Una valle a piedi: sta per nascere il Cammino del PiemonteSud

Un nuovo grande cammino, costellato da tanti anelli votati alla scoperta del territorio dell’Appennino piemontese. Il cammino del PiemonteSud tocca Bobbio e si bagna nel mare di Portofino. Ne abbiamo parlato con Francesco Arecco, che sta lavorando al lancio di questo percorso che collega le Aree Protette e i Siti Comunitari Natura 2000 dell’Appennino Piemontese, dalla Val Borbera alle Langhe.

Alessandria – Il Cammino del PiemonteSud. Un nome semplice che vuole rievocare il passaggio di tutte le culture che nei tempi andati hanno popolato il versante nord dell’Appennino e una rete di sentieri che intreccia i territori di oggi e li valorizza. Servono scarpe buone oppure due ruote gonfie: questo cammino collega a piedi e in mountain-bike tutte le aree protette che si trovano sotto l’ala dell’ente di gestione della parte meridionale dell’appennino piemontese.

Un’idea nata dopo il lockdown e che vuole superare il campanilismo e liberarsi dal forte individualismo che questo territorio ha vissuto negli anni. E già lo slancio a fare rete è la prima nota di colore del progetto.

Fotografia Adriano Giraudo

PIEMONTESUDUN CAMMINO CHE COINVOLGE TUTTI I SENSI

Il Cammino PiemonteSud sarà lanciato in primavera e invita il pellegrino a godersi il paesaggio senza correre, camminando lentamente e ristorandosi con i silenzi dei boschi. E avrà un passaporto su cui sarà possibile timbrare le tappe, proprio come quello di Santiago. L’itinerario prevederà, poi, diversi “anelli di conoscenza del territorio”, affidati alle amministrazioni locali, ad associazioni, aziende e a chiunque voglia entrare in relazione con le persone che partecipano al cammino, con l’intento di mostrare ai gitanti tutte le peculiarità della propria terra.

Anche la definizione dell’intero percorso è in progress e sarà ultimata strada facendo, in collaborazione con il CAI, come già accaduto in altri cammini. Le prime 15 tappe però sono pronte: l’itinerario dell’alta val Borbera, dalle Capanne di Cosola sino alla riserva di Spigno, è completo. «Oltre alle tracce GPS, il Cammino del PiemonteSud offrirà ai camminatori i podcast di sentiero», spiega Francesco Arecco, consigliere dell’Ente di gestione delle aree protette dell’appennino piemontese.

«Abbiamo coinvolto esperti in ambito naturalistico, un micologo e un botanico, passando per il naturalista dell’avifauna, dell’ungulato o del lupo, molto presente su tutto l’Appennino». Non mancheranno poi approfondimenti culturali: «Abbiamo recuperato aneddoti e testimonianze che fanno parte della memoria storica di queste terre e registrato spiegazioni di architetti che illustrano i numerosi reperti archeologici e santuari che costellano l’area».

Un nome semplice che vuole rievocare il passaggio di tutte le culture che nei tempi andati hanno popolato il versante nord dell’Appennino e una rete di sentieri che intreccia i territori di oggi e li valorizza

Si può quindi scegliere di camminare avvolti dal silenzio della natura oppure di percorrere i tratti insieme a qualcuno che ci porta per mano, passo passo, e che ci fa immergere nella cultura di questo territorio così vasto. Ci sarà anche la possibilità di avere a disposizione un’audioguida di riferimento per ogni tratto, da ascoltare in viaggio mentre ci si avvicina alla prima tappa.

IL PERCORSO

Da Bobbio – cittadina attualmente in provincia di Piacenza, ma dall’anima piemontese – si scende lungo la Via del Sale e del Mare e si arriva fino al parco di Portofino. A metà del tratto che porta verso sud, il percorso di biforca e la deviazione permette di raggiungere Carrega Ligure, esplorando la val Borbera, per giungere ad Arquata, toccando il sottovalle con Gavi e tutto il suo patrimonio vitivinicolo. Poi si incontra Bosio, nel cuore del Parco delle Capanne di Marcarolo, zona di calanchi tutelata dall’ente parco. Da Ovada ci si dirige verso Molare e poi Langhe sino a Mondovì. Ma l’idea è di arrivare sino a Nizza.

San Martino di Roccaforte Ligure, una tratta del Cammino del PiemonteSud

Lungo tutto il percorso PiemonteSud, tratto per tratto, ci saranno a disposizione una cartina in pdf, le coordinate e tutte le tracce GPS, i materiali video e i podcast. «Abbiamo già avviato le registrazioni di voci e suoni del parco, ma anche antiche fiabe del territorio rivolte ai piccoli gitanti». L’intento è dare il via a un percorso culturale, umano e di relazioni sociali: «Vogliamo far sì che ciascun contributo in questo cammino arricchisca l’intero progetto e tutti coloro che decideranno di unirsi a noi si sentano parte di un percorso grande che fa del bene a tutti i territori coinvolti».

Francesco Arecco, da gaviese, pur conoscendo bene l’area non nasconde che questo lavoro lo sta portando a investigare e scavare nella cultura e nelle tradizioni locali: «Sto scoprendo territori nuovi e interessanti anche sul piano della buona alimentazione e del buon bere».

Proprio per questo è stato anche creato un circuito di amici del cammino del PiemonteSud: «Abbiamo stilato una lista di servizi utili a camminatori, con ristoranti, trattorie, strutture ricettive dove pernottare e botteghe dove acquistare i prodotti tipici locali da portarsi a casa». E il progetto dimostra anche il suo ampio respiro, che svalica i confini regionali: «Vogliamo, poi, collegarci a un cammino nazionale che passa subito sotto di noi, l’Alta Via dei Monti Liguri, creando un parallelo nel versante nord dell’Appennino».

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2022/03/cammino-piemontesud/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

Perché camminare? Ecco l’esperienza di Elisa: da archeologa a guida escursionistica

Perché fa bene camminare? Quali sono i benefici di questa attività per adulti, bambini e adolescenti? Ne parliamo con Elisa Leger, guida escursionistica con un passato da archeologa storica. Oggi collabora con Compagnia dei Cammini, per cui conduce diversi viaggi in Italia e all’estero, sempre a piedi.

Savona – Elisa Leger è la protagonista della storia che vi racconto quest’oggi. Una storia fatta di cambiamenti, viaggi, ma anche molta normalità. La sua professionalità nasce come archeologa, ma dopo aver lavorato diversi anni all’estero rientra in Italia e diventa guida escursionistica. Oggi collabora con Compagnia dei Cammini, per cui conduce diversi viaggi a piedi. Ci ha raccontato la sua storia, ma soprattutto fatto conoscere da vicino chi partecipa a questi viaggi e perché. E il suo racconto inizia così: «Dopo essermi laureata in archeologia preistorica, ho lavorato in giro per l’Europa per diversi anni».

«Ero un’archeologa di grandi scavi, come metanodotti e autostrade, oppure di ricerca in grotta», prosegue. «Mi è servito moltissimo per imparare nozioni sulla natura e saperi antichi, ad esempio, come orientarsi negli spostamenti, le mappe preistoriche, ma anche le abilità manuali, riconoscere e usare le erbe. Quindi partendo dalla storia di noi tutti ho appreso tantissime cose che ora porto con me nella mia vita e in ciò che faccio».

Dopo anni Elisa ha capito che stava crescendo dentro di lei una forte necessità di trovare una base, un luogo dove creare un progetto personale più stazionario: un cane, un orto, quelle cose semplici che viaggiando tanto le mancavano. Decide quindi insieme al suo compagno di ristabilirsi in Italia e di aprire un’azienda agricola sopra a Varazze (SV), dove recupera terreni abbandonati e li converte a produzione di ortaggi, ma anche apicoltura, uliveti.

Qui il primo grande cambiamento: da archeologa ricercatrice e viaggiatrice assume le vesti di contadina e artigiana. Infatti Elisa inizia a lavorare insieme al compagno anche il legno, utilizzando il materiale delle potature, con cui crea ad esempio le prese per pareti di arrampicata.

LA GIOIA DI CAMMINARE

«Non ho sempre camminato, ma ho scoperto man mano che era un qualcosa che mi faceva star bene. La scintilla è scattata alla fine delle superiori, durante un corso di speleologia. Scoprii allora l’amore per il selvatico, per la natura, le escursioni e per questi luoghi così ancora misteriosi e in gran parte inesplorati». Da lì Elisa inizia ad andare spesso in montagna a camminare quando le è possibile, sia per brevi uscite che per periodi più lunghi in tenda.

«Ho amato tantissimo poter viaggiare a piedi, con lo zaino in spalla e la tenda pronta per essere sistemata dove volevo quando volevo. Mi faceva sentire molto libera. Avevo vissuto molte difficoltà famigliari e a posteriori ho capito che quei momenti solo miei erano stati curativi, mi avevano permesso di trovare le risorse dentro di me per affrontare ciò che mi stava accadendo intorno». E così anni dopo, con questa consapevolezza acquisita decide di intraprendere il percorso per diventare guida escursionista ambientale.

L’IMPATTO TERAPEUTICO

Elisa mi racconta che ha compreso con il passare del tempo, partendo proprio dalla sua esperienza, che il camminare ha un forte valore terapeutico, soprattutto se fatto per più giorni: «È un’attività che può essere fatta da chiunque, perché esistono percorsi con difficoltà differenti. Credo fortemente che il camminare permetta di allontanarsi dalla nostra identità, dai ruoli che ogni giorno siamo tenuti a ricoprire in casa, dal lavoro, dalla società

Elisa vive il cammino come uno strumento per uscire da sé stessa, per poter entrare in contatto con il suo “io” più profondo. Mi spiega infatti che quando si cammina, non esistono passato e futuro. Si vive un presente pieno, talmente denso e reale dare accesso a uno stato di consapevolezza maggiore. E se è vero che al proprio rientro a casa si ritorna a indossare i ruoli che si erano lasciati nel preparare le valigie, lo si farà comunque con una lucidità maggiore, con una distanza acquisita che è difficile da ignorare.

LA DIFFICOLTÀ A DISCONNETTERSI

Quando chiedo a Elisa chi partecipa alle escursioni da lei guidate, la risposta non tarda ad arrivare: «I partecipanti sono molto diversi tra loro e lo fanno per motivi molto differenti. In alcuni casi hanno già avuto esperienze simili, ne hanno trovato benefici e continuano a farlo. Per altri è una ricerca che li muove: ci sono infatti spesso persone che percepiscono un malessere, un disagio, e stanno trovando la loro via per uscirne e stare meglio».

Qualunque sia il motivo che li porta sulla strada, «io chiedo sempre a inizio cammino di tenere staccato il telefono, per poter vivere a pieno l’esperienza: tanti accettano con serenità, ma altrettanti fanno davvero tanta fatica a disconnettersi dal mondo virtuale e social. Vorrebbero, ma in alcuni casi ne sono proprio dipendenti. E nella maggior parte dei casi sono persone sopra i trent’anni e non adolescenti, come spesso siamo portati a credere. Ma quando riescono a farlo, si permettono davvero di vivere fino in fondo quell’esperienza».

DIVERSE ETÀ, VISSUTI SIMILI

Elisa opera come guida escursionistica ambientale per la Compagnia dei Cammini e, su richiesta, organizza gite ed escursioni, didattiche e non. Lavora a contatto dunque per periodi più o meno lunghi con persone delle più differenti età: alle escursioni giornaliere partecipano spesso anche bambini piccoli, mentre nelle escursioni di più giorni sono principalmente persone adulte a iscriversi.

Ma vi è un’esperienza che l’ha lasciata piacevolmente più colpita di altre: «Qualche mese fa mi sono trovata a condurre un’esperienza in libertà di più giorni con ragazzi e ragazze tra i 12 e i 15 anni. Prima di partire ero preoccupata: avevo un’idea pessima di quella fascia di età, forse legata ai miei ricordi dell’adolescenza. Durante quei giorni trascorsi insieme a camminare e dormire in tenda, ho potuto avere il privilegio di vedere da vicino i complessi contrasti che hanno dentro».

«Emergeva da un lato la parte che si sente ancora bambina, che ha voglia di giocare e ha necessità di figure di riferimento, e dall’altro lato vedevo futuri uomini e donne che stavano cercando la loro via per diventarlo», racconta Elisa. Inoltre rispetto ai camminatori dipendenti da telefoni, i ragazzi e le ragazze di questa età non avevano problemi a spegnerlo, andando ad abbattere un altro luogo comune diffuso.

Tra le altre convinzioni, spostandosi di un decennio indietro di età, c’è quella che per i bambini sotto l’età scolare sarebbe meglio non fargli vivere esperienze in natura troppo lunghe per evitarne i possibili pericoli e paure. Elisa ci tiene a sfatare anche questo falso mito, condividendo proprio la sua esperienza: «Ho un bambino di cinque anni e quando posso lo porto con me in viaggi a piedi con la tenda».

Lui si diverte tantissimo ed è molto attento a seguire le indicazioni di sua mamma: «Ogni volta che torna a casa, noto come per giorni sia molto più sereno e faccia molti meno capricci. Inoltre sta imparando sempre più a gestire la fatica ed è molto bello stargli accanto in ogni sua piccola conquista».

Elisa è convinta che camminare sia rigenerante e salutare per tutti: fa parte di noi e percorrendo sentieri fisici si ha la possibilità di trovare anche vie smarrite interne. Parola di un’archeologa camminatrice.

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2021/12/camminare-guida-escursionistica/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

Altravia, da Torino a Savona un viaggio lento per scoprire terre inesplorate

AltraVia è un progetto che nasce dal basso, dalla scommessa di due amici, Giovanni Amerio e Dario Corradino: insieme hanno dato vita a un percorso che si può compiere sia a piedi che in bicicletta che percorre due regioni, il Piemonte e la Liguria. Il sogno è diventare, assieme a tanti altri meravigliosi cammini italiani, un modo per tornare a vivere e far vivere i territori e le persone che li abitano.

Savona – “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuovi orizzonti ma nell’avere nuovi occhi”, osservò Marcel Proust in un suo scritto. Da questa ispirazione e dalla scommessa di due amici nasce Altravia, un percorso che unisce Piemonte e Liguria, dove il cammino lento diventa il punto di arrivo e di partenza. Parliamo di Giovanni Amerio, che da sempre lavora in ambito sanitario, e Dario Corradino, giornalista. Compagni di avventure e viaggi che un giorno si sono chiesti: «Può esistere un altro modo di raggiungere il mar Ligure da un territorio di pianura come quello torinese?». Si badi bene. Come loro specificano, non un modo per forza migliore, ma diverso, altro. Così hanno materializzato il loro sognotracciare un’altra via. Una via che unisca, percorrendoli lentamente, territori eterogenei: grandi città e piccoli paesi, centri abitati e borghi sconosciuti, aree coltivate e rinomate a livello internazionale per le loro eccellenze e angoli di mondo selvaggi e impervi, poco noti persino a chi in quei luoghi ci abita da lunga data.

AltraVia è un progetto che nasce dal basso, dalla scommessa di due amici, Giovanni Amerio e Dario Corradino: insieme hanno dato vita a un percorso che si può compiere sia a piedi che in bicicletta che percorre due regioni, il Piemonte e la Liguria. Il sogno è diventare, assieme a tanti altri meravigliosi cammini italiani, un modo per tornare a vivere e far vivere i territori e le persone che li abitano.

Savona – “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuovi orizzonti ma nell’avere nuovi occhi”, osservò Marcel Proust in un suo scritto. Da questa ispirazione e dalla scommessa di due amici nasce Altravia, un percorso che unisce Piemonte e Liguria, dove il cammino lento diventa il punto di arrivo e di partenza. Parliamo di Giovanni Amerio, che da sempre lavora in ambito sanitario, e Dario Corradino, giornalista. Compagni di avventure e viaggi che un giorno si sono chiesti: «Può esistere un altro modo di raggiungere il mar Ligure da un territorio di pianura come quello torinese?». Si badi bene. Come loro specificano, non un modo per forza migliore, ma diverso, altro. Così hanno materializzato il loro sognotracciare un’altra via. Una via che unisca, percorrendoli lentamente, territori eterogenei: grandi città e piccoli paesi, centri abitati e borghi sconosciuti, aree coltivate e rinomate a livello internazionale per le loro eccellenze e angoli di mondo selvaggi e impervi, poco noti persino a chi in quei luoghi ci abita da lunga data.

Come scrivono, «il turismo lento, sia esso praticato a piedi o sulle due ruote, solitamente privilegia località alpine oppure percorsi attraverso territori poco popolati. Si potevano trovare strade e sentieri fruibili e interessanti, che conducessero a scoprire aspetti e volti nuovi, inaspettati e sorprendenti, di un territorio all’apparenza conosciuto, per andare da Torino a Savona?».

Altravia, a oggi, è un itinerario non ancora ufficiale, bensì un progetto in fase di realizzazione che sta seguendo tutte le procedure affinché possa a breve divenirlo. Come spiegano Giovanni e Dario, si tratta di un percorso «pensato incoscientemente prima della pandemia, testato durante con tutte le inevitabili difficoltà e, speriamo, goduto in pieno dopo».

Sono numerosi coloro che ne hanno già percorso il tracciato e che, in una sezione dedicata sul sito, hanno lasciato le loro foto e testimonianze, contribuendo a creare un viaggio fatto a più voci. Quello di Altravia è un percorso che nasce come atto di speranza: «Vogliamo pensare che saremo nuovamente liberi. È un atto di amore verso terre uniche, dal cuore grande. Un atto a favore di tanti che credono nel proprio lavoro e lo svolgono con passione, ma rischiano di non farcela più».

Come scrivono, «il turismo lento, sia esso praticato a piedi o sulle due ruote, solitamente privilegia località alpine oppure percorsi attraverso territori poco popolati. Si potevano trovare strade e sentieri fruibili e interessanti, che conducessero a scoprire aspetti e volti nuovi, inaspettati e sorprendenti, di un territorio all’apparenza conosciuto, per andare da Torino a Savona?».

Altravia, a oggi, è un itinerario non ancora ufficiale, bensì un progetto in fase di realizzazione che sta seguendo tutte le procedure affinché possa a breve divenirlo. Come spiegano Giovanni e Dario, si tratta di un percorso «pensato incoscientemente prima della pandemia, testato durante con tutte le inevitabili difficoltà e, speriamo, goduto in pieno dopo».

Sono numerosi coloro che ne hanno già percorso il tracciato e che, in una sezione dedicata sul sito, hanno lasciato le loro foto e testimonianze, contribuendo a creare un viaggio fatto a più voci. Quello di Altravia è un percorso che nasce come atto di speranza: «Vogliamo pensare che saremo nuovamente liberi. È un atto di amore verso terre uniche, dal cuore grande. Un atto a favore di tanti che credono nel proprio lavoro e lo svolgono con passione, ma rischiano di non farcela più».

Nel pensare il percorso, inizialmente, il sistema più rapido sarebbe stato quello di seguire il tracciato autostradale della A6, ovvero l’Autostrada dei Fiori, quella che collega Torino a Savona. Invece, almeno fino a Ceva, ma anche nel tratto successivo, Dario e Giovanni hanno optato per una scelta completamente diversa: allungando di due tappe il percorso ipoteticamente più breve. Così hanno tracciato un itinerario assolutamente inedito, privo di tratti in pianura, che attraversa la collina di Torino, il Monferrato, il Roero, le Langhe, per affrontare poi in tre tappe finali le Alpi Liguri, che alla fine divengono Appennino.

Il sentiero di Altravia è stato pensato per essere percorso a piedi e, con opportune varianti, in bicicletta. Attualmente sono in fase di allestimento punti di appoggio e servizi, sono disponibili servizi cartografici oltre a una parziale segnaletica e alla pubblicazione delle tracce GPS, da considerarsi per ora indicative. Ma non solo: Dario e Giovanni hanno anche realizzato una guida dedicata che permetterà di conoscere e immergersi ancora più profondamente nelle realtà locali. Il non dover seguire un percorso prestabilito ha poi permesso di creare tappe sostanzialmente omogenee in termini di percorrenza e ricercando, ove possibile, strade bianche o sentieri, molto sovente ombreggiati.

Nel pensare il percorso, inizialmente, il sistema più rapido sarebbe stato quello di seguire il tracciato autostradale della A6, ovvero l’Autostrada dei Fiori, quella che collega Torino a Savona. Invece, almeno fino a Ceva, ma anche nel tratto successivo, Dario e Giovanni hanno optato per una scelta completamente diversa: allungando di due tappe il percorso ipoteticamente più breve. Così hanno tracciato un itinerario assolutamente inedito, privo di tratti in pianura, che attraversa la collina di Torino, il Monferrato, il Roero, le Langhe, per affrontare poi in tre tappe finali le Alpi Liguri, che alla fine divengono Appennino.

Il sentiero di Altravia è stato pensato per essere percorso a piedi e, con opportune varianti, in bicicletta. Attualmente sono in fase di allestimento punti di appoggio e servizi, sono disponibili servizi cartografici oltre a una parziale segnaletica e alla pubblicazione delle tracce GPS, da considerarsi per ora indicative. Ma non solo: Dario e Giovanni hanno anche realizzato una guida dedicata che permetterà di conoscere e immergersi ancora più profondamente nelle realtà locali. Il non dover seguire un percorso prestabilito ha poi permesso di creare tappe sostanzialmente omogenee in termini di percorrenza e ricercando, ove possibile, strade bianche o sentieri, molto sovente ombreggiati.

Quello che Giovanni e Dario propongono è un viaggio fuori dagli schemi che percorrerà più di 200 chilometri tra Piemonte e Liguria, attraversando 4 province e 49 comuni. In Piemonte, lungo Altravia «transiteremo attraverso città come Torino, Alba, Savona, borghi storici come San Damiano d’Asti e Millesimo, territori patrimoni dell’Unesco come il Monferrato e le Langhe, eppure per molti tratti sembrerà di entrare in un’altra dimensione, fatta di luoghi e di tempi remoti, inghiottiti da un paesaggio e da una natura che ci sorprenderà, perfino se siamo originari o frequentatori di queste terre».

In un’alternarsi tra città e campagna, soste e partenze, si giungerà in Liguria. «Una Liguria dove attraverseremo torrenti dal sapore alpino e in certi periodi dell’anno potremo essere bloccati da una nevicata. Ogni tappa sarà profondamente diversa dalla precedente, ricca di sorprese e scoperte. Scopriremo il rifugio di una principessa e del suo innamorato, usciremo dal centro di una città di un milione di abitanti fermandoci a un solo semaforo, conosceremo la storia di una mongolfiera arrivata dall’America» . Così, passo dopo passo Altravia attraversa le Alpi per giungere agli Appennini e infine raggiunge il mare.

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2021/08/altravia-torino-savona/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

«Camminare coi bambini insegna che siamo fatti per vivere in natura»

Marta Filippini è un’operatrice shiatsu che ha dato vita a un percorso di ricerca attraverso yoga, shiatsu, colloqui di coaching ed escursioni all’aria aperta. Lo scopo? Trovare il nostro personale modo di stare bene. Da anni lavora con i bambini e oggi collabora con l’Associazione Dèi Camminanti, organizzando campi estivi residenziali in natura per bimbi e ragazzi.

«Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi». Italo Calvino

Zaino in spalla, sguardo verso l’orizzonte e partire, senza badare alla salita. Andare, come i viandanti di un tempo, sperimentando quel senso di libertà e di leggerezza di cui si iniziava a provare nostalgia in questi mesi. E camminare insieme, riscoprendo la bellezza di un gesto elementare che prevede “semplicemente” il mettere i piedi uno davanti all’altro, ma così ricco di significato. Soprattutto oggi.

A dare ulteriore valore a tutto questo c’è poi chi riesce, attraverso gioco ed esercizi di ascolto, a camminare portando l’attenzione al proprio sentire, ai sensi e a ciò desideriamo per noi, per stare bene. Marta Filippini, operatrice Shiatsu, segue il metodo SoHam, che in sanscrito significa “Io sono” ed è un percorso di indagine e ricerca per conoscere davvero se stessi e diventare consapevoli delle proprie risorse. Da tempo organizza camminate e laboratori tematici, proprio per offrire nuove esperienze di crescita a bambini, ragazzi e adulti. Oltre a lavorare come libera professionista, collabora con l’Associazione Dèi Camminanti, che ha sede a Vicopisano. Grazie a questo lungo filo rosso, con cui la Liguria si allaccia alla Toscana, Marta porta avanti tutta una serie di attività nella meravigliosa natura ligure, tra Genova e La Spezia: escursioni, viaggi a piedi, campi natura, lezioni in cammino. Un inno alla convivialità a 360°, rigorosamente all’aperto.

LA STORIA

L’avvicinamento di Marta alla natura risale a quando lei era piccolissima: «L’ho sempre vissuto come una spinta innata, uno spazio di autonomia e di benessere per una bimba molto emotiva. Crescendo è rimasto un modo per riappacificarmi con la vita dopo momenti di difficoltà o grandi dolori».

La decisione di far diventare un lavoro questa sua inclinazione emerge come completamento e integrazione delle pratiche di insegnamento di yoga per adulti. «Se yoga è unione e relazione con il cosmo, farlo in natura è il modo migliore per sperimentarlo. Camminare in natura, quindi, diventa facilmente collegabile alla pratica».

LE ATTIVITÀ

YoCammino, esperienze outdoor per famiglie, Bambirazzi, trekking per bambini e ragazzi dai 10 ai 14 anni e, ora, con l’inizio dell’estate, i campi natura. Molte di queste attività, Marta le svolge in collaborazione con Marco Fossati, l’erborista autore del Metodo Intuitivo che avvicina persone di tutte le età alla natura, proprio per stimolare i più piccoli a osservare l’ambiente con nuovi occhi.

«Vogliamo contribuire al ritorno dei bambini a una socialità più libera e vicina alla naturale propensione umana di vivere direttamente con il corpo e socialmente l’instaurarsi di interazioni e relazioni con gli altri, con gli animali, le piante, il mondo delle cose e con tutto quanto è altro e fuori da noi per conoscere, apprendere e crescere».

Marta Filippini insieme a Marco Fossati

In particolare i campi estivi in natura sono attività immersive per i piccoli partecipanti e, in quanto tali, sono preziose opportunità di crescita e di conoscenza di sé, in cui ci si schiude alla bellezza del mondo e degli altri. «Guarderemo insieme il risveglio del giorno o le stelle di notte, accoccolati sulla sabbia del mare o sdraiati in una radura vicino a un albero, conosceremo chi ci accompagna nel cammino e non abbiamo mai incontrato prima, balleremo vicino a un fuoco, ascolteremo le nostre voci e quelle del mondo che ci circonda».

Da tutte queste esperienze con i più piccoli Marta sta imparando molto: «In primis, stando a contatto coi bambini, diventa lampante che siamo fatti per vivere all’aperto e che stare in natura attiva risorse che gli spazi chiusi e la città inibiscono e assopiscono, risorse che sono davvero preziose in questo momento così impegnativo sul fronte delle relazioni, dell’essere umano e quindi della salute».

L’ASSOCIAZIONE

L’associazione a cui Marta e Marco si appoggiano è nata nel 2015 allo scopo di realizzare attività in natura. «Siamo ora un gruppo di persone la cui radice comune è un variegato e approfondito studio e una ricerca di esperienze outdoor, per il proprio piacere e benessere personale: camminare, yoga, educazione all’aperto, teatro nella natura e tutte quelle attività che partono dai contesti, dalle relazioni, da ciò che è prima di tutto fuori di noi e richiede prima, e anche durante, ascolto e silenzio».

Il nome stesso dell’associazione è particolare: Dèi Camminanti. «Diamo significato a quel piccolo segno, l’accento, che cambia punto di vista e lega passi e idee, andare e stare, spirito e radici, leggerezza e fermezza, territorio e persone». Per Marta e tutti loro camminare è una festa, un modo per avvicinarsi ai luoghi con poesia. «Camminiamo per incrociare e intrecciare il mondo a piedi: il mondo degli uomini, quello della natura e forse, perché no, anche quello degli dèi».

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2021/06/camminare-natura/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

È nata la Rete Nazionale delle Donne in Cammino

A Fa’ la cosa giusta, in occasione della Festa della Donna, è stata lanciata la Rete Nazionale delle Donne in Cammino, un progetto che punta alla valorizzazione delle donne nel settore dei cammini, degli itinerari culturali, della mobilità dolce e del turismo lento.

“Una rete che nasce per promuovere il genio femminile nel mondo dei cammini. Le donne anche in questo campo sono fonte di ispirazione e role model, esempi di resilienza, passione, intraprendenza e determinazione. Sono pioniere nell’approccio verso l’economia verde, il turismo emozionale e nell’unire in modo polifonico nuove armonie anche nella semplice ideazione di un nuovo sentiero e di una camminata”. Con queste parole Ilaria Canali ha descritto la motivazione che sta dietro la nascita della Rete Nazionale delle Donne in Cammino di cui è promotrice e che è stata presentata in occasione della Festa della Donna, l’8 marzo, nella cornice della fiera Fa’ la cosa Giusta, a Milano.

La Rete Nazionale Donne in Cammino è un progetto che punta alla valorizzazione delle donne attraverso la piena espressione della voce, talento, impegno, creatività e sensibilità femminili nel settore dei cammini, degli itinerari culturali, della mobilità dolce e del turismo lento. Per questo la Rete Donne in Cammino si propone di diventare una comunità e un forum per lo scambio, la condivisione e la promozione di buone pratiche, un sostegno concreto per aiutare chi intende mettersi in cammino e infine una alleanza per sostenere la piena partecipazione e rappresentanza delle donne nei contesti decisionali che direttamente o indirettamente si occupano dei cammini: enti, associazioni, federazioni, parchi, case editrici, stampa. La Rete Nazionale Donne in Cammino intende quindi diventare un punto di riferimento e un interlocutore autorevole per il mondo dei camminatori e per tutte le realtà che operano in questo ambito per offrire proposte, indicazioni, formazione e mentorship per una maggiore partecipazione delle donne. È un impegno in linea con l’obiettivo 5 della Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, nella convinzione che il settore dei cammini sia strategico per un cambio degli stili di vita a beneficio di una maggiore sostenibilità. L’incontro di Milano, organizzato da Ilaria Canali e Cristina Menghini, ha offerto un confronto ricco di spunti grazie alle testimonianze di numerose camminatrici e attiviste del mondo delle politiche ambientali che a diverso titolo, da diversi punti di vista e grazie a vari percorsi professionali si occupano di cammini, mobilità dolce, ambiente ed ecologia. Sono intervenute Daniela Bianchi, Francesca Pucci, Sara Zanni, Samantha Cesaretti, Rebecca Spitzmiller, Ilaria Canali, Cristina Menghini, Gaia Ferrara, Sarah Marder. Ha moderato l’incontro Alberto Pugnetti di Radio Francigena. La Rete Donne in Cammino sarà un “vivaio di positività” e di coraggio, ha detto Sara Zanni, ricercatrice in archeologia e Guida ambientale escursionistica, specializzata nello studio della viabilità antica. Le ha fatto eco Cristina Menghini, Guida ambientale escursionistica, specializzata in itinerari culturali italiani e promoter di cammini con più di 30 mila km di strada sotto i piedi. “Il cammino è un modo per ritrovare la fiducia negli esseri umani. Il cammino fa scoprire che esiste un mondo dove c’è molta solidarietà”, ha detto Cristina, sottolineando come questo approccio possa funzionare anche da prevenzione e antidoto contro la violenza. Daniela Bianchi, Portavoce di Comunità Solidali, già Consigliera Regionale del Lazio e proponente la Legge Regionale istitutiva della Rete dei Cammini del Lazio, nel suo intervento ha sottolineato che il paesaggio è una infrastruttura che esiste se viene fruita da chi lo vive, dai camminatori. In questo quadro la Rete delle Donne in Cammino può rappresentare una trama che connette i territori, le infrastrutture di accoglienza e i servizi che consentono agli itinerari culturali di essere percorsi.

Una rete che tesse insieme accoglienza e solidarietà dunque, come nel caso del progetto presentato da Francesca Pucci, “In Cammino per Camerino”, realizzato per aiutare le zone colpite dal sisma del 2016, tre giorni di cammino nell’alto maceratese per promuovere il territorio e aiutare la microeconomia locale. La comunità delle donne in cammino può aiutare concretamente le camminatrici nei loro percorsi con un sostegno a distanza, come è accaduto a Samantha Cesaretti che si occupa di accoglienza pellegrina sulla via Francigena e che ha raccontato come sia stato fondamentale, nella sua esperienza di cammino, non sentirsi mai sola, ma sempre connessa e sostenuta grazie al contatto con altre camminatrici. I cammini sono un modo di imparare sul campo cosa vuol dire pace, tutela del creato, delle aree interne, silenzio, riflessione e luoghi dell’anima, ha sottolineato Gaia Ferrara che si occupa di progetti di formazione di progettisti della mobilità lenta e che si augura che la Rete possa anche essere un modo per camminare insieme, uomini e donne, in una nuova cultura di genere. L’incontro di Milano è stato arricchito dagli interventi di Rebecca Spitzmiller, fondatrice Retake premiata dal Presidente della Repubblica con l’onorificenza “Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana” e di Sarah Marder, organizzatrice di Climate Strike Milano e fra i primi attivisti di Fridays For Future Italy. Due esempi di attivismo ambientale che indicano la via da seguire e che grazie alla creazione di una rete sono riuscite a concretizzare dei progetti di grande impatto sociale.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2019/03/la-rete-nazionale-delle-donne-in-cammino/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Al lavoro camminando o in bicicletta: arriva Jojob Bici e Piedi per incentivare i dipendenti che lasciano a casa l’auto

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Anche in Italia i dipendenti delle aziende saranno incentivati ad andare al lavoro camminando o in bicicletta: Jojob lancia infatti la nuova funzione Jojob Bici e Piedi. Gli utenti potranno certificare i tragitti casa-lavoro e ricevere in cambio “Foglie Oro” da utilizzare per avere sconti e promozioni da parte della propria azienda.  Ogni viaggio percorso in bicicletta o a piedi genererà un risparmio in termini di CO2 pari a 130 g/km e un risparmio economico di 0,20€/km.

Anche in Italia le aziende potranno incentivare i dipendenti che percorrono il tragitto casa-lavoro camminando o in bicicletta: Jojob, il maggior player italiano di carpooling aziendale, lancia infatti Jojob Bici e Piedi, una nuova funzione integrativa dedicata alla mobilità 100% sostenibile. Per prima in Italia un’applicazione per smartphone permetterà di certificare sia le tratte casa-lavoro percorse in carpooling che quelle fatte a piedi e in bici.

Grazie alla funzione Jojob Bici e Piedi i dipendenti delle aziende aderenti potranno infatti certificare i propri tragitti casa-lavoro percorsi camminando o in bicicletta e calcolare il risparmio in termini ambientali ed economici: secondo le stime di Jojob, ogni viaggio percorso in bicicletta o a piedi genererà un risparmio in termini di CO2 pari a 130 g/km e contestualmente un risparmio economico per il dipendente pari a 0,20€* per ogni km percorso senza l’utilizzo dell’automobile.

Certificazione dei viaggi casa-lavoro e premi per i dipendenti

Scaricando la app su smartphone di Jojob e registrandosi, i dipendenti delle aziende aderenti troveranno nella sezione “certifica” dell’applicazione mobile due nuove modalità di viaggio, Bici e Piedi, che potranno attivare ogni qualvolta si troveranno a percorrere il tragitto casa-lavoro con queste modalità di spostamento, in modo da avviare il processo di certificazione. Durante tutto il viaggio, l’app traccerà  il percorso grazie al tracking GPS e il dipendente alla fine riceverà il proprio report di viaggio. I viaggi casa-lavoro percorsi in bici e a piedi consentiranno ai dipendenti di maturare dei punti, le cosiddette “Foglie Oro” di Jojob, per accedere a centinaia di promozioni: dagli sconti per gli impianti sciistici o i parchi divertimento, alle convenzioni con hotel e ristoranti, gli incentivi avranno lo scopo di diffondere la mobilità sostenibile a 360 gradi.

Bici e Piedi si integrano al carpooling aziendale

La funzione Jojob Bici e Piedi andrà ad integrarsi con quella del carpooling aziendale di Jojob, che certifica i viaggi condivisi tra colleghi e dipendenti di aziende limitrofe per raggiungere la sede aziendale in auto e che nel solo 2017 ha permesso di risparmiare 1.714.120 km e non emettere in atmosfera 222.835 Kg di CO2. Le aziende quindi, in un’ottica di smart working e welfare aziendale, potranno offrire al personale dipendente sempre più alternative di trasporto innovative ed ecologicamente sostenibili per raggiungere il posto di lavoro senza stress.

“Dalla Francia all’Olanda, dal Belgio alla Nuova Zelanda: in Europa e nel resto del mondo sono sempre di più le realtà aziendali che si attivano per incentivare i propri dipendenti a muoversi senza l’utilizzo dell’auto privata, per ridurre traffico ed emissioni di CO2 e allo stesso tempo per promuovere il Welfare Aziendale dal punto di vista della mobilità”, spiega Gerard Albertengo, founder e CEO di Jojob. “Per questo motivo, dopo aver promosso l’utilizzo del carpooling aziendale in tutta Italia e aver coinvolto oltre 140.000 utenti e più di 1.700 aziende italiane, abbiamo scelto di fare un passo ulteriore e dare la possibilità alle aziende di promuovere modalità di trasporto sempre più ecologiche, orientate anche al miglioramento della salute e del benessere dei dipendenti. La promozione di strumenti come Jojob Bici e Piedi – conclude Albertengo – ci auguriamo spinga le stesse aziende a dotarsi di strutture e servizi, come parcheggi per biciclette e spogliatoi, elementi  di welfare aziendale già messi in campo in altri paesi e che aiutano ad incrementare esponenzialmente il ‘bike to work’ e la qualità della vita dei dipendenti”.

* I dati del risparmio sono stati calcolati a partire dal costo medio per ogni km percorso senza carpooling che è pari a 0,20€ (costo scelto come standard, ricavato da tabelle ACI, che tiene conto del carburante e dell’usura del veicolo).unnamed1

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Chi è Jojob

Il servizio JOJOB di Bringme è un innovativo servizio di car pooling aziendale, nato con l’obiettivo di agevolare gli spostamenti casa-lavoro dei dipendenti di aziende limitrofe. JOJOB è costituito da una piattaforma web e da un’applicazione mobile. Ogni utente, dopo essersi registrato su www.jojob.it, potrà visualizzare su una mappa la posizione di partenza dei propri colleghi e dei dipendenti di aziende limitrofe alla propria, mettersi in contatto e condividere l’auto nel tragitto casa-lavoro. Con l’applicazione mobile, l’unica in grado di quantificare la reale CO2 risparmiata dopo ogni tragitto percorso in car pooling, ogni passeggero potrà certificare il tragitto effettuato, ottenendo punti trasformabili in sconti da utilizzare in locali, ristoranti, bar e palestre convenzionate, sia a livello nazionale che locale.

Fonte: agenziapressplay.it

A scuola si cammina “un miglio al giorno” per contrastare obesità e sedentarietà

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Benessere e movimento all’aria aperta. “Un miglio al giorno” è il progetto che la Asl TO4 ha importato dalla Scozia per promuovere il movimento e l’attività all’aria aperta come parte integrante della giornata a scuola e diffondere nella comunità scolastica informazioni e conoscenze sui benefici dell’attività motoria. 1Km e 600 metri di camminata a passo svelto per ossigenare la mente e offrire un esempio di buona pratica quotidiana.

Dailymile” (un miglio al giorno), è una pratica che, nata da un’iniziativa di una scuola scozzese, si sta rapidamente diffondendo oltre che nel Regno Unito, anche in molti paesi europei (Olanda, Belgio, Francia, Spagna) e negli USA.
Le scuole scozzesi hanno fatto da apri pista di questa esperienza dimostrando i vantaggi che questa pratica porta non solo a livello di benessere fisico ma anche sulla capacità di concentrazione, umore e sullo stato generale di benessere un-miglio-al-giorno-a-scuola-1519639569

1km e 600 metri da percorrere durante l’orario scolastico, abbandonando le aule per una pausa rigenerante all’aria aperta, un momento di socialità e relazione diversa per i bambini che non si ferma di fronte alle intemperie. Infondo come diceva l’educatore e scrittore anglossassone Robert Baden-Powell: “Non esiste buono o cattivo tempo, ma solo buono o cattivo equipaggiamento”.

L’anno scorso “Dailymile” è arrivato ufficialmente anche in Italia e più precisamente in Piemonte con l’adesione di due scuole inserite anche nella mappa del sito scozzese: nell’istituto comprensivo statale Buttigliera Alta Rosta e alla scuola primaria “Elsa Malferrati” di Roddi (Cn). Partendo da queste due sperimentazioni la Asl Piemonte ha deciso di proporre il progetto “Un miglio al giorno” che ha preso il via a settembre dell’anno scorso con un percorso di formazione rivolto agli insegnanti delle scuole aderenti (a cura dei Servizi Asl TO4 Medicina dello Sport, Promozione della Salute, Sorveglianza e Prevenzione Nutrizionale). Nelle scuole aderenti tutti i giorni, durante l’orario scolastico, le classi a rotazione, accompagnate dagli insegnanti, escono dall’edificio scolastico per coprire la distanza di un miglio a passo svelto lungo un percorso sicuro individuato dagli insegnanti. Un allenamento fisico leggero, circa 15 minuti, passi importanti per promuovere uno stile di vita sano sin da piccoli, vista anche l’alta incidenza di bambini in sovrappeso o che non praticano attività sportiva fuori dalla scuola che lo staff promozione e salute della Asl ha individuato.un-miglio-al-giorno-a-scuola-1519639622

Infatti, parallelamente, il progetto invita gli insegnanti a lavorare sul miglioramento dello stile di vita in tema di alimentazione, “perché ad un’auspicabile attività di movimento quotidiana occorre abbinare fin dall’infanzia una corretta alimentazione”.
L’attività viene svolta dalle classi aderenti almeno due giorni a settimana, chi lo propone con più frequenza, anche ogni giorno, oltre al monitoraggio di base supportato dal Servizio di Medicina dello Sport, ha anche un monitoraggio del peso dei partecipanti. La normale didattica così si interrompe e continua al di fuori dell’aula, gli insegnanti infatti spesso propongono in questo modo didattica all’aria aperta: dall’osservazione dell’ambiente, del cambio delle stagioni, a laboratori artistici. Al progetto hanno aderito decine di scuole primarie e alcune scuole secondarie di primo grado.

Fonte: http://piemonte.checambia.org/articolo/un-miglio-al-giorno-a-scuola/

 

La Costiera Amalfitana a piedi: un viaggio sul Sentiero degli Dei

Il Sentiero degli Dei. Basta il nome per far intuire la spettacolarità di questo sentiero da percorrere a piedi: una passeggiata sul paradiso della Costiera Amalfitana, uno tra gli itinerari più suggestivi del Mediterraneo. Basta il nome per far intuire la spettacolarità del sentiero: percorretelo nella direzione che va da Agerola a Nocelle in modo da camminare in leggera discesa e avere davanti il panorama della Costiera Amalfitana e di Capri.sentiero-dei

Dimenticate l’automobile e indossate scarpe comode, percorrendo il “Sentiero degli dei”  si va alla scoperta di un angolo di paradiso. Il nome infatti non è solo un appellativo ma una promessa: saranno 7,8 chilometri – un percorso che collega Agerola a Nocelle (frazione di Positano), nello scenario della splendida costiera Amalfitana – immersi in un panorama mozzafiato, a passeggio lungo la macchia mediterranea in bilico tra cielo e mare. Il percorso non è soltanto un sentiero turistico ma anche una via di collegamento tra le frazioni che si susseguono, può capitare infatti di incontrare contadini che trasportano il raccolto sul dorso del mulo. Oltre alla bellezza mozzafiato, il Sentiero degli dei è anche testimone di millenni di storia e rappresenta una delle tante mulattiere che in questo territorio venivano utilizzate prima che fosse costruita la Statale 163.sentiero-dei-2


Ci sono due percorsi che dividono il Sentiero in “alto” e “basso”. Il primo parte da Bomerano e finisce a Santa Maria del Castello, è leggermente più difficile perché più inerpicato tra le rocce ma il paesaggio è lo stesso; il “basso”, più battuto dai turisti, è quello che attraversa Nocelle prima di avventurarsi lungo i famosi 1300 scalini che portano a Positano. All’ingresso, nella piazzetta di Agerola, c’è un infopoint dove è possibile prenotare una guida – se si desidera fare un’escursione guidata – o prendere una mappa dell’itinerario, anche se tutto il percorso è contrassegnato dalla segnaletica bianca rossa. La fatica si farà sentire, ma alla fine si è ricompensati da un bagno nelle acque cristalline di questo mare, esperienza magnifica già di per sé ma che dopo l’”impresa” regala ancora più soddisfazione. Il Sentiero degli dei è un percorso di trekking classificato come media difficoltà, ma non bisogna sottovalutare la lunga camminata (si impiegano circa 3-4 ore). Come in tutti i percorsi e le escursioni, è importante attenersi alle regole, indossare scarpe e indumenti adeguati e non abbandonare il percorso segnalato. Fatte le necessarie raccomandazioni non resta che immergersi nelle bellezze di questo itinerario spettacolare, considerato tra i più suggestivi del Mediterraneo.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2017/07/costiera-amalfitana-piedi-viaggio-sentiero-degli-dei/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

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Camminare a piedi: benefici per la salute e per l’ambiente

Muoversi a piedi fa bene alla salute e all’ambiente. Ma quanto si deve camminare per avere dei benefici?camminare-a-piedi-benefici

Dalle grandi e trafficate metropoli ai piccoli paesi di provincia la mobilità, oggi, sta cambiando faccia. Sempre più persone, per scelta o per necessità rinunciano ai mezzi di locomozione privati e pubblici per i propri spostamenti quotidiani. E scelgono di camminare a piedi. Ancora più persone, però, fanno questa scelta in modo parziale. Cioè rinunciando ai mezzi solo per brevi tratti di strada, ma più volte al giorno. In entrambi i casi i vantaggi si vedono in breve tempo e chi fa questa scelta difficilmente torna indietro.

Camminare a piedi: i benefici per la salute

Camminare a piedi fa bene, molto bene. Il primo beneficio che noterete sarà una diversa percezione delle distanze: se siete sedentari due chilometri di strada, nella vostra mente, saranno una discreta distanza ma se siete dei camminatori due chilometri saranno più o meno una ventina di minuti di passeggiata di buon passo. Camminare a piedi aiuta poi il cuore e il sistema cardio-circolatorio a restare in forma, specialmente se parliamo di camminata veloce. Per muovere le gambe deve cuore pompare più sangue, i polmoni devono fornire più ossigeno, i muscoli devono attivarsi. Sembra la cosa più banale del mondo ma, altrettanto banalmente, molte persone fanno finta di non capire questi benefici della camminata sulla salute. Camminare a piedi fa dimagrire, a parità di calorie mangiate ogni giorno. Quante calorie si consumano camminando? Onestamente poche: un uomo adulto che sceglie di camminare un’ora al giorno consuma tra le 300 e le 400 calorie in più rispetto a un sedentario, in base al proprio peso corporeo. Ma questo basta per riattivare il metabolismo e iniziare a dimagrire.

Camminare dopo mangiato, poi, aiuta molto a digerire e ad evitare la sonnolenza post pranzo dovuta all’afflusso dei nutrienti nel sangue dopo il pasto.

Camminare a piedi: i benefici per l’ambiente

Anche i benefici per l’ambiente del camminare a piedi sono ampiamente sottovalutati, sebbene siano del tutto scontati. Ogni metro fatto a piedi (o in bicicletta o altro mezzo a “propulsione umana”) è un metro non percorso con un mezzo che consuma carburante o elettricità (in caso si utilizzi la metro o il tram). Con conseguente riduzione di emissioni di CO2.

Se la vostra distanza casa-lavoro è uguale o superiore ai quattro o cinque chilometri, siamo onesti, andare a piedi è dura. Non solo per la distanza, ma anche per i tempi di percorrenza. Non possiamo camminare quattro ore al giorno per andare e tornare da lavoro. Ma se abitiamo ad un paio di chilometri dall’ufficio, dal negozio, dalla fabbrica allora si può fare. E spesso i tempi di percorrenza si equivalgono: pensate a quanto tempo perdete a cercare parcheggio o ad aspettare autobus, metro, tram. E se quei due o tre chilometri sono molto trafficati potete star certi che, per percorrerli in auto, consumerete un bel po’ di carburante rilasciando in atmosfera anidride carbonica, particolato, polveri fini e una infinità di altre sostanze dannose per l’ambiente. Camminare a piedi, poi, è una scelta di civiltà ed un esempio per gli altri che, vedendo voi che andate a piedi, capiranno una cosa: si può fare.

Quanti passi al giorno

La prima domanda da farsi, prima di scegliere di camminare a piedi, è quella relativa alle distanze da percorrere sulle proprie gambe quotidianamente. C’è chi dice che bastano 5.000 passi al giorno per avere grandi benefici, c’è chi dice che servono 10.000 passi al giorno. Chi ha ragione?

Entrambi: se non siete abituati a muovervi a piedi, infatti, cinquemila passi al giorno sono già un bel traguardo. Una volta raggiunto stabilmente tale traguardo non tarderà molto prima che vediate sul vostro fisico, sul vostro umore e sul vostro modo di affrontare la giornata notevoli cambiamenti. Quando i cinquemila passi saranno per voi la norma passare a diecimila non sarà facilissimo, ma sarà il vostro traguardo successivo che vi porterà ad ulteriori vantaggi.

Come misurare i passi

Per contare i propri passi ci sono principalmente due metodi: o vi affidate all’elettronica o ve li calcolate da soli in base alle distanze percorse. Entrambi i metodi, va precisato, hanno margini di errore anche grandi da accettare. Se scegliete la “soluzione smart” le opzioni più diffuse sono due: le app contapassi per smartphone e gli smartwatch con funzioni per lo sport. Di app per contare i passi ce ne sono ormai decine e, sempre più spesso, i cellulari di gamma media e alta ne integrano già una preinstallata. Il consiglio, in questo caso, è di usare quella: una app di terze parti va ben tarata e non offre sempre la stessa affidabilità sugli smartphone di tutte le marche. Dovete trovare quella adatta al vostro, facendo più tentativi. Con gli smartwatch, invece, tutto è più semplice perché il contapassi è una delle funzioni base di questi apparecchi. Il consiglio, se è questa la vostra scelta, è di fare riferimento alla guida ai migliori smartwatch per lo sport del 2017 su Gadgetblog. Se invece volete calcolare da soli i vostri passi non vi resta altro che misurare la distanza percorsa con ogni vostro passo. Il consiglio è di prendere una misura fissa e sicura, come cinque o dieci metri, e contare quanti passi fate per percorrerla a piedi. A questo punto dividete la distanza che siete certi di aver percorso a piedi in un giorno (ad esempio casa-lavoro e ritorno) per la distanza percorsa con ogni singolo passo.

Credit foto: Flickr

Fonte: ecoblog.it

La Via degli Dei: un viaggio a piedi per ritrovare noi stessi

Elisabetta, giovane veterinaria bolognese, ci racconta la sua esperienza lungo la Via degli Dei, il cammino che attraversando l’Appennino collega Bologna e Firenze, che ha percorso insieme al gruppo di Destinazione Umana. Un momento di stacco, di comunità, di immersione nella natura che ha cambiato la sua vita.

«In un periodo di lavoro intenso e di continui impegni avevo la voglia e il bisogno di allontanarmi da tutto e da tutti e immergermi nella natura per rilassarmi mentalmente e ritrovare un me stessa». Così è iniziata la piccola, grande avventura di Elisabetta lungo la Via degli Dei.dei1

La Via degli Dei collega Bologna a Firenze ed è uno dei cammini più suggestivi di tutta Italia, anche se ancora poco noto. Elisabetta è una giovane bolognese che ha risposto alla chiamata di Destinazione Umana, che lo scorso settembre ha organizzato un viaggio di cinque giorni aperto a tutti, anche ai meno allenati, che ha fatto tappa nelle località meno note, per scoprire anche gli angoli più nascosti di questo affascinante percorso. L’obiettivo? Non tanto quello di proporre un trekking professionale, quanto piuttosto la volontà di mettere insieme un gruppo di persone con un sentire comune, creare una piccola comunità per un’immersione nella natura. «L’unica esperienza simile – dice Elisabetta spiegando perché ha deciso di partecipare – l’avevo vissuta durante un viaggio in solitaria compiuto dieci anni fa a Lampedusa, un’isola meravigliosa e molto selvaggia. Mi ero voluta prendere qualche mese di riflessione per capire cosa volevo fare della mia vita: al mio ritorno, decisi di rischiare tutto e seguire i miei sogni e oggi faccio il lavoro più bello del mondo, la veterinaria!». Un’altra delle particolarità della proposta di Destinazione Umana è che si tratta di un’esperienza alla portata di tutti, anche dei meno “atletici”, che rispecchia più uno stile vita che una pratica sportiva: tempi lenti, non c’è competizione, nessuno resta indietro. «Non sono una persona allenata – racconta a questo proposito Elisabetta – e non frequento palestre, anche se mi piace molto camminare. Adoro fare passeggiate al mare, in montagna, in collina o anche gironzolare per Bologna! Cerco di non usare l’automobile nei giorni in cui sono libera».dei3

Uno dei momenti più emozionanti è l’arrivo a Firenze, dopo quattro giorni intensi, faticosi e soddisfacenti di cammino: «Un’emozione fortissima, eravamo molto provati fisicamente ma ci sentivamo invincibili! È indescrivibile la nostra euforia per avercela fatta, felici come bambini e fierissimi della nostra impresa!».

Emozioni forti, amplificate dalle aspettative e dalle piccole paure che hanno preceduto il viaggio e che, come racconta Elisabetta, attanagliavano tutti i partecipanti: «Ognuno di noi è partito da solo, non sapeva cosa aspettarsi. Eravamo tutti intimoriti dall’idea di condividere il viaggio e anche la camera – quindi momenti intimi – con persone che non conoscevamo. In realtà ci siamo aperti moltissimo gli uni con gli altri, ci siamo fatti forza a vicenda per non mollare, abbiamo condiviso le poche cose che avevamo nello zaino e ci siamo trovati benissimo insieme!».

Un’altra emozione fortissima è quella che si prova a essere interamente immersi nella Natura, quasi in balia di essa, senza il supporto della tecnologia, che tanto ci conforta nella vita di tutti i giorni. «Volete sapere qual è stata la mia reazione al ritorno della tecnologia, appena messo piede a Firenze? In quattro giorni di full immersion nella natura tutti i miei sensi si erano modificati: l’odore dei fiori e delle piante, la sensazione di fame, il gusto delle more appena staccate dai rovi…». Ma anche saper riconoscere il canto degli uccelli e il verso degli animali, capire l’importanza dell’acqua, aver sete e non doverla sprecare perché non si sa per quanto non si incontreranno altre fontane!dei2

«Il ritorno alla “civiltà” è stato un vero e proprio trauma: rumori assordanti, puzza di smog, persone frettolose concentrate ciascuna sulle sue cose e indifferente a tutto quello che succede intorno, tutti attaccati al cellulare camminando nelle strade come zombie. Le luci, la musica, i vestiti e il cibo nelle vetrine… ero nauseata!». È stato in quel momento che Elisabetta ha deciso che da quel momento avrebbe fatto il possibile per attenuare la frenesia della sua routine: «Una volta tornata a casa bisogna ridimensionarsi e riappropriarsi della propria vita. La felicità si trova nelle piccole cose».

Prima di salutarla, le chiediamo cosa direbbe a una persona per convincerla a provare questa esperienza. «Paesaggi spettacolari, compagni di viaggio che faranno per sempre parte della tua vita, la soddisfazione di riuscire in un’impresa che pareva impossibile. Non è solo un viaggio, è un’esperienza unica che ti da la spinta per realizzare grandi cambiamenti anche nella tua vita! Ogni traguardo si può raggiungere, anche se sembra impossibile!».

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2017/03/via-degli-dei-viaggio-ritrovare-noi-stessi/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni