buoni e siciliani. Supporta i gruppi di acquisto solidali collegandoli tra loro per aiutarli ad ampliare il proprio paniere di prodotti. La merce della rete si troverà negli spacci aziendali di alcuni dei produttori e anche le piccole botteghe offriranno nei loro negozi una selezione di prodotti Ficos. La rete sta lavorando anche all’apertura di punti vendita gestiti collettivamente.

«Adesso – aggiunge Irene – abbiamo lanciato il pre-acquisto delle nostre tessere con i buoni spesa on line. Presto tutti i nostri soci potranno distribuirle al mercato del contadino dove partecipano, si troveranno presso la sede delle Galline Felici e le sedi di tutti i produttori. Per noi è importantissima la diffusione, non solo per avere la liquidità necessaria ad avviare le nostre attività, ma anche per dimostrare a noi stessi che stiamo andando nella direzione giusta. Mi piacerebbe che arrivasse a tutti la concretezza di questo progetto. Ficos non è solo una piattaforma informatica su facebook o su internet, Ficos è soprattutto un progetto incentrato sulla sostenibilità, sulla presenza sul territorio, sulla mutualità e su una nuova cultura economica basata sulle relazioni e sulla collaborazione».

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2021/06/ficos-filiera-corta-siciliana/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

La Compagnia della Polenta: cibo buono e vegano per i senzatetto

Tutti i giovedì a Milano un gruppo di volontari si incontra per cucinare e poi portare cibo sano, buono e vegano alle persone senza dimora. “La Compagnia della Polenta”: è così che è stato scherzosamente chiamato questo progetto nato nel 2015, poiché il primo pasto servito fu polenta con sugo di legumi e venne particolarmente apprezzato. Cibo buono e vegano per tutti! Così recita il motto della Compagnia della Polenta un gruppo di amici di Milano che dal 2015 distribuisce pasti alle tante, troppe persone che vivono per strada e non possono permettersi un piatto caldo. Abbiamo incontrato il portavoce, Roberto Bertani che ci ha spiegato come tutto è nato.

Com’è nata l’idea?

Eravamo un gruppo di amici che svolgevano volontariato presso Vitadacani onlus, l’associazione che gestisce il parco canile di Arese e in quel periodo, dicembre 2015, stavamo raccogliendo le coperte per i cani. Una sera ci trovammo a parlare di una notizia che ci aveva intristito moltissimo: un senza tetto che era morto assiderato a Milano, nell’indifferenza più totale. Da un pensiero condiviso è scattata in noi la necessità di fare qualcosa anche per gli esseri umani in difficoltà (visto che degli esseri animali ci stavamo già occupando) e così ci è venuta l’idea: preparare dei pasti e delle bevande calde e portarle personalmente alle persone che vivono ai margini della società. All’interno del parco canile disponiamo di una cucina e così è nato il primo piatto che abbiamo poi distribuito a queste persone: polenta con sugo di legumi. Era di giovedì e da allora è diventato per noi un appuntamento fisso: ogni giovedì sera prepariamo e portiamo piatti caldi a queste persone e nel 2017 è nata l’associazione. Ad oggi distribuiamo 7200 pasti all’anno. 

E il nome?

La polenta è stato il primo piatto che abbiamo cucinato e riscuote sempre un gran successo. Di comune accordo è diventato il nostro nome e il nostro modo per farci riconoscere.

Perché vegano?

Quando abbiamo iniziato eravamo tutti vegani, oggi il numero di volontari è cresciuto e tra loro ci sono anche persone onnivore. Siamo tassativi solo sui piatti: tutto dev’essere rigorosamente senza proteine animali. Siamo convinti che si possano preparare dei piatti buonissimi, salutari e gustosi senza provocare la sofferenza di nessun altro essere vivente e i nostri piatti vengono sempre molto apprezzati.  Un piatto di minestra calda, di polenta (la cuciniamo spessissimo) o di legumi, vengono apprezzati molto di più di un semplice panino e nel prepararla c’è tutto il nostro amore per la vita, di qualunque forma sia. Cuciniamo sempre un piatto unico e spesso aggiungiamo un frutto o un dolce, preparato sempre dai nostri volontari. 

Quante persone fanno parte di questo progetto e come siete organizzati?

In questi anni si sono aggiunte molte persone felici di darci una mano, c’è molto da fare e ogni aiuto è gradito: si organizza la spesa, si cucina, si va sul posto a distribuire le vivande ma ci occupiamo anche della raccolta e distribuzione di coperte, vestiti, intimo, prodotti per l’igiene personale. Ad oggi siamo circa 30/40 volontari.

Come vi sostenete?

La maggior parte dei fondi deriva da noi, ma con il passare del tempo le persone hanno conosciuto il nostro progetto e abbiamo iniziato a ricevere un po’ di aiuti, a volte in denaro a volte in provviste. Si può donare tutto, purché in buone condizioni, ad esempio abbiamo dentisti che ci donano spazzolini da denti e dentifricio, ogni gesto può significare molto per queste persone. Inoltre spesso organizziamo degli eventi, abbiamo partecipato al Miveg e organizziamo degli aperitivi dove presentiamo il nostro progetto e raccogliamo fondi. 

Come collaborate con le altre associazioni?

Ogni associazione ha un giorno fisso. Noi siamo presenti tutti i giovedì sera fino alle 22.30 ed è bello quando queste persone ci salutano dicendo: “Ci vediamo giovedì allora?” oppure “ecco i vegani!” ma in modo amichevole, per farci capire che ci riconoscono, nessuno lo fa in modo critico anzi. 

Ecco appunto, come riuscite a spiegare la vostra scelta a persone che spesso una scelta non la hanno?

Ad alcuni sembrerà strano ma la verità è che nessuno ha mai criticato la nostra scelta. Ovviamente abbiamo un approccio rispettoso verso tutti, le critiche non portano a nulla, soprattutto in questo contesto e non è lo scopo di quello che facciamo, pensiamo sia molto più utile e costruttivo far provare i nostri buonissimi piatti e soprattutto è importante il dialogo. Di fronte a noi ci sono persone che non hanno fissa dimora, è vero, ma non per questo non hanno la capacità di riflettere ed ascoltare anche quando si parla di tematiche di questo genere, anzi la parte più bella è proprio poter parlare con loro. 

Cosa intendi?

Moltissime di queste persone soffrono a causa della loro situazione, perché hanno perso tutto e sono invisibili, questo pesa più della fame. Presso le parrocchie o altre associazioni si può trovare un pasto ma è molto più difficile che qualcuno si fermi a parlare con loro e che sia davvero interessato alla loro storia personale, noi ci teniamo molto invece a sapere chi abbiamo davanti e a chiamarli per nome.

Chi sono le persone che aiutate?

Di sicuro penserai a persone straniere o a immigrati invece devo dirti che ci sono moltissime persone della nostra stessa nazionalità e nessuno conosce la loro disperazione: anziani con una pensione talmente misera da non riuscire ad arrivare alla fine del mese, divorziati con talmente tante spese che per loro non resta più nulla, persone che hanno perso il lavoro e la loro vita da un giorno all’altro. È triste ma è più reale di quanto si possa immaginare. 

Organizzate qualcosa per le giornate di festa?

Se capitano di giovedì certamente, altrimenti ci saranno altre associazioni presenti. Sembra strano ma il periodo natalizio è quello in cui queste persone hanno meno bisogno di noi: tutti sono più buoni e quindi donano loro un panettone o altro. Appena passato il periodo di festa però ognuno torna alla sua vita e alla sua normalità, fino al prossimo Natale. Noi vorremmo sensibilizzare le persone a fare qualcosa anche durante tutti gli altri giorni dell’anno. Salutiamo Roberto promettendogli che andremo a trovarli presto per dare loro una mano e per sentire più da vicino queste realtà di cui spesso ci dimentichiamo. Sulla loro pagina facebook trovate tutti i contatti e le modalità per aiutare loro a portare avanti questo bellissimo progetto.  Di sicuro questo incontro ci ha dato parecchio su cui pensare e riflettere. Durante le feste sembriamo più sensibili a tematiche di questo genere e facciamo quasi tutti buoni propositi per l’anno nuovo. Sarebbe bello impegnarci a guardarci un po’ di più intorno e a riflettere sul fatto che ogni giorno possiamo tendere una mano a chi è meno fortunato di noi e che basta davvero poco, a volte basta davvero soltanto esserci. Inoltre, è una piccola lezione per chi pensa che i vegani siano sensibili solo verso gli animali e che non abbiano a cuore gli esseri umani: Roberto ed i suoi amici fanno del bene agli animali, alle persone in difficoltà e a loro stessi. Un chiaro esempio di come ci sia più gioia nel dare che nel ricevere.

 Fonte: http://www.italiachecambia.org/2018/12/compagnia-della-polenta-cibo-buono-vegano-senzatetto/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni