Il buco dell’ozono sta diventando più piccolo

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Secondo uno studio coordinato da Susan Solomon del Massachusetts Institute of Technology e pubblicato lo scorso 30 giugno su Science, il buco dell’ozono al di sopra dell’Antartide starebbe diventando sempre più piccolo. I ricercatori che hanno condotto lo studio sono convinti che sia diminuito di più di 4 milioni di chilometri (una superficie tredici volte superiore a quella italiana) dal 2000 a oggi. “Globalmente il buco dell’ozono sembra essere sulla via della guarigione” spiega lo studio specificando come i gas clorati e clorofluorocarburi (Cfc) continuino a diminuire. Secondo le previsioni degli scienziati il buco dovrebbe “chiudersi” nuovamente nel 2050. Le misure prese con il protocollo di Montreal del 1987 hanno dato i loro frutti: la progressiva proibizione dei gas clorati presenti nei sistemi di climatizzazione e refrigerazione, nelle lacche per capelli e in alcuni processi industriali ha portato a una progressiva chiusura del buco d’ozono.

“Da oggi al 2030, il protocollo di Montreal, adottato da tutti i paesi, avrà evitato due milioni di casi di cancro alla pelle per anno, dei disturbi oculari e immunitari e avrà protetto fauna e agricoltura”

spiegano gli autori dello studio. Il buco dell’ozono si trova a un’altezza compresa fra i 20mila e i 40mila metri e ha la funzione di assorbire gran parte dei raggi ultravioletti, facendo così da schermo e proteggendo la salute di uomini e animali.

Fonte: Le Monde

 

Buco dell’ozono: 4 nuovi gas nocivi scoperti nell’atmosfera

Tre clorofluorocarburi (Cfc) e un idroclorofluorocarburo (Hcfc) non inclusi nelle restrizioni del protocollo di Montréal sono stati scoperti nell’emisfero boreale e in quello australe

Uno studio internazionale che ha coinvolto ricercatori di Germania, Regno Unito, Francia, Australia, Paesi Bassi e Svizzera ha rilevato nell’atmosfera quattro nuovi gas appartenenti alla famiglia dei clorurati che potrebbero contribuire alla distruzione dello strato di ozono. Si tratta di un’indagine condotta nei due emisferi. I ricercatori hanno analizzato campioni di aria raccolti nell’ambiente a partire dagli anni Settanta, a Cap Grim, a nord-ovest della Tasmania, una regione esente da fonti di inquinamento vicine. Essi hanno compiuto lo stesso tipo di studio con campioni imprigionati nella neve compatta della calotta polare della Groenlandia. Tanto nell’emisfero boreale come in quello australe sono stati scoperti tre clorofluorocarburi (Cfc) e un idroclorofluorocarburo (Hcfc) che non erano mai stati scoperti fino a oggi. Si tratta di prodotti che erano assenti dall’atmosfera prima del 1960. Utilizzati come refrigeranti, come solventi o negli aerosol, questi gas sono stati vietati in ragione del loro effetto nocivo sull’ozono stratosferico che protegge l’atmosfera. Il protocollo di Montréal, entrato in vigore nel 1989 e ratificato in 196 Paesi ha ridotto progressivamente il loro utilizzo, totalmente proscritto a partire dal 2010, a eccezione delle applicazioni di nicchia, specialmente quelle mediche. Scoperti questi nuovi quattro gas, i ricercatori prevedono di proseguire le investigazioni e di riconsiderare la modalità con cui gli industriali dichiarano i gas clorurati, fra cui gli isomeri che sfuggono alle limitazioni di utilizzo del protocollo di Montréal. Johannes Laube e i colleghi del team internazionale che ha curato lo studio calcolano che 74mila tonnellate di questi quattro “nuovi” gas siano state rilasciate negli anni Ottanta. Poco rispetto al milione di tonnellate annue di Cfc emessi su scala globale, ma anche se si stoppasse subito l’emissione di questi quattro gas, essi resterebbero comunque presenti per decenni.880932141-586x389

Fonte:  Le Monde