Calce e canapa: la bioedilizia si fa strada con soluzioni ecologiche ed efficienti

Una tecnica costruttiva fondata su materiali semplici ed ecologici che garantisce un elevato comfort abitativo e un notevole risparmio dei costi energetici. Reduce dal SAIE 2021 di Bari, ènostra fornisce una panoramica sulle abitazioni in calce e canapa e sui vantaggi che comporta. Il settore dell’edilizia sta manifestando negli ultimi anni un orientamento “green”, dettato prevalentemente da esigenze commerciali e normative. Le strategie di sviluppo infatti non sono sorrette nella maggior parte dei casi da una reale volontà di conversione ecologica del sistema, bensì rispondono a lecite logiche di mercato offrendo prodotti sostenibili ma non ecologici. In sintesi, non pongono al centro della loro offerta tecnica le esigenze di confort e salute dell’uomo e della natura. In particolare i maggiori player del settore, spinti dalle richieste di “risparmio energetico”, propone abitazioni che diventano dei contenitori ermeticamente sigillati che dipendono da sistemi tecnologici e macchinari ad elevata complessità. Ci sono invece delle tecnologie costruttive che vengono incontro alle esigenze dettate da una maggiore efficienza energetica e nel contempo propongono ambienti sani e salubri, in cui i materiali utilizzati sono esclusivamente naturali, senza alcuna aggiunta di componenti chimici di sintesi o derivanti dal petrolio. Abbiamo potuto vedere direttamente una di queste nuove metodologie costruttive al SAIE, la fiera dell’edilizia che si è tenuta a Bari dal 7 al 9 ottobre scorsi: l’utilizzo di calce e canapa per realizzare abitazioni.

Questa tecnica costruttiva presenta delle caratteristiche che la pongono al centro una bioedilizia salubre e sostenibile. Una casa realizzata in calce e canapa permette infatti un migliore comfort abitativo ed è protetta da sbalzi climatici. Temperatura e umidità sono sempre perfettamente regolate, in quanto questo materiale assorbe l’umidità ambiente e isola termicamente gli ambienti, e consente di respirare un’aria più salutare all’interno dell’abitazione, godendo dell’atmosfera domestica in ogni momento della giornata e in qualsiasi stagione dell’anno.

La calce e canapa sono elementi naturali e la costruzione viene realizzata su un telaio di legno o acciaio con completa assenza di cementi. Inoltre la coltivazione della canapa è notoriamente in grado di assorbire CO2 in quantità importanti e lavorarla richiede un basso impiego di energia grigia.

La miscela di calce e canapa è in grado di assorbire, proprio per sua natura, la CO2 ambiente, rendendo di fatto gli ambienti più salubri e confortevoli. Senza contare che le parteti di questo materiale, oltre a isolare termicamente, assorbono i rumori. Infine, due caratteristiche tecniche non da poco: il materiale pesa circa il 40% in meno di un comune manufatto in mattoni e cemento ed è completamente antisismico, adattandosi molto bene a molte realtà del nostro Paese. Una casa di calce e canapa è dunque ecologica, naturale e permette di vivere in ambienti più sani. Senza contare che alcune esperienze viste a Bari permettono un risparmio in termini economici sui costi di riscaldamento e raffrescamento significativi. Se poi alla costruzione in calce e canapa aggiungiamo dei pannelli fotovoltaici e magari una fornitura di elettricità con ènostra, potremmo dire di abitare in una vera casa passiva, naturale e attenta all’ambiente.

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2021/10/calce-e-canapa-bioedilizia/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

La storia di Chiara, la giovane imprenditrice che crede nella canapa

Affascinata dal mondo di questa pianta antica e versatile, qualche anno fa Chiara Lo Cascio ha aperto un piccolo negozio per lanciarsi in un settore dalle grandi potenzialità, troppo spesso represse da una normativa retrograda e ottusa. Attraverso il suo racconto scopriamo meglio tutto ciò che ruota intorno alla canapa.

RomaLazio – Dopo un percorso di studio e di lavoro che l’ha portata dall’economia aziendale al marketing online, dalla programmazione di app all’incubazione d’impresa, nel 2018 Chiara, un po’ stanca dell’innovazione prettamente digitale, apre un hemp-shop nella capitale, a San Lorenzo, la zona dove vive: Zia Maria.

«Sono partita solo due dipendenti part-time, ero piccina – ricorda –, ma felice di fare impresa grazie a una pianta dalle mille opportunità. «Vivo un po’ di innovazione anche oggi, ma di stampo diverso: ha a che fare con la natura, con le piante, con l’economia reale. Ho scelto di provare a investire in me stessa e in quella che credo essere tutt’ora, nonostante le mille difficoltà, una grande opportunità per il nostro paese: la canapa».

Come sta proseguendo il tuo percorso di studio e di crescita professionale?

Mi sono iscritta di nuovo all’università: frequento la triennale di scienze farmaceutiche applicate per diventare erborista. Il mio sogno è creare e vendere prodotti innovativi, a partire dalle piante. Non so se mai ci riuscirò, ma intanto la strada l’ho intrapresa. Bisogna essere preparati per coltivare e ancor più forse per trasformare e vendere la canapa. Non solo per sentirsi inattaccabili nella giungla normativa che subiamo come nessun altro settore in questo paese, ma anche per essere all’altezza delle domande dei clienti. I fiori rappresentano per quasi tutti i negozi la maggior parte del fatturato. Il fiore di canapa, praticamente privo di principio attivo stupefacente, ma dalle interessanti qualità fisiologiche, in Italia non è normato per il consumo umano a differenza di tanti altri paesi anche europei che lo classificano come alimento o integratore alimentare (tisana) o al limite come “novel food” (nel caso di cibi con aggiunta di cbd).

Chi sono le persone che frequentano il tuo negozio?

Sin dall’apertura l’età media dei miei clienti è over 30, ma ho anche tanti clienti over 50 e 60. Faccio le spedizioni ad alcuni affezionati che si sono trasferiti in un’altra regione e a volte fanno il passaparola. In negozio ho anche la cosmetica bio e cruelty free a base di olio di canapa e altre piante, i superfood e gli integratori alimentari vegetali, accessori e merchandising. Con il Covid mi è parso che l’attenzione alla natura, la voglia di tornare agli spazi aperti e alla terra, di farsi l’orto anche solo in balcone, sia esplosa. Ho aggiunto quindi tutta la parte grow e giardinaggio; per esempio ho i terricci specifici per i vari i tipi i piante: grasse, orchidee, orto, acidofile, agrumi eccetera. Oltre che, naturalmente, fertilizzanti e ammendanti organici e minerali.

Come ti promuovi?

È difficile nel mio settore, non si possono fare pubblicità a pagamento su google e sui social. A dire il vero non ho nemmeno ancora il mio sito: ho un po’ di ansia da prestazione venendo dal mondo delle startup. A parte gli scherzi le vendite sono buone: uso instagram, senza fare ads a pagamento. E poi c’è sempre il passaparola e mi promuovo magari moderando alcune iniziative come il 420 HempFest di Milano nel 2019 o alcuni incontri online.

Come va l’attività di coltivatrice?

Il primo anno è stato davvero duro, non abbiamo inserito automazioni di alcun tipo, non conoscevamo ancora il luogo e l’impianto. Abbiamo coltivato in vaso, non avevamo ancora fatto le analisi del terreno. Quest’anno le stiamo facendo, ma abbiamo già visto che ci sono tanti lombrichi a soli 20 centimetri di profondità: a occhio sembra essere un ottimo terreno vivo! Mi divido con un’altra azienda una serra di cui occupo solo il 25%, ma il mio sogno è mettere a punto un piccolo laboratorio per la prima trasformazione e la coltivazione indoor in ambiente protetto, magari non occupandomi solo di canapa, ma anche di aromatiche e officinali.

Come vedi il futuro degli agricoltori e dei commercianti di canapa?

Il mercato della canapa industriale oggi in Italia è più efficiente: si stanno riducendo i distributori, la filiera si accorcia, ci sono sempre meno passaggi dalla produzione al cliente. From Farm to Fork è uno dei titoli della nuova strategia europea, speriamo di rientrarci prima o poi. Il mercato potrà finalmente mostrare le sue potenzialità quando in Italia il fiore sarà normato anche per uso umano. Non essendolo, non sono ancora arrivati i grandi colossi che sono presenti altrove. Arriveranno anche investimenti italiani ed esteri. I piccoli imprenditori come me potranno restare in vita se sapranno offrire qualità, magari innovare. Se avranno la possibilità di creare una filiera corta, quindi praticare la vendita diretta o con pochi passaggi, come per esempio già accade con le piccole cantine italiane d’eccellenza.

Essere parte di una comunità ti aiuta, in particolar modo a destreggiarti in ambito legale?

Conosco Canapa Sativa Italia dagli albori, devo al gruppo facebook omonimo tutte le nozioni e le basi iniziali necessarie per avviare l’attività. Mi sono resa conto che anziché destinare tempo alla botanica, dovevo studiare molto molto bene la legge! CSI mi ha dato tante informazioni preziose di cui avevo bisogno, oltre che darmi un luogo dove informarmi su ciò che accadeva alla canapa e alla cannabis nel resto del mondo. Mi sono resa conto col tempo che è fondamentale partecipare ad un’associazione di settore, soprattutto se lavori in un ambito giovane e incerto come il nostro: non solo per informarti, ma anche per difenderti dai preconcetti e quindi particolari interpretazioni della legge.

Come valuti la situazione italiana?

Rivesto di nuovo i panni della piccola imprenditrice: agricoltori e negozianti hanno necessità di certezza normativa oggi. Si tratta di aziende che hanno già investito, anche piccole imprese familiari che dopo la legge 242 del 2016 hanno scommesso su questa pianta. Mentre ormai in moltissime parti del mondo si sta normando la cannabis ad alto tenore di THC, in Italia si fa ancora la guerra a malati come Walter de Benedetto o al fiore di canapa, che praticamente non ha principio attivo. In Sardegna è stata diramata una circolare molto restrittiva e – a parere di CSI – non legittima. Bisogna capire che, al di là della politica, parliamo di scienza e di lavoro: si tratta di un settore che in Italia si è creato praticamente da solo, che non chiede aiuti economici, solo certezza normativa. Parliamo di tanti giovani, perché il nostro è un comparto con un’età media molto bassa. Con l’avvento della legge 242 del 2016 e grazie al mercato con le sue richieste, negli ultimi 4/5 anni gli operatori hanno acquisito tanto know-how. Siamo italiani, ci piace scoprire, inventare, innovare. Fonte: https://www.italiachecambia.org/2021/09/chiara-imprenditrice-canapa/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

Case in canapa e calce per un abitare davvero sostenibile

È possibile costruire rispettando la natura? Come si può creare armonia tra attività umane e ambiente naturale? Messapia Style, Emilio e i suoi collaboratori cercano di darci una risposta diffondendo teoria e pratica di un modello di edilizia naturale fondato sull’utilizzo di materiali ecologici, tradizionali e anche economici: canapa e calce. Oggi più che mai l’ambiente ha bisogno di aiuto. L’emergenza climatica sta diventando un problema sempre più rilevante e la necessità di promuovere in ogni campo l’eco-sostenibilità è uno degli obiettivi cardine del ventunesimo secolo. Anche l’edilizia può svolgere un ruolo significativo in questo ambito, cercando di non arrecare danno a ciò che ci circonda. Ed è proprio qui che entra in gioco Messapia Style, una realtà salentina pioniera in Italia dell’edilizia naturale per la realizzazione di case in canapa e calce.

«Nel 2015 ho deciso di costruire per me e mia moglie questa abitazione a Supersano, nella quale tuttora viviamo, con l’uso di materiali ecosostenibili», racconta l’imprenditore bioedile Emilio Sanapo, fondatore dell’azienda. «Ho voluto sperimentare su di me per primo questo sistema innovativo fondato sull’uso della calce/canapa. Il mio obiettivo è proprio quello di non rimanere una goccia nel mare, ma di portare quante più persone possibile a seguire il mio esempio. Se tutti ci impegnassimo sarebbe un vero e proprio toccasana per l’ambiente, anche perché la canapa è un materiale rinnovabile e biodegradabile, cresce in cento giorni e con un ettaro si può costruire una casa».

Emilio Sanapo

L’intento di Emilio e dei suoi collaboratori è quello di promuovere un modo di vivere salutare attraverso la costruzione e la ristrutturazione delle abitazioni facendo uso di materiali naturali che non siano nocivi all’ambiente. La natura è infatti capace di fornirci tutti i mezzi necessari per realizzare case ed edifici che possano durare nel tempo e che siano in grado di fare del bene tanto all’uomo quanto alla natura stessa. In tutto ciò la canapa riveste un ruolo di primaria importanza. Si tratta di una pianta erbacea a ciclo annuale dalla quale si ricavano semi e fibre. Lo stelo legnoso invece contiene una buona quantità di silice e questo la rende resistente al fuoco e alla decomposizione. La miscela che viene utilizzata per la bioedilizia si realizza impastando con acqua la canapa, la calce idrata (un legante) e un eccipiente naturale che ha la funzione di far indurire quest’ultima in un tempo adeguato.

I materiali edili a base di canapa e calce presentano numerose proprietà, positive sia per l’uomo che per l’ambiente. Innanzitutto, le pareti costituite da questi elementi permettono di gestire in maniera naturale l’umidità, che viene mantenuta a un livello stabile intorno al 50-60%. Inoltre, si tratta di materiali isolanti che permettono di creare una barriera contro il calore, isolando sia dal freddo invernale sia dal caldo estivo. Questi fattori garantiscono costi di climatizzazione particolarmente bassi, per quanto riguarda sia i consumi energetici che la manutenzione degli impianti. La miscela di calce e canapa è del tutto traspirante ed esente da condense e muffe poiché, assorbendo la CO2, si viene a creare un clima interno all’abitazione salubre che tende all’alcalino. Inoltre, essa costituisce un materiale da costruzione ideale sia per il basso consumo di energia, sia per il bassissimo inquinamento in fase di produzione, di installazione e a fine vita. È, infine, un prodotto molto durevole nel tempo, a differenza dei materiali da costruzione sintetici che iniziano a presentare fenomeni di degrado dopo pochi anni. Emilio e i suoi collaboratori lavorano principalmente in Puglia, ma piano piano stanno esportando la filosofia della bioedilizia in tutta Italia, per insegnare a imprese o a persone normalissime come auto-costruirsi e costruire per altri abitazioni in calce/canapa. «Si tratta però – ci spiega Emilio – di una tecnica che solo parzialmente siamo riusciti a diffondere. Un grosso ostacolo è quello culturale: si è poco propensi a mettersi in gioco e a imparare nuovi modi di costruire anche se, nolenti o dolenti, saremo costretti a reinventarci, perché è l’ambiente a imporcelo. La mia speranza è che a livello politico qualcosa si possa muovere, per favorire innanzitutto lo sviluppo di questo tipo di materiali e penalizzare quelli derivanti dal petrolio e, soprattutto, per agevolare la filiera della bioedilizia, costruendo degli impianti di trasformazione della canapa».

I mattoni, i blocchetti in laterizio e il calcestruzzo utilizzati nelle costruzioni moderne vengono prodotti da impianti industriali che emettono grandi quantità di CO2, inquinanti per l’atmosfera. Per giunta, il cemento stesso contiene molto spesso alcune sostanze che sono tossiche sia per i lavoratori che per gli abitanti delle abitazioni. Messapia Style, Emilio e tutti i collaboratori di questa azienda si battono ormai da anni per cambiare la situazione attuale e per far fronte alle problematiche ambientali e della salute del singolo. Passo dopo passo, stanno diffondendo il loro ideale di edilizia naturale in calce/canapa, mettendosi al servizio dell’ambiente e dimostrando che anche una goccia d’acqua può far sentire la propria presenza in un mare, soprattutto se questa goccia ne ispira molte altre al cambiamento.

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2021/06/case-in-canapa-e-calce-abitare-sostenibile/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

Canapa Mundi: moda, edilizia, alimentare, un evento spiega i mille usi della canapa

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Canapa Mundi è l’evento che a Roma riunisce tutti gli amanti della canapa e mostra gli incredibili usi della pianta, dalla gastronomia, alla medicina, fino alla bioedilizia e alla cosmesi. Ieri si è concluso Canapa Mundi 2018, l’evento romano che dal 16 al 18 febbraio al Palacavicchi ha avuto un unico protagonista: la canapa.

Per l’occasione sono stati allestiti 9.000 mq, per presentare tutte le enormi potenzialità di questo alimento che negli anni ha dimostrato di prestarsi agli usi più svariati, dall’alimentare, al tessile, passando per la medicina, fino alla bioedilizia e alla cosmesi. Senza dimenticare il campo energetico, come raccontiamo qui.

Il successo di Canapa Mundi

Già la scorsa edizione aveva avuto una grande partecipazione di pubblico, tanto che Canapa Mundi ha ottenuto dalla Regione Lazio il riconoscimento di Fiera Internazionale. Proprio per festeggiare questo premio, la Fiera quest’anno ha presentato tantissime novità. Molto apprezzati dai visitatori sono stati gli show-cooking, veri e propri spettacoli dove chef hanno dimostrato come la canapa possa sposarsi perfettamente con l’alta cucina.

Gelato, il vino alla canapa, oltre a specialità siciliane, come arancine e cannoli alla canapa, sono alcuni dei cibi presentati, tutti squisitamente a base di canapa, 100% vegani e gluten free.

Ha riscosso poi molto successo anche un’altra novità introdotta quest’anno: i tour che hanno permesso ai partecipanti di conoscere i negozi e i locali romani che usano la canapa in mille modi diversi.

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Due aree e spazio alla moda

Come per la scorsa edizione, la manifestazione ha visto due aree principali espositive. Quella industriale dove i partecipanti hanno conosciuto le realtà che lavorano e trasformano la canapa. A questa si è affiancata affiancata un’area chiamata “grow-head-seeds”. In sostanza, lo spazio è stato riservato a tutte quelle aziende che promuovono oggi l’alta tecnologia per la coltivazione della canapa. Per attrarre poi sempre più giovani, la manifestazione ha organizzato eventi con al centro musica, racconti, giochi e l’alta moda. L’Istituto Europeo di Design ha infatti mostrato in anteprima i vestiti in canapa che gli sono stati commissionati dal Festival del Cinema di Spello. Mentre l’Istituto Moda di Caserta ha presentato 12 modelli di vestiti moderni realizzati con la canapa. Di grande interesse anche gli workshop, come quelli promossi da Campanapa che hanno insegnato i partecipanti a utilizzare la canapa per bonificare in modo naturale i terreni inquinati da materiali pesanti e tossici, nonché a costruire edifici naturali, antisismici e coibentanti.

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Un evento contro i pregiudizi

Canapa Mundi è nato anche con lo scopo di far conoscere una pianta che fa parte della storia agricola italiana. L’obiettivo principale della manifestazione è stato quello di dimostrare quanto siano infondati i pregiudizi e il proibizionismo di cui sono stati spesso vittima i produttori della pianta. Malgrado questo clima negativo, gli amanti della canapa hanno continuato negli anni a mostrare con i fatti che la pianta sa adattarsi a un infinito numero di usi e può essere un elemento determinate per curare e prevenire tantissime patologie. L’obiettivo degli organizzatori è ambizioso: raggiungere nei prossimi tre anni i numeri delle maggiori fiere del settore, che hanno all’attivo 10, 15 anni di storie e 40mila visitatori, come la fiera in Spagna, che è oggi la più importante d’Europa.

Fonte: ambientebio.it

Nelle terre confiscate alla camorra ora cresce la canapa

Campanapa è una cooperativa che unisce una trentina di aziende campane che stanno creando filiere ecologiche e locali di coltivazione e uso della canapa su terreni confiscati alla camorra. Grazie a protocolli d’intesa con addetti del settore, vuole diffondere l’utilizzo di questo materiale anche in ambiti come il tessile e l’edile.

La rivincita della canapa sta lentamente facendo il suo corso, tanto da trasformarsi in un messaggio di legalità. Grazie a un progetto di Campanapa, cooperativa di trenta soci che riunisce alcune aziende agricole del casertano e del beneventano insieme ad alcuni operatori nel settore sociale che si occupano del recupero dei beni confiscati alla camorra allo scopo di ampliare la produzione della canapa sul territorio, nei campi confiscati alla camorra oggi la pianta cresce e diventa testimone di un percorso di ritorno alla legalità.campanapa

Esempio della fruttuosa collaborazione di Campanapa con le realtà del territorio è quello relativo al progetto “La Terra dei Cuori”. A Casal di Principe e a Santa Maria La Fossa sono stati sequestrati alla camorra alcuni campi che sono stati affidati alla Cooperativa femminile “Nuova Terra Verde” e all’associazione “Nero e non solo”: tutto questo dopo un crowdfunding organizzato da alcuni ragazzi campani residenti a Londra, dove hanno parlato dei problemi legati alla terra dei fuochi e devolvendo poi l’intero ricavo di questa campagna per lo sviluppo di una piantagione di canapa su un terreno confiscato. La canapa, oltre a creare reddito in una regione votata alla sua coltivazione per tradizione, può essere utile per bonificare i terreni inquinati grazie alle sue proprietà fitodepurative. Campanapa ne ha parlato a marzo 2017 al Parlamento Europeo nel corso della conferenza “The Multiple Uses Of Hemp”. Su un potenziale di mille ettari di campi sequestrati alla camorra, la cooperativa sta intanto coltivando su una superficie iniziale e sperimentale di cinquanta ettari. Inoltre Campanapa ha chiuso un protocollo di intesa l’Associazione nazionale costruttori edili insieme alle università di Benevento e Napoli per sviluppare dei prodotti per il settore, così come sono in fase di sviluppo dei prodotti legali al tessile. Il percorso da fare è ancora lungo e per cercare di procedere a tappe spedite Campanapa è seguita da Confcooperative e lavora con la l’Associazione Provinciale Imprese Sannite. Scopo importante di Campanapa è anche quello di convertire la filiera campana del tabacco in una filiera della canapa, aumentando quanto possibile la sostenibilità economica dell’azienda agricola impegnata nella coltivazione della pianta. Gli associati controllano così tutta la filiera produttiva e sono interlocutori di know-how per coloro che vogliono affacciarsi da neofiti alla produzione della canapa in Campania, con l’obiettivo di creare una filiera completa in vari settori di applicazione della canapa come l’alimentare, il nutraceutico, il tessile, l’edile e l’industriale.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2017/09/terre-confiscate-camorra-cresce-la-canapa/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

 

Come costruire una casa passiva

Una casa passiva è un edificio costruito o trasformato in modo tale da non necessitare né del riscaldamento d’inverno né dell’aria condizionata in estate, con notevoli benefici per la nostra salute e per l’ambiente. Con un’accurata pianificazione e un’attenta scelta dei materiali è possibile ottenere un edificio di questo tipo con costi ragionevoli

La coibentazione, l’isolamento termoacustico per ottenere un casa passiva

Il concetto non è nuovo, è ormai dalla fine degli anni ottanta che i criteri per ottenere edifici passivi sono ben definiti, questi consentono di costruire case che siano ottimizzate al punto da non richiedere quasi di essere riscaldate, anche nei freddi inverni del nord Europa, o raffreddate nelle calde estati mediterranee. I metodi e materiali per coibentare un edificio sono molti, anche se intervenire su un edificio esistente limita di molto le opzioni e incrementa i costi, costringendo a compromessi e richiedendo di costruire un ‘cappotto’ sull’esistente. Nel caso di un edificio di nuova costruzione, che è quello che stiamo considerando, il tipo di coibentazione è parte integrale della progettazione e la sua corretta pianificazione è essenziale per il successo del progetto. Molte delle opzioni disponibili sono equivalenti in quanto a qualità e risultati, ma il tipo di casa, il clima locale e l’esposizione suggeriscono di volta in volta quale sistema e materiale siano più adatti. Oltre a metodo e materiali, il sistema di circolazione dell’aria deve essere studiato con estrema cura. Utilizzando coibentazioni efficienti si corre il rischio di avere case completamente sigillate nelle quali il ricambio d’aria è insufficiente, oppure, come con i muri in paglia, ci si può ritrovare con una casa che è piacevolmente calda d’inverno senza necessitare riscaldamento, ma diventa insopportabilmente calda d’estate.

Esempi di materiali naturali per l’isolamento termo-acustico di case ecologiche. Immagini da web, copyright con gli autori delle singole immagini

La pianificazione e la scelta dei materiali

La progettazione iniziale fatta da un professionista è essenziale, è facile immaginare i costi e le problematiche del dover correggere errori che coinvolgono tutta la trama dell’edificio e che si rivelano solo a lavori terminati quando si va a vivere nella casa.

L’obiettivo è di avere un ambiente che sia caldo d’inverno senza necessitare riscaldamento, fresco d’estate senza necessitare condizionamento d’aria, sano nell’aver muri traspiranti e un sistema di circolazione dell’aria che consenta sia il ricambio con l’esterno che una distribuzione uniforme della temperatura in tutto l’edificio. La cosa è possibile e con un’accurata pianificazione e scelta di materiali si possono contenere i costi entro limiti ragionevoli. Si deve comunque ricordare che l’investimento per la coibentazione di una casa passiva ed ecologica è necessariamente più alto di quello di una costruzione convenzionale, ma il risparmio in costi di riscaldamento e climatizzazione, il guadagno in salute e la riduzione di impatto ambientale compensano ampiamente questi costi.

I metodi più diffusi per isolare termicamente ed acusticamente pareti e tetti di una casa passiva ecologica includono: la paglia, la lana, la canapa, la fibra di legno, la carta riciclata, il sughero; chiaramente infissi e vetri sono un discorso collegato ma a parte. Questi materiali vengono forniti in una varietà di formati: a pannelli rigidi, tappeti, materassi, blocchi, sfusi, ciascuno adatto a diverse applicazioni all’interno dell’edificio. Nello scegliere i materiali si deve fare attenzione ai componenti e i metodi di produzione. Ci sono materiali compositi (come i pannelli di fibra di legno) che a volte vengono prodotti usando collanti che non sono ecologici e sani, oppure altri che lo sono ma richiedono lavorazioni nocive per l’ambiente. I criteri che devono informare le decisioni su tecniche e materiali sono tanti, ma la scelta è ormai ampia e le informazioni accessibili, quindi basta un po’ di pazienza per fare delle scelte appropriate, con l’assistenza di personale esperto.casa-passiva3

Nella costruzione di una casa di legno e paglia la scelta quasi ovvia è di isolare anche il tetto con la paglia. La controindicazione può essere che, come per i muri, lo spessore del tetto è notevole, quindi aumenta il volume totale dell’edificio (o ne riduce il volume interno), l’altro problema possibile è il surriscaldamento della casa, per evitare il quale occorre massima attenzione nel progettarne la ventilazione.

La lana è un materiale piacevole e semplice da utilizzare, imbottire un tetto o delle intercapedini con materassini di lana è un lavoro rapido, pulito e semplice che produce risultati di efficienza termica ed acustica eccellenti. La lana è disponibile in materassini, tappeti e sfusa per applicazioni diverse, è sana, è un prodotto tipico italiano che era paradossalmente divenuto un rifiuto speciale, quindi una buona scelta sotto molti punti di vista.

La canapa è disponibile in una gran varietà di formati che includono tappetini ideali per sottopavimenti, materassini adatti a intercapedini e tetti, pannelli rigidi da utilizzare al posto di quelli di cartongesso, fibra sfusa di varie densità da essere iniettata in spazi poco accessibili o mescolata con la calce per lavori di riempimento e superficie. Tra i vari materiali la canapa è tra i più sani, flessibili, durevoli, facili da usare e la cui produzione, un tempo diffusissima in Italia, potrebbe avere una ricaduta positiva sull’ambiente e la creazione di nuovi lavori. Esiste una gran varietà di pannelli e blocchi da costruzione e coibentazione in fibra di legno. Questi generalmente utilizzano scarti di lavorazione e vengono compattati a pressione. Nella scelta di questi materiali è necessario accertarsi del tipo di legno che è stato usato e che non vi siano collanti o altri componenti chimici potenzialmente dannosi alla salute o l’ambiente. La gamma di formati disponibili rende la fibra di legno adatta a molte applicazioni e rapida da mettere in opera.casa-passiva2

La carta riciclata, sia sfusa che in pannelli, è un’alternativa interessante che in certe situazioni si può rivelare adatta e più economica di altri sistemi.

Il sughero è un ottimo materiale naturale, ma è costoso e ci sono obiezioni per quanto riguarda la sua raccolta.

Per quanto riguarda le specifiche tecniche, i vari coefficienti di assorbimento termico e acustico, i comportamenti riguardo umidità e traspirazione, troverete indicazioni in alcuni dei siti indicati qui di seguito. Includiamo alcuni links per ciascuno dei materiali citati che vi possono aiutare in una prima esplorazione. Come sempre questi sono solo un punto di partenza per aiutarvi nei primi passi in un mondo tutto da scoprire.

Lana di pecora
http://www.edilana.com/prodotti.asp
http://www.maiano.it/edilizia/naturtherm-wo-isolante-termoacustico-in-lana-di-pecora.html
http://www.isolantelanadipecora.it/pannelli-isolanti-in-lana-di-pecora.html
http://www.edilportale.com/prodotti/nordtex/rotoli-in-lana-di-pecora/klimalan-plus_71650.html
http://www.infobuildenergia.it/notizie/isolamento-termico-e-acustico-in-lana-di-pecora-5077.html
http://www.centrodellisolante.com/lanadipecora.htm
http://online.artimestieri.com/it/6-pannelli-morbidi-in-lana-di-pecora

Canapa
http://www.maiano.it/edilizia/naturtherm-ca-isolante-termoacustico-in-fibra-di-canapa.html
http://www.equilibrium-bioedilizia.it/it/prodotto/canabium-truciolato-di-canapa
http://www.masacoustics.it/shop/pannelli-fonoassorbenti-2/fonoassorbenti-non-rifiniti/panelli-fonoisolanti-in-fibra-di-canapa-isolkenaf/
http://www.vicariuscanapa.it/it/prodotti/vicarius-canna-flex-7/
http://www.centrodellisolante.com/canapa.htm
http://www.archiexpo.it/fabbricante-architettura-design/isolante-canapa-4897.html

Fibra di legno
http://naturalia-bau.it/it/prodotti/coibentazione-parete/
http://naturalia-bau.it/it/prodotti/coibentazione-tetto/pavatherm/
http://www.homatherm.com/it/materiali-isolanti/pannelli-isolanti-pressurizzati/
https://www.celenit.com/it/celenit-fl-150.php
http://www.3therm.it/Prodotti/3therm-INSULATION/Isolanti-termici-in-fibra-di-legno/MULTITHERM-110.aspx
http://www.fibradilegno.com/
http://www.nordtex.it/f.asp?id_famiglia=7

Carta riciclata
http://www.infobuild.it/approfondimenti/isolante-in-carta-riciclata/
http://isofloc.ch/it/i-nostri-prodotti-isolanti/
http://www.geatec.it/isolamento-termico
http://www.kenaf-fiber.com/it/isolcell.html

Sughero
https://www.tecnosugheri.it/cappotto/
http://online.artimestieri.com/it/pannelli-sughero-termico-naturale/21-sughero-pannelli-da-1-a-10cm-di-spessore-isolamento-termico-acustico-per-tetti-cappotti-e-pavimenti.html
https://www.architetturaecosostenibile.it/materiali/isolanti/sughero-isolante-termico-vantaggi-materiale-naturale-008/
http://www.lis.it/
https://www.coverd.it/cappotto-con-pannelli-di-sughero-bioverd/
http://biosughero.it/30-sughero-isolante

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2017/05/ripensare-abitare-3-come-costruire-una-casa-passiva/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

 

 

L’olio di canapa nell’alimentazione

Ricavato dalla spremitura a freddo dei semi della pianta di canapa, ha un alto valore nutrizionale e rappresenta un alimento basilare per il nostro organismo. È stato dimostrato che la somministrazione dell’olio di semi di canapa abbassa i livelli ematici di colesterolo e trigliceridi, diminuisce il grado di aggregazione piastrinica ed è protettivo dopo un danno al miocardio.

Si ringrazia la rivista Dolce Vita Online – Alternative Lifestyle Magazinecanapa_01

L’olio di semi di canapa è un alimento che si ricava dalla spremitura a freddo dei semi della pianta di canapa. Il seme di canapa è l’alimento vegetale con il più alto valore nutrizionale. Ha un contenuto di proteine pari al 20-25%: l’elevato contenuto di edestina, insieme con l’altra proteina globulare, l’albumina, fa in modo che tali proteine contengano tutti e nove gli amminoacidi essenziali in una combinazione proteica unica in tutto il mondo vegetale, fornendo così al nostro corpo la base sui cui creare altre proteine come le immunoglobuline. Queste sono gli anticorpi che respingono le infezioni prima ancora che arrivino i primi sintomi percepibili. Di grande rilievo anche il tenore dei carboidrati che gli conferiscono un valore energetico elevato (516 Kcal per 100 gr). Il seme di canapa presenta una frazione grassa (34-35%) di ottima qualità e di composizione equilibrata, costituita per il 70-75% da una miscela di acidi grassi polinsaturi come l’acido linoleico omega 6 e l’acido linoleico omega 3 ed il gammalinoleico (insostituibile nel processo di sintesi delle prostaglandine, sostanze che regolano l’attività di numerose ghiandole, dei muscoli e dei recettori nervosi). L’acido linoleico omega-6 e l’acido alfalinoleico omega-3 sono acidi grassi essenziali (Essential Fatty Acid – EFA): il nostro corpo non riesce a sintetizzarli da altre molecole. Questi acidi devono essere necessariamente presenti nella nostra dieta in quantità sufficiente per non sviluppare sintomi di carenza o, addirittura, malattie. In generale gli omega-6 e gli omega-3 dovrebbero essere assunti in una proporzione ideale di 3:1 fino a 5:1.canapa_02

L’alto valore nutritivo dell’olio di canapa risiede nel fatto che ci fornisce entrambi gli EFA in una proporzione benefica per l’uomo. Oggi sappiamo che gli acidi grassi essenziali agiscono attraverso vari meccanismi, svolgendo ruoli essenziali nel traffico metabolico, come metaboliti e messaggeri, sia agendo direttamente sui recettori nucleari per attivare e reprimere diverse vie metaboliche necessarie per la corretta risposta difensiva della cellula, sia permettendo all’organismo di formare le molecole eicosanoidi, che sono coinvolte nelle funzioni riproduttive, nella febbre, nelle infiammazioni e nel dolore associato a traumi o malattie, nella formazione dei coaguli di sangue, nella regolazione della pressione sanguigna, nella secrezione dell’acido gastrico e in molti altri processi importanti per la salute dell’uomo.
Lo spettro degli acidi grassi dell’olio di canapa è alla base dei suoi benefici nutritivi. Se paragonato ad altri oli commestibili non raffinati, l’olio di canapa ha alte percentuali di acidi grassi essenziali (in genere il 75%) per lo più in forma di acido linoleico omega-6. Una grande proporzione (dal 15 al 25%) è di acido alfa linoleico omega-3. Il 10-15% è composto di acido oleico monoinsaturo e il totale degli acidi grassi saturi è il 9-11% di tutti gli acidi grassi dell’olio di canapa. Inoltre contiene basse percentuali di molti acidi grassi polinsaturi che hanno un ruolo importante nel metabolismo umano, come l’acido gamma linoleico (GLA, omega-6) e l’acido stearidonico (omega-3). Il contenuto di questi grassi “minori” varia considerevolmente in dipendenza delle varietà e delle condizioni di crescita.

La maggior parte degli oli vegetali non contiene il rapporto ottimale di Omega-6/Omega-3 (3 a 1) e tende a promuovere l’accumulo di prodotti intermedi che ostacolano il metabolismo degli acidi grassi. L’olio di semi di canapa, al contrario, è correttamente equilibrato e non promuove l’accumulo di prodotti metabolici. Considerevole anche la dotazione di vitamine A, E (antiossidanti naturali), PP, C, e del gruppo B (esclusa la B12). Ricordiamo inoltre i fitosteroli e alcuni componenti della famiglia dei cannabinoidi come THC e CBD. Quest’ultimo non ha effetti psicoattivi ma agisce sul sistema delle anandamidi prodotte dal nostro organismo (cannabinoidi endogeni) che modulano le risposte dell’organismo nel sistema immunitario e agevolano le funzionalità cognitive e mentali attraverso l’attivazione di recettori specifici. Il livello di THC è molto basso, meno di una parte per milione e per avere effetti “tossici” da parte di questa sostanza bisognerebbe assumere dai 6 ai 9 litri di olio al giorno. L’olio di canapa rappresenta un alimento basilare, cioè un alimento che per sua natura può ottimizzare la risposta del sistema immunitario come prevenzione, ma anche nel trattamento delle malattie alla cui origine c’è la reazione infiammatoria. È stato dimostrato che la somministrazione dell’olio di semi di canapa abbassa i livelli ematici di colesterolo e trigliceridi, diminuisce il grado di aggregazione piastrinica ed è protettivo dopo un danno al miocardio. La maggior parte delle malattie cardiovascolari è causata dalla formazione di placche nelle arterie, cioè di depositi di grasso sulle pareti interne dei vasi sanguigni, che, con il passare del tempo, si induriscono e impediscono al sangue di circolare (arteriosclerosi). Questo processo potrebbe portare ad un completo blocco della circolazione, causando un colpo apoplettico o un attacco di cuore.canapa_03

È stato provato che l’assunzione quotidiana di acido linoleico e GLA (omega-6), equivalente a quattro/cinque cucchiaini di olio di canapa al giorno, fa diminuire rapidamente gli eccessivi livelli nel sangue di colesterolo LDL e di colesterolo totale, riducendo così il rischio di trombosi. Altri studi hanno dimostrato che gli acidi grassi omega-3 riducono significativamente il rischio di morte tra i sopravvissuti ad attacchi cardiaci. In questo modo l’olio di canapa può aiutare a ridurre il rischio di arteriosclerosi e di altre malattie cardiovascolari. Infine l’olio di canapa contiene anche piccole quantità di molte altre sostanze benefiche. I fitosteroli che ostacolano l’assorbimento del colesterolo, i fosfolipidi, conosciuti come lecitina, che sono essenziali per l’integrità delle membrane cellulari, aiutano a scindere i grassi ingeriti e migliorano il loro utilizzo da parte del fegato. I caroteni, che sono predecessori della vitamina A, necessari per la crescita e per la vista. E molti minerali tra i quali calcio, magnesio e potassio. L’olio di canapa può essere considerato un “vaccino” nutrizionale, nel senso che ha tutti gli effetti di un alimento protettivo, introdotto quotidianamente nella propria dieta. L’individuo sano deve assumere un cucchiaino da tè di olio di canapa al giorno, tutto l’anno, con l’eccezione dei mesi più caldi, nell’individuo malato la dose minima è di un cucchiaio da tavola al giorno tutto l’anno e si può salire fino a 3 cucchiai al giorno come terapia d’attacco.

Dott. Antonella Chiechi

Specialista in endocrinologia e malattie del ricambio

Fonte: ilcambiamento.it

Quando in Italia si coltivava la canapa

L’Italia è stata per secoli, fino alle prime decadi del ‘900, il secondo produttore mondiale di canapa dopo l’Unione Sovietica. Nelle dieci fotografie che seguono è possibile apprezzare quelle che erano le fasi ed i processi di lavorazione tradizionale della canapa tessile. Si ringrazia la rivista Dolce Vita Online – Alternative Lifestyle Magazine. Oggi sembra strano pensarlo, ma l’Italia è stata per secoli, fino alle prime decadi del ‘900, il secondo produttore mondiale di canapa dopo l’Unione Sovietica. In tutta la penisola, ancora nel 1910, si coltivavano a canapa oltre 80mila ettari di terreni, oltre la metà dei quali in Emilia-Romagna. Oltre a Ferrara il maggior centro di produzione e lavorazione della canapa era Carmagnola(nel torinese), località che diede il nome anche ad una varietà particolarmente pregiata di canapa tessile (la carmagnola appunto) che era ritenuta la migliore per qualità e resistenza delle sue fibre. Carmagnola fu non solo un rigoglioso centro di coltivazione, ma l’attività era fervente anche per quanto riguardava le fasi di lavorazione e commercio, che spingevano la sua pregiata canapa verso la Liguria ed il sud della Francia, in particolare Marsiglia. Nelle dieci fotografie che seguono, la cui pubblicazione ci è stata gentilmente concessa dalla Biblioteca Storica Nazionale dell’Agricoltura, è possibile apprezzare quelle che erano le fasi ed i processi di lavorazione tradizionale della canapa tessile. Attività che tra agosto e novembre coinvolgevano migliaia di contadini, donne e uomini che con grande fatica selezionavano e maceravano la canapa fino ad estrarne la fibra che sarebbe andata a costituire la materia prima con la quale per secoli si sono costruite corde, carta, vele per le navi, tovaglie e tanto altro.01

  1. Il trasporto dei fasci di canapa. La raccolta degli steli, alti fino a 4-5 metri, veniva fatta ai primi di agosto. Gli steli, una volta essiccati, venivano battuti per terra, in modo da far cadere le foglie, e successivamente raccolti in fasci conici del diametro di due metri, successivamente il contadino tagliava gli steli col falcetto recidendoli alla base, e li riordinava sul campo incrociati a “X”, quindi venivano trasportati verso il macero.02
  1. Scarico della canapa. I fasci incrociati, detti “mannelli”, vengono scaricati ed avviati al macero.03
  1. Collocazione al macero. I mannelli venivano immersi nell’acqua stagnante in due o piú strati per circa otto giorni. Questa operazione permetteva lo scioglimento delle sostanze collanti che tengono uniti fibra tessile e stelo.04
  1. Macerazione.Per macerare, la canapa doveva restare continuamente immersa nell’acqua. Per evitare il galleggiamento, uno dei sistemi era l’appesantimento dei fasci con pietre.05
  1. Stigliatura o scavezzatura. Dopo la macerazione e l’asciugatura i fasci di canapa vengono avviati alla scavezzatrice, macchina che frantumava gli steli per facilitarne la separazione.06

6.Strigliatura o scavezzatura. Questo passaggio, una tempo effettuato a mano e da fine ‘800 attraverso un apposito macchinario, consentiva di frantumare gli steli al fine di ricavarne la fibra.07

  1. Gramolatura. Procedura che consentiva di spezzare gli steli della canapa mediante l’uso di uno specifico utensile: la gramola, uno strumento a leva di legno, lungo e ingombrante che, a causa della sua pesantezza, era piuttosto faticoso da manovrare. Per questa fase della lavorazione si ricorreva spesso ad una manodopera specializzata, i cosiddetti “garzuler”.08
  1. La filaccia. Al termine del processo di gramolatura si aveva la filaccia, cioè la fibra di canapa pronta per la lavorazione. Questa veniva ulteriormente pulita e battuta per toglierne le residue impurità.09
  1. Dettaglio. Ogni passaggio della lavorazione della canapa coinvolgeva anche la manodopera femminile. Alle donne era riservato il lavoro di meticolosa pulizia della fibra, anche se ciò non le esentava di certo dagli altri processi ben più faticosi della lavorazione.010
  1. Accatastamento della filaccia. La fibra di canapa ottenuta, una volta completato il processo di pulitura, veniva accatastata pronta per essere inviata alla lavorazione o esportata ancora grezza.

Fonte: ilcambiamento.it

Oscar Green 2014, ecco i 7 vincitori del premio di Coldiretti

Coldiretti ha assegnato 7 Oscar Green a altrettanti giovani agricoltori che hanno sviluppato soluzioni intelligenti che puntano alla sostenibilità ambientale. Oscar Green 2014 quest’anno ha premiato 7 soluzioni intelligenti e rispettose dell’ambiente. Il consueto appuntamento di Coldiretti dunque è stata anche l’occasione per evidenziare, attraverso il Premio Oscar Green, come i giovani agricoltori italiani siano assolutamente al passo con i tempi rispetto all’innovazione e alle soluzioni smart. Ecco dunque premiate idee come le api sentinelle o le chips di pane, o ancora l’afrodisiaco dei Maya che si propongono già come prodotti innovatovi anti crisi.  Ma ecco nel dettaglio i vincitori degli Oscar Green 2014.coldiretti-oscar-green-620x350

Coltivare microalghe

Questo progetto si è aggiudicato l’Oscar Green 2014 nella categoria Ideando. Arriva dal Veneto e l’ideatore è Matteo Castioni che ha progettato la coltivazione di microalghe Spiruline e Haematococcus usate per la cosmetica, o come integratori e ricostituenti nelle diete ipocaloriche perché particolarmente ricche di proteine sali minerali e antiossidanti naturali. Le microalghe sono usate però anche in agricoltura grazie alla ottima resa come fertilizzanti naturali: con soli 5 grammi di microalghe si fertilizza un ettaro di terreno. Matteo ora progetterà impianti per la produzione casalinga di microalghe.

Le chips di pane ai mille sapori

Per la Categoria Esportare il territorio, ha conquistato l’Oscar Green 2014 l’idea di Domenico D’Ambrosio che ha proposto sottili sfoglie di pane, le chips appunto, aromatizzate ai mille sapori mediterranei: dall’olio d’oliva extravergine al formaggio. Queste panatine di grano, una sottilissima sfoglia di semola di grano duro, sono altamente digeribili. Queste chips saranno presto esportate negli Stati Uniti.

La canapa, stupefacente in cucina

Psquale Polosa si aggiudica l’Oscar Green 2014 nella categoria Stile e cultura d’impresa. Ebbene dai suoi 10 ettari di terreno coltivato a canapa da cui ricava olio, farina destinati all’alimentazione umana e ricchi di proprietà nutritive ma anche fibra che viene impiegata per produrre tessuti materiale per la bioedilizia.

Api sentinelle nella Terra dei fuochi

Sono le api, le sentinelle naturali, scelte da Salvatore Sorbo, giovane apicoltore campano a monitorare l’inquinamento nella Terra dei Fuochi. Infatti, le sue arnie partecipano al progetto Cara Terra, che prevede il biomonitoraggio dell’ambiente messo a punto dalle Università di Napoli e del Molise. Infatti ogni ape è in gradi controllare circa 7 chilometri quadrati di territorio e volando di fiore in fiore non catturano solo polline, ma anche PM10. Così sono poi analizzate dagli esperti che raccolgono così preziose informazioni sullo stato dell’inquinamento ambientale. Spiega Salvatore Sorbo:

Il loro lavoro è l’indagine più attendibile che possa esistere. Più di quanto gli strumenti classici di rilevamento possano raccontare.

Le api di salvatore sono sanissime e non hanno subito danni dall’inquinamento e i suoi prodotti sono tra i più apprezzato in Italia.

Fragole volanti con carta d’identità

E’Guglielmo Stagno D’alcontres a aggiudicarsi il premio Oscar Green 2014 per la categoria Campagna Amica grazie alla coltivazione di fragole in serre alimentate da pannelli fotovoltaici. Le piantine di fragola, poi sono coltivate grazie a orti sospesi e ogni pianta è certificata grazie anche a un QR code che ne ricostruisce la filiera produttiva.

Il pecorino che piace al cuore

Per la Categoria in filiera si aggiudica l’Oscar Green 2014, il pecorino anticolesterolo. L’idea è di Carlo Santarelli che nel suo caseificio e con la collaborazione delle Università di Pisa e Cagliari hanno realizzato la semplice rivoluzione che rende il pecorino un alimento anticolesterolo: è stata cambiata l’alimentazione delle pecore rendendola più sana. Le pecore brucano il lino e l’alimentazione è integrata con olio di soia: tutto qui. I risultati sono sorprendenti poiché le pecore sono più sane e il formaggio ha qualità migliori. Il consorzio ricerca allevatori che si convertano a questa nuova filosofia di produzione del formaggio. MENZIONE SPECIALE” PAESE AMICO”

La libertà dell’orto anche in carcere

Veniamo, infine alla menzione speciale che è stata assegnata al carcere di Capanne a Perugia. Qui c’è un orto di dodici ettari, il frutteto, l’oliveto, quattro serre e l’allevamento di polli con il macello aziendale. Qui alcuni ospiti scontata la pena hanno chiesto di rimanere a lavorare e per questo a Perugia questa struttura è motivo di orgoglio. Come ricordano gli organizzatori di questo progetto:

Se carcere vuol dire rieducazione, metti un orto nella cella e l’obiettivo è a portata di mano.oscargreen-620x350

Foto | Manuel Lombardi Le Campestre @ facbook

Fonte: ecoblog.it

È canadese il primo aereo di canapa: pronto a volare nel 2015

Derek Kesek sta realizzando il suo sogno. La gente rideva quando lui, ex proprietario di un ristorante biologico, annunciava che avrebbe volato con la canapa. Ora non si ride più, si impara.aereo_canapa

Una società canadese chiamata Hempearth, con sede a Waterloo (Ontario), ha firmato un contratto con un produttore di aerei della Florida per costruire un aeroplano fatto pressochè interamente di canapa, almeno per il 75%. Sarà il primo al mondo, annuncia il quotidiano The Star e sarà pronto per il suo primo volo già nel 2015. La canapa fungerà anche da carburante. La canapa appartiene alla famiglia della cannabinacee ed è una pianta dagli steli molto robusti. Viene usata per fare T-shirt, saponi, corde, olio e per uso alimentare; se ne sta riscoprendo l’utilizzo nella bioedilizia e ora servirà anche per gli aeroplani. Kesek è entusiasta ed è convinto che il suo aeroplano rappresenterà una rivoluzione, «come Steve Jobs con i cellulari» ha detto. «La canapa è una coltura sostenibile, non necessita di pesticidi o erbicidi per crescere, quindi l’apparecchio avrà un’impronta ambientale estremamente più contenuta rispetto ad un aereo standard» aggiunge Kesek. «Tutti mi dicevano che era impossibile, che non ce l’avrei mai fatta e io rispondevo: state a vedere. Ora tutti quelli che mi scoraggiavano vengono a vedere cosa sto facendo». Il Canada ha legalizzato le coltivazioni di canapa industriale già alla fine degli anni ’90 del secolo scorso, ma in alcuni stati americani è ancora illegale, quindi tanti si riforniscono in Canada. La canapa viene spesso associata alla “cugina” marijuana e Kesek fin da subito ha voluto chiarire che non ha nulla a che fare con quell’ambito. «La mia società non si occupa affatto di marijuana, si occupa di canapa industriale». La realizzazione materiale dell’apparecchio verrà eseguita dalla Velocity Inc. americana, partendo da un progetto di mezzo milione di dollari. Sui prototipi è stato anche fatto un esperimento: alcuni addetti hanno provato a danneggiare un aereo in materiale convenzionale e uno in canapa e hanno visto che quello di canapa è ugualmente resistente, se non di più. La Velocity Inc. sta aspettando da Kesek la conferma che il progetto ha sufficienti finanziamenti per partire. L’ideatore conta di raccogliere il 30% di quanto necessario da finanziatori privati per poi avviare una raccolta fondi su internet con la forma del crowdfunding. Nel video che segue Kesek mostra come, oltre agli aerei, tante altre cose possano essere realizzate in canapa (oltre 25mila prodotti) comprese le chitarre.

Fonte: ilcambiamento.it

Canapa Italiana - Ieri, Oggi e Domani
Muzi Santina

Voto medio su 1 recensioni: Buono

€ 18