Eclettica, una street factory nell’entroterra della Sicilia

Un’area di incubazione artistica, ecologica e sportiva in cui i cittadini, giovani ma non soltanto, possano aggregarsi ed esprimersi con lo scopo di realizzare i propri talenti, apprendendo e diffondendo buone pratiche. È questo l’obiettivo di Eclettica, centro polifunzionale di Caltanissetta composto di spazi aperti e chiusi che è stato riqualificato dopo 15 anni di degrado. Fino a diventare uno dei più innovativi progetti di coesione urbana e sociale presenti oggi in Sicilia.

“Eclettica è un polmone urbano e sociale. No, anzi, un centro di aggregazione. No, aspetta, rifacciamola. Eclettica è una piattaforma. Anzi, un’oasi. Meglio, una fucina. No, scusa, rifacciamola ancora.” Inizia più o meno così la nostra intervista ad Alessandro Ciulla, presidente di Eclettica, associazione sportiva e di promozione sociale di Caltanissetta. Ma è colpa nostra, che gli abbiamo fatto questa domanda nonostante di questa divertente indecisione Alessandro ci aveva avvertiti fin da subito. “Non mi vorrete domandare cos’è Eclettica, vero? No, perché non lo so nemmeno io”, aveva scherzato appena dopo averci stretto la mano. Un’indecisione perfettamente giustificabile, però, vista la quantità di significati sociali che riveste questo progetto nel tessuto urbano della città nissena. L’associazione, infatti, non ha soltanto ristrutturato una vecchia pista di pattinaggio abbandonata da 15 anni, ma ha cambiato completamente, a tempo di record e senza alcun finanziamento pubblico, i connotati di un’area di 3mila metri quadrati vicina al centro storico che era diventata una piazza di spaccio e uno dei luoghi più degradati della città, trasformandolo in uno spazio verde polifunzionale.

È la fine del 2015 quando Alessandro, insieme a Federica, Silvia e Francesco – età media 27 anni, tutti di ritorno da esperienze di studio e lavoro fuori dalla Sicilia – vincono il concorso di idee “Boom Polmoni Urbani” promosso dal Farm Cultural Park di Favara (AG) e dal Movimento 5 Stelle Sicilia, che metteva in palio 120mila euro in tre anni (soldi in gran parte provenienti dalla decurtazione volontaria degli stipendi dei deputati regionali del M5S) per tre progetti di riqualificazione urbana sul territorio dell’isola. Il nome del progetto? Street Factory Eclettica.

L’associazione viene costituita proprio per partecipare al bando. Aiutata dalle donazioni dei cittadini nisseni che rispondono a un immediato appello pubblico da parte dei quattro giovani, essa inizia da subito raccogliere risorse umane e materiali (provenienti soprattutto dal riciclo) sufficienti a ripulire l’area, a riqualificarla e ad aprirla al pubblico in meno di un anno, utilizzando solo la prima delle tre tranche di finanziamento di 40mila euro previste dal bando e destinando quindi le altre due tranche per le migliorie e gli ampliamenti degli anni successivi.

Ma in cosa consiste una street factory (letteralmente “fabbrica di strada”)? Alessandro alla fine supera ogni reticenza nel cimentarsi in una sintesi, e ce lo dice. “Per street factory”, chiarisce, “intendiamo un’area di incubazione artistica, ecologica e sportiva, in cui i giovani possano esprimersi con l’obiettivo di realizzare i propri talenti. Si tratta di un luogo in cui avvicinarsi allo sport, all’arte, alla musica, agli eventi e alla socialità in un contesto di legalità, dove le persone possono venire a studiare, giocare, dipingere, rilassarsi, imparare e farsi sensibilizzare dalle buone pratiche che Eclettica vuole promuovere: riciclo, sostenibilità, riduzione dei rifiuti, agricoltura urbana ed economia circolare”.  

Ecologia, arte e sport sono dunque i tre rami convergenti del progetto. “Il legame tra questi tre elementi è venuto fuori naturalmente”, continua Alessandro, “sia perché il progetto è eclettico per natura, visto che vuole abbracciare diversi ambiti, ma soprattutto perché la loro unione soddisfa la possibilità di creare un’oasi urbana per il tempo libero che guardi alla ricreazione, alla diffusione di buone pratiche, alla formazione.” Ecco perché, mentre piccoli orti urbani crescono assieme al giardino botanico allestito in loco, diversi artisti di strada – siciliani e anche internazionali – lasciano segni del loro passaggio con l’obiettivo di nutrire il “giardino d’arte” presente nei sogni di Alessandro e dei suoi compagni di avventura.

Ma è il ramo sportivo quello che l’associazione considera principale e il fiore all’occhiello del progetto. “Appena partiti abbiamo invitato i nostri concittadini a venire per cimentarsi con i vari sport di strada che proponiamo, primi fra tutti quelli rotellistici nel nostro skate-park (pattinaggio, skateboarding, monopattino, overboard, hockey, mini-hockey), che qui a Eclettica possono finalmente essere praticati in maniera sicura sia a livello dilettantistico sia da chi coltiva il sogno di affacciarsi un giorno all’agonismo”. Un invito che non è passato inosservato, stante i numeri raggiunti fin da subito. Inaugurato a giugno del 2016, in soli 3 mesi Eclettica contava già 600 tesserati, ossia più dell’1% dell’intera popolazione di Caltanissetta, senza considerare gli utenti non tesserati che usufruiscono della struttura. Intanto, a distanza di quasi tre anni, il progetto si sviluppa e, oltre ai campi di mini-basket e free-climbing realizzati nel frattempo, stanno per essere inglobati nel progetto anche diversi terreni incolti contigui all’impianto, alcuni dei quali sequestrati alla mafia. Lo scopo è quello di trasformare questi terreni in orti urbani e di rifornire la microfiliera produttiva che sta già dando i suoi frutti, visto che i primi prodotti degli orti sono serviti a rifornire i vicini ristoranti del centro storico di Caltanissetta. “Più chilometro zero di così…”.

Come trascurare, poi, l’indotto sociale sui quartieri limitrofi, a cominciare dalla partecipazione dei pensionati del quartiere, coinvolti in qualità di sorveglianti e di diffusori di saperi? Una valenza sociale sottolineata ancor più dal fatto che la Street Factory Eclettica è fruibile a condizioni estremamente vantaggiose proprio per consentire l’accesso anche alle fasce di popolazione più disagiate. Se per la parte sportiva è stata prevista un’assicurazione annua per i tesserati e un contributo di appena 1 euro per poter entrare senza limiti di tempo sugli impianti (e di 1 altro euro per l’eventuale noleggio delle attrezzature sportive), tutto il resto della struttura e, difatti, accessibile gratuitamente. Oltre agli impianti all’aperto, Eclettica oggi dispone di sale chiuse quali spogliatoi, snack bar e una sala attività in grado di produrre un reddito minimo per la struttura, che si regge sostanzialmente sul lavoro volontario dei membri dell’associazione e di tutti coloro che danno una mano. Proprio la sala attività, attrezzata di impianto audio e video, è uno dei vanti di Alessandro: “È a disposizione non solo degli utenti ma anche di altre associazioni alle quali la carenza di spazi in città non permette di riunirsi e di alimentare la propria capacità progettuale”. Già, perché ad Eclettica chiunque può utilizzare la sala per corsi, presentazioni, seminari, prove per musicisti, riunioni di comitati. “Una cosa che procura anche lavoro e reddito a coloro i quali si impegnano per organizzare le iniziative che mantengono viva e dinamica la città”. 

Intervista: Daniel Tarozzi

Realizzazione video: Paolo Cignini

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2019/02/eclettica-street-factory-entroterra-sicilia/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Molino Ferrara: filiera chiusa, produzione artigianale e grani antichi

Si trova nel cuore della Sicilia un pastificio virtuoso gestito oggi da due fratelli che con il loro lavoro cercano di valorizzare il territorio siciliano e la sua ricca biodiversità. Situato a Caltanissetta, il Molino Ferrara può vantare una parte di produzione fatta con un molino a pietra e che lavora esclusivamente grani antichi. Il Molino Ferrara ha una storia che risale all’inizio del Novecento, quando in provincia di Caltanissetta una famiglia decideva di inaugurare un molino a pietra. Negli anni ‘70 questo molino – che nel frattempo ha subito modifiche – viene acquisito dalla famiglia Ferrara e oggi è gestito dai fratelli Alessandro e Carlo, che decidono di recuperare il molino a pietra, che era stato abbandonato, e di avviare una produzione artigianale di grani antichi (accanto alla classica produzione industriale del molino a cilindri).

«La passione ci ha spinto a recuperare il molino a pietra, che doveva essere alimentato. E come farlo se non con i grani antichi?», spiega Alessandro, uno dei responsabili dell’azienda. «Così abbiamo cercato chi ancora produceva o custodiva quella minima parte di grano antico e poco alla volta abbiamo convinto anche i nostri clienti, che producevano grano moderno convenzionale, a produrre grano antico, dando anche a loro un valore aggiunto ovviamente nel prezzo affinché fosse conveniente anche per loro».

È questo, infatti, uno degli elementi portanti che definisce il Molino Ferrara come un’azienda virtuosa: la filiera è chiusa, perché il Molino attinge direttamente dagli agricoltori senza intermediari. Le farine sono tante e di diversi tipi (fra i grani antichi ci sono la varietà senatore cappelli, la maiorca, il perciasacchi, il margherito e altre) e portano alla produzione sia di semole rimacinate per la panificazione che di “semola a spigolo vivo” per la produzione di pasta. Il prossimo obiettivo del Molino Ferrara è la «produzione di biscotti fatti con farina integrale di grani antichi molita a pietra».molino-ferrara-1

Questa parte di produzione segue dunque il ciclo della trasformazione del grano in farina proprio “come si faceva una volta”. Prima c’è lo stoccaggio, ovvero la prepulitura del grano; poi la parte della miscela delle varie varietà di grano che si andranno a lavorare; poi due puliture e l’effettiva lavorazione (macinazione) del grano, fino a raggiungere il prodotto finito.  Anche nell’utilizzo di grani convenzionali, però, c’è una forte attenzione alla qualità, sebbene il modo di lavorarli sia diverso: «Cerchiamo di scegliere i grani autoctoni, che hanno determinate caratteristiche che ci consentono un prodotto eccellente. Di solito noi lavoriamo il simeto, che è un grano che si produce qua in Sicilia e che ha un alto contenuto di glutine o l’arcangelo che è un altro grano autoctono».

Si tratta certo di una scelta virtuosa e di un mercato (quello della produzione artigianale) in forte crescita. «Da qualche anno a questa parte ci sono stati degli studi mirati per capire se effettivamente i prodotti fatti con la lavorazione artigianale come lo era una volta e soprattutto con la materia prima antica siano davvero nutraceutici e non soltanto nutrienti», spiega ancora Alessandro. Ma è stata anche una scelta coraggiosa: «Quando abbiamo iniziato questo percorso dei grani antichi diciamo che è stata inizialmente una scommessa perché l’abbiamo fatto inizialmente per passione e non per business e abbiamo potuto riscontrare che la vendita era più che altro rivolta al mercato estero o al nord Italia».molino-ferrara-2

Ma da quando, venti anni fa, i fratelli Ferrara hanno rinnovato il molino a pietra, qualcosa è cambiato, anche in quella parte di Sicilia prima restia ai cambiamenti. «Da un paio di anni a questa parte anche i nostri conterranei si sono sensibilizzati e siamo riusciti ad aumentare la vendita nel nostro territorio. Infatti questo è uno dei temi che io ho sempre cercato di mandare avanti: valorizzare il territorio ma soprattutto quello che ci offre il territorio perché la Sicilia è una delle regioni con la più alta biodiversità rispetto a tutte le altre regioni d’Italia».

Questa idea apre ad un dibattito più grande, che è quello dello sviluppo dell’economia attraverso un turismo alimentare. Una regione la si scopre anche attraverso il cibo e puntare su questo tipo di mercato potrebbe essere una scelta vincente anche per creare nuovi posti di lavoro: «Se noi avessimo un’organizzazione e una mentalità più aperta rispetto a quella che abbiamo avuto fino ad adesso potremmo sfruttare questi prodotti anche per un discorso economico e quindi creare posti di lavoro e sviluppare un turismo legato ai prodotti alimentari».

Nel frattempo l’azienda Molino Ferrara prosegue nel suo piccolo, con i due fratelli responsabili e altri otto collaboratori, innovandosi attraverso la tradizione e portando anche a piccoli cambiamenti nel territorio. Un’azienda portata avanti «grazie alla passione», che riconferma ancora una volta come le scelte fatte col cuore siano poi le migliori.

 

Intervista: Daniel Tarozzi
Realizzazione video: Paolo Cignini

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2018/10/io-faccio-cosi-228-molino-ferrara-filiera-chiusa-produzione-artigianale-grani-antichi/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Michelangelo Lacagnina: l’arte, la Sicilia e il quotidiano – Meme #13

Michelangelo Lacagnina è un artista di Caltanissetta, che ha fatto dell’amore per la Sicilia il fulcro delle sue creazioni e decorazioni. Lo abbiamo incontrato nel suo studio, dove ci ha parlato del suo percorso artistico, costellato di oggetti, colori, tele, sperimentazioni e di… Sicilia. “Già a cinque anni avevo una fortissima attrazione per i colori e per tutto ciò che fosse disegnato. Sperimentavo, tagliavo, incollavo: lavoravo d’istinto, caratteristica che ho conservato con il passare degli anni. L’arte è con me fin dai primi giorni della mia vita”. Siamo a Caltanissetta, in Sicilia, luogo di nascita e di vita dell’artista e interior designer Michelangelo Lacagnina. Nel suo studio, tra libri fotografici e manuali artistici, spiccano i vivi colori delle sue tele e la lucentezza del suo sorriso. Fin dai primi anni della sua vita Michelangelo è affascinato dalla pittura, dalla scultura, da intagli e intarsi, e a partire dagli anni Ottanta comincia un percorso artistico che l’ha portato ad importanti collaborazioni e ad esposizioni in Italia e nel Mondo, sempre con un grande amore nel cuore: la Sicilia e il quotidiano.

“Il mio rapporto con l’arte? Non potrei farne a meno, oggi. È vero che il mio lavoro è quello di interior designer, ma l’arte e la creazione mi hanno accompagnato fin qui e hanno fatto sempre parte di me. Nelle mie opere e nella loro diversa forma, c’è un tema in comune: la Sicilia. Tramite l’utilizzo dei colori, voglio comunicare la solarità, l’energia, l’esplosività della mia terra, nella quale ho deciso di rimanere a vivere per continuare a valorizzarla: ho ricevuto alcune proposte per andare a vivere altrove, ma il mio posto è qui”.

Uno degli elementi caratteristici che ha ispirato l’opera di Lacagnina, e il suo amore per la sua terra, è il Carretto Siciliano, simbolo caratteristico dell’arte popolare siciliana. Il carretto è un simbolo caratteristico dell’arte popolare siciliana: è un mezzo a trazione animale utilizzato per il trasporto, solitamente usato in Sicilia (e non solo) a partire dagli ultimi anni del XVIII secolo. La caratteristica dei Carretti Siciliani sta nella loro decorazione: sgargianti, colorati, variopinti, con la predominanza del giallo, del rosso e del blu, ogni parte dell’oggetto raffigura una scena, a volte ispirata al mito e a volte al quotidiano. Un oggetto di uso comune, divenuto nel corso del tempo un’opera d’arte.IMG_20180413_171952.jpg

Durante il suo percorso artistico, Lacagnina è stato contattato da un importante marchio per decorare una serie speciale di frigoriferi d’arte, e nella realizzazione si è fortemente ispirato al Carretto: “Da sempre ho avuto un forte interesse, nella mia arte, per il quotidiano. Nelle mie opere amo raffigurare scene di vita della Sicilia, la bonaria ma straordinaria semplicità delle persone, dei lavoratori e della natura. Per quanto riguarda questo lavoro, ho prodotto otto frigoriferi a tema, dipinti a mano, ognuno raffigurante uno spaccato della vita qui in Sicilia: dalla battuta di pesca ai Pupi siciliani, dalle prelibatezze culinarie all’orgoglio della nostra pasticceria. Si tratta di una riproduzione, personalizzata, delle mie tele come decorazione su un oggetto di uso quotidiano, una sorta di rappresentazione dello scorrere della vita che mi rende molto orgoglioso”.

 

D’altronde, non esiste solo la pittura nell’esperienza artistica di Michelangelo Lacagnina: “Nella mia produzione artistica ho un rapporto particolare con gli oggetti, culminata nella produzione dei frigoriferi: in passato ho realizzato più di duemila decorazioni di bottiglie, intese come pezzo d’arredamento, così come ho realizzato la decorazione di pannelli da utilizzare come basamento per piani da lavoro. Sono interessato al legame che si crea tra l’oggetto e l’artigianalità, perché uno dei grandi potere dell’arte è il legame che riesce a creare tra il manufatto e il suo possessore. Un oggetto, prima anonimo tra gli anonimi, grazie all’arte diventa un pezzo unico, quasi un affetto”.

Per maggiori informazioni sulle opere di Michelangelo Lacagnina clicca qui 

Intervista: Daniel Tarozzi
Riprese e montaggio: Paolo Cignini

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2018/10/michelangelo-lacagnina-arte-sicilia-e-quotidiano-meme-13/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni