Amianto, il Ministero dell’Ambiente stanzia 135 milioni di euro per le bonifiche

La cifra coprirà le bonifiche fino al 2017 dando la precedenza ai siti contaminati di Casale Monferrato, Bagnoli, Bari, Balangero, Biancavilla, Broni ed Emarese. È di 135 milioni di euro in tre anni l’entità dei fondi destinati alle Regioni interessate dallebonifiche dell’amianto. Attuando quanto previsto dalla legge di stabilità dello scorso 23 dicembre, il Ministero dell’ambiente ha deliberato un finanziamento che coprirà le bonifiche fino alla fine del 2017. Prioritari saranno i siti di Casale Monferrato e Napoli Bagnoli, poi toccherà alla Fibronit di Bari, a Balangero, in Piemonte, al sito di Biancavilla, in Sicilia, a Broni, nel Pavese, e a Emarese, vicino ad Aosta. Dopo i clamori suscitati dalla sentenza di Cassazione del processo Eternit, il premier Matteo Renzi aveva incontrato i famigliari e promesso di attivarsi per sbloccare i fondi per le opere di rimozione e bonifica dell’asbesto. Dei 135 milioni di euro, 75 verranno utilizzati per i siti di Casale e Bagnoli (25 all’anno) e 60 per le altre aree contaminate (con una media annua di 20 milioni di euro di interventi). La maggior parte delle risorse è destinata al Piemonte regione che oltre a Casale Monferrato deve gestire anche la “buca” dantesca della miniera di asbesto di Balangero. I fondi – secondo quanto dichiarato dall’assessore piemontese all’Ambiente, Alberto Valmaggia, verranno impiegati al di fuori del patto di stabilità. A Casale Monferrato i manufatti inseriti in procedure fallimentari movimenteranno un fabbisogno di 11 milioni di euro e il comune ha messo a punto un pacchetto di incentivi e convenzioni con banche e imprese finalizzate a incentivare le bonifiche. Per Bagnoli accanto ai 20 milioni del recente stanziamento ci saranno anche i 48 milioni a disposizione del custode giudiziario.154674418-586x389

Fonte: Sole 24 Ore

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Eternit: oltre 2000 morti ma il reato è prescritto

La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza della Corte d’Appello di Torino sulla strage dell’Eternit. Cancellata la condanna del magnate svizzero Stephan Schmidheiny.Immagine

Era stata una condanna storica quella in Appello.

Era stato condannato a18 anni di reclusione per disastro doloso l’imprenditore elvetico Stephan Schmidheiny, imputato a Torino nel processo EternitIn primo grado era stato condannato a 16 anni. La Corte d’Appello aveva ritenuto il miliardario svizzero responsabile di disastro anche per gli stabilimenti Eternit di Bagnoli e Rubiera. Per quel che riguardava l’altro imputato, il barone belga Louis De Cartier, i giudici si erano pronunciati direttamente per l’assoluzione per alcuni degli episodi contestati, mentre hanno dichiarato il non luogo a procedere data la morte dell’imputato per gli altri. I giudici avevano disposto provvisionali per 20 milioni di euro alla Regione Piemonte e di oltre 30,9 milioni per il comune di Casale Monferrato. Nella città della provincia di Alessandria la multinazionale dell’amianto aveva il suo stabilimento italiano più importante e il numero delle vittime è più elevato che altrove. Ora tutto è stato cancellato perché, per la legge italiana, l’uccisione di tutte quelle persone che avevano respirato fibre di amianto è un reato prescritto. Pensiamo bene a cosa significa: che è passato troppo tempo dalla consumazione del reato alla condanna, quindi…abbiamo scherzato, potete andare tutti a casa a leccarvi le ferite. Tempi per la prescrizione troppo brevi, ma anche una nazione che dovrebbe vergognarsi perché accumula ritardi su ritardi permettendo a chi deve pagare di farla franca. La Corte di Cassazione ha deciso in due ore, accogliendo la richiesta del procuratore generale, Francesco Iacoviello. Quindi, non c’è nessun colpevole, non da un punto di vista giudiziario, per l’inquinamento di Eternit che ha fatto dai due ai tremila morti causando tumori ai polmoni nella popolazione di Casale Monferrato, Cavagnolo, Rubiera e Bagnoli. E l’eternit ucciderà ancora. Il picco delle morti sarà nel 2020, per poi discendere nell’arco di 10-15 anni. Nonostante la Eternit a Casale Monferrato sia stata chiusa nel 1986, il mesotelioma pleurico è un male con tempo di latenza lunghissimi. Possono passare anche 50 anni prima che la malattia si manifesti con tutte le sue conseguenze e la sua sentenza di morte. L’Hospice Zaccheo, la “casa” dei malati terminali di Casale Monferrato, ha denunciato che ogni anno sono in media 60 le nuove diagnosi di mesotelioma. Dati che però non tengono conto dei malati e dei morti in altre strutture ospedaliere.

Fonte: ilcambiamento.it

Processo Eternit in Cassazione: udienza fissata per il 19 novembre

L’udienza alla Suprema Corte di Cassazione porrà fine a un percorso iniziato quarant’anni fa, con le prime rivendicazioni sulla sicurezza sul luogo di lavoro dei sindacalisti di Casale Monferrato

Il processo Eternit arriva all’ultimo atto, all’udienza fissata per il 19 novembre alla Suprema Corte di Cassazione di Roma che potrà confermare o rigettare il verdetto dell’appello espresso lo scorso 3 giugno dal Tribunale di Torino. Undici mesi fa l’appello si era concluso con la condanna dell’imprenditore elvetico Stephan Schmidheiny a 18 anni di reclusione per disastro ambientale doloso omissione dolosa di misure di sicurezza. Nell’ambito del processo d’appello i risarcimenti erano stati fissati in 30,9 milioni di euro per il Comune di Casale Monferrato, in 20 milioni di euro per la Regione Piemonte, in 350mila euro per la Regione Emilia Romagna, in 100mila euro per la Afeva, in 5 milioni di euro per l’Asl di Alessandria, più le provvisionali per i singoli, per altri comuni interessati e per i singoli. L’Afeva (Associazione Familiari Vittime Amianto) che ha coordinato le parti civili che hanno preso parte ai due gradi di giudizio attende con fiducia la conclusione di un lungo cammino iniziato quarant’anni fa, con le rivendicazioni dei sindacati casalesi relative alla sicurezza sul luogo di lavoro, proseguito con il processo iniziato nell’aprile 2009 e concluso nel febbraio 2012, quindi con l’appello del giugno 2013:

La lotta per il pieno raggiungimento della giustizia per tutte le vittime, della bonifica e della ricerca sanitaria per sconfiggere il mesotelioma, deve ancora vedere la straordinaria partecipazione degli ammalati, famigliari e cittadini.

Le autorità di Governo e tutte le Istituzioni devono considerare molto più concretamente il proprio ruolo in proposito, cioè quello di non lasciare le vittime da sole in questo immane impegno civile.

morti per amianto in Italia sono 4000 all’anno, 50 di questi a Casale Monferrato, di gran lunga la località maggiormente interessata dal fenomeno.85861640-586x389

Foto © Getty Images

Fonte: ecoblog.it

Eternit, vittime e familiari chiedono l’intervento dello Stato

In una lettera aperta l’Afeva chiede al premier Letta e ad alcuni ministri il sostegno necessario per riuscire ad ottenere le provvisionali dal condannato Stephan Schmidheiny

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A un mese esatto dalla sentenza della Corte d’Appello di Torino che ha confermato, inasprendola, la condanna di primo grado dell’imputato Stephan Schmidheiny, l’AFEVA, l’Associazione Famigliari Vittime Amianto, ha scritto una lettera aperta al premier Enrico Letta, ai ministri Anna Maria Cancellieri (Giustizia), Andrea Orlando (Ambiente), Beatrice Lorenzin (Salute), Emma Bonino (Esteri) e a numerosi altri onorevoli affinché lo Stato sostenga le rivendicazioni economiche dei 932 cittadini ed ex lavoratori ai quali è stata assegnata, dal dispositivo, una provvisionale di 30mila euro. Oltre agli ammalati e agli eredi si aggiungono le provvisionali disposte in favore di regioni, enti locali e associazioni: solo per citarne alcune, 20 milioni di euro alla Regione Piemonte, 30.934.446,37 euro al comune di Casale Monferrato, 5 millioni all’ASL di Alessandria e 100.000 euro per sigle sindacali e associazioni di familiari (compresa la scrivente) per un totale di oltre 90 milioni di euro. Dalla sentenza all’incasso, però, c’è un abisso ed per questa ragione che l’Afeva chiede l’intervento dello Stato:

Alla soddisfazione per l’esito processuale si accompagna tuttavia una profonda preoccupazione per l’effettiva riscossione di tali somme; l’esperienza del primo grado, al termine del quale erano già state disposte provvisionali immediatamente esecutive a carico dell’imputato, ha infatti dimostrato la totale indisponibilità di Schmidheiny a effettuare un qualsivoglia risarcimento in ottemperanza alla sentenza della Magistratura italiana.

Il miliardario svizzero non vuole pagare. E la morte dell’altro imputato Louis de Cartier de Marchienne ha imbrogliato ancora di più la matassa. La soluzione, secondo l’AFEVA, potrebbe essere

in azioni esecutive internazionali (anche di carattere cautelare) a carico delle persone indicate. Tale procedimento è tuttavia proceduralmente complesso, in ragione della cittadinanza svizzera e della residenza costaricense dell’imputato, ed economicamente molto impegnativo.

L’elevata onerosità delle spese da affrontare da parte degli ammalati e dei famigliari dei cittadini e lavoratori deceduti risulterebbe sproporzionata rispetto alle somme esigibili. Ecco perché l’associazione richiede al presidente del Consiglio e ai ministri di poter dare tutela effettiva alle parti civili di questo processo, cioè alle vittime di una strage purtroppo ancora in corso (solo a Casale e Cavagnolo circa 60 mesoteliomi all’anno) ma soprattutto per il principio di giustizia in esso affermato, siamo a richiederVi formalmente un sostegno concreto e deciso dello Stato, finalizzato al superamento degli ostacoli procedurali ed economici evidenziati.

Nella Conferenza nazionale sull’Amianto svoltasi a Venezia in marzo i ministri Balduzzi, Clini e Fornero avevano già preso un impegno per rendere esecutive le provvisionali e, in tal senso, la conferma dell’Appello dovrebbe avere un effetto rafforzativo. L’AFEVA, comunque, non dorme di certo sugli allori e non abbassa la guardia. E chiede allo Stato un ruolo attivo. Anche perché lo Stato è esso stesso parte lesa, per le numerose risorse che cure, ricerca e prevenzione richiedono. La lettera si chiude con una richiesta d’incontro diretta al premier Letta.

Fonte:  Comunicato stampa

 

Tavolo tecnico per l’Eternit: Inail e Governo in campo per il pagamento delle provvisionali

Stephan Schmidheiny e Louis de Cartier non vogliono onorare i risarcimenti previsti dal processo di primo grado conclusosi il 13 febbraio 2012

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Ormai sono passati quasi quattordici mesi dal verdetto del processo di primo grado a Eternit che ha visto la condanna degli imputati Stephan Schmidheiny, 66 anni, e Louis de Cartier de Marchienne, 92 anni, a 16 anni e al pagamento di circa 95 milioni di euro di provvisionali. Gli ammalati di asbestosi e mesotelioma pleurico, però, continuano ad aspettare. Il processo d’appello e, se ci sarà, quello in Cassazione serviranno ad allungare i tempi, a dare ai due imputati la possibilità di sottrarsi alle loro responsabilità. Governo e Inail, ieri mattina, hanno avviato il tavolo tecnico per accelerare i risarcimenti in esecuzione contenuti nella sentenza Eternit di un anno fa. Il tavolo tecnico è istituito dal Ministero del Lavoro con il Ministero della Salute, le amministrazioni interessate e i soggetti danneggiati rientra nel Piano nazionale amianto. La garanzia delle tutele alle parti lese sarà uno dei punti principali del piano fortemente sostenuto dai due ministri piemontesi Fornero e Balduzzi.  L’obiettivo è quello di costringere i due condannati a ottemperare a questa sentenza e poiché essi non sono perseguibili nei loro interessi sul nostro territorio, il tavolo di confronto cercherà di fare in modo che enti e familiari possano ricevere quanto riconosciuto dal processo di primo grado. Tutto questo parallelamente al processo d’appello in corso di svolgimento a Torino. Nell’appello il pm Raffaele Guariniello ha ribadito la richiesta fatta in primo grado, vale a dire la condanna a venti anni di reclusione per entrambi i responsabili.

Fonte.  Help Consumatori

Il dossier sui treni all’amianto al vaglio del pm Guariniello

Sul tavolo del procuratore Raffaele Guariniello, anima del processo Eternit di cui, in queste settimane, si sta consumando l’appello, è arrivato il dossier sul “viaggio” verso sud compiuto dalla scoibentazione dell’amianto dei vagoni ferroviari.

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A fare da tramite fra Guariniello e Vittorio Grimaldi, ex dipendente delle FS costretto a letto a causa di un mesotelioma pleurico, è l’avvocato Ezio Bonanni che ricopre il ruolo di presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto. Proprio come accaduto su vasta scala nel maxi-processo torinese all’Eternit, Bonanni punta a stabilire il nesso di casualità tra il mesotelioma e gli anni in cui Grimaldi ha lavorato a contatto con la fibra killer. Dal 1971 al 1978 Grimaldi ha lavorato presso le Officine Grandi Riparazioni di Torino e Firenze, poi fino al 1985 a quelle di Roma, senza che nessun datore di lavoro o responsabile prendesse le dovute cautele o lo informasse della dannosità del materiale con il quale entrava quotidianamente in contatto. Solo dalla metà degli anni Ottanta la scoibentazione si è spostata dalla capitale ad Avellino, precisamente alla Isochimica di Elio Graziano, vincitrice dell’appalto delle Ferrovie dello stato. Si racconta che gli ispettori preposti ai controlli sulla sicurezza sul lavoro avessero detto, al ritorno da un controllo “tanto o muoiono di fame, o muoiono di amianto”. Erano gli anni in cui anche Casale Monferrato era chiamata alla fatidica scelta fra la tutela della salute e quella del posto di lavoro. Secondo la testimonianza di Grimaldi, dopo aver ricavato le fibre di amianto da lavorare per i manufatti, il pietrisco residuo sarebbe stato utilizzato fra i binari. Quindi fra i binari della nostra rete ferroviaria ci sarebbero tonnellate di residui della lavorazione dell’amianto, frantumati nel Mulino Hazemag di Casale Monferrato. Eternit, purtroppo, non è che la punta dell’iceberg, o, meglio, il punto di partenza di una serie di processi che toglieranno il velo sul dissennato senso degli affari di un’industria i cui vertici sapevano già tutto cinquant’anni fa.

Fonte: Il Ciriaco