Vanuatu, devastato da un ciclone nello scorso fine settimana è il paese maggiormente esposto ai cambiamenti climatici secondo il World Riks Index. Devastato da un ciclone con un’ampiezza eccezionale nella notte fra venerdì 13 e sabato 14 marzo, l’arcipelago di Vanuatu è il Paese maggiormente esposto alle conseguenze dei cambiamenti climatici secondo il World Risk Index realizzato dalle Università delle Nazioni Unite per l’ambiente e la sicurezza umana (UNU-EHS) e l’Alliance Development Works. L’indice è calcolato sulla base di quattro fattori:
1. L’esposizione ai fenomeni naturali come cicloni, inondazioni, siccità e aumento del livello del mare.
2. La predisposizione vale a dire la probabilità che una società o un un ecosistema sia danneggiato in caso di catastrofi naturali.
3. La capacità di reazione ovvero l’abilità del governo e degli apparati che si occupano di protezione civile di attivare i sistemi di allerta e quelli medico-sanitari, insomma di garantire la sicurezza sociale e materiale.
4. Strategie di adattamento, le strategie messe in atto dalle comunità per far fronte alle conseguenze delle catastrofi e dei cambiamenti climatici.
Cambiamenti climatici: i 10 Paesi più vulnerabili
Sette dei dieci Paesi più esposti si trovano nella zona di Asia-Pacifico, mentre tre sono in Centro-America. Come il ciclone Pam ha tristemente confermato, Vanuatu con i suoi 260mila abitanti è lo Stato sovrano più esposto. Al secondo posto vi sono le Filippine, sconvolte nel 2013 dal ciclone Haiyan, poi c’è Tonga, lo stato-arcipelago del Pacifico con appena 105mila abitanti distribuiti nelle sue 173 isole. Ecco la top ten nella quale non sono attualmente presenti Paesi di Europa e Africa.
In una sola settimana a luglio due operai del tessile sono morti a Phnom Penh per la fatica mentre altri duecento operai sono stati ricoverati per la stanchezza alla clinica Health Centre Prek Anhchanh: la denuncia dei sindacati del tessile
Update:
Ieri ho contattato H & M per conoscere il parere dell’azienda essendo stata citata dal sindacato. Oggi ho ricevuto la risposta in inglese che ho tradotto:
Siamo profondamente addolorati nell’aver appreso che un lavoratore della New Archid Garment Factory è morto. I nostri pensieri vanno alla famiglia che ha lasciato. Abbiamo immediatamente informato tutto il personale interessato nella nostra organizzazione e siamo in contatto continuo con la New Archid Garment Factory per assicurarci che si assumano le loro responsabilità come datore di lavoro. Abbiamo preso parte al National Social Security Fund, NSSF e abbiamo inviato una squadra in fabbrica per esaminare i fatti e per rafforzare la nostra comprensione su come sia accaduto tutto ciò. Abbiamo anche parlato con la famiglia per capire meglio le condizioni di lavoro e le loro circostanze personali. Siamo attualmente in contatto con il fornitore e attraverso di loro con il Fondo Nazionale di Previdenza Sociale e attualmente stiamo decidendo i prossimi passi da fare assieme con il fornitore. L’accordo NSSF prevede che sia corrisposto alla famiglia del lavoratore un risarcimento che sarà inoltrato proprio sulla base delle informazioni che abbiamo. La fabbrica, che è il datore di lavoro, ha donato una somma di denaro alla famiglia. H & M non possiede fabbriche che producono i nostri prodotti ma lavora con circa 900 fornitori indipendenti, tra cui New Archid. Tutti i nostri fornitori devono firmare il nostro Codice di Condotta in cui si impegnano a rispettare le norme internazionali del lavoro e la legislazione nazionale. Per verificare il rispetto di queste norme svolgiamo controlli regolari e audit senza preavviso. L’Overtime è una sfida chiave nel settore tessile, ma la nostra visione vuole che tutti i lavoratori del settore dovrebbero essere in grado di vivere del loro stipendio, senza ricorrere al lavoro straordinario. Al fine di ridurre gli straordinari, lavoriamo con i nostri fornitori per aiutarli a migliorare la gestione del lavoro e del tempo. Riteniamo inoltre che lo sviluppo dei salari stia richiedendo troppo tempo ed è per questo che abbiamo preso ulteriori iniziative con i maggiori esperti a livello mondiale, da ILO ai sindacati, per creare una nuova tabella di marcia salariale. Secondo la nostra visione un salario minimo che assicuri la sussistenza dei lavoratori dovrebbe essere pagato da tutti i nostri fornitori strategici di beni commerciali. Questo dovrebbe essere basato su una forza lavoro qualificata che ottiene retribuzioni su base contrattuale grazie al coinvolgimento dei sindacati eletti democraticamente. Entro il 2018, tutti i fornitori strategici H & M dovranno aver migliorato la retribuzione con salari equi sulla base del costo della vita in cui il lavoratore opera. Lavorare fino allo sfinimento, fino alla morte. E’ quanto denunciano i sindacati del tessile in Asia, IndustriALL Global Union e il Sindacato libero dei lavoratori del Regno di Cambogia (FTUWKC) che avvertono che i lavoratori tessili muoiono sul posto di lavoro. Ha detto Sokny Say del Sindacato libero dei lavoratori del Regno di Cambogia (FTUWKC) e affiliato al IndustriALL Global Union:
Quanto si sta verificando quest’anno è inusuale. Abbiamo avuto molti casi di svenimenti di massa in passato ma questo è il primo anno in cui le persone sono morte. Non dobbiamo diventare immuni al fatto che tanti lavoratori tessili sono al collasso nelle fabbriche.
Alla fine di luglio sono morti due dipendenti in due distinte fabbriche alla periferia di Phnom Penh: Nov Pas di 35 anni, sarta che ha trascorso gli ultimi 4 anni a cucire vestiti per marchi come Gap e Old Navy. Svenuta al suo posto nella fabbrica Sangwoo alle 8 del mattino del 24 luglio è deceduta alle 18:00; Vorn Tha 44 anni morto nella fabbrica New Archid valutata con il gold Label da H&M e che produce vestiti per il marchio svedese, deceduto dopo per aver lavorato senza sosta. Chea Sok Thong della fabbrica Sangwoo di proprietà coreana ha negato qualunque responsabilità aziendale per la morte della signora Nov e ha sostenuto che la causa era da ricercarsi nell’incuria medica dall’ospedale dove era in cura. Un terzo lavoratore, impiegato presso la fabbrica Cambo Kotop Ltd a Phnom Penh è morto lo scorso marzo. Lo scorso gennaio la protesta di oltre 500 mila cambogiani che chiedevano migliori condizioni lavorative fu soppressa dal governo nel sangue. In questo mese di agosto dalla pagina Facebook la FTUWKC fa sapere che al 15 agosto 2014:
La mattina del 31 luglio 2014, l’impiantoper la produzione delle Adidas ha registrato 200 svenimenti;
Ha detto Jyrki Raina, Segretario generale di IndustriALL:
Dobbiamo contrastare queste morti. I salari da fame dei lavoratori non garantiscono loro di nutrirsi adeguatamente e la mancanza di cibo, le lunghe ore di lavoro e le condizioni intollerabili che sopportano in fabbrica intollerabili si stanno dimostrando una combinazione letale. Continuiamo a sostenere le richieste dei sindacati cambogiani per un aumento del salario minimo per lavoratori tessili affinché possono permettersi cibo a sufficienza per vivere e non dedicare tutto il loro tempo al lavoro straordinario che li porta alla morte.
La risposta del governo di Phnom Penh è arrivata con la dichiarazione che saranno richieste sanzioni per le fabbriche che non rispettano l’accordo con il Ministero mentre le spese mediche saranno a carico del National Social Security Fund (SSC) liberando i lavoratori dallo spendere soldi per la loro salute. I medici confermano che la causa degli svenimenti è data dalla malnutrizione degli operai.
Phnom Penh capitale della Cambogia è stata teatro oggi di una cruda repressione su 500 mila manifestanti, tutti operai del settore tessile che chiedono un salario più elevato, ma l’esercito ha soppresso la manifestazione nel sangue sparando sulla folla dei lavoratori
Oggi a Phnom Penh è stata una giornata di sangue: l’esercito ha soppresso la manifestazione dei 500 mila operai del tessile sparando sulla folla. Il settore tessile è la fonte principale di reddito per questo paese che offre la sua manodopera a un costo più basso di quella cinese alle multinazionali dell’abbigliamento e anche alle grandi firme. I lavoratori tessili protestano affinché gli sia riconosciuto il raddoppio del salario minimo, ossia ottenere almeno 160 dollari usa mensili contro gli attuali 80 dollari mensili Usa, ma il governo cambogiano ha offerto un aumento di circa 100 dollari Usa mensili. Il portavoce della polizia militare Kheng Tito ha detto alla AFP che la polizia ha posto un giro di vite sui manifestanti dopo che nove poliziotti sono rimasti feriti negli scontri:
Avevamo paura per la sicurezza e quindi abbiamo dovuto reprimere la manifestazione … Se gli permettiamo loro di continuare lo sciopero diventerà l’anarchia.
Gli scontri segnano una svolta violenta dopo due settimane di scioperi relativamente pacifici con marce e dimostrazioni a cui hanno preso parte un gran numero di lavoratori e senza precedenti in Cambogia con le forze di sicurezza, che hanno una reputazione di tolleranza pari zero, che fino a stamane si erano mantenute moderate. I lavoratori tessili, la cui industria fornisce un contributo del valore di 5 miliardi di dollari all’anno per l’economia, si sono uniti nelle proteste coordinati dal partito dell’opposizione il CNRP, ovvero il Cambogia Rescue National Party (CNRP , che sostiene di essere stato vittima di brogli elettorali e di essere stato privato di oltre 2 milioni di voti alle elezioni dello scorso luglio. Gap, Adidas, Nike e Puma sono tra i grandi marchi che hanno delocalizzato la produzione di calzature e abbigliamento alle fabbriche cambogiane, in parte per la maggiore convenienza rispetto alla Cina. Per cui quando acquisteremo un prodotto straniero controlliamo l’etichetta e se c’è scritto Made in Cambodia, mettiamoci una mano sulla Coscienza.