Food Coop, presto anche in Sardegna il supermercato autogestito

Il progetto, nato da una riunione di Sardegna che Cambia, mira all’apertura, entro il 2019, del primo Food Coop dell’isola, terzo in Italia dopo quelli nascenti a Bologna e Parma. L’obiettivo è la costituzione di una cooperativa nella quale i soci possano approvvigionarsi con prodotti di qualità, provenienti da filiere etiche, a prezzi sostenibili. Tiziana, una degli Agenti del Cambiamento promotori dell’iniziativa, ci spiega come aderirvi. Avete presente “Food Coop”, il documentario di Tom Boothe che parla di The Park Slope, il primo supermercato collaborativo del mondo, nato a New York negli anni ’70 e che oggi conta più di 17mila soci attivi? Beh, vedetelo e forse verrà anche a voi la voglia di fare, sul vostro territorio, quello che sta facendo Tiziana insieme agli altri membri di Sardegna che Cambia.

Tiziana, come nasce l’idea di una Food Coop Cagliari?

Nel dicembre 2017, durante una delle periodiche riunioni degli Agenti del Cambiamento sardi, decidiamo di organizzare una proiezione del documentario Food Coop. Prima ancora di vederlo, raccogliamo informazioni sul progetto Camilla di Bologna, e cominciano a balenarci le prime idee. E così, nel marzo 2018, al cinema Greenwich di Cagliari, chiediamo al pubblico presente alla proiezione del film se a qualcuno andava di impegnarsi per realizzare qualcosa di simile in Sardegna.

Risultato?
Una cinquantina di persone fra il pubblico ha aderito entusiasta. E così abbiamo formato un gruppo di promotori.

Non siete gli unici a essere stati ispirati dal film.

Da New York è partito un vero e proprio contagio che è arrivato anche in Europa. Tra i progetti più significativi ci sono La Louve a Parigi, nato proprio su iniziative del regista del documentario, e Bees Coop a Bruxelles. In Italia, oltre a Camilla a Bologna, di imminente apertura, sta nascendo anche Oltrefood Coop a Parma.

Ci spieghi il progetto in breve?

Vogliamo creare una comunità locale di consumo critico. L’obiettivo principale è quello di costituire una cooperativa i cui soci, dietro sottoscrizione di una quota associativa e dell’offerta di qualche ora di volontariato al mese, possano approvvigionarsi con prodotti di qualità, da loro stessi selezionati, provenienti da filiere etiche e sostenibili, a prezzi contenuti.foodcoop-sardegna-1.jpg

Una sessione di lavoro di Sardegna che Cambia

Come si può distribuire cibo in gran parte biologico e a km zero e tenere anche bassi i prezzi?
Da un lato eliminando l’intermediazione della Grande Distribuzione Organizzata, ossia rapportandosi direttamente con i produttori, che quindi vengono selezionati, insieme ai prodotti da vendere, dagli stessi soci della cooperativa.

Un po’ come accade per i GAS-Gruppi di Acquisto Solidali?

Sì, ma con una novità. Dall’altro lato, infatti, si aprono supermercati “collaborativi”, nei quali i clienti sono anche proprietari e lavoratori. Con questa formula, nella quale i soci della cooperativa lavorano per 3 ore al mese nel punto vendita, i costi sono abbattuti fino al 40%. Un risparmio che viene diviso tra il prezzo di vendita al consumatore e la remunerazione del produttore. Quest’ultimo aspetto è di fondamentale importanza: quando la remunerazione del lavoro è equa, il produttore è incentivato a insistere col biologico, l’agricoltura contadina e le lavorazioni tradizionali, e ad evitare di dover ricorrere allo sfruttamento della GDO pur di dare uno sbocco alla propria produzione. È come dare valore, col nostro lavoro, anche al lavoro degli altri membri della filiera.

Una bella soddisfazione.

E ti dirò di più. Non è solo una questione di prezzi convenienti, di giusta remunerazione del lavoro dei produttori, di valorizzazione delle produzioni locali. La soddisfazione più grande è psicologica. È il senso di responsabilità che ciascuno sviluppa nei confronti della propria comunità, la sensazione di lavorare attivamente per la transizione verso una società più equa, sostenibile e solidale. Non è un caso che il focus gestionale del progetto riguarderà le scelte di consumo responsabile e la sperimentazione di modelli di autogestione, di cooperazione e solidarietà tra le persone, di attenzione all’ambiente e di valorizzazione del territorio.

Mi pare un’esperienza altamente formativa per coloro che vi partecipano.

Assolutamente sì. Non a caso tra gli obiettivi complementari c’è anche quello di fornire strumenti di riflessione sulla società contemporanea. Quando apri un emporio in cui rifiuti di vendere prodotti provenienti dall’agricoltura industriale o che utilizzino sostanze chimiche di sintesi, in cui favorisci l’agricoltura naturale, in cui riduci al minimo gli imballaggi, in cui vieti l’uso di plastica usa e getta, in cui permetti l’utilizzo delle monete complementari non c’è dubbio che stai facendo formazione.

Un vero e proprio centro di promozione cuturale.

E anche di intrattenimento, visto che prevediamo di utilizzare gli spazi anche per attività sociali. Oltre al punto vendita, infatti, il progetto prevede l’attivazione di un repair point, una banca del tempo, uno spazio destinato a laboratori proiezioni, presentazioni, seminari, ecc. Insomma, un vero e proprio centro polifunzionale in grado di offrire un’ampia gamma di servizi e attività complementari con ricadute sia sulla comunità locale che sulla compagine. Sai, il progetto è economicamente sostenibile solo se raggiunge un certo numero di soci.foodcoop-sardegna-2

Una riunione del progetto Food Coop

Parliamo dei soci, appunto.

Per il momento siamo un gruppo di persone, perlopiù Agenti del Cambiamento, provenienti da realtà ed esperienze diverse. I promotori della proiezione di marzo sono state, oltre a Sardegna che Cambia, anche le associazioni Re.Coh, che sta realizzando un co-housing in Sardegna, e Terre Colte, che si occupa di incentivare il riuso delle terre incolte, l’auto produzione alimentare e il consumo critico. Al progetto di Food Coop – il nome è ancora generico ma stiamo per lanciare un concorso di idee interno per individuare quello definitivo – collaborano attivamente 12 persone, e altre seguono i lavori del gruppo tramite una chat dedicata, pronte ad entrare nella squadra appena riusciranno ad organizzarsi con i propri impegni. Il numero è per ora sufficiente per la fase iniziale di studio, ma presto ci saranno da sviluppare altri aspetti del progetto. Per questo abbiamo deciso di aprire il gruppo all’esterno e accogliere chiunque sia interessato a dare il proprio contributo, mettendo a disposizione il proprio tempo e/o le proprie competenze.

Quali sono i prossimi passi? E cosa dovrebbero fare gli interessati?

Abbiamo attivato una pagina facebook dedicata e l’indirizzo email foodcoopcagliari@gmail.com. Ma il 31 maggio, alla Cineteca Sarda, ci sarà un’altra proiezione del documentario Food Coop. Quello sarà il momento ideale per conoscersi e per organizzare le prossime tappe. Fra queste, lo studio di possibili linee di finanziamento pubblico e la ricerca di una sede. Esperti di bandi pubblici, tecnici e figure professionali più classiche, come commercialisti e avvocati, sono benvenuti assieme a tutti coloro che hanno voglia di dare un contributo di qualsiasi genere. Il nostro obiettivo è di essere operativi entro la fine del 2019.FOOD-COOP-31-MAGGIO

Cosa consigli a chi volesse attivare un Food Coop in altre città?

Di seguire il percorso che hanno fatto tutti i progetti in via di realizzazione. Organizzare una proiezione del film tramite la piattaforma di distribuzione cinematografica indipendente Movieday, raccogliere adesioni e contattare le altre Food Coop già attive o in via di apertura. Noi, per esempio, siamo in contatto con La Louve di Parigi e Camilla di Bologna, che ci stanno dando una grossa mano.

Aggiornateci, mi raccomando. E in bocca al lupo.

Senz’altro. Viva il lupo!

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2018/05/food-coop-sardegna-supermercato-etico-autogestito/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Getta i rifiuti raccolti sulla spiaggia e viene multata con 167 euro: risponde il Sindaco Zedda

La vicenda capitata all’archeologa Ilaria Montis è surreale e emblematica: multata con 167 euro per aver gettato fuori comune i rifiuti raccolti in spiaggia

UPDATE: 
Nel mentre scrivevo questa notizia mi sono premurata di ascoltare la voce dei Vigili urbani di Cagliari a cui ho telefonato, avvisandoli del post on line e chiedendo replica che trovate in un nuovo post. Ho anche scritto via Fb al sindaco Massimo Zedda e per ora c’è il suo comunicato ufficiale che vi riporto. Resta l’amaro in bocca per l’intera vicenda dove la rimozione dei rifiuti viene misurata nella quantità di tasse pagate e non più come una necessità di civiltà e rispetto per l’ambiente in cui si vive.

Sulla vicenda della multa per i rifiuti portati in città da un’altra provincia e da un non residente la questione è molto semplice: Cagliari non può diventare la pattumiera della Sardegna.

Soprattutto i cagliaritani non possono e non devono pagare lo smaltimento di rifiuti prodotti da altri. Queste regole valgono nella maggior parte dei Comuni italiani e valgono anche a Cagliari, dove il servizio di controllo è attivo da tempo.

Abbiamo in città circa 154mila residenti. I rifiuti presenti equivalgono a quelli di una città che ha il doppio degli abitanti. Significa che molti, da fuori Cagliari, portano qui i loro rifiuti e i cagliaritani ne pagano lo smaltimento. E’ un problema che riguarda tutte le grandi città ed è un dato che influisce non poco sul costo che ogni cittadino paga attualmente per il servizio di raccolta dei rifiuti. Due numeri, per capirci: conferendo in discarica 15mila tonnellate di rifiuti in meno (è quanto stimiamo di fare con il servizio di raccolta porta a porta su cui stiamo lavorando) risparmieremo 2 milioni e mezzo di euro sui 12 milioni che spendiamo attualmente per lo smaltimento. Con una differenziata migliore potremo vendere carta, vetro, lattine e plastica recuperando così altri due milioni e mezzo di euro. Soldi che saranno destinati alla riduzione delle attuali aliquote delle tasse locali, un altro degli obiettivi del nuovo appalto per la raccolta dei rifiuti.

Detto questo, spiace perché nel caso specifico le intenzioni erano le migliori. Ma è giusto ricordare che per non pagare multe sarebbe stato sufficiente lasciare i rifiuti nei cestini dei chioschi presenti vicino agli accessi della bellissima spiaggia di Piscinas, gli unici percorribili creati apposta per proteggere le dune. L’altra possibilità sarebbe stata quella di portare i rifiuti nel proprio comune di residenza, dove si paga la Tari (tassa sui rifiuti).

Certi della buona fede della protagonista del caso specifico, non possiamo suggerire l’idea che ognuno possa portare rifiuti a Cagliari e lasciarli nei cassonetti in città. Dispiace, di nuovo, che una persona civile debba pagare per i rifiuti abbandonati da alcuni incivili.

La storia è davvero surreale ma anche emblematica: l’archeologa Ilaria Montis è stata multata a Cagliari in viale Poetto, per aver gettato rifiuti da non residente. E’ successo che Ilaria dopo aver trascorso una serata al mare a Piscinas, come sua abitudine aveva raccolto i rifiuti in spiaggia lasciati da altri bagnanti. Ma non trovando cestini o cassonetti per depositarli li ha caricati in macchina e li ha depositati a Cagliari nel primo cassonetto disponibile, iniziando pure a differenziarli. A quel punto è stata fermata dai vigili urbani che avendo accertato che Ilaria non era residente a Cagliari le hanno elevato una multa da 167 euro. A nulla sono valse le spiegazioni di Ilaria che ha raccontato che erano appunto rifiuti raccolti in spiaggia. Insomma, sembrerebbe quasi che a inquinare non si paga e che invece chi prova a pulire viene multato.

Marine pollution shown by plastic container on a beach next to shells

 

Ilaria Montis è archeologa e ricercatrice all’Università di Cagliari e non era a conoscenza del fatto che gettare rifiuti a Cagliari non essendo residente costituisse un reato:

Domenica sera con un amico ci siamo fermati a fare un tuffo a Piscinas, andando via abbiamo deciso di pulire un po’ la spiaggia, cosa che mi capita di fare spesso, e abbiamo riempito un’intera cassetta di rifiuti vari tra cui bottiglie e flaconi abbandonati da altri bagnanti sulla sabbia. Guardandoci attorno ci siamo resi conto che non c’erano contenitori o cestini, così abbiamo caricato la cassetta in macchina. Il giorno dopo la Polizia di Cagliari mi ha visto mentre gettavo tutto e mi ha fatto la multa perché utilizzavo i cassonetti del comune di Cagliari pur non essendo residente in città. E’ vero, ho la residenza nel comune di Baratili San Pietro in provincia di Oristano, ma non sapevo di non poter gettare i rifiuti a Cagliari, del resto sui cassonetti non c’è alcun divieto. Sono rimasta sconcertata, ho spiegato che era spazzatura di altri raccolta in spiaggia a Piscinas e che stavo anche differenziando la plastica ma sono stati inflessibili: ho rifiutato di firmare il verbale, uno dei vigili si è alterato e mi ha insultato minacciando di portarmi in caserma e denunciarmi. Ho ritirato la multa, 167 euro da pagare entro 60 giorni.

Ilaria ha deciso di non fare ricorso, di pagare la multa ma di raccontare anche questa strana storia:

Non racconto questa brutta storia per narcisismo ma per far riflettere sulla questione dei rifiuti in Sardegna: la mancanza di cassonetti stradali è un grave problema in tutta l’isola perché in tanti, Sardi e turisti, spesso lasciano i rifiuti dove capita non sapendo dove buttarli, e lo vediamo da spiagge, strade e cunette sporche e piene di spazzatura. Episodi come questo fanno pensare che forse è il caso di andare oltre le divise, oltre la burocrazia, oltre le regole e oltre le ideologie per usare il nostro buon senso quando le circostanze lo richiedono. Per tornare alle cose semplici e sensate in un momento in cui tante belle iniziative che nascono dal cuore, senso etico e senso civico delle persone vengono soffocate dall’eccessiva burocrazia che le rende inattuabili.

Fonte:  Sardiniapost

© Foto Getty Images

Sardegna: dal 1° maggio al via le Cartoniadi di Comieco

Comieco e Regione Autonoma della Sardegna insieme per sensibilizzare sull’importanza di una corretta raccolta differenziata. Il campionato della raccolta differenziata di carta e cartone coinvolgerà per tutto il mese di maggio 9 Comuni dell’isola. A Cagliari sfida tra i quartieri.374720

Prenderanno il via il 1° maggio e dureranno fino alla fine del mese le Cartoniadi, il campionato della raccolta differenziata di carta e cartone organizzato da COMIECO in collaborazione con la Regione Autonoma della Sardegna, durante il quale 9 Comuni dell’isola si contenderanno il titolo di “campione del riciclo”. La gara coinvolgerà i Comuni di Alghero, Cagliari, Carbonia, Lanusei, Olbia, Oristano, Sassari, Tempio Pausania e Villacidro. L’iniziativa, che dal 2006 ha già coinvolto milioni di italiani, ha l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini sull’importanza di effettuare una corretta raccolta differenziata, sui benefici ambientali ed economici che ne derivano per tutta la collettività e più in generale per stimolare una maggiore attenzione alla tutela dell’ambiente. Le Cartoniadi chiameranno a raccolta i cittadini sardi e il Comune che si dimostrerà più virtuoso, raccogliendo le maggiori quantità di carta e cartone rispetto al bimestre gennaio/febbraio 2013 ed effettuando una raccolta di qualità – cioè con il minor numero possibile di frazioni estranee o impurità – si aggiudicherà un premio in denaro di 30 mila euro. Il secondo e terzo classificato vinceranno rispettivamente 15 mila euro e 5 mila euro. Tutti i premi, messi a disposizione dalla Regione Autonoma della Sardegna e da Comieco, saranno destinati alla realizzazione di opere o all’erogazione di servizi di pubblica utilità. A Cagliari le diverse zone della città si sfideranno inoltre, nello stesso periodo e con analoghe modalità, in una Cartoniade intercittadina che decreterà il quartiere più virtuoso per quanto riguarda la raccolta differenziata di carta e cartone, sai dal punto di vista della quantità che della qualità. “Con le Cartoniadi, manifestazione unica nel suo genere in Italia ed in Europa, puntiamo a stimolare comportamenti virtuosi e l’impegno di tutti i cittadini ad effettuare la raccolta differenziata, per raggiungere un obiettivo comune: una più corretta gestione dei rifiuti , migliorando anche la qualità della raccolta, nell’interesse della collettività” ha dichiarato Piero Attoma, Vice Presidente di Comieco. “Ricordiamo che grazie alla raccolta differenziata di carta e cartone, ogni anno evitiamo oltre 10 milioni di tonnellate di CO2 nell’atmosfera, in oltre 10 anni abbiamo totalizzato circa 4 miliardi di euro di benefici economici e evitato la costruzione di 270 discariche sul territorio, 26 solo nel 2011”. “La Regione Sardegna ospita per la seconda volta le Cartoniadi e crede molto in questo genere di iniziative, che consentono di sensibilizzare i cittadini sulla raccolta differenziata” ha dichiarato Andrea Biancareddu, Assessore alla difesa dell’ambiente della Regione Sardegna. “A tal proposito ricordo che, grazie agli sforzi di tutti noi, la Sardegna ha fatto molti passi avanti negli ultimi anni, raggiungendo brillanti risultati, fra cui il 47% di raccolta differenziata e il dimezzamento dei rifiuti conferiti in discarica: tali risultati collocano la nostra tra le Regioni italiane più virtuose. Durante questo percorso è stato prezioso l’accordo di programma con il Consorzio Comieco, nell’ambito del quale si inserisce l’iniziativa in questione”.  I Comuni che partecipano alle Cartoniadi in genere ottengono risultati incoraggianti: mediamente, raccolgono un + 30% di carta e cartone durante la competizione e ottengono un consolidamento a +15%, rispetto al dato pre-gara, nella raccolta di carta e cartone durante i mesi successivi. In Sardegna nel 2011 sono stati raccolti 44,6 kg pro capite di carta e cartone, un dato sotto la media nazionale (50,6 kg per abitante) ma ben al di sopra della media delle altre Regioni dell’area Sud e isole (26,3 kg per abitante).*

Fonte: eco dalle città