Piombo negli spaghetti Maggi, Nestlé India ordina il ritiro

La vendita degli spaghetti Maggi è stata bloccata dopo il risultato di un test effettuato a Calcutta. E lo scandalo arriva persino a Bollywood.spaghetti-maggi-piombo

Gli alti quantitativi di piombo riscontrati negli spaghetti Maggi hanno costretto Nestlé India a ordinarne il ritiro dal mercato. Durante un controllo effettuato dall’ispettorato dello stato dell’Uttar Pradesh a Barabanki è stata riscontrata la presenza di glutammato monosodico, un succedaneo del sale non indicato negli ingredienti. Nestlé si è opposta al risultato del test e ha richiesto una nuova analisi in un centro specializzato di Calcutta. La scorsa settimana anche i risultati dell’ultimo test sono stati resi pubblici, confermando non solo la presenza del glutammato, ma anche quantitativi di piombo decisamente superiori ai limiti consentiti dalle norme vigenti. Secondo la legge indiana il limite di piombo negli alimenti è fissato a 0,001 parti su un milione, ma gli spaghetti Maggi contenevano addirittura 17 parti per milione. La notizia si è diffusa in tutto il Paese visto che questi noodles sono uno dei piatti più diffusi sul territorio indiano. Lo stato del Kerala è stato il più rapido nel ritirare gli spaghetti Maggi da circa 2000 punti vendita, una misura che è stata successivamente presa anche dal governo di New Delhi che ha ordinato il ritiro dello stock incriminato. Altri stati (Uttarkhand, Jammu, Kashmir e Gujarat) hanno esteso il blocco della vendita fino a data da destinarsi. Il caso degli spaghetti Maggi ha creato un vero e proprio effetto domino e ora anche prodotti analoghi di altre marche vengono testati per capire se i consumatori possono stare tranquilli nel consumarli. Per Nestlé India si è trattato di un duro colpo: nella sola giornata di ieri il titolo ha perso sei punti percentuali alla borsa di Mumbai. E la polemica si sta allargando anche a Bollywood: una corte dello Stato del Bihar ha infatti citato in causa i dirigenti della Maggi e tre attori (Madhuri DixitPreity Zinta e Amitabh Bachchan) “rei” di avere prestato il loro volto per pubblicizzare un prodotto alimentare potenzialmente cancerogeno.

Fonte:  Times of India

L’erbicida glifosato è probabilmente cancerogeno

15348689925_75d6b62e7e_z-360x240

È guerra tra la multinazionale Monsanto e l’Organizzazione mondiale della sanità, dopo l’annuncio dell’inclusione del glifosato, un diserbante di cui la società possedeva il brevetto fino al 2001, tra le sostanze classificate come probabilmente cancerogene. La decisione è arrivata negli scorsi giorni, con la pubblicazione di uno studio dell’International Agency for Research on Cancer (Iarc) (presente per ora anche su Scribd), un panel di esperti che valuta per conto dell’Oms le conoscenze scientifiche disponibili sui rischi che una determinata sostanza possa provocare l’insorgenza di tumori. Il glifosato è un cosiddetto erbicida totale, ovvero un diserbante non selettivo, sviluppato dalla Monsanto, che ne ha detenuto il brevetto fino al 2001. Oggi è commercializzato da diverse aziende, tra cui proprio la Monsanto, che continua a venderlo sotto il nome commerciale di Roundup. Secondo le stime dello Iarc, sarebbe contenuto in almeno 750 prodotti disponibili nel mondo, e la sua presenza nelle zone agricole è riscontrabile non solo nel suolo, ma anche nell’atmosfera, nell’acqua e nel cibo. Le vendite del glifosato (già estremamente alte) sarebbero inoltre in aumento negli ultimi anni grazie al diffuso utilizzo negli Stati Uniti di colture ogm resistenti a questa sostanza, e oggi rappresenta una buona fetta degli utili annuali della Monsanto. L’analisi dello Iarc ha valutato gli studi esistenti sull’associazione tra esposizione al glifosato e l’insorgenza di tumori nell’uomo, e quelli svolti su animali e cellule per verificarne la sicurezza. Le ricerche svolte sull’uomo non avrebbero prodotto risultati che confermino la presenza di rischi apprezzabili, se non in tre studi che avrebbe evidenziato un piccolo aumento di incidenza di linfomi non Hodgkin tra gli agricoltori statunitensi, canadesi e svedesi. Per questo, nello studio dello Iarc, le prove di carcinogenicità sull’uomo (così come quelle sugli animali) vengono definite limitate. Dati più preoccupanti arriverebbero però dagli studi di laboratorio, da cui emergerebbe che il glifosato induce nelle cellule danni a livello genetico e stress ossidativo, entrambi fattori di rischio importanti per lo sviluppo di tumori. Per questo, lo Iarc ha deciso di inserire il glifosato tra le sostanze classificate come 2A, ovvero probabilmente carcinogene. La risposta della Monsanto ovviamente non si è fatta attendere. In una dichiarazione, la società americana ha replicato assicurando che: “Tutti gli utilizzi indicati del glifosato sono sicuri per l’uomo e certificati dal più ampio database mai compilato per gli effetti di un prodotto agricolo sulla salute umana. In effetti, ogni diserbante contenente glifosato presente sul mercato aderisce i rigorosi standard decisi dalle agenzie regolatori e dalle autorità sanitarie per proteggere al salute umana”. A supporto della sicurezza del glifosatoMonsanto cita diversi studi (il più recente svolto in Germania) che non avrebbero evidenziato un collegamento tra la sostanza e lo sviluppo di patologie tumorali, e ricorda come nessuna agenzia regolatoria abbia stabilito la presenza di rischi per la salute. Entrando nel merito della decisione dello Iarc, l’azienda americana ricorda inoltre che la classificazione nel gruppo 2 non comporti la prova di un legame tra la sostanza e i tumori. Di questo gruppo farebbero infatti parte anche il caffè, le verdure sottaceto, l’aloe vera e i cellulari. In questo caso però va sottolineato che l’affermazione di Monstanto non è del tutto corretta, perché le sostanze citate nella risposta fanno parte della classificazione 2B, ovvero sostanze che “potrebbero” essere carcinogene, mentre il glifosato è stato inserito tra le 2A, cioè sostanza “probabilmente” carcinogene.

Fonte : Wired.it

Credits immagine: Chafer Machinery/Flickr CC

Il “regime” Monsanto: la multinazionale che si permette di dichiarare guerra a Iarc e Oms

Lo Iarc attesta che il glifosato è un probabile cancerogeno e la Monsanto, che il glifosato lo utilizza per produrre l’erbicida RoundUp, dichiara guerra a Iarc e Oms mettendo in dubbio il rapporto pubblicato dell’Agenzia per la ricerca sul cancro e lanciando un messaggio che suona minaccioso: «L’Oms ha qualcosa da spiegare».monsanto_glifosato_iarc

L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, lo Iarc (agenzia dell’Oms), pubblica da anni periodicamente monografie con le revisioni e gli aggiornamenti sulle sostanze ritenute sicuramente cancerogene e probabilmente cancerogene per l’uomo. Tali monografie rappresentano l’analisi compiuta dell’evidenza scientifica esistente e sono redatte da quella che viene ritenuta una delle fonti più autorevoli al mondo. Nel rapporto reso pubblico lo scorso 20 marzo lo Iarc ha commesso il “reato di lesa maestà”, secondo la potentissima multinazionale Monsanto. Ha cioè inserito il glifosato tra le sostanze probabilmente cancerogene per l’uomo e sicuramente cancerogene per gli animali (leggi qui il comunicato stampa diffuso dallo Iarc).  Il glifosato è il principio attivo dell’erbicida RoundUp (venduto in 180 paesi) prodotto dalla Monsanto e di centinaia di altri prodotti per l’agricoltura in commercio. Allora Monsanto ha dichiarato guerra attaccando lo Iarc mettendo in discussione la sua autorevolezza. L’azienda statunitense, ha dichiarato il vicepresidente Philip Miller, chiederà all’Oms di far sedere propri esperti ad un tavolo con gli uomini e i consulenti della multinazionale e le agenzie regolatorie per rimettere tutto in discussione. Emerge chiaramente l’obiettivo: pretendere di affermare ed esigere che venga riconosciuto il fatto che consulenti pagati dalle aziende o esperti di parte siedano allo stesso tavolo con scienziati dello Iarc e dell’Oms, con pari autorevolezza e pari voce in capitolo. «Mettiamo in dubbio la qualità di questa classificazione – ha affermato Miller durante una conferenza stampa – l’Oms ha qualcosa da spiegare».  Secondo l’azienda, lo Iarc nella sua analisi ha ignorato gli studi che dimostravano la sicurezza del glifosato, concentrandosi su quelli che la mettevano in dubbio. Ora noi chiediamo: chi ha finanziato gli studi che ne attestano la sicurezza e chi ha finanziato gli studi che ne attestano la pericolosità? Ci sono conflitti di interesse in chi ha fatto parte di gruppi di studio o commissioni piuttosto che di altre? Sapere questo è importantissimo ai fini di un sano esercizio di senso critico.

Tra i primi a chiedere interventi c’è Aiab, Associazione italiana per l’agricoltura biologica.

«L’Italia e l’Unione Europea considerino immediatamente le misure necessarie per proteggere agricoltori e consumatori dal glifosato», ha chiesto Aiab. «Che il glifosato faccia male alla salute dell’uomo e dell’ambiente, che si accumuli nei cibi e nell’acqua, lo sappiamo da anni e da anni combattiamo contro questo e gli altri pesticidi, spacciati per innocui», dichiara il presidente di Aiab Vincenzo Vizioli. «Ora – aggiunge – anche le agenzie dell’Oms indicano vari principi attivi come potenzialmente lesivi della salute in forma grave. Lo studio dello Iarc non solo riporta la probabile cancerogenicità del glifosato, ma rileva la correlazione fortissima con danni riscontrabili sul Dna umano: molti lavoratori esposti hanno sviluppato una alta vulnerabilità al linfoma non Hodgkin».

«Il governo non può ignorare l’allarme lanciato dallo Iarc. Ho presentato un’interrogazione urgente al ministro della salute e a quello delle politiche agricole chiedendo che sia immediatamente recepito il parere dello Iarc e che sia avviata subito un’istruttoria per giungere alla sospensione della distribuzione del pesticida che risulta ampiamente utilizzato nella nostra agricoltura nazionale». Lo ha affermato, in una nota, Loredana De Petris, presidente del gruppo misto e capogruppo di Sel a palazzo Madama.«Questa è la conferma, qualora ce ne fosse stato bisogno – conclude la senatrice – della necessità di non consentire l’utilizzo di sementi ogm nel nostro paese dato che le stesse sono commercializzate insieme al glifosato per l’impiego congiunto in agricoltura».

Intanto anche il rapporto Ispra fa riflettere e dà l’idea di quanto urgente sia intervenire sull’avvelenamento dell’ambiente a causa dei pesticidi. «Sono 175 le sostanze trovate nelle acque superficiali e sotterranee italiane nel 2012 – dice l’ultimo rapporto Ispra – in cima alla lista ci sono gli erbicidi: il loro utilizzo diretto sul suolo, spesso concomitante con le intense precipitazioni meteoriche di inizio primavera, ne facilita la migrazione nei corpi idrici. Rispetto al passato è aumentata significativamente anche la presenza di fungicidi e insetticidi». Nel biennio 2011-2012 sono stati esaminati 27.995 campioni per un totale di 1.208.671 misure analitiche. Le informazioni provengono da 19 regioni e province autonome, con una copertura del territorio nazionale incompleta, soprattutto per quanto riguarda le regioni centro-meridionali e in maniera più accentuata per le acque sotterranee. Sono stati trovati pesticidi nel 56,9% dei 1.355 punti di monitoraggio delle acque superficiali e nel 31% dei 2.145 punti di quelle sotterranee.

Fonte: ilcambiamento.it

Mal’aria 2015: le 32 città più inquinate in Italia

E’ critica la situazione in Pianura padana, ma anche nelle grandi città del Centro Sud, a causa dell’elevato livello di inquinamento generato da polveri sottili e ozono responsabili di patologie e morti premature. Mal’aria 2015, il dossier di Legambiente sulla qualità dell’aria che respiriamo non porta buone notizie: alla fine di gennaio 2015 la situazione relativa all’inquinamento atmosferico è già fuori controllo. Dall’inizio dell’anno a oggi la soglia massima giornaliera consentita di PM10 è stata superata in 10 giorni in 32 capoluoghi. A guidare la classifica ci sono i principali centri urbani della Pianura padana, mentre Roma ha registrato 12 giorni di superamento e Napoli 11 giorni. Ma le città dall’aria più inquinata in questo inizio di 2015 sono state Parma e Frosinone con 20 giorni di superamento. Nel 2014 la campagna di Legambiente, Ti tengo d’occhio, aveva monitorato 88 capoluoghi e ben il 37 per cento, ovvero 33 città hanno superato il limite di 35 giorni oltre la soglia massima ammessa di PM10.

  1. Frosinone Frosinone scalo 20 giorni
  2. Parma Montebello 20 giorni
  3. Venezia Via Beccaria 19 giorni
  4. Padova Arcella 18 giorni
  5. Treviso Via Lancieri di Novara 18 giorni
  6. Vicenza Quartiere Italia 18 giorni
  7. Terni Le Grazie 17 giorni
  8. Asti Baussano 17 giorni
  9. Monza via Machiavelli 16 giorni
  10. Torino Rebaudengo 16 giorni
  11. Cremona via Fatebenefratelli 15 giorni
  12. Lodi S. Alberto 15 giorni
  13. Milano Pascal Città Studi 15 giorni
  14. Reggio Emilia Timavo 15 giorni
  15. Ferrara Isonzo 14 giorni
  16. Mantova Via Ariosto 14 giorni
  17. Pavia Piazza Minerva 14 giorni
  18. Rovigo Centro 14 giorni
  19. Verona VR – Borgo Milano (TU) giorni 13
  20. Piacenza Giordani – Farnese 13 giorni
  21. Ravenna Zalamella 13 giorni
  22. Alessandria Volta 12 giorni
  23. Brescia Villaggio Sereno 12 giorni
  24. Roma Preneste 12 giorni
  25. Benevento BN32 Via Floria 11 giorni
  26. Napoli NA09 Via Argine 11 giorni
  27. Bologna Porta San Felice 11 giorni
  28. Aosta Pepiniere 10 giorni
  29. Lucca Michletto 10 giorni
  30. Modena Giardini 10 giorni
  31. Rimini Flaminia 10 giorni
  32. Forlì-Cesena Roma 10 giorni

Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente ha detto:

E’ quanto mai evidente la necessità di un urgente e decisivo piano di intervento che vada finalmente ad incidere sulle politiche relative alle fonti di inquinamento più volte annunciato ma ancora mai attivato a livello nazionale. Le cause si conoscono e le soluzioni ci sono, occorrono la volontà politica e gli strumenti per metterle in campo. Per ridurre le emissioni industriali occorre avviare la rapida approvazione delle Autorizzazione Integrate Ambientali per gli impianti nuovi ed esistenti e promuovere l’applicazione delle migliori tecnologie disponibili per ridurne gli impatti. Bisogna poi uscire dalla dipendenza dai combustibili fossili puntando su fonti energetiche rinnovabili; investire nella riqualificazione energetica degli edifici per ridurne i consumi e migliorarne l’efficienza e l’isolamento termico, garantendo così una riduzione nelle emissioni dagli impianti di riscaldamento domestici e affrontare uno dei nodi principali: il trasporto a livello urbano ed extra urbano. Oggi l’Italia continua ad avere il record per numero di auto per abitante, 65 ogni 100 contro una media europea di 48 circa, con un tasso di motorizzazione addirittura in crescita negli ultimi anni, e il trasporto privato continua ad essere la modalità più diffusa per muoversi verso le città e al loro interno. Solo invertendo questa tendenza e garantendo un trasporto pubblico efficace e competitivo si possono restituire ai cittadini una migliore qualità dell’aria e della vita.

Ricordiamo che l’Italia ha il primato in Europa per morti premature causate dall’inquinamento da ozono. Il dato relativo al 2011 ci dice che nel nostro Paese sono morte 3400 persone mentre sono 64000 le vittime per morte causata da PM10 e dietro di noi la Germania. L’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha stimato che l’aria inquinata ha causato 400 mila morti premature che hanno pesato sui costi dei sistemi sanitari e ricordo che lo IARC ha chiaramente detto che l’inquinamento e sopratutto del particolato atmosferico è cancerogeno del gruppo 1.GERMANY-THEME-LIGHT-INDUSTRY-ENERGY-COAL

Fonte:  Legambiente

Lo smog è cancerogeno e per l’OMS è l’aria esterna inquinata la causa delle malattie

Lo smog è cancerogeno e sebbene molti studi lo avessero già anticipato, arriva oggi la conferma dall’OMS che lo inserisce nella lista delle sostanze più pericolose9

Con un comunicato la IARC, International Agency for Research on Cancer dell’OMS, annuncia che sì è proprio come molti studi avevano anticipato: lo smog è cancerogeno inserendolo tra le sostanze pericolose di classe 1,la più elevata e pericolosa. La IARC spiega che proprio l’aria inquinata è l’elemento cancerogeno più diffuso come sottolinea Kurt Straif Direttore della Sezione Monografie IARC:

L’aria che respiriamo è inquinata da una miscela di sostanze che provocano il cancro. Ora sappiamo che l’inquinamento dell’aria esterna non è solo un importante rischio per la salute in generale, ma anche una causa ambientale di decessi per cancro.10

Il programma Monografie IARC , soprannominato l’enciclopedia degli agenti cancerogeni , fornisce un autorevole fonte di prove scientifiche sulle esposizioni a sostanze che provocano il cancro. In passato il Programma ha valutato molte singole sostanze chimiche e miscele specifiche verificando l’ inquinamento dell’aria all’aperto. Tra gli agenti inquinanti troviamo gli scarichi dei motori diesel, solventi, metalli e le polveri sottili. Ma questa è la prima volta che gli esperti hanno classificato l’aria esterna inquinata come causa del cancro.

Spiega Dr Dana Loomis Vice direttore della Sezione monografie:

Il nostro compito è stato quello di valutare nel complesso l’aria che si respira piuttosto che concentrarsi su specifici inquinanti atmosferici. I risultati degli studi esaminati sottolineano una stessa direzione: il rischio di sviluppare il cancro ai polmoni è significativamente aumentata nelle persone esposte all’aria inquinata.

L’ISPRA qualche giorno fa ha presentato IX Rapporto ISPRA sulla Qualità dell’Ambiente Urbano, dove è emerso che sebbene in generale si assista a un miglioramento della qualità dell’aria questa resta decisamente inquinata all’interno delle città. Il rapporto ha preso in analisi 60 comuni italiani per cui si continuano a registrare sforamenti dei valore limite di Pm10 e biossido di azoto nelle grandi città del centro-nord, in Campania e in Sicilia. L’ozono resta un elemento che causa inquinamento in maniera capillare in tutte le città. Le città più inquinate da Pm10 sono state nel 2010: Roma, Taranto, Milano, Napoli e Torino.

Fonte. ecoblog