L’aumento della CO2 sarà causa di carenze alimentari per milioni di persone

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Una ricerca di Harvard ha accertato che l’aumento dei livelli di CO2, che nell’arco dei prossimi 30-80 anni dovrebbe superare l’allarmante soglia dei 550 ppm, impoverisce alimenti base come il riso e il grano, causando una sensibile diminuzione del loro potere nutrizionale. Tra i suoi molteplici effetti negativi, il cambiamento climatico ha anche quello di impoverire gli alimenti. É questo il risultato a cui sono giunti alcuni ricercatori americani di Harvard. Lo studio, da poco pubblicato su Nature Climate Change, dimostrerebbe come l’aumento delle emissioni di CO2 dovute alle attività umane riduca il potere nutrizionale di diversi cibi di cui ci nutriamo. Gli studiosi hanno accertato che l’aumento dei livelli di CO2, che nell’arco dei prossimi 30-80 anni dovrebbe superare l’allarmante soglia dei 550 ppm, impoverisce alimenti base come il riso e il grano, causando una sensibile diminuzione del loro potere nutrizionale. A causa di ciò entro il 2050 si calcola che avranno carenza di zinco 175 milioni di persone ne mondo, mentre a 122 milioni verranno a mancare le proteine. La ricerca della Harvard T.H. Chan School of Public Health ha preso in considerazione la CO2 globale prodotta dalle attività umane e ha analizzato le colture di 151 paesi in ambienti in cui la concentrazione di CO2 è di 550 parti per milione. Potrebbero invece essere 1,4 miliardi le donne in età fertile e i bambini sotto i 5 anni ad avere carenze di ferro ridotta del 4% o più. Secondo la ricerca sono tanti gli alimenti in cui la produzione di ferro, zinco e proteine si ridurrebbe tra il 3-17% se coltivati in ambienti in cui la concentrazione di CO2 in atmosfera è di 550 ppm.

Fonte: ecodallecitta.it

 

Caccia al petrolio: in Perù gli indigeni fanno causa al governo

Un’organizzazione indigena del Perù ha fatto causa al governo per non aver protetto le tribù incontattate dalle invasioni e dalle prospezioni petrolifere. Perché il denaro non valga più dei diritti umani…9487-10228

AIDESEP, l’organizzazione nazionale indigena, sta portando in tribunale il Ministero della Cultura del Perù per non aver rispettato l’obbligo legale di mappare e creare cinque nuove riserve indigene, e di proteggere i popoli estremamente vulnerabili che vi vivono. Lo fa sapere l’organizzazione Survival International.

«Nel 2007, il Perù aveva concesso alla compagnia petrolifera canadese Pacific E&P il diritto di effettuare esplorazioni a Yavari Tapiche, un’area all’interno della frontiera dell’Amazzonia incontattata già proposta come riserva indigena – spiega l’associazione per i diritti del popoli indigeni –  L’AIDESEP chiede da 14 anni che la riserva venga istituita, mentre Survival International sta conducendo una campagna internazionale per il diritto dei popoli incontattati a determinare autonomamente il proprio futuro. I ricercatori temono che gli Indiani incontattati che vivono nell’area possano essere spazzati via dalla violenza di esterni e da malattie verso cui non hanno difese immunitarie. Gli operai che lavorano all’estrazione del petrolio rischiano di entrare in contatto con i popoli isolati; inoltre, il processo di prospezione petrolifera prevede la detonazione di migliaia di cariche sotterranee che fanno fuggire la selvaggina da cui gli Indiani dipendono».
«I Matsés, che vivono vicino all’area proposta come riserva, protestano contro il governo, che non ha proibito le prospezioni petrolifere. Nel corso di una recente riunione indigena, un uomo della tribù ha dichiarato: “Non voglio che i miei figli siano distrutti dal petrolio… Ecco perché ci stiamo difendendo… E perché noi Matsés ci siamo uniti. Le compagnie petrolifere… ci stanno insultando e noi non resteremo in silenzio mentre ci sfruttano nelle nostre terre ancestrali. Se necessario, moriremo lottando contro il petrolio.” Un’altra organizzazione indigena, ORPIO – prosegue ancora Survival – sta portando in tribunale un altro caso contro la minaccia di prospezioni petrolifere». «Le tribù incontattate sono i popoli più vulnerabili sul pianeta, ma sembra che le autorità del Perù considerino i profitti della compagnia petrolifera più importanti della terra, delle vite e dei diritti umani dei popoli” ha commentato Stephen Corry, Direttore generale di Survival. «Il fatto di non aver creato riserve indigene non è solo una catastrofe ambientale, ma potrebbe anche spazzare via per sempre intere popolazioni».

In sintesi:

– AIDESEP è l’organizzazione nazionale del Perù per gli Indiani amazzonici. Lavora per difendere i diritti umani degli indigeni peruviani.

– AIDESEP ha presentato una Domanda legale di Adempimento (Demanda de Cumplimiento) alla Corte Superiore di Giustizia di Lima, con il sostegno dell’organizzazione legale IDL.

– Il Ministero peruviano della Cultura è responsabile della mappatura e della protezione dei territori indigeni. In Perù, le terre delle tribù incontattate dovrebbero essere protette per legge ma, in realtà, questa protezione è spesso inadeguata o inesistente.
– Il Perù ha inoltre ratificato la Convenzione ILO 169, la legge internazionale per i popoli indigeni, che richiede di rispettare i diritti umani e territoriali dei popoli indigeni.

– Tra le tribù incontattate della frontiera dell’Amazzonia incontattata che potrebbero essere spazzate via senza una solida protezione territoriale ci sono anche membri incontattati dei Matsés.

– Molti Matsés furono contattati con la forza dai missionari americani nel 1969, a seguito di violenti scontri con i coloni dell’area. Il contatto ha portato violenze e malattie, e ha ucciso molti membri della tribù.

– Le cinque riserve proposte sono: Yavari Tapiche, Yavari Mirim, Sierra del Divisor Occidental, Napo Tigre e Cacataibo.

Delle tribù incontattate sappiamo molto poco. Ma sappiamo che nel mondo ce ne sono oltre un centinaio. E sappiamo che intere popolazioni sono sterminate dalla violenza genocida di stranieri che le derubano di terre e risorse, e da malattie, come l’influenza e il morbillo, verso cui non hanno difese immunitarie. I popoli incontattati non sono arretrati o primitivi, né reliquie di un remoto passato. Sono nostri contemporanei e rappresentano una parte essenziale della diversità umana. Quando i loro diritti sono rispettati, continuano a prosperare. Le loro conoscenze, sviluppate nel corso di migliaia di anni, sono insostituibili. Sono i migliori custodi dei loro ambienti. E le prove dimostrano che i territori indigeni costituiscono la migliore barriera alla deforestazione.

 

Fonte: ilcambiamento.it

 

Amianto alla Fiat, Ona fa causa a FCA

L’Osservatorio nazionale sull’amianto fa ricorso contro FCA chiedendo un risarcimento di un milione e mezzo di euro.470356502

L’Osservatorio nazionale sull’amianto (Ona) ha deciso di fare ricorso contro FCA chiedendo un risarcimento di un milione e mezzo di euro per un lavoratore ammalatosi di mesotelioma pleurico, dopo essere venuto a contatto con la fibra-killer nello stabilimento Fiat di Mirafiori. L’Inail ha riconosciuto l’origine professionale della sua patologia ed ha liquidato la rendita e rilasciato il certificato di esposizione ad amianto, mentre la Fiat ha declinato ogni responsabilità confidando che con la nuova organizzazione ed istituzione di Fca potesse aggirare ogni obbligo risarcitorio. Ben diversamente, l’Ona ha individuato in Fca la società responsabile di avere fuso e/o incorporato la Fiat e ha quindi depositato il ricorso presso il Tribunale di Torino, spiegano dall’Osservatorio nazionale sull’amianto. Il ricorso aperto contro la Fiat non è che l’ennesimo caso di richiesta di risarcimento da parte di lavoratori operanti sul territorio piemontese. Oltre al maxi-processo all’Eternit che l’amianto lo produceva, contaminando anche l’area circostante agli stabilimenti, le case e i luoghi pubblici che utilizzavano l’asbesto, l’amianto è all’origine del processo che si è aperto negli scorsi giorni contro Olivetti e per il quale (con la stessa logica che riguarda FCA) dovrà rispondere Telecom. Un altro procedimento è andato in scena negli scorsi mesi per l’amianto nella sede torinese della Rai. È doveroso richiamare Fiat e chi per lei alle sue responsabilità per il massiccio uso di amianto che nei suoi stabilimenti è proseguito fino ai tempi più recenti, anche dopo la sua messa al bando e quantomeno fino alla metà degli anni ’90,

conclude il presidente di Ona, Ezio Bonanni.

Fonte:  Ansa

In Nigeria una nuova malattia causata dai pesticidi

Dopo aver debellato l’epidemia di Ebola, i medici nigeriani temono la diffusione di un nuovo virus letale. I timori legati all’ebola sono stati debellati, ma ora c’è un’altra malattia che sta preoccupando i medici della Nigeria che lo scorso anno hanno dovuto far fronte alla malattia propagatasi nell’Africa Occidentale. Nello stato di Ondo, uno dei 36 Stati della federazione, un morbo sconosciuto, letale nell’arco di 24 ore, ha già ucciso 18 persone. I sintomi sono l’alterazione della vista, il mal di testa e la perdita di coscienza.  Ciò che preoccupa i responsabili sanitari dello stato non è solamente la rapidità con cui porta al decesso, ma la velocità con cui la malattia si sta diffondendo. Mentre il portavoce dello stato di Ondo, Kayode Akinmade, ha parlato di “malattia misteriosa”, l’Oms ha smorzato i timori riguardo a un nuovo virus: i primi test effettuati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno infatti dato risultati negativi a infezioni virali e batteriche. Secondo il portavoce dell’Oms, allo stato attuale delle cose, l’ipotesi più probabile è che si tratti di un’intossicazione da pesticidi. Una cosa è certa: come confermato dal commissario della Salute nigeriano Dayo Adeyanju questa malattia (o intossicazione) letale attacca il sistema nervoso centrale. Un team di esperti dell’Oms sta affiancando le autorità sanitarie locali per vederci chiaro: c’è anche chi, come il leader locale Mosè Enimade ha fornito una spiegazione “esoterica” alle morti degli scorsi giorni: i decessi sarebbero stati causati dalla violazione del santuario di Molokun da parte di persone prive del privilegio di entrarvi. Una versione che è stata riportata da numerosi organi di informazioni, fra cui The Nigerian Observer.GUINEA-HEALTH-EBOLA

Fonte: Cnn

© Foto Getty Images

Siccita’ e inondazioni piu’ frequenti e persistenti a causa del global warming

Gli eventi climatici estremi diventano piu’ frequenti e tendono a persistere di piu’ in una data area a causa dell’indebolimento della corrente a getto, causata dal global warming. Negli ultimi decenni gli eventi meteorologici estremi nell’emisfero nord sono cresciuti in modo drammatico: come si puo’ vedere dal grafico in fondo alla pagina, il numero di grandi alluvioni, cicloni, periodi di siccita’ e incendi e’ triplicato negli ultimi 35 anni (gli eventi geofisici, come vulcani e terremoti sono invece rimasti pressoche’ costanti). Evidenze crescenti mostrano che questi fenomeni durano anche piu’ a lungo, cioe’ restano piu’ a lungo confinati in determinate zone, aggravando quindi i danni. Lo si e’ visto ad esempio con le ondate di gelo che hanno colpito il Nord America lo scorso anno. Secondo uno studio recente di Francis e Vavrus, cio’ e’ dovuto ad un indebolimento della corrente a getto e all’aumento della sua sinuosita’ nell’emisfero boreale. Questo fa si’ che le configurazioni meteo diventano piu’ persistenti in una data localita’. Secondo gli autori dell’articolo, esiste una chiara correlazione tra l’indebolimento della corrente a getto e il riscaldamento dell’ Artico. Non sono solo gli scienziati a preoccuparsi degli eventi meteo estremi. Il grafico qui sotto non e’ stato prodotto dall’IPCC o dalla NOAA, ma da assicuratori di proprieta’ immobiliari di Monaco di Baviera.  Forse i climatologi hanno trovato dei nuovi alleati insospettati.MunichRe2015-638x377-620x366

Fonte:  ecoblog.it

Smog, focus sulla Lombardia: 300 morti premature l’anno a causa delle polveri

230 morti premature a Milano imputabili allo smog, ogni anno: sono i dati presentati durante il convegno “I costi dell’inquinamento atmosferico: un problema dimenticato”, organizzato da Fondazione Ca’ Granda Policlinico di Milano, IEFE – Università Bocconi e Associazione Peripato. Maran: “Dati in miglioramento, 2013 e 2014 gli anni migliori di Milano per lo smog”381155

Ogni anno a causa dello smog muoiono prematuramente in Lombardia 300 persone, di cui 230 solo a Milano. Cifre impressionanti, soprattutto se pensiamo che tengono in considerazione esclusivamente i picchi di inquinamento e non l’esposizione prolungata alle polveri. Sono i dati presentati durante il convegno “I costi dell’inquinamento atmosferico: un problema dimenticato“, organizzato da Fondazione Ca’ Granda Policlinico di Milano, IEFE – Università Bocconi e Associazione Peripato. La gravità della situazione nella Pianura Padana è stata recentemente sottolineata anche dall’Agenzia Europea per l’Ambiente nell’Air Quality Report 2014: l’area continua a detenere il record delle concentrazioni del Pm10, ed è nella peggiore triade europea anche per il biossido d’azoto, assieme alle aree industriali tedesche e inglesi. Il calo registrato negli ultimi anni è troppo sottile per ritenere gli abitanti dell’area al sicuro dal punto di vista sanitario. E le conseguenze sono decine di miliardi di euro di costi per l’Italia.
Secondo l’AMAT , l’agenzia milanese della Mobilità, il responsabile principale delle emissioni di Pm10 a Milano è ancora il traffico stradale, che inciderebbe per l’85% sul totale delle emissioni prodotte. Inoltre, almeno il 70% delle emissioni allo scarico è attribuibile ad auto e camion diesel euro 3 e 4 e a motorini a due tempi. (Ed ecco perché l’Associazione Genitori Antismog chiede che il futuro motosharing di Milano preveda esclusivamente veicoli elettrici)
Tuttavia, qualche ragione di speranza c’è: i provvedimenti anti smog che limitano traffico e riscladamenti, se applicati con costanza, funzionano. Per quanto riguarda Milano “il dato più importante – ha dichiarato alla stampa Pier Mannuccio Mannucci, direttore scientifico del Policlinico – è il marcato miglioramento della qualità dell’aria attraverso la riduzione della componente del particolato chiamata black carbon, che è considerata la più nociva per la salute dell’uomo per la sua elevata capacità di superare la barriera polmonare ed entrare nella circolazione del sangue. Anche durante le domeniche senza traffico, tanto criticate per la loro inefficacia nel ridurre le concentrazioni globali di PM 10, è stata ottenuta una riduzione del black carbon del 78% in paragone a precedenti domeniche con traffico normale e simili per condizioni meteorologiche”. Una visione naturalmente condivisa dall’assessore all’Ambiente Pierfrancesco Maran: “I dati riconoscono un costante e progressivo miglioramento della qualità dell’aria. Il 2013 e il 2014 sono stati gli anni migliori della storia di Milano. Questo è dovuto sia a condizioni meteo favorevoli rispetto alla lotta allo smog, sia all’efficacia di misure di riduzione degli inquinanti. Ovviamente non possiamo escludere che in condizioni climatiche differenti possano nuovamente registrarsi picchi molto negativi, ma i dati dimostrano come politiche strutturali per l’ambiente progressivamente diano risultati efficaci”. Lo dichiara l’assessore alla Mobilità e all’Ambiente Pierfrancesco Maran in merito ai dati sulla riduzione dello smog a Milano emersi stamani nell’ambito della ricerca “I costi dell’ inquinamento atmosferico: un problema dimenticato”, presentata da Fondazione Ca’ Granda Policlinico di Milano, IEFE – Università Bocconi e Associazione Peripato.

Fonte: ecodallecitta.it

Amianto: a Torino nel 1906 una causa lo giudicò dannoso per la salute

All’inizio del Novecento una sentenza del Tribunale di Torino certificava la dannosità dell’amianto. Domani il premier Matteo Renzi incontrerà le vittime dell’Eternit e nel week end, dopo essere stato ponderato a lungo, è arrivato il comunicato dell’Afeva, l’Associazione dei familiari delle vittime che ha promesso di voler continuare sulla strada della battaglia legale:

La lotta non finisce qui, intraprenderemo tutte le azioni legali e di mobilitazione sociale possibili in tutto il mondo, compreso qualunque caso contro l’Eternit, come il processo a S. per omicidio volontario che verrà celebrato prossimamente a Torino.

Il comunicato è stato siglato da AFEVA Italia, ANDEVA Francia, ABREA Brasile, ABEVA Belgio, FEDAVICA Spagna, ASAREA Argentina, UAO Svizzera, ASBESTOS VICTIMS SUPPORT GROUP FORUM UK Gran Bretagna e A-BAN Giappone ovverosia da tutte le associazioni che si battono per eliminare l’amianto e per risarcirne le vittime. Com’era stato per il primo e secondo grado, la sentenza di Cassazione ha avuto una vasta eco a livello internazionale, perché l’amianto non solo è diffuso su scala globale in manufatti ed edifici, ma continua a essere prodotto su vasta scala, tanto che le macchine smantellate in Europa sono state trasferite in Paesi come l’India e il Brasile in cui non esistono norme a tutela della salute dei lavoratori stringenti come nel nostro Paese dove la produzione e la vendita dell’amianto sono state bandite nel 1992. Negli scorsi giorni è riemersa la notizia relativa a una sentenza datata 1906, con la quale “in nome di Sua Maestà Vittorio Emanuele III”, proprio il Tribunale di Torino sottolineava la pericolosità dell’amianto. Ben 108 anni fa, al termine di una causa civile promossa dalla società inglese British asbestos company limited contro il giornale Il Progresso del Canavese e delle Valli Stura, i giudici affermarono che le richieste di risarcimento della società erano ingiustificate poiché la lavorazione era effettivamente dannosa per la salute dei lavoratori.Di esempi come questo è costellato tutto il Novecento. Anche nella Germania nazista si presero iniziative di prevenzione per preservare i lavoratori dai rischi derivanti dalla lavorazione, precauzioni che riguardavano solamente i lavoratori di “razza ariana”. E, come spiegato in un articolo di qualche giorno fa, il dibattito sulla dannosità dell’asbesto era già molto frequente anche negli anni Sessanta: in Gran Bretagna i quotidiani Times e Guardian e la televisione Bbc, fra il 1964 e il 1967, raccontarono numerose storie di operai e portuali ammalatisi dopo essere stati esposti alle fibre.FRANCE-SOCIAL-HEALTH-ASBESTOS-JUSTICE

Fonte: ecoblog.it

OMS: “A causa dello smog 7 milioni di morti nel 2012” | La Conferenza Clima e Salute di Ginevra

 

L’allarme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dalla Conferenza Salute e Clima di Ginevra: inquinamento atmosferico e cambiamenti climatici provocano milioni di decessi l’anno, influendo negativamente anche sulla diffusione di malattie infettive mortali come il colera e la malaria380093

Ginevra, in chiusura la prima Conferenza mondiale sulla Salute e sul Clima, in cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fatto il punto sulle gravissime conseguenze dell’inquinamento sulla popolazione mondiale. Inquinamento atmosferico prima di tutto: nonostante l’ingente mole di studi e documentazioni, e la crescita di consapevolezza fra i cittadini, lo smog resta il killer perfetto, la cui responsabilità nei decessi è tanto certa quanto invisibile. “L’inquinamento atmosferico nel 2012 è stato responsabile per 7 milioni di morti – ha denunciato la Direttrice del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Oms Maria Neira – 1 su 8 di tutti i decessi a livello mondiale”. E tuttavia, ancora si fatica ad attribuire alla questione smog l’urgenza e l’importanza che merita. Le soglie massime di concentrazione per gli inquinanti vengono superate incessantemente all’interno della sola Unione Europea senza che si riesca a mettere in atto misure di contenimento obbligatorie e condivise da tutti gli Stati membri. Una situazione che peggiora ancora volgendo lo sguardo al di fuori dell’UE, e in particolare ai giganti asiatici, India e Cina, dove l’industrializzazione pesante e il boom di motorizzazione hanno portato con sé concentrazioni di inquinanti in atmosfera assolutamente insostenibili per la salute umana. E non si tratta solo delle conseguenze dirette: come è noto, le emissioni inquinanti causate da industria e trasporti sono responsabili dei cambiamenti climatici, che a loro volta influiscono pesantemente sull’andamento di alcune delle più gravi malattie infettive al mondo. Il colera, la malaria e la dengue sono malattie infettive molto sensibili alle mutazioni del clima. Eventi come le ondate di calore e le inondazioni – in gran parte effetti delle trasformazioni dell’ambiente dovute all’impatto industriale – causano ogni anno decine di migliaia di morti”.  Secondo le stime diffuse dall’OMS le trasformazioni del clima stanno causando infatti oltre 60 mila morti ogni anno per via dei disastri naturali legati al clima, più che triplicati dal 1960. Come ha ricordato Flavia Bustreo, Direttrice generale del settore Famiglia dell’Oms “I poveri, le persone svantaggiate e i bambini sono tra coloro che soffrono il peso maggiore degli impatti legati al clima e le malattie conseguenti, come malaria, diarrea e malnutrizione”. Se non verranno messe in atto azioni concrete per limitare la produzione di emissioni inquinanti, avverte l’OMS, tra il 2030 e il 2050 il conto dei morti salirà di 250.000 vittime ogni anno.

I documenti della Conferenza: WHO Workplan on climate change and health

Climate change and health: key facts

Fonte: ecodallecitta.it

Smog, arriva la prima causa di un cittadino contro il Governo Cinese

In Cina la protesta contro lo smog comincia a uscire dalla rete: dopo le statue imbavagliate e la maratona in mutande e maschera antigas, nello stesso mese arriva il primo caso di azione legale intrapresa da un privato cittadino contro il Governo, accusato di non aver fatto abbastanza contro l’incredibile smog378300

Pechino lo smog sfora pesantemente, e ormai incessantemente, da anni, con conseguenze catastrofiche per la salute dei cittadini. Se dal punto di vista delle polveri di miglioramenti purtroppo non ce ne sono affatto, perlomeno dal punto di vista comunicativo, l’aria sta cambiando. Se fino a pochi anni fa le autorità governative cercavano ancora di occultare la gravità della situazione, lo scandalo del gap tra i dati diffusi dal Ministero dell’Ambiente Cinese e quelli dell’ambasciata statunitense a Pechino ha costretto il Governo a invertire la rotta. Qualche mese fa l’Associazione medica cinese ha ammesso che l’inquinamento dell’aria causa ogni anno almeno mezzo milione di morti premature nel Paese; si discutono soluzioni per le principali fonti dello smog, l’incredibile traffico e le centrali a carbone; si vieta l’accensione di fuochi e si studiano nuove tecnologie per disperdere le concentrazioni in atmosfera, come le piogge artificiali. Ma soprattutto, l’opinione pubblica ha cominciato a farsi sentire: la denuncia sembra finalmente essere uscita dai blog per trasformasi in flash mob e azioni di protesta concrete. Prima le statue degli intellettuali di Pechino sono state imbavagliate con mascherine antismog giganti e poi è stata organizzata una Undie Run, una maratona in mutande e maschere antigas. Ma soprattutto, per la prima volta un cittadino cinese, Li Guixin, che vive nella città di Shijiazhuang, ha deciso di fare causa al Governo Cinese a causa dell’inquinamento dell’aria: secondo l’agenzia Reuters non è ancora chiaro quante possibilità abbia la sua azione legale di essere accolta, soprattutto vista la delicatezza del caso. Anche perché, accolta una, accolte tutte: e attualmente la Cina conta 1.350.695.000 persone…

Fonte: ecodallecittà