Cicloviaggiatori: a Brescia il raduno nazionale 2014

Sabato 29 e domenica 30 novembre una due giorni dedicata ai viaggiatori in bicicletta.

Sabato 29 novembre 2014, dalle ore 15 a notte inoltrata, e domenica 30 novembre dalle 9 al primo pomeriggio si svolgerà al Centro Mater Divinae Gratiae di Brescia (Via San Emiliano 30) il raduno nazionale dei cicloviaggiatori. La due giorni bresciana è riservata ai soci dell’Associazione Italiana Il Cicloviaggiatore, ma anche ai non iscritti purché non abbiano mai partecipato alle edizioni precedenti della kermesse dedicati ai viaggiatori in bicicletta. Chi sono i cicloviaggiatori? La definizione migliore è quella statutaria:

Si definisce Cicloviaggiatore un individuo che effettua viaggi in bicicletta di più giorni consecutivi e che trasporta se stesso e tutto il materiale che gli occorre su una bicicletta. Tale Cicloviaggiatore non organizza il proprio viaggio prevedendo l’impiego di mezzi di supporto che trasportino per lui i materiali o ne gestiscano la logistica dell’intero viaggio o di parte di esso. Il Cicloviaggiatore viaggia in bicicletta in maniera indipendente, da solo o in gruppo, ma non aggregato al seguito di una organizzazione commerciale. Il Cicloviaggiatore non organizza a scopi commerciali il viaggio di altri Cicloviaggiatori. Il Cicloviaggiatore è attento agli aspetti del territorio che attraversa, culturali e naturalistici, riconoscendo nel cicloviaggio uno strumento di crescita interiore e conoscenza della realtà che lo circonda.

Il raduno annuale è un’occasione di confronto, nel quale i cicloviaggiatori si riuniscono per dialogare, confrontare le loro esperienze di viaggio, raccontare luoghi ed emozioni con l’ausilio di fotografie, filmati, diari di viaggio. Le formule per iscriversi all’evento sono molteplici, così come il contributo per l’iscrizione che varia a seconda che si sia tesserati o no. Sul sito AIIC tutte le informazioni.FIAB_Rete_Bicitalia-620x464

Fonte:  AICC

Foto | Fiab

Bike sharing in Italia: Brescia città regina

Nella città lombarda ben 450 utenti ogni 10mila abitanti, mentre Torino primeggia per numero di iscritti al servizio, 18mila

Negli scorsi giorni vi abbiamo annunciato la messa in Rete degli Open Data di Euromobility sulla mobilità sostenibile nel nostro Paese. Si tratta di materiale “grezzo” preziosissimo che permette un’attenta analisi di quella che è la situazione in 50 città italiane campione (capoluoghi di regione, di provincia autonoma e città con più di 100mila abitanti). Fra i molti argomenti che questi dati permettono di trattare vi è il bike sharing. Nell’ultimo decennio molte città hanno deciso di avviare progetti di biciclette in condivisione. Si tratta di progetti tesi a sviluppare una mobilità sostenibile e alternativa all’automobile che si confrontano e si scontrano con le infrastrutture e con le peculiarità dell’urbanistica. Come spiegato di recente dal rapporto A-bici della ciclabilità di Legambiente, Rete Mobilità Nuova e Bikeitalia.it la mobilità sostenibile è un fragile equilibrio fra diversi fattori che devono combaciare. La mappa del bike sharing italiano evidenzia la concentrazione dei servizi di biciclette in condivisione nel Nord Italia. La città con il maggior numero di utenti è Torino con 18mila iscritti a ToBike nel 2012. Il capoluogo piemontese ha dato il via al progetto con un anno di ritardo rispetto a Milano, partendo nel 2010, ma dopo un solo anno di attività aveva già superato il capoluogo milanese fermo a 16.568. Il sorpasso fra le due città è avvenuto nel 2011, ultimo anno del quale si hanno dati su Roma, all’epoca prima con 16.800 abbonati. Anche Brescia si distingue con 8500 tesserati, Bergamo ne ha 1070, mentre sopra i 500 tesserati ci sono Bari (710) Reggio Emilia (701) e Venezia (643). Il vero flop è quello di Genova: il capoluogo ligure con i suoi vicoli stretti e le sue aspre salite, il traffico e la sopraelevata scoraggia i volenterosi. Nel 2009 gli abbonati al bike sharing erano 300, nel 2010 320, nel 2011 95 e nel 2012 solamente 50. Idem Prato dove si è passati dai 160 del 2009 ai 33 del 2012. Per quanto riguarda le flotte la più attrezzata è Milano con ben 2800 biciclette, mentre Torino riesce a primeggiare nonostante nel 2012 ne contasse meno di un quarto ovverosia 640, segno evidente di un grande ricambio fra gli utenti. Al terzo posto Roma con 324 biciclette, poco sopra a Brescia (300). Sulla base di questi dati, Milano è la prima città nel rapporto biciclette/abitanti con ben 22,19 bici ogni 10mila abitanti. Brescia è al secondo posto con 15,91 e Torino al terzo con 7,34. Decisamente più bassa Roma dove, nel 2011, vi erano 1,24 bici ogni 10mila persone.

L’ultimo dato statistico riguarda la penetrazione del bike sharing nella popolazione (il rapporto utenti/abitanti) ed è forse questo il dato più importante: in testa con ben 450 utenti ogni 10mila abitanti c’è Brescia che stacca ampiamente Torino (206) e Milano 131. La “maglia nera” in questo caso è di Genova con appena 0,86 utenti ogni 10mila abitanti.143518978-586x371

Fonte:  Euromobility

Foto © Getty Images

Lo smog provoca danni al DNA? Parte lo screening su 1000 bambini in 5 città italiane

Presentato il progetto di ricerca europeo MAPEC che coinvolge Torino, Brescia, Pisa, Perugia e Lecce. L’obiettivo è analizzare l’associazione tra le concentrazioni di alcuni inquinanti e eventuali danni al DNA nei bambini di 6-8 anni378452

Quali sono gli effetti dell’inquinamento atmosferico sui bambini? Quali interventi si possono attuare per prevenirli? A queste domande cercherà di rispondere il progetto di ricerca europeo MAPEC-LIFE (Monitoring Air Pollution Effects on Children for supporting public health policy) che vedrà protagoniste di qui al 2016 le Università di BresciaTorinoPerugia, di Pisa e del Salento oltre al Comune di Brescia e al Centro Servizi Multisettoriale e Tecnologico CSMT. Ormai numerosi studi epidemiologici hanno infatti dimostrato che i bambini sono più vulnerabili degli adulti in quanto inalano una maggiore quantità di aria per unità di peso, presentano un’immaturità di alcuni organi, tra cui i polmoni, trascorrono più tempo all’aperto e praticano più attività fisica.  L’obiettivo dello studio MAPEC sarà quello di analizzare l’associazione tra la concentrazione di alcuni inquinanti atmosferici quali particolato fine (PM 10) e finissimo (PM 0.5), ossidi di azoto, idrocarburi policiclici aromatici (IPA), ed alcuni marcatori di effetto biologico precoce, attraverso test specifici di laboratorio che rilevano la presenza di eventuali danni al DNA nelle cellule della mucosa della bocca di bambini di 6-8 anni di età. Il progetto recluterà 1000 bambini in 5 città italiane, 200 per ogni città (Brescia, Lecce, Perugia, Pisa e Torino), caratterizzate da diversi livelli di inquinamento dell’aria, sia in inverno che in estate. Per ogni bambino verrà raccolto un campione biologico (cellule della mucosa orale) e tutti i dati di interesse per la ricerca mediante un questionario compilato dai genitori. La ricerca permetterà di approfondire le conoscenze scientifiche sugli eventuali e potenziali rischi per la salute della popolazione a causa dell’esposizione quotidiana agli inquinanti e di valutare il possibile ruolo protettivo, o, viceversa, aggravante, di altri fattori, nei confronti del danno biologico da inquinanti atmosferici nei bambini. Possono infatti aumentare o diminuire l’effetto biologico dell’inquinamento l’esposizione al fumo di sigaretta, l’inquinamento indoor, in particolare nelle abitazioni, e alcuni aspetti degli stili di vita come le abitudini alimentari.

‘Progetto MAPEC_LIFE: effetti dell’inquinamento atmosferico sui bambini a supporto delle politiche di sanità pubblica’ [0,13 MB]

Sinossi della ricerca

Fonte: ecodallecittà.it

Scorie di cromo sotto l’A4 in zona Castegnato: 1400 volte oltre il limite

La scoperta è stata fatta dall’Arpa di Brescia, ma secondo il sindaco di Castegnato non ci sono pericoli per le falde acquifere.Schermata-2013-12-26-alle-19.36.44

Il dipartimento provinciale di Brescia dell’Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale) della Lombardia ha fatto una scoperta piuttosto preoccupante: ha rilevato che sotto l’autostrada A4, in particolare in zona Castegnato, sotto la terza corsia, ci sono scorie di cromo e la loro concentrazione supera di 1400 volte i limiti consentiti dalla legge. Quella corsia, insomma, è stata costruita sopra scorie industriali altamente tossiche e la scoperta è stata fatta nel corso di analisi condotte per il cantiere della Tav. La direttrice dell’Arpa di Brescia, Maria Luisa Pastore, ha spiegato:

“Abbiamo fatto questo intervento sull’attraversamento della Tav, trovando cromo nei terreni analizzati con concentrazioni 1400 volte oltre i limiti di legge” Nonostante questo dato per niente confortante, il sindaco di Castegnato, Giuseppe Orizio del Pd, in carica dal 2004 e in scadenza del suo secondo mandato consecutivo, ha cercato di tranquillizzare la popolazione dicendo che il pericoloso cromo non avrebbe comunque raggiunto le falde acquifere del paesino in provincia di Brescia e dunque l’acqua bevuta dai suoi concittadini sarebbe pulita.

Orizio infatti ha detto:

“L’acqua che bevono gli abitanti di Castegnato è sicura. Non ci sono tracce di cromo, nonostante il nostro territorio per anni sia stato abusato di discariche illegittime”

Castegnato ha poco meno di diecimila abitanti e si trova nella parte meridionale della Franciacorta, in una zona pianeggiante. Dista otto chilometri da Brescia e la sua superficie copre 9,17 chilometri quadrati circa e sta a un’altezza di quasi 143 metri sopra il livello del mare.

Immagine Google Maps

Fonte: ecoblog

A Brescia arriva la metropolitana: 17 stazioni per 14 km. E’ costata 935 milioni di euro.

 

Diciotto treni, che potranno trasportare 8.500 persone all’ora nei due sensi di marcia, con una frequenza di treno ogni 3 minuti. Brescia, con 194 mila residenti, è la più piccola città d’Europa ad avere la sua linea metropolitana, duramente contestata: nei due referendum consultivi sulla realizzazione dell’opera la maggioranza votò no alla costruzione, ma il quorum non venne mai raggiunto

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E’ stata inaugurata a Brescia la prima linea metropolitana della città. È lunga 13,7 chilometri, di cui sei – nella parte centrale del tracciato cittadino – in gallerie sotterranee. La linea ha 17 stazioni e 18 treni, di cui 16 saranno utilizzati contemporaneamente.
Avrà la capacità di trasportare 8.500 persone all’ora nei due sensi di marcia, con un treno ogni 3 minuti. I treni sono a guida completamente automatica e un biglietto costa 1,20 euro. Brescia, con 194 mila residenti, è la più piccola città d’Europa ad avere la sua linea metropolitana, la cui storia è lunga e discussa: il progetto venne approvato dalla giunta comunale 26 anni fa, mentre i lavori cominciarono solo nel 2003. L’appalto per la prima tratta da 13 chilometri venne vinto da un consorzio capeggiato dall’Ansaldo, che ha fornito anche i treni – lo stesso tipo e lo stesso sistema che viene usato dalla metropolitana di Copenaghen, costruita sempre dall’Ansaldo. La metropolitana è costata 935 milioni di euro, circa 5 mila euro per ogni residente. Al comune restano ancora da pagare circa 400 milioni di euro di mutuo che, in teoria, dovrebbero venire estinti nel corso dei prossimi 30 anni. L’opera è stata spesso criticata perché ritenuta inutile e troppo costosa per una città come Brescia. Nel 1998 e nel 2001 ci sono stati due referendum consultivi sulla realizzazione dell’opera: in entrambi i casi la maggioranza votò no alla costruzione, ma il quorum non venne mai raggiunto (in ogni caso, i risultati dei referendum consultivi non sono vincolanti).
Negli anni ’80 e poi nel 2006 sono stati studiati progetti per ampliarla sia allungando l’attuale linea che aggiungendone una seconda, ma al momento non sono stati trovati i fondi necessari per proseguire con la progettazione.

Fonte: eco dalle città