Vado Ligure: chiude la centrale a carbone Tirreno Power

“Una vittoria per la salute e il clima”. Il consiglio di amministrazione di Tirreno Power ha deciso di non rimettere in servizio i gruppi a carbone della centrale di Vado Ligure (Savona), posti sotto sequestro dalla magistratura nel marzo del 2014.

Mai più carbone. Il Consiglio di Amministrazione di Tirreno Power di chiudere definitivamente i due gruppi a carbone della centrale termoelettrica di Vado Ligure.  Tirreno Power ha riconosciuto l’assenza delle condizioni necessarie alla riapertura dello stabilimento, posto sotto sequestro dalla Procura di Savona nel Marzo 2014 a causa del mancato rispetto delle prescrizioni AIA e della gravità dell’inquinamento arrecato dalla centrale stessa, con danni molto seri per la salute dei cittadini.62522

Nel decreto di sequestro si parlava infatti di disastro ambientale e sanitario nelle aree di ricaduta delle emissioni della centrale, come provato dalle indagini ambientali ed epidemiologiche condotte, che avevano anche evidenziato un aumento della mortalità attribuibile alle emissione della centrale stessa.

Il WWF parla di una vittoria per la salute e per l’ambiente. “Ci auguriamo – scrive l’associazione – che la volontà, annunciata dall’azienda, di implementare un ‘progetto di reindustrializzazione del sito, volto a favorire l’insediamento di nuove aziende con l’obiettivo di contribuire alla ricerca di soluzioni che possano offrire un futuro occupazionale ai lavoratori e una prospettiva di sviluppo al territorio’ non resti nel novero delle buone intenzioni, ma sia un sincero impegno a ridurre al minimo le ricadute sociali della chiusura. L’impianto, infatti, ha rappresentato per lungo tempo un’importante fonte di occupazione per gli abitanti del luogo. Il prezzo pagato dalla popolazione, però, è stato altissimo.

Una  riconversione dell’area che sia capace di garantire occupazione, nel rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini, è quindi assolutamente necessaria.  In tal senso devono intervenire Governo, regione Liguria ed Enti Locali”.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2016/06/vado-ligure-chiude-centrale-carbone-tirreno-power/

Inquinamento: Pechino chiude 2500 aziende

China Daily Life - Pollution
Pechino continua a essere sotto assedio: l’inquinamento atmosferico continua e il governo cinese avrebbe deciso, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Xinhua, di combattere le polveri sottili chiudendo, entro la fine dell’anno, 2500 aziende che con la loro attività compromettono la qualità dell’aria. La cappa grigio-giallastra in cui è immersa Pechino non si dirada e l’aria irrespirabile ha già fatto scendere in piazza migliaia di manifestanti. La situazione è di emergenza cronica: le autorità consigliano ai cittadini di limitare le uscite. A dicembre era stato lanciato per ben due volte l’allarme rosso per l’inquinamento atmosferico che ha decretato misure di sicurezza come la chiusura delle scuole, sabato 9 gennaio 2016 il Ministero dell’Ambiente cinese ha avvertito che una pesante cappa di smog avrebbe avvolto la capitale, la provincia dell’Hebei e la vicina Tianjin. Nell’anno appena conclusosi il livello medio di PM2.5 a Pechino è stato di 80,6 microgrammi per metro cubo, una concentrazione 1,3 volte superiore alla media nazionale. Nonostante il taglio del consumo di carbone in programma e la chiusura delle industrie più inquinanti le misure messe in campo dalla Cina potrebbero non essere sufficienti a centrare gli obiettivi di qualità dell’aria la cui deadline è fissata per il 2030.

Fonte: Xinhua

Cina, Pechino ferma le acciaierie che si sottraggono ai controlli ambientali

A causa del mancato rispetto delle norme anti-inquinamento e per il largo consumo energetico il governo centrale ha bloccato la fornitura elettrica alle acciaierie della provincia dell’Hebei:la maggiore produttrice di metallo al mondo con oltre 620 milioni di tonnellate l’anno (AsiaNews/Agenzie)382196

Il governo centrale cinese ha ordinato la chiusura di 18 industrie dell’acciaio nella provincia settentrionale dell’Hebei, che dovranno interrompere la produzione per almeno un mese. Le acciaierie chiuse sono quelle che si sottraggono ai controlli statali per la protezione dell’ambiente e il risparmio energetico; la decisione di Pechino è stata presa di imperio dato l’altissimo livello di inquinamento locale e i tassi fuori controllo di consumo di energia elettrica. Lo riporta il China Securities Journal. La provincia dell’Hebei è la maggiore produttrice di acciaio di tutto il mondo: nel corso di quest’anno dovrebbe arrivare al record di 620 milioni di tonnellate. Il distretto di Wuan, quello in cui si trovano le 18 fabbriche chiuse, lo scorso anno ha prodotto da solo 20 milioni di tonnellate. Tuttavia, nel provvedimento non sono previste le strutture della Hebei Steel Group, il maggior produttore nazionale. All’inizio della scorsa settimana, le autorità hanno imposto il taglio del 20% della fornitura elettrica alle acciaierie: una mossa imposta dalla richiesta di Pechino di raggiungere gli obiettivi di risparmio energetico nazionali. La stessa sorte è capitata a diverse acciaierie sparse per il Paese, comprese quelle delle provincia dello Shanxi, del Zhejiang e del Jiangsu: ad alcune di queste, l’energia è stata del tutto tagliata.

 

Fonte:  ecodallecitta.it

La chiusura del nucleare tedesco non porterà ad un aumento del carbone

Secondo uno studio della Böll Foundation, saranno le energie rinnovabili a prendere il posto del nucleare da qui al 2023

Il carbone non avrà un futuro in Germania; uno studio della Böll Foundation dimostra che saranno le fonti rinnovabili a prendere il posto dell’energia attualmente prodotta dalle centrali nucleari che verranno chiuse da qui al 2023. Come si vede dal grafico qui sotto, le rinnovabili sono passate da 46 a 152 TWh in 10 anni e dovrebbero aggiungere altri 100 TWh nel prossimo decennio, che compenseranno esattamente l’ attuale produzione delle centrali nucleari ancora in esercizio. Il carbone diminuirà del 20% da 286 a 228 TWh, sia per l’antracite di migliore qualità (hard coal) che per la lignite (brown coal). Per un vero phase out del carbone bisognerà purtroppo attendere oltre la metà degli anni venti. La Germania ha commesso un grave errore strategico, costruendo troppe centrali a carbone negli anni scorsi, che ora non possono lavorare a pieno ritmo, a causa dei prezzi spinti al ribasso dalle rinnovabili, mentre si sta fortunatamente rinunciando ad aprire nuove miniere.

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Fonte: ecoblog.it

Inquinamento atmosferico: Shanghai a un passo dalla chiusura per smog

Il Governo cinese lancia un piano quinquennale per risanare l’aria della capitale industriale del Paese. Previsti anche l’installazione di 5000 stazioni di ricarica e la realizzazione di 46 kmq di aree verdi166113362-586x389

Shanghai, la capitale economica della Cina è a un passo dalla chiusura per smog. L’indice AQI che misura la qualità dell’aria si sta avvicinando pericolosamente al superamento della quota di 300 mai superata prima d’ora. Per capire a quali livelli sia ormai giunto il livello di inquinamento è sufficiente specificare come illivello di allarme venga fissato a quota 20. Qualora il limite dovesse toccare quota 300 il “motore” della città, vale a dire scuolefabbriche e cantieri verranno bloccati. Un colpo al cuore dell’economia cinese che il Governo di Pechino farà di tutto per bloccare. Shanghai, infatti, non è solamente è la testa di ponte fra la Repubblica Popolare e il resto del mondo, è da questa città che passa la maggior parte del business fra Oriente e Occidente. Ma la salute pubblica è a serio rischio. Quando si parla di morti e ammalati a causa dell’inquinamento, ormai si ragiona nell’ordine dei milioni. L’inquinamento killer non aumenta solamente le patologie al sistema respiratorio, ma incide anche su quello cardiovascolare. Il Governo cinese ha così ideato un piano quinquennale che prevede che a Shanghai, entro il 2017, la densità nell’atmosfera delle particelle inquinanti di diametro inferiore a 2,5 micrometri venga ridotta di un quinto. Shanghai ha dunque dichiarato guerra alle polveri sottili, quelle più pericolose che possono più facilmente penetrare nei polmoni. Dal 2015, inoltre, la circonvallazione esterna della città sarà preclusa a tutti i veicoli (a Shanghai sono all’incirca 180mila) considerati altamente inquinanti. Ma la metropoli cinese sta lavorando per favorire lo sviluppo delle auto elettriche e installerà 5000 stazioni di ricarica. Il piano quinquennale prevede, inoltre, la realizzazione di 46 kmq di aree verdi che fungeranno da “polmone verde” della città. Secondo il Financial Times l’aspettativa di vita del nord industriale del paese e di cinque anni e mezzo più bassa del sud agricolo. E nonostante la Cina si stia rimboccando le mani ci vorranno decenni per riportare l’aria a livelli accettabili. Attualmente la città con l’aria più irrespirabile è Shijazhuang con un AQI di 217, mentre Baoding è a 190. Pechino, quattordicesima fra le città cinesi, è ferma a quota 119: la sua aria è sei volte più inquinata del limite 20 valido in molti paesi del mondo.

Fonte:  Xinhua