Bike sharing a Milano, le bici finiscono nel Naviglio e i canottieri le recuperano

E’ boom di biciclette condivise abbandonate nei luoghi più improbabili. A Milano le gettano persino nei Navigli.http _media.ecoblog.it_f_f79_bike-sharing-a-milano-le-bici-finiscono-nel-naviglio-e-i-residenti-criticano-i-vandali

La triste fine delle biciclette condivise del bike sharing free floating di Milano. Questa foto, pubblicata su Facebook da un utente e ripresa da molti gruppi e pagine milanesi, mostra chiaramente a che livelli può arrivare l’inciviltà: una decina di bici gettate in un Naviglio. La gran parte di esse sono bici arancioni, quelle di MoBike sharing, ma se ne vede anche una gialla di Ofo Bike sharing. In un’altra foto si vede una bici gialla sul fondale.  Sono entrambi due servizi di bike sharing free floating. I clienti, cioè, non sono obbligati a lasciare la bici nelle rastrelliere al termine della corsa ma possono posarle in qualunque luogo, purché rispettino le normali regole della civiltà e le bici non siano d’ostacolo al traffico o al passaggio dei pedoni. Purtroppo, però, sono in molti a comportarsi come vandali. Ed è proprio “vandali” il commento più diffuso sui social network ogni volta che vengono pubblicate foto di questo tipo. Spulciando tra i commenti, però, si intravede anche un bagliore di speranza: se è vero che Milano (ma anche altre città dove è stato attivato il bike sharing free floating) è piena di vandali, per fortuna nella stessa Milano ci sono anche persone per bene.

Persone come gli istruttori dei Canottieri S.Cristoforo che, a bordo delle loro imbarcazioni, percorrono i Navigli e vanno a pesca di bici condivise. I canottieri hanno chiesto a Mobike di collaborare maggiormente, ma non hanno ottenuto nessuna risposta e, per questo, hanno realizzato il video di denuncia. Pubblicato su Facebook da Simone Lunghi, il video porta con sé parole non certo tenere nei confronti del servizio di bike sharing. E’ utile e corretto riportarle interamente:

Carissima Mobike Italia ieri abbiamo recuperato altre due bici che erano state gettate nel naviglio. Noi ci proviamo, a salvare il Naviglio dai vandali. Ma non siamo arrabbiati solo con loro. Siamo arrabbiati anche con voi! Abbiamo provato, le altre volte, a contattarvi per 20 giorni senza mai ottenere risposte e speriamo,a questo punto, che qualcuno informi le autorità che vi hanno dato la licenza (visto che sulle vostre bici c’è il logo del nostro amato comune). Anche queste bici sono con il GPS rotto e per questo inutilizzabili dalla vostra app. Troviamo scandaloso che il vostro servizio clienti non ci abbia MAI contattato per venire a recuperare quelle bici. Il vostro silenzio, che sfiora il menefreghismo, lancia una luce sinistra sulla bontà della vostra mission aziendale. Oltre ai messaggi che vi abbiamo inviato, abbiamo avuto mezza pagina sul corriere della sera, un servizio su TG3 Lombardia nel quale denunciavo, tra l’altro, che presso i due ponti pedonali c’erano un numero assolutamente non congruo di vostre bici. Una settimana dopo e due di quelle bici sono state gettate in acqua. Da parte vostra nessuna risposta. Per questo ho deciso di “passare alle maniere forti” e denunciare così pubblicamente la vostra inadeguatezza.

Attendiamo un vostro riscontro.

2 Guarda la Galleria “Bike sharing a Milano, le bici finiscono nel Naviglio e i residenti criticano i vandali”

Fonte: ecoblog.it

Olimpiadi 2016, tonnellate di pesce morto nelle acque dei canottieri

In vista delle Olimpiadi 2016 in Brasile cominciano ad affiorare, dal torbido del gigante sudamericano, alcuni sospetti sulla tenuta “ambientale” dello sviluppo carioca: sono stati infatti ritrovati migliaia di pesci morti, stimati in ben 72 tonnellate, nella laguna Rodrigo de Freitas, che ospiterà le gare di canottaggio delle prossime Olimpiadi.

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Secondo le autorità la causa di questa incredibile moria di pesci è da attribuire alla deossigenazione dell’acqua della laguna: a causa delle forti piogge che recentemente hanno colpito quella zona del Brasile infatti, pare che si siano riversate nelle acque grandi quantità di materiale organico, cosa che ha successivamente provocato il fenomeno della deossigenazione, e quindi della morte dei pesci. La deossigenazione dell’acqua, dal punto di vista meramente chimico, è l’eliminazione dell’ossigeno naturalmente disciolto in acqua (la cui formula, lo ricordiamo, è H2O, dove la O sta per ossigeno); questo fenomeno, utilizzato ad esempio per condurre alcuni tipi di analisi sull’acqua (per le quali la presenza di ossigeno potrebbe interferire sui risultati o sulle stesse analisi), può essere provocato nelle acque ad esempio dall’eccessiva proliferazione di alghe in seguito a fenomeni di eutrofizzazione (grande disponibilità di nutrimenti). La morìa di pesce nella laguna Rodrigo de Freitas non è un evento nuovo: in Italia casi eccellenti li abbiamo nel lago di Pietra del Pertusillo in Basilicata o nel canale di Isola Sacra a Fiumicino (Rm), dove il Tevere sfocia nel Tirreno, ad esempio, mentre in Brasile un evento simile si registrò nel 2009 sulla superficie del Rio di Santa Barbara. Lungo il fiume, nella regione del Buritama, erano state raccolte oltre 100 tonnellate di pesce morto in quello che viene ricordato come uno dei disastri ambientali più toccanti per il popolo brasiliano. Tornando alla laguna Rodrigo de Freitas, da martedì scorso le autorità e la popolazione sono in vera emergenza: le 72 tonnellate di Alosa fallax lacustris, comunemente chiamata Agone, ritrovate dalle autorità hanno messo in allarme l’intero sistema di acque reflue e depurazione della laguna. Per l’emergenza sono stati mobilitati 194 “spazzini” su quattro barche, con camion a supporto; sembrerebbe che abbiano risolto anche il problema del forte fetore di pesce marcio, che tuttavia non ha impedito lo svolgersi di una gara sportiva questo fine settimana.

Fonte:  Globo