La lotta allo spreco della ministra francese

La ministra francese dell’ecologia, Ségolène Royale, prosegue nella sua lotta contro gli sprechi e ha ottenuto l’ok dai supermercati che si impegnano a limitare i rifiuti alimentari. La Royale sta anche proponendo di modificare il sistema europeo che determina la scadenza di certi cibi.sprecoalimentare_vignetta

Naturalmente non li può obbligare per legge, ma la Royale ha ottenuto dai supermercati del paese l’impegno a tagliare gli sprechi e ridurre i rifiuti alimentari. E’ stato siglato un vero e proprio accordo tra la ministra francese dell’ecologia e i rappresentanti delle catene di supermercati francesi: il cibo non venduto verrà regalato agli istituti della carità. L’accordo vieta anche di distruggere il cibo invenduto che sia ancora commestibile e abolisce la data di scadenza per determinati prodotti come zucchero e aceto. Nel giro di tre mesi partiranno i primi controlli e la Royale assicura che userà tutti gli strumenti legali a sua disposizione per garantire il successo dell’accordo. Altra parte dell’intesa riguarda il fatto di ampliare la gamma di prodotti per i quali abolire l’obbligo di indicare la scadenza, ma la lista viene formulata dall’Unione Europea e per modificarla occorrerà intavolare una trattativa. La Royale ha quindi intenzione di nominare una commissione di esperti che individuino una serie di raccomandazioni che poi potranno essere sottoposte alle autorità europee competenti in materia. E’ però vero che la maggior parte degli sprechi e dei rifiuti alimentari prodotti si individuano nelle case private e nei ristoranti, come risulta da un rapporto redatto dal parlamentare francese Guillaume Garot. In media i francesi gettano dai 20 ai 30 chili di cibo a persona ogni anno, inclusi 7 chili di alimenti nemmeno aperti. Se si considera l’intera filiera alimentare, la cifra sale a 140 chili a persona ogni anno. Ma il problema non è chiaramente solo francese. L’Onu ha stimato che venga sprecato nel mondo dal 30 al 50% del cibo. In media, nell’Unione Europea gli sprechi arrivano a 179 chili di cibo gettato e, se si continua così, si stima che si arriverà a 126 milioni di tonnellate ogni anno nel 2020. In Italia riscuote molto successo l’iniziativa “Brutti ma buoni della Coop, che prevede la distribuzione ai bisognosi dei cibi quasi a scadenza e rimasti invenduti. Collaudata ed efficacissima anche l’esperienza di Banco Alimentare, che dall’1 gennaio di quest’anno ha già raccolto 45mila chili di cibo da fornire a cittadini in difficoltà.

Fonte: ilcambiamento.it

Che Expo sarebbe… senza McDonald’s!

L’Expo nutre il pianeta… a braccetto con McDonald’s. Se fino ad ora avevamo visto la faccia di Vandana Shiva, le foto delle mani sporche di terra degli agricoltori e avevamo sentito raccontare che si sensibilizzava il pianeta alla sostenibilità, ecco che Official Sponsor di Expo 2015 appare niente meno che McDonald’s Italia. La presenza nel sito espositivo è stata annunciata a Milano.vignetta_mcdonald

L’amministratore delegato di McDonald’s Italia, Roberto Masi, nell’annunciare che la catena di fast-food è official sponsor di Expo,  ne ha vantato le dimensioni: 36.000 ristoranti in 120 paesi nel mondo, 70 milioni di persone servite ogni giorno con hamburger, patatine fritte e altri menù che per anni sono stati definiti da esperti e nutrizionisti “junk food”, cioè cibo spazzatura. Eppure McDonald’s è sponsor ufficiale dell’Esposizione che si è battezzata l’Expo per nutrire il pianeta. Durante l’incontro tenutosi a Milano che annunciava la loro presenza, è stato presentato “Fattore Futuro”, un progetto con cui McDonald’s ha raccontato di voler aiutare i giovani agricoltori nello sviluppo delle loro aziende. Il progetto ha ricevuto il Patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali… ma d’altra parte non è la prima volta che zio Mac conquista l’imprimatur ministeriale. Ma come li aiuta? “Permettendo” (un privilegio?) a 20 imprenditori agricoli con meno di 40 anni di entrare a far parte dei fornitori italiani di McDonald’s per tre anni. Uno scherzo? Nient’affatto. Vediamo cosa ha da offrire McDonald’s ad Expo e al nutrimento del pianeta. Nel 2013 viene reso noto un dossier di trenta pagine in cui l’avvocatessa Michele Simon illustra le operazioni di marketing del colosso americano travestite da opere di beneficenza con l’obiettivo e la conseguenza di ottenere consenso e approvazione attraverso un messaggio distorto della carità. Sempre nel 2013 si scopre che il fast food più famoso del mondo avrebbe consigliato ai propri dipendenti di tenersi alla larga dai cibi poco salutari prodotti dalla stessa catena. E lo avrebbe fatto su un sito web,McResource Line, dedicato e aperto solo ai suoi dipendenti. Inutile, però, provare a cliccare sulla pagina web perchè è stata rimossa dopo la diffusione della notizia (c’è chi ne ha conservato le schermate però). La catena avrebbe deciso di eliminarla perchè quei consigli “fastidiosi” avrebbero iniziato a circolare troppo nella rete. Nella lista degli ingredienti e allergeni si può contare un buon numero di emulsionanti e additivi artificiali e per alcuni di essi vi riportiamo qualche informazione. Il polidimetilsilossano (E900) è un antischiuma autorizzato; l’E171 è il diossido (o biossido) di titanio, soprattutto in forma nanoparticellare è stato classificato come possibile cancerogeno; poi troviamo l’E472e, esteri dell’acido diacetiltartarico di mono- e digliceridi, si tratta di esteri di grassi sintetici; il blu brillante, l’E133, colorante sintetico derivato dal catrame del carbone, nelle linee guida inglesi non è raccomandato per l’assunzione nei bambini. La lista potrebbe ancora molto lunga. E…vi ricordate il film documentario “Super size me”? Il regista Morgan Spurlock lo ha presentato nel gennaio del 2004 al Sundance ed è stato premiato; è stato anche candidato agli Oscar. La storia è quella di un uomo (è l’esperimento cui si è sottoposto veramente il regista stesso) che per trenta giorni si nutre solo di fast-food, per lo più nella catena McDonald, ingrassando di oltre 12 chili: la sua cronaca-denuncia gastronomica, corredata di referti medici per danni al cuore, alle arterie, al sangue, ha avuto un effetto bomba in America, ma non solo.

Ora…bisogna solo capire di cosa l’Expo vuole nutrirci!

Fonte: ilcambiamento.it

Cambiamenti climatici: i cibi che rischiano di scomparire

Mais, fagioli, caffè, cioccolato e vino sono alcuni dei cibi che rischiano di scarseggiare qualora i cambiamenti climatici persistano con questa intensità. L’Arca del Gusto di Terra Madre ha portato all’attenzione del pubblico il problema della tutela dei cibi e dei piatti tipici a rischio di scomparsa. Ma i cambiamenti climatici stanno avendo pesanti conseguenze anche su cibi che vengono prodotti su vasta scala. Secondo David Lobell, direttore del Center on Food Security and the Environment alla Stanford University, sostiene che ci saranno colture che diventeranno impraticabili nonostante la possibilità di spostamento a differenti latitudini:

L’agricoltura è molto sensibile al clima, e gli effetti già evidenti. Se non è la fine del mondo è abbastanza per iniziare a pensarci.

Determinanti sono l’aumento della Co2, la scarsità d’acqua, le vertiginose oscillazioni delle temperature e una maggiore instabilità delle condizioni meteo: elementi che, per esempio, stanno creando notevoli problemi anche alla colture del nostro Paese, con effetti che incidono pesantemente sul prezzo della spesa. Ecco quali sono i principali alimenti che rischiano di scomparire.

Mais e animali che se ne nutrono

Il riscaldamento globale e la siccità sono i principali nemici della coltivazione del mais, cereale la cui crescita diminuisce del 7% per ogni grado di temperatura in più. E il mais è anche uno dei principali ingredienti dei mangimi per il bestiame, una sua carenza potrebbe far aumentare il costo della carne in maniera sensibile.

Caffè
Un fungo infestante soprannominato “ruggine del caffè” sta mettendo in pericolo le coltivazioni sudamericane e africane, con una probabile “migrazione” in Asia.

Cioccolato
Anche la coltivazione del cacao patisce i cambiamenti climatici e la materia prima potrebbe presto scarseggiare facendo lievitare i prezzi delle barrette.

Frutti di mare

Con l’aumento dell’anidride carbonica nelle acque marine, cresce l’acidità degli oceani e si indeboliscono i gusci delle ostriche e ai crostacei costretti a “migrazioni” forzate.

Sciroppo d’acero

In Canada è il dolce nazionale, ma gli aceri da zucchero patiscono la mancanza di gelate e sono seriamente a rischio.

Fagioli
Altamente proteici e diffusissimi in America Latina e in alcune zone dell’Africa i fagioli sono sensibilissimi ai cambiamenti climatici e a causa degli sbalzi di temperatura la resa dei raccolti può diminuire del 25%.

Ciliegie
Per molte persone questo frutto rappresenta una vera delizia, ma necessitano di notti fredde per crescere al meglio: se ciò non avviene e la fioritura è tardiva l’albero produce meno frutti.

Vino
La viticoltura soffre i cambiamenti climatici e attualmente l’area maggiormente colpita dal fenomeno sembra essere l’Australia: gli studiosi pensano che il 75% della terra attualmente coltivata potrebbe diventare inadatta alle coltivazioni entro il 2050. Idem per la California dove il calo potrebbe essere del 70%.159692455-586x391

Fonte:  Slow Food

© Foto Getty Images

Cibi a Km 0, a Fano si sfidano 8 cuochi amatoriali per Chef in the City

Menù anticrisi e con prodotti alimentari a KM 0, è questa la formula del concorso Chef in the City 2014, gara di cucina amatoriale.

La cucina riserva sempre grandi sorprese e per questo i ristoranti di Fano, cittadina in provincia di Pesaro-Urbino, a novembre tornano con la gara Chef in The City, in cui si sfideranno chef amatoriali che per le loro sfide utilizzeranno solo prodotti a Km 0. I cibi locali o comunemente detti a Km 0 sono spesso stati al centro di polemiche poiché non tutti sono convinti che il loro consumo possa incidere sulla riduzione delle emissione di CO2. In realtà i cibi locali e coloro che li consumano, i locavori, sostengono che questi prodotti non solo hanno un impronta ambientale più bassa, ma tengono vive, tradizioni alimentari e sopratutto la biodiversità.chef-in-the-city-620x465

La gara consiste nella sfida tra 8 chef amatoriali che di settimana in settimana entreranno nelle cucine professionali di un ristorante in gara e prepareranno un menù completo per i clienti e a prezzo calmierato di 25 euro con soli prodotti locali.

Spiegano gli organizzatori:

E’ una scelta fatta per dare al pubblico che parteciperà all’evento, l’opportunità di scoprire, gustandoli, i migliori prodotti del nostro territorio. Chef in the City si è già caratterizzata per l’alta qualità dei piatti presentati durante le sfide. Ora è il momento di fare un passo in avanti, presentando sulle tavole ingredienti di prima scelta, freschi, in grado di dare la giusta visibilità a chi investe, nonostante la crisi, sulla realtà locale.

Ma il progetto Chef in The City va anche oltre creando un sistema virtuoso tra i ristoranti che vi prendono parte grazie agli 8 chef amatoriali che si sfideranno a colpi di ricette che prevedono solo ingredienti locali: dal pesce, alla carne, alla pasta, ai formaggi ai vini tutti prodotti in zona, incluse le pentole fornite da una ditta locale.

Dicono gli organizzatori:

Per rispondere alle difficoltà del settore abbiamo messo in sinergia le aziende locali, abbiamo dato loro l’opportunità di mostrare le loro eccellenze attraverso un’iniziativa che unisce la buona tavola alla spettacolarità e alla passione per la cucina durante delle serate in cui i clienti, ad un prezzo calmierato di 25 euro, potranno partecipare a delle cene-evento.

Fonte:  Comunicato stampa

I 10 cibi più contaminati nella classifica di Coldiretti sono tutti esteri

Coldiretti ha presentato oggi a Napoli il dossier La crisi nel piatto degli italiani nel 2014 dove ha svelato la Classifica dei cibi più contaminati che però sono tutti di provenienza estera

Secondo la Classifica dei cibi più contaminati presentata oggi da Coldiretti a Napoli nell’ambito del dossier La Crisi nel Piatto 2014 ci sono molti alimenti che consumiamo convinti che siano sani ma che risultano inquinati da pesticidi. La lista presentata da Coldiretti prende spunto dalle analisi effettuate nel 2011 su 79.035 campioni di 647 tipi differenti di alimenti per cui si sono ricercati 900 i pesticidi e ne sono stati rilevati 400 in quantità misurabili.

Per EFSA il monitoraggio ha dato risultati più che positivi, come rileva Teatro Naturale:

Sulla base dei risultati dei programmi di monitoraggio 2011, l’EFSA ha concluso che non esiste alcun rischio a lungo termine per la salute dei consumatori tramite la dieta per il 99% dei 171 pesticidi valutati.

Restano fuori due pesticidi il dieldrin e eptacloro il cui uso è stato vietato da tempo ma la cui presenza è rilevata ancora a causa dell’uso storico, dell’elevata persistenza delle molecole e della loro capacità di bioaccumulo, per cui risultano ancora presenti nella catena alimentare. I paesi più virtuosi sono stati Cipro, Malta, Bulgaria, Portogallo, Slovenia, Islanda, Lussemburgo, Francia, Belgio, Regno Unito, Estonia, Repubblica Ceca, Austria , Grecia e Spagna per cui il tasso medio di contaminazione riscontrato è stato dello 0,9%. Per Coldiretti l’arma di difesa principale del consumatore consiste nell’etichetta e perciò chiedono al ministro della Salute Lorenzin di accelerare le norme sulla tracciabilità in etichetta così da mostrare in trasparenza l’intera filiera produttiva e distinguere cos’è che è tipico dell’Italia e ciò che non lo è.

  1. Peperoncino dal Vietnam il cui 61,5% di campioni analizzati è risultato contaminato da residui di esaconazolo, carbendazim e difenoconazolo. In Italia ne sono arrivati 273.800 chili usati nella preparazione dei sughi
  2. Basilico Vietnamita riscontrate irregolarità nel 59,5 % di campioni analizzati a causa di residui di clorpirifos, carbendazim e esaconazolo
  3. Okra dall’ India irregolare per il 43,3% a causa di residui di acefato, monocrotophos e endosulfan
  4. riso dall’India 12,9% di irregolarità nei campioni
  5. fagioli dal Kenya 10,8% di irregolarità
  6. i cachi da Israele (10,7% di irregolarità
  7. melagrana dalla Turchia 40,5%
  8. fichi dal Brasile 30,4%
  9. Ananas dal Ghana (15,6%)
  10. foglie di te dalla Cina 15,1% di irregolarità

Coldiretti però omette che gli alimenti in cui è stato riscontrato il più alto tasso di LMR Livelli massimi di residui sono:

spinaci (6,5%), i fagioli con baccello (4,1%), le arance (2,5%), i cetrioli (2,1%) e il riso (2%) riso, carote (1,6 %) , mandarini (1,4 %) e pere (1,1%) Gli alimenti con le più basse percentuali di eccedenza degli LRM sono la farina di frumento (0,3%) e le patate (0,6%).

Jose Tarazona che dirige l’unità Pesticidi dell’EFSA ha detto:

La relazione dell’Unione europea sui residui di pesticidi negli alimenti dimostra che le percentuali di conformità ai limiti rimangono estremamente alte, ossia al di sopra del 97% per il terzo anno consecutivo. Il ruolo che l’EFSA svolge in questo programma costituisce una parte fondamentale delle attività su base continua dell’Autorità nel settore dei pesticidi per salvaguardare la salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente. È peraltro importante riconoscere il contributo significativo dato dalle autorità nazionali, che ogni anno raccolgono e analizzano decine di migliaia di campioni alimentari.

Fonte: Efsa, Teatro naturale
Foto | Coldiretti @ facebook

10 alimenti ricchi di potassio: scoprite i cibi che lo contengono

Alcuni alimenti ricchi di potassio che non ti aspettavi: ecco un decalogo di cibi che possono essere molto utili nel tuo regime alimentare. Adottare uno stile alimentare equilibrato e che consenta di apportare all’organismo tutti i nutrienti necessari è fondamentali per assicurarsi il giusto benessere psico-fisico. Il potassio, ad esempio, rientra tra minerali indispensabili da introdurre nella nostra dieta per evitare che si manifestino disturbi come stanchezza, insonnia, ritenzione idrica e dolori muscolari.Tutti-i-cibi-più-ricchi-di-potassio-400x250

Per questo è importante sapere quali sono gli alimenti ricchi di potassio con cui è più facile assumere questa sostanza; ne elenchiamo 10 tra i più ricchi. Ecco la top 10 degli alimenti ricchi di potassio:

1. Ketchup: la salsa a base di pomodoro, aceto, zucchero e spezie molto utilizzata nei panini del fast food, oltre ad essere un condimento poco calorico costituisce anche una notevole fonte di potassio.

2. Pomodori secchi costituiscono un alimento energetico, consigliati anche durante la gravidanza, oltre che molto gustosi.

3. Paprika, ricavata dalla macinazione di semi e polpa di diversi tipi di peperoncino secco, è una spezia in grado di favorire l’apporto di potassio nel nostro organismo.

  1. Origano: tra gli alimenti ricchi di potassio anche l’erba aromatica della tradizione mediterranea nota anche per le sue notevoli proprietà a favore soprattutto della digestione e dei dolori intestinali.

5. Banane secche, oltre a costituire un rimedio naturale contro la pressione alta, sono molto ricche di potassio.

6. Fagioli neri secchi insieme al potassio possiedono anche vitamine e oligominerali, come calcio, ferro e zinco e fosforo.alimenti-ricchi-di-potassio

7. Pistacchi, noti soprattutto per la capacità di ridurre i livelli di colesterolo ‘cattivo’.

8. Rosmarino, altra erba aromatica mediterranea, possiede notevoli proprietà terapeutiche oltre ad arricchire di gusto numerose pietanze.

9. Lenticchie, ricche di ferro come tutti i legumi, sono in grado di contrastare attivamente la carenza di potassio.

10. Ceci, infine, contengono anche omega 3, vitamine del gruppo B, magnesio e folati.

Fonte: tuttogreen.it

I 10 cibi consumati dagli americani e vietati in Europa

Gli americani stanno lentamente realizzando che non tutto il cibo venduto nel loro Paese sia di ottima qualità. Ci sono alcuni alimenti che sono vietati altrove

Negli Stai Uniti gira merce di ogni genere e anche alimenti che altrove sono vietati per restrittive regole sanitarie. Con il TTIP, l’Accordo transatlantico che è discusso in queste ore tra Europa e Usa rischiamo di trovarci sul mercato italiano e europeo qualcuno di questi 10 alimenti che in Usa sono regolarmente venduti ma che da noi in Europa sono vietati. Ecco la lista dei 10 cibi consumati in Usa ma vietati altrove.

Latte con ormoni della crescita

La somatotropina ricombinante bovina (rBST) è stata sintetizzata con la tecnologia del DNA ricombinante da Monsanto che ha usato i batteri dell’E. Coli e è il farmaco da latte più venduto negli Stati Uniti con il nome di Posilac. rbGH è una versione sintetica della somatotropina bovina naturale (BST) e questo ormone sintetico è iniettato nelle mucche da latte per aumentarne la produzione. E’ vietato in almeno 30 altre nazioni, tra cui Australia, Nuova Zelanda, Israele, Unione europea e il Canada a causa dei rischi per la salute umana quali la possibilità di sviluppare cancro al colon-retto , della prostata e il tumore al seno attraverso la conversione delle cellule dei tessuti normali in cancerose. Anche le mucche da latte trattate con rBGH possono soffrire di almeno 16 diversi disturbi tra cui la mastite che viene curata con antibiotici. In molti hanno cercato di informare il pubblico circa i rischi legati all’uso di questo ormone nella vacche da latte ma i loro tentativi sono stati schiacciati dalle potenti industrie casearie e farmaceutiche e dai loro legami di governo. Nel 1997 due giornalisti Jane Akre e Steve Wilson affiliati della FOX proposero un servizio, mai andato in onda sui pericoli dell’ormone rBGH. Gliavvocati di Monsanto un inserzionista importante della rete televisiva in Florida minacciarono conseguenze disastrose se il documentario fosse stato trasmesso. Resta dunque autorizzato negli Usa e i consumatori per difendersi devono leggere molto bene l’etichetta e scegliere prodotti in cui è chiaramente indicato che il latte è senza rBGH.

La papaya OGMCOLOMBIA-AGRICULTURE-PACIFIC ALLIANCE-SUMMIT-FEATURE

La maggior parte della papaya hawaiana è OGM e ciò per sviluppare la resistenza al virus ringspot. E’ vietata nell’Unione Europea ed è un prodotto Monsanto. Bene, nel merito degli OGM in Europa abbiamo una serie di divieti che si basano sul principio di precauzione, il che è la nostra scelta almeno per ora. Una chicca: l’amministrazione Obama ha posto l’ex avvocato della Monsanto e Vice Presidente Michael Taylor quale responsabile della sicurezza alimentare degli Stati Uniti (Deputy Commissioner for Foods at the United States Food and Drug Administration) e Clarence Thomas altro ex avvocato di Monsanto quale giudice della Corte Suprema. Nessuno dei due crede vi sia conflitto di interesse
Carne di maiale con ractopamina

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La ractopamina è farmaco beta- agonista e usato per curare l’asma ma è entrato nellle stalle quando si è scoperto che accresceva la massa muscolare e in grado di ridurre i grassi nella carne.La ractopamina è usata negli Stati Uniti per il 45% dei suini e per il 30% del bestiame. Fino al 20% di ractopamina resta nella carne che si compra al supermercato. Questo farmaco è vietato in 160 Paesi tra cui Europa, Russia, Cina e Taiwan a causa dei suoi effetti nocivi sulla salute umana poiché interferisce con il sistema cardiovascolare e si sospetta sia responsabile dell’iperattività nei bambini; causa anomalie cromosomiche e disturbi comportamentali. Negli animali interferisce con la fertilità, causa mastite e aumenta la mortalità e le disabilità.
Bevande con ritardante di fiamma BVOCoca Cola To Remove BVO From Powerade Sports Drinks
In alcune altre bibite al gusto di agrumi o negli integratori per sportivi è presente una sostanza chimica sintetica il BVO ossia oli vegetali bromurati, oli vegetali bromurati, originariamente brevettata da aziende chimiche come ritardante di fiamma. Dopo la petizione di una ragazza americana Coca Cola e Pepsi hanno bandito questa sostanza dalle loro bevande, ma ne restano molte altre in commercio. Il BVO si accumula nei tessuti e nel latte materno e studi sugli animali hanno dimostrato che interferisce con la fertilità e causa problemi comportamentali. Quando ingerito il bromo compete con gli stessi recettori utilizzati per catturare iodio e ciò porta a carenza di iodio. La tossicità del bromo può manifestarsi sotto forma di eruzioni cutanee, acne, perdita di appetito, stanchezza e aritmie cardiache. E’vietato in Europa e Giappone.

Coloranti artificiali179280755-620x350
Più di 3.000 additivi alimentari, conservanti, aromi, sono aggiunti agli alimenti inclusi quelli per lattanti e per bambini. Molti di questi sono vietati in diversi paesi, poiché considerati tossici e con effetti sulla salute pericolosi. Vietati in Norvegia e Austria mentre nel 2009 il governo britannico ha consigliato alle aziende di smettere di usare coloranti alimentari. L’Unione europea richiede che siano riportati in etichetta. Nei paesi in cui sono vietati questi coloranti le aziende alimentari come la Kraft utilizzano coloranti naturali, invece, come estratto di paprika o barbabietola.
Pollo con arsenicoUS-FOOD-CHICKEN
Farmaci a base di arsenico sono approvati per l’uso nei mangimi negli Stati Uniti, perché fanno crescere più rapidamente e fanno apparire la carne più fresca. La US Food and Drug Administration (FDA) ha dichiarato questi prodotti sono sicuri perché contengono arsenico organico considerato meno tossico rispetto agli altri in forma inorganica nono per essere cancerogeno. E’ vietato nell’Unione Europea poiché diversi studi hanno spiegato che l’arsenico organico può trasformarsi in inorganico ed è ciò che è stato trovato analizzando polli in vendita nei supermercati. L’ arsenico inorganico contamina anche il letame da dove passa nell’acqua e ciò ha causato alti livelli di arsenico nel riso coltivato negli Stati Uniti. Nel 2011 la Pfizer ha annunciato di voler interrompere volontariamente la commercializzazione del suo additivo per mangimi a base di arsenico roxarsone, ma altri prodotti sono ancora presenti sul sul mercato . Diversi gruppi ambientalisti hanno intentato una causa contro l’ FDA per richiederne la rimozione dal mercato. Nell’Unione europea i composti a base di arsenico non sono mai stati approvati come sicuri per l’alimentazione animale.
Pane al bromato di potassioHot dogs in buns at the official weigh-i

Negli Usa anche se non si è consapevoli ogni volta che si mangia pane di provenienza industriale si ingerisce bromato di potassio comunemente usato in farine. L’uso di bromato di potassio come additivo per pane e prodotti da forno commerciali è comune. E’ vietato in Canada, Cina e nella UE. Le farine sono arricchite con bromato di potassio poiché renderebbe l’impasto più elastico e maggiormente in grado di resistere alla conservazione. Studi hanno collegato il bromato di potassio a danni ai reni e al sistema nervoso, alla tiroide, disturbi gastrointestinali e al cancro. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro classifica il bromato di potassio come un possibile cancerogeno.
Olestra il grasso senza calorie467867553-620x350
Olestra è conosciuto con il nome commerciale di Olean, è stato inventato dalla Procter & Gamble ed è un grasso senza calorie non assorbito dall’intestino umano. E’ usato negli snack senza grassi come le patatine fritte. Purtroppo però non è la panacea che si credeva, anzi è stato piuttosto deludente poiché crea diversi problemi intestinali e interferisce con l’assorbimento delle vitamine liposolubili come A, D, E e K, tanto che la FDA richiede che queste vitamine siano aggiunti a qualsiasi prodotto preparato con Olean o olestra. In compensolega con le diossine e ne asseconda lo smaltimento dall’organismo. E’ vietato nel Regno Unito e in Canada.
Conservanti BHA e BHT
BHA (butilidrossianisolo) e il BHT (butilidrossitoluolo), in etichetta indicati con le sigle E320 e E321, sono comunemente utilizzati come conservanti nei cereali per la colazione, mix di noci, gomme da masticare, burro, carne, patate disidratate e birra, farmaci e cosmetici solo per citarne alcuni. BHA è noto per essere un agente cancerogeno.Può anche scatenare reazioni allergiche e iperattività, mentre BHT può causare tossicità. Il BHA è vietato nel Regno negli alimenti per l’infanzia, mentre BHA e BHT non sono vietati in Italia ma solo in alcuni stati europei e in Giappone.
Il rosa dei salmonisalmonfan-620x350
Se proprio si vogliono avere benefici nel mangiare pesci meglio evitare il salmone di allevamento americano poiché viene nutrito con mangimi che contengono sostanze chimiche pericolose. Se il salmone selvaggio ottiene il suo brillante colore rosso-rosato dai carotenoidi naturali presenti nella dieta, il salmone d’allevamento viene cresciuto con una dieta innaturale basata anche su semi OGM, antibiotici, farmaci e sostanze chimiche. Questa dieta lascia la carne del salmone grigiastra e per ottenere quel bel colore rosato gli viene somministrata lastaxantina sintetica a base di prodotti petrolchimici, non approvata per il consumo umano e che ha tossicità ben note. E’ vietata in Australia e Nuova Zelanda. La foto che vedete in alto si riferisce alle gradazioni di rosa che possono ottenere gli itticoltori in base alla quantità di astaxantina sintetica che vanno a somministrare. Dunque è da evitare il salmone atlantico ,che proviene per lo più da allevamenti ittici. Al contrario non sono d’allevamento il “salmone dell’Alaska” e “salmone rosso”.
Foto | Edward Tufte
Fonte: Eat local grow
© Foto Getty Images

Google Made in Italy: il nuovo portale delle eccellenze italiane

Per la prima volta, il principale motore di ricerca al mondo, inaugura un portale dedicato alle eccellenze agroalimentari e artigianali di un Paese. Una grande occasione per una visibilità globaleImmagine8-620x332

Il cibo e i marchi italiani continuano a essere il plusvalore del nostro Paese, nonostante la crisi che strozza le imprese. Visto che sull’argomento Governo e ministeri (quelli del Turismo e dell’Economia) sono fermi al palo, l’iniziativa la prende Google che ha in mano i flussi delle ricerche sul web e, quindi, le chiavi d’interpretazione del mondo.
E i dati dicono che nel 2013 le ricerche legate al made in Italysono aumentate del 12% rispetto al 2012. Per giapponesi, russi, americani e indiani il nostro paese continua a essere un Eldorado di qualità, soprattutto nel settore agroalimentare.

È sempre più evidente che new-technology e agroalimentare sono i settori che daranno più occupazione nel futuro. Perché non metterli insieme? Perché non fare un link tra la Silicon Valley e la nostra Food Valley?

ha dichiarato il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo, al convegno “Made in Italy: eccellenze in digitale”, nel corso del quale è stato lanciato il progetto del nuovo sito www.google.it/madeinitaly. Realizzato dal Google Cultural Institute, il portale ha ottenuto il sostegno del Ministero dell’Agricoltura, di UnioncamereSymbola e Università Ca’ Foscari. Si tratta del primo esperimento del più importante motore di ricerca al mondo nella promozione delle eccellenze di un Paese. Un progetto che, come ha ricordato la stessa De Girolamo, al Ministero non è costato un euro, ma potrebbe dare una visibilità globale ai 261 prodotti a denominazione (Dop, Igp e Stg) che rappresentano il fiore all’occhiello dell’export, l’unica voce che in questi anni di crisi ha fatto registrare risultati confortanti. Grande soddisfazione è stata manifestata anche da Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti, che ha tenuto a ricordare come l’italian sounding, ovverosia il falso made in Italy, fatturi ogni anno 60 miliardi di euro, una cifra doppia rispetto al valore delle esportazioni agroalimentari. Pur lodando i potenziali benefici dell’iniziativa, la Cia, Conferenza Italiana Agricoltori, ha sottolineato il digital divide fra centri urbani (dove la connessione a Internet di qualità è ormai all’89%) e le aree rurali dove solo il 17% degli abitanti può contare su una connessione degna di questo nome. Ora tocca alla politica far fruttare il prezioso assist di Google e consentire ai produttori di entrare veramente nella Rete che conta.

Fonte: Help Consumatori

Un giorno da veg: vellutata fredda di cetriolo e menta

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Chi l’ha detto che zuppe e vellutate sono indicate solo per scaldare le rigide giornate invernali? Anche d’estate, infatti, è possibile concedersi il piacere di una gustoso passato di verdure fresco e rigenerante, ideale anche per coloro che a tavola vogliono cibi rigorosamente ‘veg’. La ricetta che vi proponiamo è quella della vellutata di cetrioli e menta che, come anticipato, nasce per essere consumata a freddo proprio durante i mesi più caldi. Il segreto di questa preparazione sono i pochi e semplici ingredienti e la preparazione rapida. Ma vediamo nel dettaglio cosa ci occorre per prepararla in casa. Le dosi sono per 4 persone e sono prese con il vasetto dello yogurt da 125 gr. Ingredienti :

  • 1 vasetto e mezzo di yogurt di soia naturale
  • ½ vasetto di panna acida di soia
  • ½ vasetto di foglie di menta fresca
  • cipollotti verdi
  • cetrioli grandi
  • 1 spicchio d’aglio
  • sale grosso
  • pepe bianco

Preparazione. Per prima cosa tagliate i cetrioli a metà per il lungo, privateli dei semi e cospargete di sale grosso per farli spurgare dell’acqua in eccesso. Fate riposare a lato in giù per 20 minuti sulla carta assorbente. Poi tagliate a tocchi e mettete nel mixer assieme ai cipollotti mondati  e tagliati a spicchi e agli altri ingredienti. Pepate a piacere ma non salate, per quanto puliate i cetrioli dopo il trattamento con il sale grosso, resteranno sempre già salati. Frullate i vari ingredienti fino ad ottenere un composto vellutato e omogeneo. Una volta pronto, non vi resta che lasciare riposare in frigo per almeno 3 ore. Servite in ciotole o bicchieri guarniti con foglia di menta e, a piacere, alcune rondelle di cetriolo sottilissime.

Facile, veloce, fresca e gustosa. Provare per credere!

Fonte: tuttogreen

Mini-guida alle tecniche di conservazione domestica

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Conservare correttamente i cibi è una regola fondamentale del mangiar sano; una regola che deve essere applicata ed osservata scrupolosamente per evitare che lo sviluppo di alcuni microrganismi – soprattutto patogeni – possa deteriorare anzitempo i nostri alimenti alterandone le proprietà organolettiche. Un problema che riguarda soprattutto i cibi freschi, primi fra tutti frutta e verdura, che molto spesso  finiscono nel secchio dell’immondizia prima che possano essere consumati. Dunque, conoscere e mettere in pratica le principali tecniche di conservazione ‘casalinghe’ degli alimenti vuol dire mangiare e vivere benesprecare meno e rispettare l’ambiente. Vediamo quali sono i metodi più semplici ed efficaci per conservare al meglio le nostre verdure (crude o cotte) e la frutta. Per prima cosa occorre sapere che sin dall’antichità i migliori alleati delle casalinghe (soprattutto quando frigoriferi e freezer non esistevano!) sono acqua, sale, aceto, olio e zucchero. Tutti ingredienti naturali, facilmente reperibili e dalle straordinarie proprietà conservanti.

VAPORE. Attraverso il vapore, ad esempio, si possono sterilizzare adeguatamente i barattoli dove riponiamo le nostre verdure a crudo o cotte. Nel primo caso è sufficiente portare a bollore i vasetti ben chiusi, nel secondo, prima di procedere alla sterilizzazione, le verdure devono essere sbollentate in acqua salata, riposte nel vaso e ricoperte con altra acqua già ‘bollita’ e raffreddata.

OLIO. L’olio extra-vergine di oliva è un ottimo ingrediente per la conservazione di cipolline, peperoni, funghi e ortaggi vari  che così conservati si trasformano in succulenti contorni per accompagnare i nostri piatti. Prima di passare all’invasamento è opportuno sterilizzare i barattoli per eliminare i microrganismi, adagiare le verdure ben pressate all’interno e coprirle con l’olio in modo da non lasciare spazi vuoti. Durante il consumo si può procedere con dei piccoli rabbocchi per mantenere alto il livello il livello dell’olio. Stesso procedimento per la conservazione sott’aceto (preferibilmente di vino bianco o di mele) che esalta il sapore di carote, cetriolini e giardiniera, evitando la formazione di sgradevoli (e pericolose) muffe.

ACETO. Ricordate di scegliere con cura anche i materiali utilizzati per la preparazione e la conservazione degli alimenti. Se decidete per la cottura in acqua o aceto, utilizzate pentole in acciaio inox o in pirex, mentre per i barattoli optate per quelli a chiusura ermetica che possono essere utilizzati più volte con un’opportuna manutenzione.Immagine3

SALE. Anche il sale e la salamoia possono trasformarsi in validi alleati per la conservazione di alcune verdure come capperi, olive, zucchine ecc. Il sale, infatti, assorbe l’umidità degli alimenti preservandone la freschezza anche per tutto l’anno. Per quanto riguarda i contenitori, potete scegliere i classici barattoli in vetro, in coccio o in legno. Ricordate di sistemare la verdura a strati alternati al sale, arricchendo il tutto con le vostre erbe aromatiche preferite.

La salamoia home made, invece, si prepara facendo scaldare dell’acqua e sale (1 l di acqua ogni 100 gr di sale). Un metodo infallibile per preparare la salamoia consiste nel far scaldare l’acqua in un pentolino, aggiungere gradualmente il sale grosso e immergere nell’acqua una piccola patata intera. Continuando a mescolare, attendete che il sale sia completamente sciolto prima di aggiungerne dell’altro e una volta che la patata sarà venuta a galla la vostra salamoia sarà pronta all’uso.

MARMELLATE. Chiudiamo con la frutta, che può essere conservata sottoforma di confettura o marmellata. In entrambi i casi occorrerà cuocerla per 2-3 ore in una pentola molto capiente con una quantità di zucchero pari alla metà del peso della frutta impiegata o, a seconda dei gusti e dei frutti utilizzati, leggermente inferiore. Per un risultato ottimale la cottura deve essere dolce, lenta e graduale, per dar tempo allo zucchero di sciogliersi e alla pectina (sostanza naturale della frutta) di addensare il composto. Durante la preparazione occorre mescolare continuamente ed aggiungere un po’ di succo di limone appena spremuto. Una volta che la vostra confettura avrà raggiunto la giusta consistenza, potete procedere al trasferimento nei barattoli sterilizzati ancora caldi per evitare che lo shock termico danneggi il vetro. Una volta riempiti fino all’orlo, i vasetti devono essere chiusi ermeticamente e rovesciati per 10 minuti affinché si crei l’effetto ‘sottovuoto’ (in alternativa potete immergerli in acqua bollente per 5 minuti). Ricordate che è buona norma scegliere sempre frutta e verdura di stagione, meglio se bio, e lavarla accuratamente sotto l’acqua per eliminare le tracce di pesticidi. E per non sbagliare rammentate di corredare i vostri barattoli con etichette riportanti il nome del prodotto e la data.

Semplice, no?!

Fonte: Tuttogreen