Turismo accogliente e solidale per scoprire le aree montane

“Valli Accoglienti e Solidali” è il nome del circuito, sostenuto da Fondazione Cariplo grazie al programma AttivAree, che ha l’obiettivo di far scoprire le valli Trompia e Sabbia attraverso strutture ricettive che affiancano alla scoperta del territorio progetti di inclusione sociale. Se passate per queste valli e decidete di fermarvi in una delle strutture ricettive di cui vi vogliamo parlare, noterete subito qualcosa di particolare. Non solo la bellezza dei luoghi e il piacere di scoprirli a ritmo lento ma anche quel valore aggiunto dato dalle persone che gestiscono posti come Casa Maer o il Co.ge.s.s. Bar.

Ma partiamo dall’inizio. Tutto è stato possibile grazie al sostegno di Fondazione Cariplo e del suo programma Valli Resilienti, che ha l’obiettivo di rivitalizzare e far conoscere le valli bresciane Trompia e Sabbia. Nell’ambito del progetto si inserisce “Valli Accoglienti e Solidali”, un circuito turistico che unisce alla scoperta del territorio l’inclusione sociale.

La proposta turistica del Circuito si sviluppa lungo tre filoni esperienziali, che la responsabile innovazione sociale del progetto AttivAree Valli Resilienti Claudia Pedercini ci illustra: «Il primo filone riguarda la parte culturale e punta a valorizzare i siti culturali e turistici già presenti sul territorio, come ecomusei e biblioteche. Il secondo è quello enogastronomico, che vuole far conoscere ai viaggiatori le eccellenze e i prodotti tipici locali. Il terzo filone è quello relativo all’outdoor: camminare lento, trekking con gli asini, cicloturismo e tutto ciò che consente di stabilire un legame con la natura». 

Il Circuito non è fatto solo di proposte turistiche responsabili; parte della sua forza è data dalla costruzione di uno “stile” di ricettività turistica etico e solidale. Ne è un esempio il Co.ge.s.s. Bar. Ma di cosa si tratta esattamente? Ce lo spiega Ester Colotti, coordinatrice del laboratorio di inclusione sociale: «Il Co.ge.s.s. Bar – Non solo bar si trova nel borgo di Lavenone ed è un bar solidale. Qui lavorano persone disabili seguite dalla nostra cooperativa sociale che ogni giorno hanno la possibilità di imparare il mestiere dal punto di vista tecnico e di costruire una relazione con i clienti della nostra piccola comunità».

La cooperativa gestisce anche Casa Maer, sempre a Lavenone, la nuova casa d’Artista del progetto Borghi Italiani promosso da Airbnb Italia, che è stata inaugurata ad ottobre 2018 grazie al contributo di Fondazione Cariplo. Casa Maer si affianca all’offerta turistica dell’Ostello sociale Borgo Venno. In entrambe le strutture, come ci spiega la referente Federica Bacchetti, i ragazzi della cooperativa possono sperimentare esperienze finalizzate all’inclusione sociale, come la cura degli ambienti e della casa, la manutenzione e il contatto con la clientela. «Sono tutte abilità che qui possono acquisire grazie al supporto di tutor – sottolinea Federica – per poi portarsele a casa e sfruttarle nella vita quotidiana». 

L’obiettivo della cooperativa è proporre ai visitatori un’offerta ricettiva accogliente e capace di offrire esperienze che consentano di stabilire un legame con il territorio e i suoi abitanti. Per fare questo Co.ge.s.s. si occupa anche di enogastronomia e organizza cene in luoghi insoliti. Questa estate, per esempio, si è tenuto un primo evento nel borgo di Presegno, che ha visto anche l’inclusione sociale di persone disabili. A pochi chilometri da Lavenone, nel Comune di Marmentino, si trova Casa Saoghe. È una vecchia abitazione contadina trasformata in casa di accoglienza solidale e affidata alla cooperativa Fraternità Impronta. Questa casa vacanze è gestita dai minori della Cascina Cattafame che, accompagnati dagli educatori della cooperativa, si occupano dell’accoglienza e della cura del verde. Possiamo parlare a tutti gli effetti di accoglienza solidale, dal momento che gli ospiti sono persone del territorio con fragilità o bisogni particolari. Qui vengono organizzati anche eventi per la scoperta del territorio come il trekking a passo d’asino che rappresentano il fiore all’occhiello della proposta turistica di Casa Saoghe. Non mancano anche qui i rapporti con il territorio e in particolare con le malghe e le aziende agricole della zona che propongono prodotti tipici facendo scoprire agli ospiti e alle loro famiglie i processi produttivi tradizionali grazie ai quali si supportano i progetti di inclusione sociale.

«Il circuito Valli Accoglienti e Solidali contiene molti aspetti su cui punta il Programma AttivAree», sottolinea Viviana Bassan di Fondazione Cariplo. «Dentro troviamo un forte lavoro di rete realizzato nei mesi scorsi, l’attenzione alla valorizzazione in modo innovativo delle risorse locali, la crescita di ruolo degli attori del territorio, in particolar modo delle realtà non profit, che mantengono allo stesso tempo salde la loro mission e l’attenzione verso le persone più fragili. Importante occasione offerta dal circuito, lavorando sul turismo, è anche l’apertura delle valli e di tutti gli attori coinvolti verso nuove comunità di “fruitori” e nuove partnership con l’esterno, come testimonia anche la collaborazione con Airbnb, con l’attenzione nel promuovere un turismo sostenibile e quindi rivolto a persone interessate alla tutela dell’ambiente, alla solidarietà, all’incontro autentico con la comunità locale».

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2018/12/turismo-accogliente-solidale-aree-montane/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

La rinascita dei borghi: la vecchia centrale idroelettrica diventa un polo per la comunità

Una centrale idroelettrica dismessa da anni diventa un polo al servizio della popolazione. Un borgo rurale verrà ristrutturato per i giovani imprenditori che ancora oggi lavorano sul territorio. È ciò che sta avvenendo nella Valli Sabbia e Trompia grazie al progetto Valli Resilienti, finanziato nell’ambito del programma AttivAree di Fondazione Cariplo. Qualche decina di anni fa le centrali idroelettriche di cui sono disseminate queste valli erano il cuore pulsante di un boom industriale che – oggi lo possiamo dire – a questi territori ha regalato più che altro un benessere effimero e un conseguente lento decadimento. Ma come spesso accade una fine è anche un nuovo inizio e da queste montagne arrivano due storie che lo possono testimoniare.

Siamo in Valle Sabbia. Quello che sta avvenendo nel piccolo paese di Barghe è un esempio della capacità di rigenerazione insita nelle belle idee e nell’intraprendenza della gente. Qui sorge una centrale idroelettrica costruita ai primi del novecento e dismessa negli anni ’70. Oggi questo vecchio residuo industriale si sta trasformando per tornare al servizio della comunità. 

«Stiamo lavorando a un progetto di recupero per far tornare questo fabbricato un luogo di produzione: un tempo produceva energia elettrica, oggi produrrà cultura, formazione e informazione». A parlare è l’architetto Davide Baretto, che descrive il progetto di riqualificazione reso possibile grazie al programma AttivAree di Fondazione Cariplo, finalizzato a rivitalizzare le aree interne, oggi considerate spesso degradate e marginali. Nelle valli bresciane Trompia e Sabbia, la Fondazione sta intervenendo attraverso Valli Resilienti, uno dei due progetti di AttivAree, grazie al quale questi due valli si uniscono con la comune finalità di rilanciare la montagna bresciana facendo leva sulle risorse endogene culturali, storiche e ambientali, sull’accoglienza improntata alle risorse della comunità locale, su ciò che funziona e che deve essere amplificato e mutuato da valle a valle.

La ex centrale idroelettrica di Barghe

Queste modalità sono confermate anche da Marta Vezzola, referente della comunicazione del progetto di Barghe: «La destinazione di questo immobile si definirà in maniera inclusiva. Stiamo organizzando un processo partecipativo che riguarda la popolazione tutta e che vuole dare una soluzione reale scelta in base alle necessità della comunità». 

Barghe sarà la sede che ospiterà la rappresentazione della mappa di comunità della Valle Sabbia, che ha visto i cittadini coinvolti in un percorso di riscoperta e riappropriazione dei “luoghi del cuore” del loro territorio. Se a Barghe le infrastrutture del rilancio della valle nasceranno sulle ceneri di un’eredità industriale, presso il borgo di Rebecco il sostrato è costituito dalle vestigia della cultura e dell’architettura contadine proprie del territorio. «Questo borgo è un posto magico – spiega Fabrizio Veronesi, della Comunità Montana della Valle Trompia – perché è rimasto conservato nei secoli e racchiude la storia e la tradizione dei popoli che hanno vissuto in questa valle».

Gli studenti delle scuole del territorio e dell’Università di Brescia hanno studiato questo antico insediamento rurale per avviare il progetto di recupero e di valorizzazione dei suoi fabbricati. L’auspicio è che questo processo di rigenerazione architettonica dia luogo a sua volta a un analogo processo di rigenerazione sociale.

Uno scorcio dell’insediamento rurale di Rebecco

«La nostra aspirazione – prosegue Veronesi – è che questo posto venga affidato a delle energie nuove che costituiscano un volano di attrazione e di opportunità per tutte le realtà agricole e di trasformazione dei prodotti della terra che ancora resistono nella nostra valle». 

«Barghe e Rebecco testimoniano come il progetto Valli Resilienti, promosso dalla Fondazione Cariplo nell’ambito del Programma AttivAree, abbia affrontato in maniera innovativa il tema del recupero degli spazi, adottando il principio del design thinking per coinvolgere e ingaggiare la comunità nelle scelte e nelle modalità di rigenerazione dei luoghi del territorio», conclude Noemi Canevarolo di Fondazione Cariplo. «Inoltre Valli Resilienti si dimostra capace di rendere attrattivi i luoghi di montagna anche in rapporto ai limitrofi poli urbani. Rebecco ne è un esempio: un borgo che sarà ristrutturato e riattivato da una rete di imprese di giovani del luogo e ora anche sede del workshop della Domus Accademy, una delle più importanti scuole di design di Milano».  Fonte: http://www.italiachecambia.org/2018/12/rinascita-borghi-centrale-idroelettrica-polo-comunita/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Turismo accogliente e solidale negli antichi borghi

Dalla collaborazione fra Airbnb e Fondazione Cariplo è nato il progetto di Casa Maer, un luogo che accoglierà i visitatori che vorranno scoprire Lavenone, in Valle Sabbia, e altri borghi situati in aree interne e marginali. Sarà al tempo stesso uno strumento di promozione e un’opportunità di guadagno per la comunità locale. A Lavenone, paese di 555 abitanti nelle Prealpi bresciane, viene oggi inaugurata Casa Maer, la nuova casa d’Artista del progetto Borghi Italiani, promosso da Airbnb Italia. Un edificio storico di proprietà del Comune di Lavenone finora sottoutilizzato, da oggi è pronto ad accogliere viaggiatori da tutto il mondo in una veste completamente rinnovata, grazie ad un progetto architettonico cui hanno collaborato i principali brand di design italiano e ad un mosaico ispirato alla tradizione locale creato dall’illustratrice Olimpia Zagnoli.casa-maer-1

Casa Maer rappresenta il primo risultato di un percorso che ha visto Airbnb lavorare fianco a fianco con Fondazione Cariplo, impegnata sul fronte della rinascita delle aree interne con il Programma “AttivAree”, che interviene in alta Valle Trompia e Sabbia in stretta collaborazione con le realtà locali promuovendo lo sviluppo di un circuito di offerta turistica accogliente e solidale. Situata al piano terra di uno degli storici edifici del borgo la casa, già sede dell’ostello locale , da oggi è prenotabile sul portale Airbnb, e permetterà agli ospiti di vivere a contatto con la comunità locale e godere delle tante risorse naturali, gastronomiche e culturali del territorio. Casa Maer sarà gestita dalla cooperativa sociale Co.Ge.S.S., che utilizzerà Il ricavato dei soggiorni turistici per finanziare progetti di inclusione sociale dedicati a persone con disabilità.

“Siamo felici di proseguire il percorso che ci ha portato negli ultimi anni a contribuire alla promozione di oltre 40 borghi Italiani” commenta Matteo Frigerio, Country manager Airbnb Italia. “Teniamo in particolare al progetto di Lavenone perché rappresenta una sfida che unisce la volontà di promuovere un territorio ancora poco conosciuto a quella di sostenere un turismo sempre più inclusivo ”.

Una sfida condivisa anche dallo studio di architettura ELIGO Studio che nel progetto di interior design ha fatto proprie le esigenze della comunità e della cooperativa creando uno spazio multifunzionale e allo stesso tempo senza barriere architettoniche. “Oltre ai 200 annunci di case già presenti su Airbnb in Val Trompia e Val Sabbia, stiamo lavorando con la comunità locale per dare la possibilità a tutti gli abitanti di proporre sulla piattaforma anche delle Esperienze che facciano scoprire ai turisti le bellezze paesaggistiche e le tradizioni culturali locali. Uno strumento di promozione ma, al tempo stesso, anche un’opportunità di guadagno per la comunità e per le onlus locali” conclude Frigerio.casa-maer-2

“La partnership con AirBnb, come l’essere parte del programma AttivAree di Fondazione Cariplo, sono delle opportunità che hanno permesso al mondo della cooperazione sociale delle due valli di acquisire maggiore consapevolezza sul ruolo che possiamo svolgere nel nostro territorio per uno sviluppo più sostenibile e inclusivo, nel settore turistico e non solo. Siamo quindi parte attiva per promuovere un’inversione di tendenza rispetto ai segnali di impoverimento e abbandono che hanno segnato questi territori negli ultimi anni” sostiene Alessandra Bruscolini, direttore del consorzio Laghi e della cooperativa sociale Co.GeS.S. La partnership con Fondazione Cariplo e il Programma AttivAree “La rinascita di territori marginali come le Valli Trompia e Sabbia passa anche per la capacità di cogliere occasioni di visibilità internazionali – come quelle offerte dalla piattaforma di Airbnb – per luoghi che rispondono alla sempre più crescente esigenza da parte dei turisti di vivere esperienze autentiche. Fondazione Cariplo, che nella partita della rinascita delle aree interne ha puntato fin da subito sull’attivazione di partneship strategiche finalizzate a promuovere i territori di AttivAree anche fuori dai loro confini, ha sostenuto questo incontro, che ha portato il borgo di Lavenone ad essere scelto dal progetto Borghi Italiani di Airbnb.” dichiara Sonia Cantoni consigliere d’amministrazione con delega all’ambiente di Fondazione Cariplo. Le autorità locali nella persona del Sindaco di Lavenone Claudio Zambelli e del Presidente della Comunità Montana di Valle Sabbia Giovanmaria Flocchini apriranno l’evento inaugurale portando i saluti istituzionali della comunità, a seguire sono previsti gli interventi di Matteo Frigerio Airbnb, Sonia Cantoni Fondazione Cariplo e di Federica Bacchetti host di Casa Maer. Ai ragazzi della cooperativa Co.Ge.S.S., spetterà il taglio del nastro. Qui il programma completo della giornata.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2018/10/turismo-accogliente-solidale-antichi-borghi/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

 

Rebecco: ecco come rinasce un antico borgo

Nel cuore della Val Trompia si trova Rebecco. Questo piccolo borgo sta rinascendo grazie al progetto di un giovane agricoltore locale, uno dei partecipanti al programma ReStartAlp. Tutto questo è possibile grazie al sostegno di Fondazione Cariplo, che con AttivAree persegue proprio l’obiettivo di far rinascere le aree marginali. Rebecco è un piccolo borgo che si trova in Valle Trompia, nelle Prealpi Bresciane. Come molti altri luoghi, anche quest’area è oggi definita “marginale”: lontano dalle città, priva di molti servizi di base e di opportunità lavorative, vittima di un progressivo spopolamento.

Il borgo di Rebecco è un punto di raccordo tra i due progetti di Fondazione Cariplo dedicati alla rinascita della montagna e delle aree interne: il Programma intersettoriale AttivAree, dedicato alla rivitalizzazione di due aree lombarde – parte più alta della Valle Trompia e Val Sabbia e l’Oltrepò Pavese – e ReStartAlp, il campus per aspiranti imprenditori alpini promosso in collaborazione con Fondazione Edoardo Garrone giunto alla terza edizione. La rinascita del borgo rurale di Rebecco è uno degli obiettivi del Programma AttivAree, con interventi che non sono solo di tipo edilizio – ristrutturazioni, riconversioni, bonifiche ecc. –, ma anche di tipo sociale. Il ripopolamento, la riattivazione dei rapporti umani, la creazione di un nuovo tessuto socio-economico danno nuova linfa e sono il sangue che ricomincia a scorrere nelle vene di territori che si erano inariditi. Con il Programma AttivAree, a Rebecco, si punta infatti si, alla ricostruzione nell’ottica della valorizzazione delle caratteristiche costruttive del sito, ma anche alla nascita di un’attività imprenditoriale che possa presto divenire volano per l’economia del luogo e elemento di attrattività per nuovi abitanti.rebecco-1-1030x560

“Rebecco è un posto magico, conservato nei secoli, che in qualche modo racchiude la storia e la tradizione dei popoli che hanno vissuto in questa valle” sostiene Matteo, il giovane agricoltore valtrumplino che ha partecipato al campus ReStartAlp, con un’idea imprenditoriale pensata su misura per Rebecco: Rebecco Farm. Il borgo, nell’idea imprenditoriale che sta sviluppando Matteo Turrini, diverrà connettore delle realtà agricole locali, vetrina dei prodotti del territorio, luogo di sperimentazione agricola, luogo di incontro, scambio e contaminazione. Da un lato il Programma AttivAree che ricostruisce e valorizza il borgo, dall’altro l’esperienza formativa del campus ReStartAlp funzionale a creare imprese di successo. La scommessa è riuscire a fare ripartire il territorio, attraverso opportunità anche di coesione sociale, invertendo la tendenza dello spopolamento e spingendo soprattutto i giovani a riabitare queste aree creando opportunità di lavoro attraverso attività non convenzionali e strettamente legate alle caratteristiche del territorio, con l’obiettivo di valorizzarlo e non di drenarne la ricchezza.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2018/09/rebecco-rinasce-antico-borgo/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Orto a scuola: come crescere bambini consapevoli

Abbiamo intervistato Maria Panteghini, maestra bresciana che insieme ai suoi alunni cura un orto scolastico, un ottimo strumento per insegnare ai bambini a rapportarsi con la Natura e ad autoprodurre. Nel suo progetto tuttavia non c’è solo l’orticoltura: pulizia degli spazi scolastici, yoga, nuoto, camminate, interculturalità sono altri aspetti che contribuiscono a creare consapevolezza nei piccoli. La Natura è un’ottima maestra per i nostri bambini: insegna loro la pazienza, il rispetto per gli altri esseri viventi, l’importanza di conoscere come si crea e da dove arriva il cibo che mangiamo. Strano dunque che sia così poco presente nelle nostre scuole! Eppure, nella primaria di Erbanno (BS) è una grande protagonista grazie a Maria Panteghini, una maestra che ha voluto coinvolgere i suoi studenti in un percorso di conoscenza e sperimentazione del mondo naturale creando un orto a scuola e proponendo una serie di attività in cui i piccoli si possono “sporcare le mani”.orto-a-scuola-2

Come ti è venuta l’idea di proporre queste attività ai tuoi alunni?

Avevamo a disposizione dei cassoni riempiti di terra, alcuni rastrelli, cinque palette di un vecchio progetto della Regione Lombardia e la maestra Rosi, che è mia collega e ortolana coi fiocchi. Io cercavo qualcosa di diverso su cui lavorare con i bambini della classe 4^, ma un qualcosa che fosse un progetto condiviso, che mi permettesse di trasformare la parola “inclusione” — spesso così aleatoria nella scuola da essere percepita come galleggiante in uno spazio astratto — in azioni concrete che ci portassero a riflettere su collaborazione, impegno, attesa, fatica, regole e tempo. Amo i fiori, le piante, gli animali, mi sarebbe piaciuto avere a scuola un asino o una capretta, invece avevo un possibile orto…

Il progetto si è poi dimostrato perfettamente capace di interdisciplinarietà: le attività di italiano e di arte per esempio, con la stesura dei testi sulla costruzione degli spaventapasseri o delle decorazioni per l’orto riciclando tappi e barattoli, si sono perfettamente inserite nel progetto, così come quelle di matematica: con il mio collega sono stati calcolati perimetri e aree dei cassoni, divisi e moltiplicati semi e piante.

Loro come hanno reagito?

Con entusiasmo fin da subito, lasciandosi coinvolgere e trascinare, ma anche suggerendo e agendo. Credo che troppo spesso a scuola forniamo agli studenti risposte, invece di porre loro domande o problemi. Stavolta abbiamo detto loro: bene, abbiamo tre cassoni ricolmi di buona terra ed erbacce e un pezzo di Terra pieno di sassi a nostra disposizione, che si fa? Da allora ogni idea ne ha trascinata con sé un’altra. Per esempio, mentre attendevamo pazientemente i primi germogli, abbiamo ripulito i vialetti scavando e togliendo i sassi che affioravano, poi siamo passati ai muri, liberandoli da una parietaria davvero rigogliosa, lì da anni ormai. Ci sono bambini che, dopo pranzo, lavoravano nell’orto anche per un’ora e mezza senza sosta. E bambini che all’inizio non toccavano nulla se non indossando i guanti che a maggio rimestavano nella terra con naturalezza. Avresti dovuto vedere il loro stupore quando abbiamo scoperto che una pianta di fico era nata fra i sassi del muro e altre due fra quelli del monumento ai caduti lì vicino. Sono già diventate le protagoniste dei testi che scriveremo a settembre e il bello è che è stata una proposta dei bambini, così li collegheremo alle attività che abbiamo programmato per ripercorrere i sentieri della Grande Guerra, soggiornando per qualche giorno nella Casa del Parco dell’Adamello a Vezza d’Oglio. Lì l’anno scorso abbiamo impastato e cotto il nostro pane in un prato e ci siamo lanciati e arrampicati con le corde, a settembre cammineremo insieme per ricordare e parlare di pace. Ma questa è un’altra storia.orto-a-scuola-3

I bambini costruiscono uno spaventapasseri

 

Quali attività svolgete oltre all’orticoltura?

Quest’anno abbiamo coinvolto i bambini in un corso di yoga, con l’obiettivo di lavorare su concentrazione, attenzione, coordinazione e resistenza. Mi piaceva l’idea che, nei momenti di meditazione e rilassamento, riconoscessero la bellezza del silenzio e della lentezza. Poi ci siamo buttati sull’acqua con il nuoto e devo dire che tutti hanno affrontato insicurezze e paure: se accompagnati, i bambini sanno essere più resilienti di quanto ci si possa aspettare.

Pensi che avvicinare i ragazzi alla Natura e all’autoproduzione possa essere una buona base per costruire una società migliore un domani?

Lo è sicuramente. A Erbanno siamo fortunati perché abbiamo uno spazio esterno che chiamiamo “boschetto” e cerchiamo di passarci più tempo possibile. Lì niente tecnologia o giochi già preparati e guidati da un adulto. Ci si arrampica, si costruiscono case sull’albero e stagni, si scava, si coltiva un noce, si mettono in comune sassi e foglie, che poi si comprano o barattano. Chiaramente nascono litigi e sono capitate anche vere e proprie battaglie di pigne, però nella natura i bambini scoprono la bellezza di uno stare insieme diverso, che ha un sapore più sobrio, di una comunità che è più creativa e vera. Non so se dobbiamo riscoprire vecchie strade di produzione e di distribuzione o scoprirne di nuove, so che con il progetto dell’orto scolastico facciamo un piccolo passo per rifletterci.

Come mai oggi abbiamo perso questo legame con la terra?

Perché abbiamo pensato che avremmo potuto farne a meno. Che c’è di più facile che volere frutta e verdura e trovarla in un supermercato? Lucida, pulita, impacchettata. Nessuna fatica, nessuna attesa, ogni desiderio immediatamente realizzato. E anche perché non ci poniamo le domande giuste: mi interessa davvero sapere da dove provengano i pomodori che acquisto? Voglio davvero riflettere sul fatto che dietro quei pomodori ci siano esseri umani privati della dignità e resi schiavi, pagati 2,50 euro a cassone riempito? E infine, se magari ci penso e mi sento impotente, che faccio?

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Le foglie di salvia sono un ottimo spazzolino naturale!

Spesso i ragazzi vengono visti come superficiali, disinteressati, iper-tecnologicizzati, incapaci di impegnarsi. È vero?

Per niente. I ragazzi sono però bravissimi nell’accorgersi se fingi e se usi una maschera. Non puoi pensare di “insegnare” loro la poesia o l’amore per la lettura o il rispetto per la natura o tante belle regole se avvertono che a te per primo nulla importa. Sono sospettosi nei confronti delle convenzioni e delle apparenze. Se vuoi che si impegnino tu lo devi fare con loro, e poi ascoltarli, parlarci, lasciarli esprimere, creare, proporre, fare e sbagliare. Puoi pretendere rispetto o impegno o passione se somministri una preconfezionata lezione, magari da studiare/memorizzare, e tutto finisce lì? Devono pensare e fare, sentirsi coinvolti.

Quest’anno abbiamo accolto una proposta dell’università Cà Foscari di Venezia che ci proponeva di riflettere sul significato dell’accoglienza: ne è nato un diario a più mani che abbiamo intitolato “Desiderosi… rosi dal desiderio”, in cui i ragazzi hanno immaginato che fare se avessero dovuto accogliere in classe un bambino straniero, Abdou, e leggere le loro idee e le loro riflessioni su temi così dibattuti dà di loro un ritratto sensibile, intelligente, preoccupato e sicuramente pensante.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2018/06/orto-a-scuola-crescere-bambini-consapevoli/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Brescia, debutta lo scooter sharing elettrico

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A Brescia debutta lo scooter sharing elettrico. Accanto ai servizi già attivi di bike sharing (Bicimia ha 20mila abbonati) e di car sharing Brescia Mobilità (300 abbonati) da qualche giorno è possibile noleggiare gli scooter elettrici parcheggiati al Bike Point di largo Formentone dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 19 e il sabato dalle 9 alle 13. Per noleggiarli è sufficiente mostrare la patente di guida, compilare un modulo e lasciare 50 euro di cauzione che verranno restituiti alla riconsegna del mezzo. Per gli over 14 minorenni è necessaria anche una fotocopia del documento di identità di un genitore. Gli scooter hanno un’autonomia di 80 chilometri e dispongono anche di una usb per la ricarica del cellulare. Gli e-scooter sono prodotti da Me Group, una start up bresciana che ha utilizzato il Sheet Mouldin Compount, un materiale che garantisce leggerezza e guidabilità all’e-scooter. Per coloro che ne fossero sprovvisti, il Bike Point fornisce un casco su misura. I costi sono scaglionati a fasce a seconda delle durata di utilizzo: si pagano 5 euro per un’ora, 18 euro per 12 ore, 20 per 24 ore. Nel caso vengano superati i 50 chilometri di percorrenza viene applicata una maggiorazione di 0,30 euro al chilometro. Lo scooter può essere noleggiato nel week end con riconsegna al lunedì.

Fonte: ecoblog.it

Forum Innovazione Mobilità Sostenibile: le ricette per il futuro dell’automotive

Il resoconto della giornata di lavori a Bresciafoto-06

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Si è tenuto sabato a Brescia il Forum Innovazione Mobilità Sostenibile, un appuntamento in cui gli esperti del settore hanno discusso del futuro dell’automotive. Nel corso della giornata, organizzata dal giornalista ambientale Emanuele Bompan e dal direttore scientifico di Kyoto Club Gianni Silvestrini, si è analizzata la situazione attuale sul fronte della mobilità sostenibile e si è giunti ad un messaggio chiaro: è necessario trovare una sinergia e una collaborazione efficace tra governo, startup tecnologiche, compagnie automobilistiche, e player nei settori energetico e della logistica.

Il Forum ha messo in moto un dialogo tra diversi stakeholder che dovrà continuare anche nei prossimi mesi: è necessario il confronto tra i vari livelli della filiera, dalle start-up fino al governo, passando per i grandi player, la ricerca, il mondo dell’IT“, ha commentato Bompan, che anche autore del volume Che cosa è l’economia circolare.

Altro tema “caldo” del giorno è stato l’accordo di Parigi, con il necessario taglio di emissioni di CO2 del 40% entro il 2030. A tal proposito Silvestrini ha anche annunciato un nuovo forum: “Un’attenzione particolare dovrà essere rivolta al settore dei trasporti caratterizzati da una produzione di CO2 superiore rispetto ai livelli del 1990. Per fare il punto sulle soluzioni tecnologiche e gestionali in grado di accelerare la transizione verso una mobilità sostenibile, Kyoto Club organizzerà nel 2017 un secondo Forum esteso alle esperienze e politiche internazionali“.

Di seguito riportiamo alcune delle interessanti riflessioni degli addetti ai lavori e stakeholder presenti all’appuntamento di Brescia.

Ernesto Ciorra, Direttore di Innovazione e Sostenibilità ENEL:

“Stiamo lavorando duramente per realizzare un sogno. Quello di una mobilità veramente sostenibile, con auto alimentate da fonti rinnovabili, provviste di batterie in grado di stabilizzare la rete quando l’auto non viene utilizzata, senza produrre CO2. Batterie che, dopo aver supportato le auto (per circa 5 anni), possano essere impiegate in impianti rinnovabili, per renderli maggiormente flessibili, per molti altri anni. E che possano essere riciclate completamente, alla fine della loro vita utile. È il sogno di una mobilità che non solo non inquina, ma migliora la sostenibilità del nostro mondo”.

Marco Bortoli, consulente GFINANCE:

“Mai come ora sono disponibili fondi pubblici a favore delle imprese a livello comunitario, nazionale e regionale. Il problema è che questi fondi non sempre arrivano a destinazione, perché non si conoscono
o non si presentano validi progetti. Bisogna superare la logica del gratta e vinci e approcciarsi ai diversi strumenti in modo strategico e organizzato”.

Paolo Carri, Business Support & Development Director di Scania:

“Il settore dei trasporti deve affrontare importanti sfide e confrontarsi con la crescente urbanizzazione e il conseguente incremento della richiesta di mobilità di beni e persone con un notevole impatto sull’ambiente, sull’economia e tutta la società. In questo scenario di profondo cambiamento, Scania è pronta a guidare l’intero settore verso un sistema di trasporto più sostenibile sia dal punto di vista ambientale che economico”.

Franco Barbieri, amministratore di Route 220:

“Nell’evoluzione, la cosa più importante di cui tenere conto è la fruibilità. Bisogna rendere la tecnologia al livello dell’utilizzatore: diffusa, economica e facile da usare”.

Blogo è Media partner del Forum Innovazione Mobilità Sostenibile.

Fonte: ecoblog.it

Smog, in meno di due mesi sono già svaniti i progressi del 2014?

Non sono passati nemmeno due mesi dalla fine del 2014, salutato come l’anno più pulito del secolo, che già lo smog torna a marcare il territorio nella pianura padana: Torino, Milano,Brescia, Novara, Vercelli, nelle città del Nord il Pm10 si è impennato di nuovo, con medie superiori di un buon terzo rispetto agli stessi giorni dell’anno passato381951

Nel 2014 lo smog nella pianura padana sembrava aver finalmente sventolato una bandiera – se non bianca – molto meno sozza del solito: per quanto i giorni di sforamenti superassero ancora nella maggior parte delle città i 35 attualmente consentiti dall’Unione Europea, le medie annuali del Pm10 avevano segnato un innegabile passo avanti, riuscendo finalmente a rientrare nei 40 mcg/m3previsti dalla legge. (Milano e Torino comprese).
E’ vero, il meteo era stato particolarmente favorevole, e le piogge abbondanti avevano aiutato a spazzare via le concentrazioni, ma confrontando i dati degli ultimi dieci anni il miglioramento appariva evidente, progressivo, e tutto sommato abbastanza costante. Possibile, allora, che siano bastati meno di due mesi per tornare indietro e cancellare il primato? La situazione in questo primo mese e mezzo del 2015 è effettivamente poco promettente: in provincia di Parma il Pm10 ha raggiunto picchi di 115 mcg/m3, e molte centraline hanno segnato i 70-80 mcg, valori purtroppo piuttosto comuni più a nord, ma abbastanza insoliti per i comuni dell’Emilia Romagna. Legambiente – fresca di presentazione del dossier Mal’aria 2015, denuncia giorni neri anche in Piemonte, con un gennaio in cui lo smog “ha sforato un giorno su due”. Vediamo nel dettaglio, dati Arpa alla mano, cos’è successo nelle città più inquinate del Nord nel periodo compreso tra il 1° gennaio e il 14 febbraio 2015. A Milano la media delle concentrazioni del Pm10 in questo primo mese e mezzo dell’anno è aumentata considerevolmente: dai 33 mcg/m3 del 2014 registrati alla centralina Verziere si è passati a 54,4. Ancora più alti a Pascal Città Studi, che è salita da 42,8 a 61 mcg/m3. Il picco più alto, 152 mcg/m3, registrato a febbraio, il mese uniformemente più problematico in questo primo bollettino di inizio 2015. Restiamo in Lombardia e vediamo cos’è successo a Brescia, altra roccaforte dello smog: medie aumentate di oltre un terzo, dai 39 mcg/m3 del 2014 ai 60 del 2014. Valore più alto, 108 mcg, anche questo in febbraio.
Analoga la situazione in Piemonte: a Vercelli la media del periodo 1°gennaio-14 febbraio è passata dai 40,9 mcg/m3 del 2014 ai 52,5 del 2015. Picco, sempre in febbraio, 121 mcg/m3. L’aumento è consistente anche a Novara, dove la media del 2014, 28,12 mcg/m3, è stata sorpassata con 31,9 mcg. (Nessun picco di nota: ci si ferma “solo” a 75 mcg). Veniamo a Torino, il cui dettaglio dei dati rilevati aiuta a chiarire la situazione generale. Se prendiamo in considerazione il solo gennaio, a ben guardare i valori sono assolutamente in linea con l’anno precedente (come avevamo anticipato qua). Anzi: addirittura la media cala un po’, da 56 a 54,6 mcg/m3, facendo la media di tutte le centraline. (La peggiore sempre Grassi, entrambi gli anni). Ma sono proprio i giorni di febbraio a ribaltare il dato, con una media che passa da 34 a 55 mcg/m3. Complessivamente, nel periodo preso in esame – 1°gennaio/14febbraio – la media del Pm10 è cresciuta dai 48,4 mcg/m3 del 2014 ai 54,4 del 2015. (Il valore più alto, 144 mcg/m3).
L’unica città piemontese che sembra invertire la tendenza è Alessandria, che festeggia in questi giorni il suo argento come seconda città più inquinata d’Italia. Qui il Pm10 è sceso – unico caso – ma da valori che erano fra i più alti registrati nella pianura padana: 50 mcg/m3 nel 2014, 48,10 nel 2015. In conclusione, l’allarme lanciato negli ultimi giorni dagli ambientalisti trova riscontro reale nei dati, e aiuta a non dare per scontati i risultati positivi degli ultimi anni. Va ricordato però che lo stesso 2014, l’anno più pulito di sempre, ebbe un inizio – ci scuseranno i lettori – piuttosto diesel. Niente è già scritto, insomma, e i margini sono ampi, sia per migliorare che per peggiorare.

Fonte: ecodallecitta.it

Schiacciavano pulcini con i piedi, citate a giudizio 5 persone a Brescia

Pulcini schiacciati perché non conformi, il Corpo Forestale dello Stato ha denunciato 5 persone, tra cui un veterinario, di un allevamento avicolo di Brescia. La pratica orribile avveniva in un’azienda di allevamento di pulcini in provincia di Brescia: i pulcini che non erano ritenuti idonei alla commercializzazione erano buttati in un cassone e schiacciati con i piedi dal personale. Così il Nucleo Investigativo Provinciale di Polizia Ambientale e Forestale (NIPAF) di Brescia del Corpo forestale dello Stato, a seguito di una indagine partita su iniziativa della Forestale e diretta dal dott. Ambrogio Cassiani, Sostituto Procuratore di Brescia (lo stesso che ha seguito Green Hill) ha denunciato lo scorso giugno 5 persone per maltrattamento e uccisione di animali senza giustificato motivo. Oggi, quelle stesse persone, i proprietari dell’allevamento e un veterinario, sono state citate a giudizio con decreto immediato. La Forestale riuscì a salvare 74 pulcini che furono affidati ai volontari della LAV di Verona.10369011-386117394901795-5045747167071781977-o

Dice Roberto Bennati, Vice Presidente LAV, ricordando quella terribile vicenda:

Oggi esprimiamo la nostra soddisfazione per gli esiti dell’inchiesta, che ha portato all’accusa di maltrattamento di animali e di uccisione non legale per i proprietari dell’azienda ed il veterinario responsabile. E’ più che mai necessario contrastare la violazione dei diritti degli animali, proprio in quegli ambiti economici dove tutto viene considerato normale, come l’allevamento a fini di macellazione o a fini di sperimentazione, come nel caso Green Hill. Si tratta di prassi diffuse e in molti casi tollerate, la cui eradicazione rappresenta un importante fattore di civiltà, che può essere ottenuto anche grazie alla integrità e indipendenza dei servizi veterinari delle ASL, i principali organismi di controllo.10344165-386117314901803-450452274291511005-o

Le normative europee prevedono che si possano uccidere animali negli allevamenti intensivi a patto che siano gassificati o triturati con un sistema che prevede la morte istantanea dell’animale. Le carcasse sono poi smaltite come sottoprodotto di origine animale. Ai pulcini invece, toccava diversa sorte e dopo essere stati schiacciati con i piedi venivano raccolti nei cassoni dei rifiuti generici e dichiarati scarsi di incubatoio, ovvero gusci.10446300-386117338235134-6368902690368414412-o

Fonte: Corpo Forestale dello StatoLAV
Foto | Corpo forestale dello Stato@facebook

I traffici di rifiuti sull’autostrada BreBeMi

Il procuratore Pennisi alla Commissione d’Inchiesta sui rifiuti fa rivelazioni incredibili, ma la domanda resta: a cosa serve l’autostrada BreBeMi? Aggiornamento del 3 Febbraio 2015: La BreBeMi Spa ci ha fatto pervenire una rettifica a seguito di questo articolo, la trovate integralmente pubblicata a questo indirizzo. Sull’autostrada BreBeMi (che si chiama A35 e collega Milano con Brescia) si è detto di tutto ed il contrario di tutto: un’opera certamente costosa e che fa discutere ancora oggi, visto che tra il capoluogo lombardo e Brescia il collegamento già c’è, la A4, e visto che proprio per questo l’autostrada denominata BreBeMi è molto poco frequentata. Il quotidiano online Linkiesta ha sviluppato un bel lavoro sull’opera, partendo dalle dichiarazioni in Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti rese il 4 novembre scorso dal procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia Roberto Pennisi:

“Brescia è uno dei punti sensibili del nostro territorio dal punto di vista dei traffici di rifiuti, se non altro perché nel territorio bresciano si concentra un quantitativo estremamente rilevante di attività produttive e di attività produttive che producono rifiuti, tant’è vero che l’unico scopo al quale fino a questo momento è servita la BreBeMi è stato per interrare rifiuti. Io, che curo da poco il collegamento con Brescia, spesso vado da Brescia a Napoli in ferrovia. La ferrovia corre parallelamente alla BreBeMi e io la vedo sempre vuota. Purtuttavia, a noi la BreBeMi è nota nella misura in cui ha formato oggetto di una validissima indagine della Dda di Brescia anche per traffico illecito di rifiuti. C’è tutto un fenomeno particolarmente complesso, che non si può esaurire in poche battute”.

si legge nel resoconto stenografico di quell’audizione.

Parole che dovrebbero aprire un dibattito approfondito in seno alla Regione Lombardia, viste le inchieste degli ultimi anni sui traffici illeciti di rifiuti (anche pericolosi) in Lombardia, viste le numerose operazioni di Polizia e Carabinieri in materia di rifiuti speciali, visto l’inquinamento da amianto nella zona del comasco (aziende infiltrate che smaltivano l’amianto tramite movimento terra, mescolandolo all’asfalto). Tornando alla BreBeMi, se si pensa che il traffico veicolare (dati Corriere della Sera) è la metà di quello stimato negli studi di fattibilità dell’opera (20mila veicoli al giorno a fronte di una stima, che a questo punto si può definire “speranza, di 40mila) e che i costi dell’opera (levitati negli anni) sono stati in buona parte pagati dai contribuenti, alla faccia dell’opera finanziata dai privati. L’autostrada BreBeMi aveva un costo preventivato di circa 1420 milioni di euro tutti a carico dei privati, che pianificavano il rientro della cifra investita tramite l’incasso dei pedaggi; al momento dell’inaugurazione, il 23 luglio 2014, i costi erano lievitati fino a 2400 milioni di euro (quasi il doppio), in gran parte coperti dalla Banca europea degli investimenti grazie ad un prestito da 700 milioni di euro, e dalla Cassa depositi e prestiti con altri 820 milioni di euro. Se a questo aggiungiamo le dichiarazioni del procuratore Pennisi, il quale ha riferito in Commissione rifiuti dell’esistenza di tre inchieste su tutto il territorio nazionale: le inchieste dovranno far luce su alcuni traffici di rifiuti RAEE che viaggiavano proprio sull’autostrada BreBeMi in fase di collaudo:

“[…] la raccolta presso questi centri di stoccaggio era curata da esponenti della criminalità campana e che la spedizione in container, in particolare verso Paesi africani, era utilizzata dalla comunità campana, con il rischio di intombamento, almeno per una parte considerevole di questi materiali. Giocano sempre sulla questione che la rottamazione comporta un contributo o un sostegno per il corretto trattamento ambientale. Si sospetta che l’esportazione con la finta indicazione di masserizie sia un escamotage per evitare il trattamento ambientale, che è costosissimo. A questo proposito, abbiamo fatto la segnalazione alla Procura nazionale antimafia”.

ha riferito in Commissione Rocco Burdo, Direttore dell’ufficio intelligence della Direzione centrale antifrode e controlli. Secondo il senatore Bartolomeo Pepe inoltre il traffico di rifiuti tossici non si limiterebbe ai RAEE:

“Pare che arrivino rifiuti tossici in container trasportati dalle navi attraverso l’Oceano indiano e il canale di Suez provenienti addirittura dall’Australia o su rotaia provenienti dall’Est. Si tratta di cianuri, fluoruri, bauxite e altro”.

Insomma, c’è da mettersi le mani nei capelli. La questione BreBeMi non è particolare bensì generale, visto e considerato che il 1 maggio 2015 comincia il carrozzone ExPo a Milano e che le grandi opere infrastrutturali che permetteranno ai visitatori di viaggiare per tutta la Lombardia, e anche oltre, sono in fase di consegna, viene da farsi ben più di una domanda sull’immobilismo della procura milanese, che al momento ha letteralmente congelato le indagini su ExPo.

Ma forse, da quelle parti, le vere gatte da pelare sono altre.Brebemi-1-620x350

Fonte: ecoblog.it