Le 5 spiagge più sporche d’Italia nella classifica di Legambiente

Legambiente ha monitorato 24 spiagge italiane per la campagna Spiagge e Fondali Puliti realizzata con la collaborazione di Cial, Mareblu, Virosac e Campagna di promozione Sughero, scoprendo 5 spiagge in Italia davvero sporche. Legambiente è impegnata nel controllo delle spiagge italiane per scoprire quali e quanti rifiuti siano presenti. Nell’ambito della campagna Spiagge e Fondali puliti – Clean up the Med tra venerdì e oggi, dunque ancora in atto, i volontari dell’associazione ambientalista hanno letteralmente contato e classificato i rifiuti trovati. Il controllo è stato effettuato secondo il protocollo scientifico del ministero dell’Ambiente e di Ispra e i rifiuti (o beach litter rinvenuto sulla linea di costa, che può avere diverse provenienze) più frequentemente ritrovati sono: bottiglie di plastica, contenitori di plastica, tappi e coperchi, mozziconi di sigaretta, stoviglie usa e getta di plastica, cotton fioc, mattonelle e calcinacci. Nell’attesa che siano pubblicati i dati complessivi Legambiente ha diffuso i risultati della beach litter eseguita nella prima metà di maggio su un’area di 130.040 mq, pari a quasi 20 campi da calcio e che riguarda il monitoraggio di 24 spiagge libere da Nord a Sud della nostra Penisola: Genova, Viareggio (Lu), Orbetello (Gr), Scarlino (Gr), Fiumicino (Rm), Anzio (Rm), Pozzuoli (Na), Pollica (Sa), Giardini Naxos (Me), Palermo, Agrigento, Gela (Cl), Ragusa, Pachino (Sr), Noto (Sr), Catania, Policoro (Mt), Pisticci (Mt), Casalabate (Le), Tricase (Le), Brindisi, Polignano a Mare (Ba), San Benedetto del Tronto (Ap).

Ebbene le spiagge più sporche sono risultate:

  • Barcarello a Palermo
  • Golfo di Talamone a Orbetello (Gr)
  • Porto di Scarlino (Gr)
  • Babbaluciara di Agrigento
  • spiaggia Coccia di Morto/Pesce Luna di Fiumicino (Rm)

A essere maggiormente presente come tipologia di rifiuto c’è la plastica con la percentuale del 65% su 15.215 rifiuti di ogni genere rinvenuti. Ci sono le bottiglie di plastica, le buste di plastica, tappi, polistirolo, i secchi, stoviglie usa e getta ma anche un 9% di residui della pesca: il 9% degli oggetti plastici rinvenuti (più di 1.500), è composto da reti da pesca, galleggianti, nasse, fili da pesca; seguono i mozziconi di sigaretta pari al 7% del totale dei rifiuti. Un fenomeno preoccupante è rappresentato dal rinvenimento di rifiuti sanitari pari al 4% del totale e che per Legambiente:

sono il segnale preoccupante dell’inefficienza dei sistemi depurativi. Ci dicono non solo che servono campagne di sensibilizzazione sui rifiuti da non buttare nel wc, ma che talvolta gli impianti di depurazione sono inefficienti e non riescono a filtrare neanche oggetti solidi di una certa grandezza. II 79% degli oltre 500 oggetti contati è stato, infatti, registrato sulle spiagge distanti meno di 1 km da una foce.Rubbish Litters UK Beaches

Spiega Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente:

L’obiettivo è quello di indagare la quantità e la tipologia di rifiuti presenti sulle spiagge italiane e del mediterraneo al fine di contribuire all’applicazione della direttiva europea sulla Marine Strategy, un provvedimento che dà chiare indicazioni sull’impatto dei rifiuti marini e sull’obbligo di intervenire e rappresenta un’importantissima occasione per attuare finalmente politiche coordinate tra i diversi settori che riguardano il mare. Secondo diversi studi circa il 70% dei rifiuti marini affonda e circa il 15% resta in superficie. Questo significa che i risultati dei campionamenti effettuati sulle spiagge rappresentano solo la punta dell’iceberg di un problema ben più complesso. Per questo servono azioni concrete di salvaguardia e sviluppo dell’ambiente marino e delle coste con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati e dei territori. Interventi che in Italia sono in fase ancora embrionale. I risultati del monitoraggio di Legambiente sui rifiuti presenti sulle nostre spiagge richiamano però con forza l’urgenza di intervenire e forniscono un contributo prezioso per la valutazione delle politiche di prevenzione e riduzione del fenomeno.

L’indagine sulla beach litter è stata scolta anche su 5 spiagge in Grecia, Spagna, Francia e Tunisia con la collaborazione di Clean up the Med: e i risultati ci dicono che sebbene vi siano meno rifiuti che non sulle spiagge italiane troviamo però molta più plastica.

© Foto Getty Images

Fonte: ecoblog.it

Gli ingredienti della cucina naturale: l’anguria

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L’anguria (conosciuta anche come cocomero) è uno dei frutti dissetanti per eccellenza. Chi di voi nelle torride giornate d’estate non ne hai mai addentato una bella fetta? E’ infatti ricchissima di acqua, appartiene alla famiglia delle cucurbitacee, come la zucca e il cetriolo. Il suo nome scientifico è citrullus vulgaris e la sua origine è antica. Proviene dall’Africa e le prime testimonianze della presenza dell’anguria si ritrovano già nell’Antico Egitto, perché gli Egizi collocavano le angurie nelle tombe dei Faraoni affinché se ne cibassero nella vita ultraterrena. E’ un frutto sicuramente gradito a chi ha problemi di peso perché ha pochissime calorie e zero grassi. Largo all’uso delle angurie nelle diete dimagranti, perché sazia, facilita la diuresi e la disintossicazione dell’organismo. E per questo è utile anche per combattere la cellulite. Dal punto di vista nutrizionale le angurie sono ricche di vitamina A, C e B6, quest’ultima molto importante per la salute del sistema immunitario e per il funzionamento del sistema nervoso. Mentre i sali minerali maggiormente presenti sono fosforo, magnesio ma soprattutto  potassio. Questo frutto estivo quindi, aiuta l’organismo nelle situazioni di stanchezza e spossatezza. Non meno importanti sono le proprietà antiossidanti poiché contiene carotenoidi, soprattutto il licopene (presente anche nei pomodori), che sono naturali antitumorali e antinvecchiamento.cocomero

Sono tantissimi i modi per consumare l’anguria, dalla classica fetta da morsicare ben fredda alle macedonie  al frullato con l’aggiunta di menta fresca. Noi ne suggeriamo due, completamente diversi l’uno dall’altro. La prima proposta è la ricetta dell’anguria in insalata, per consumare questo frutto in modo salato. Ecco gli ingredienti:

  • 300 gr di insalata verde mista
  • 400 gr di polpa di anguria
  • 100 gr di peperone
  • 200 gr di pomodori
  • basilico

Preparazione. Tagliate le verdure a striscioline e mescolatele in una insalatiera con l’insalata. A parte preparate una vinaigrette con le foglie fresche di basilico, sale, olio e aceto nelle quantità desiderate. Condite l’insalata e servite. L’altra idea riguarda l’anguria al cognac, e qui siamo nel regno delle consumazioni dolci. Vi occorrono questi pochi ingredienti:

  • anguria media
  • 4 cucchiai di zucchero di canna
  • 3 bicchierini di cognac

Preparazione. Tagliate l’anguria a metà e poi scavatene la polpa con l’aiuto di un cucchiaio da gelato, avendo cura di eliminare i semi. Mettete le palline d’anguria in un recipiente e distribuitevi sopra lo zucchero. Spruzzate  il cognac e trasferite il tutto all’interno dell’anguria scavata per bene fino alla parte bianca. Si può decorare il bordo scolpendo un orlo a zigzag. Riponete in frigorifero per almeno 2 prima di servire.

Fonte: tuttogreen

Gli ingredienti della cucina naturale: le susine e le prugne

Tra i vari frutti estivi un posto di riguardo va alle susine e alle prugne, anche se molti le confondono prendendole per la stessa cosa. Le susine sono i frutti della Prunus domestica mentre le prugne del Prunus salicina. Il primo è detto susino europeo mentre il secondo susino cino-giapponese. Si tratta di due varietà distinte per colore e forma che però hanno le stesse proprietà, perché appartengono alla famiglia delle Rosacee, sono originarie dell’Oriente e giunsero in Europa in seguito alle Crociate. Entrambi i frutti hanno molte varietà, che differiscono principalmente per il colore che va dal giallo, al rosso e al viola, e per la forma, in alcune varietà più tonda in altre più ovale. In Giappone sono diffuse le prugne umeboshi, una varietà molto apprezzata anche nella cucina macrobiotica, che si utilizzano come accompagnamento del riso, per via del loro sapore acido ed estremamente salato. sour and salty. Possono essere gustate persino prima del the verde matcha perché sembra che preparino il palato ad accoglierne il sapore simile all’erba. La susina ha un sapore acidulo per la presenza di acido malico. La prugna è invece più dolce. Comunque sia, in generale si tratta di un frutto dalle notevoli proprietà antiossidanti, questo secondo i risultati di uno studio condotto negli Stati Uniti, pertanto il consumo di susine aiuta a combattere l’invecchiamento e i radicali liberi perché abbondano in polifenoli, e non sono da meno dei più decantati mirtilli neri. Entrambi i frutti si consumano freschi ma le prugne si possono anche essiccare anche se il loro contenuto calorico e zuccherino aumenta notevolmente. Entrambe hanno proprietà lassative dovute alla presenza della difenil-isatina e di tante fibre. I benefici non sono solo per l’intestino ma anche per il sangue poiché viene facilitata l’eliminazione del colesterolo ‘cattivo’, il famigerato colesterolo LDL. Inoltre, l’elevata concentrazione di potassio fa sì che susine e prugne siano anche diuretiche e utili a combattere la ritenzione idrica. Dal punto di vista nutrizionale questi due frutti, oltre al potassio, contengono anche calcio, fosforo e magnesio, vitamina A, B1, B2, C, quest’ultima aiuta l’assorbimento del ferro, rinforza le difese dell’organismo, è antibatterica e antivirale.ricetta-prugne

Per tutte queste ragioni è bene approfittare della stagione estiva per gustare questi frutti, senza esagerare per evitare un eccessivo effetto lassativo,da giugno a settembre possiamo approfittare di tutte le diverse varietà che giungono a maturazione, mentre per il resto dell’anno abbiamo a disposizione quelle secche, altrettanto benefiche, solo un po’ più caloriche. Un lassativo naturale, da utilizzare in caso di reale necessitò, è dato dal decotto di prugne che si fa molto mettendo in un pentolino 5-6 prugne secche, aggiungendo acqua quanto basta per ricoprirle e portando a ebollizione per una decina di minuti. Si lascia raffreddate un pochino, quindi si mangiano le prugne bollite e si beve il decotto. In cucina le prugne e le susine sono perfette per i dolci come farcitura o decorazione e nelle marmellate, ma si accompagnano altrettanto bene nei piatti salati a base di carne e salumi. Il piatto più famoso forse è l’arrosto natalizio alla frutta secca. Un’altra cosa che si può fare a casa con le prugne, ma non solo, è essiccarle. Vengono perfette se si possiede un essiccatore anche se il forno, tenuto bassissimo e con lo sportello aperto, per 3-4 ore, farà un lavoro altrettanto egregio. Si potranno gustare così per tutto l’inverno frutti e verdure dell’estate. Una ricetta insolita per usare le prugne come antipasto sono i rotolini di speck e prugne secche. Fate rinvenire le prugne secche nell’acqua tiepida per 15 minuti,e sgocciolate e arrotolate attorno ad ogni prugna una fettina di speck. Infilzate uno stecchino per fermare il tutto.

Un’altra cosa che si può fare a casa con le prugne, ma non solo, è essiccarle. Vengono perfette se si possiede un essiccatore anche se il forno, tenuto bassissimo e con lo sportello aperto, per 3-4 ore, farà un lavoro altrettanto egregio. Si potranno gustare così per tutto l’inverno frutti e verdure dell’estate.

Fonte: tuttogreen

 

Gli ingredienti della cucina naturale: le pesche

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Tra i frutti più amati durante la stagione estiva, la pesca (nome scientifico Prunus Persica vulgaris) si caratterizza per il suo gusto fresco e dissetante nonostante il suo modesto apporto calorico. La pesca, infatti, come molta frutta è composta soprattutto da acqua (il 90 % circa) ed è una fonte di importanti nutrienti come sali minerali (in particolare potassio, sodio, calcio e fosforo) e complessi vitaminici (tra cui spiccano la vitamina A, B, C, E, K); questi frutti contengono anche zuccheri, proteine, lipidi, glucidi e fibre. Originarie probabilmente della Cina, tra tutte le varietà di pesche, se ne riconoscono tre tipi più diffusi: gialle, bianche e noci (o nettarine),ognuna caratterizzata da specifiche proprietà e virtù terapeutiche. In ogni caso, questo frutto ‘re dell’estate’ si distingue per il suo potere saziante e dissetante oltre che per la capacità di reintegrare i sali minerali persi soprattutto con il caldo durante la sudorazione. L’elevata concentrazione di vitamine C rende la pesca particolarmente utile per combattere le infezioni, fortificare le ossa e favorire il trasporto e l’assorbimento del ferro nel sangue; altra azione benefica è svolta dal beta-carotene contenuto nella pesca e che, con l’assunzione, si trasforma in vitamina A, valido alleato della pelle di cui favorisce l’abbronzatura, stimolando la produzione di melanina, e aiutando a mantenerla elastica e giovane.pesche-alla-griglia

Le uniche controindicazioni al consumo di questo frutto vanno rivolte ai pazienti diabetici e chi soffre di reazioni allergiche nei confronti della pelle vellutata delle pesche; per i bambini, inoltre, è meglio evitare che succhino il nocciolo data la presenza, per quanto ridotta, di una sostanza dannosa come l’acido cianidrico. In cucina le pesche si prestano a preparazioni dolci e possono essere trasformate in marmellate e composte da sole o assieme ad altri frutti. Una ricetta velocissima ma d’effetto sono le pesche grigliate accompagnate da sciroppo di lavanda e gelato al fior di latte. La preparazione è facile. Lavate bene delle pesche a pasta gialla e tagliatele a età, eliminando il nocciolo. Ponetele con la polpa verso il basso in una griglia già calda e fate cuocere per 4 minuti massimo senza girare. In una padella fate addensare 4 cucchiai di zucchero e uno d’acqua assieme ad 1 cucchiaino di fiori di lavanda essiccati finché il  liquido diventa sciropposo e di color ambrato, ma  non deve caramellarsi. Servite le pesche dal lato grigliato, nappate con lo sciroppo alla lavanda e una pallina di gelato.

Fonte: tuttogreen