Maxima ha combattuto le multinazionali minerarie e…ha vinto!

Maxima Acuña de Chaupe ha combattuto strenuamente contro le multinazionali minerarie che le volevano portare via la sua terra in Perù. E ha vinto la lunga battaglia legale che non l’ha mai vista arrendersi. Cambiare le cose è possibile!maxima_acuna_de_chaupe

La sua terra è proprio di fronte alla Laguna Blu di Celendin, a Tragadero Grande nella regione di Cajamarca. Per quasi quattro anni la contadina peruviana ha rifiutato di sottostare alle pressioni e alle azioni della multinazionale americana che voleva trasformare la sua terra in una miniera per l’estrazione dell’oro e ha superato diversi tentativi di viiolenza da parte della multinazionale stessa e di agenti governativi. A dicembre è arrivata la vittoria, quando la Sala Penal de Apelaciones di Cajamarca ha assolto la donna dalle accuse avanzate dai titolari della miniera Yanacocha, per il 52% di proprietà della Newmont Mining Corporation del Colorado. La società aveva chiesto di sfollare e incarcerare le famiglie che avessero “invaso” le loro stesse terre di cui la miniera vuole impossessarsi e aveva accusato Maxima di essersi opposta. Questa vittoria, benchè la compagnia abbia annunciato di voler ricorrere alla Corte Suprema, risulta importantissima per la resistenza locale che si sta organizzando contro la predazione delle terre. Nel 1994 Acuña de Chaupe e la sua famiglia avevano costruito la loro proprio a Tragadero Grande; sul lago chiamato Laguna Blu si è concentrata l’attenzione degli americani dopo l’apertura della miniera di Conga, una estensione della miniera Yanacocha. Contro l’attività della miniera si è organizzata la resistenza degli agricoltori, dei lavoratori e dei cittadini della regione che protestano contro i pericoli ambientali e per la salute e hanno anche indetto scioperi generali. Quando Yanacocha ha iniziato a trattare per comprare la terra di Maxima nel 2011, lei ha rifiutato nel tentativo di proteggere la casa della sua famiglia ma anche l’ambiente. “Possono anche essere povera e analfabeta, ma so bene che i laghi delle nostre montagne sono il nostro vero tesoro” aveva detto Maxima due anni fa. “Da essi posso avere acqua fresca e pulita per i miei figli, per mio marito e per i miei animali. Si aspettano forse che noi sacrifichiamo la nostra acqua e la nostra terra affinchè la gente della miniera possa porrtarsi a casa l’oro? Si aspettano che ci mettiamo in un angolo buoni e tranquilli e ci lasciamo avvelenare?”. Ne è seguita, come ha raccontato Maxima, una campagna intimidatoria architettata dalla compagnia mineraria con l’aiuto della sicurezza privata e del governo peruviano. Maxima ha rivelato di essere sfuggita ad almeno tre tentativi di violenza; in un’occasione Maxima e sua figlia sono state lasciate prive di coscienza e il figlio è dovuto essere ricoverato all’ospedale. La lotta di Maxima ha ottenuto il supporto di organizzazioni regionali e internazionali, tra cui il movimento femminile peruviano e la Marcha Mundial de las Mujeres. “Voglio ringraziare i giudici di Cajamarca per essere stati imparziali e per avere applicato la giustizia, per non avere permesso che noi lavoratori fossimo obbligati a soffrire a causa di questa miniera” ha detto ancora Maxima. “Prego Dio che si prenda cura di loro. Durante questi anni molte autorità se la sono presa con me, mi hanno diffamata”.

Photo: Jorge Chávez Ortiz

Fonte: ilcambiamento.it

Fame nel mondo, combattiamo la povertà per nutrire il Pianeta

Per porre fine alla fame si deve porre fine alla povertà. Eppure la maggior parte delle notizie e dell’informazione si concentra sulle tecnologie per produrre più cibo, piuttosto che su come porre fine alla miseria.

Raj Patel, economista e attivista, nonché accademico e giornalista a a proposito della fame nel mondo e della povertà ha detto:

Se si guarda ai motivi per cui le persone oggi soffrono la fame nel mondo, notiamo che la ragione principale è rappresentata dalla povertà. Ma quando si pensa a questo obiettivo si pensa a nutrire il mondo,e la questione povertà viene abbandonato in questa equazione – rappresenta un problema di difficile soluzione.

Su Grist c’è una interessante riflessione nel merito:perché è così complicato parlare di povertà e del perché sia così tanto più semplice parlare di nuove tecnologie agrarie, inclusi gli OGM sbandierati come la soluzione alla fame nel mondo. Suggerisce Patel, perché probabilmente siamo in un momento storico in cui cambiare le cose con la politica ci sembra impossibile, mentre ci sembra che cambiare le cose con la tecnologia sia decisamente più realizzabile. Nel rapporto del International Food Policy Research Institute sulla fame nel mondo si riconoscono i progressi fatti nel contrastare questa piaga: ci sono meno persone che soffrono la fame nel mondo sebbene alcuni paesi stiano affrontando una ricaduta e si sottolinea che è necessario prestare maggiore attenzione alle carenze alimentari di micronutrienti. Ma come sottolinea Grist:

Ecco la parte sorprendente: Quando sono arrivato fino alle raccomandazioni alla fine del rapporto non c’era assolutamente nulla in riferimento all’aumento delle rese. Al contrario, le prescrizioni erano esclusivamente politiche: la nutrizione è una priorità politica: educare e responsabilizzare le persone a rafforzare le reti di sicurezza sociale; giro di vite contro la corruzione; richiesta alle aziende alimentari di fornire le informazioni nutrizionali.(FromL) Members of anty-poverty group Ox

Shenggen Fan direttore generale del IFPRI ha spiegato:

C’è stato un cambiamento epocale. Ora ci sono ha quattro obiettivi strategici: la riduzione della povertà, la lotta contro la fame, migliorare la nutrizione e la salute e il raggiungimento della sostenibilità ambientale.

Perché se veramente vogliamo debellare la fame nel mondo allora dobbiamo sapere che la tecnologia è solo un mezzo e che la risposta è invece solo politica.

Fonte:  Grist

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