Quasi 23.000 specie stanno per estinguersi

Le statistiche lasciano basiti, vanno anche al di là di quanto ci si possa immaginare. Secondo l’International Union for Conservation of Nature’s (IUCN), delle 77.340 specie che sono minacciate, un terzo sta già per estinguersi, cioè quasi 23.000.specie_in_estinzione

Sono a un passo dall’estinzione animali come il leone, il leone marino della Nuova Zelanda, il gatto dorato africano, ma anche molte specie di piante, come la quasi totalità delle orchidee asiatiche. «L’ultimo aggiornamento effettuato – spiegano allo IUCN – deve servire da sveglia, ci deve ricordare che il mondo naturale è diventato vulnerabilissimo. La comunità internazionale deve spendersi con urgenza in tutti gli sforzi possibili per assicurare il mantenimento della biodiversità, quella diversità biologica insostituibile che ci permette di vivere ogni giorno su questo pianeta». La maggior parte delle specie che stanno per estinguersi deve la propria condizione alla distruzione degli habitat (85%), poi ci sono il commercio illegale di esemplari e l’invasione di specie che sopraffanno le altre. Inoltre, esiste ancora un grosso commercio di parti di animali per uso medicinale che vede quindi l’uccisione degli esemplari. «Continuiamo a distruggere la popolazione animale e non capiamo che occorre invertire drasticamente la tendenza»­ ha spiegato Jane Smart, direttore del Global Species Programme allo IUCN. C’è assoluto bisogno di politiche governative e strategie che adottino provvedimenti a preservazione degli habitat naturali e che inducano ciascuno di noi a modificare i propri stili di vita. Intanto qualche giorno fa l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato all’unanimità una risoluzione contro il bracconaggio e il traffico illegale di specie protette. Promossa dal Gabon e dalla Germania, la proposta era sostenuta da oltre 70 paesi, tra cui l’Italia. L’obiettivo è di fermare la crescente domanda sul mercato nero di animali definiti “parte insostituibile degli ecosistemi della Terra”. La risoluzione sollecita la comunità internazionale a “fare passi decisivi a livello nazionale per prevenire, combattere e sradicare il commercio illegale di fauna selvatica” attraverso il rafforzamento delle leggi, del sistema giudiziario e della collaborazione tra forze di polizia, oltre alla partecipazione delle comunità locali. Il grosso limite di questa risoluzione sta nel fatto che non è giuridicamente vincolante per gli Stati e quindi tutti gli entusiasmi con cui è stata accolta potrebbero andare presto delusi se le nazioni non si adegueranno. Purtroppo se manca la volontà vera di agire nel concreto, qualsiasi proclama resterà tale.

Fonte: ilcambiamento.it

Specie rare vendute su Internet: un business da 10 miliardi di dollari

Grazie a un linguaggio in codice il commercio illegale prolifica attraverso canali come Facebook, eBay e Google. L’Obs Rue89 hanno recentemente pubblicato un’approfondita inchiesta a firma di Rachel Nuwer sui traffici illegali di specie rare che utilizzano il web come canale di vendita. Un commercio che coinvolge FacebookeBayGoogle shoppingEtsy e Alibaba e che è diventato il quinto mercato di contrabbando al mondo, appena un “gradino” al di sotto del traffico di narcotici. Dalle tartarughe a rischio estinzione alla rarissima lucertola senza orecchie del Borneo, dai pappagalli all’enorme mercato delle corna di rinoceronte, è stato soprattutto il web a far esplodere questo tipo di business che – escludendo la vendita illegale di legname e di pesca – ammonta a circa 10 miliardi di dollari di giro d’affari. Una prova di quanto l’e-commerce illegale incida su questi affari lo si ha proprio dai dati sul commercio dell’avorio (aumentato del 300% dal 1998 al 2011) e dal boom del bracconaggio dei rinoceronti in Africa del Sud: “soltanto” 13 uccisioni nel 2007 e oltre 1000 nel 2011. Poco importa che le terapie per il vigore sessuale a base di corna di rinoceronte abbiano lo stesso effetto dell’ingestione delle nostre unghie o capelli: nel gran bazar del web ci sono creduloni disposti a spendere fino a 66mila euro al kilo per il placebo della potenza sessuale. Di questo passo il rinoceronte sarà una razza estinta entro il 2020. La controffensiva è iniziata: alcuni software permettono di incrociare migliaia di dati (ordini, pubblicità online, indirizzi e-mail, numeri telefonici, placche d’immatricolazione) e di arrivare ai trafficanti, a seconda delle localizzazione delle organizzazioni criminali sono l’americana Fish and Wildlife Service, la britannica National Wildlife Crime Unit e l’Interpol a intervenire. Nel 2012 l’Us Fish and Wildlife Service ha arrestato 150 persone implicate nel traffico di pelli di tigre e uccelli vivi. Ciò che è davvero singolare è come i trafficanti non utilizzino il dark web, ma procedano nella parte emersa della Rete grazie a un linguaggio codificato in cui “osso di bue” significa “avorio d’elefante”, NQJ è acronimo di pappagallo nero a coda gialla e “doppio motore” è boa rosso delle sabbie. Gli enti preposti a smascherare i traffici lavorano di concerto con eBay, Google Shopping, Etsy, ma negli ultimi tempi anche Alibaba, la più grande impresa al mondo di vendite online ha dato il suo apporto per stanare i commerci illegali. “È un po’ il gioco del gatto e del topo – ha dichiarato Wolfgang Weber, direttore della gestione mondiale del regolamento e della politica eBay, aggiungendo che – noi cominciamo a bloccare il termine ‘osso di bue’ e i venditori ne scelgono un altro, come falso avorio”. Arrivare a decrittare il 100% dei commerci illegali presenti in Rete sarà impossibile, ma mettere i bastoni fra le ruote alla criminalità che lucra sulle specie rare non è un’utopia e qualcuno ci sta già riuscendo.elefanti-586x439

Fonte:  L’Obs – Rue89

© Foto Getty Images

Bracconaggio elefanti, in Mozambico continuano i massacri

La caccia di frodo non si ferma, nei primi mesi del 2014 sono già state conteggiate 442 uccisioni di rinoceronti

Le uccisioni di elefanti non si placano. Il business dell’avorio, nonostante le azioni di contrasto dell’Interpol e l’impegno dei Governi degli Stati Uniti e della Cina, nel continente africano si continua a uccidere. Secondo un report di WWF Mozambico, fra il 2011 e il 2013, nell’ex colonia portoghese, sarebbero stati uccisi fra i 480 e i 900 elefanti. Un’indagine aerea compiuta nell’area del Parco nazionale Qurimbas ha rilevato che la metà degli elefanti avvisati erano carcasse. Negli scorsi giorni, le Ong di conservazione attive in territorio mozambicano si sono incontrare nella capitale per fare il punto della situazione e imbastire una strategia di contrasto che limiti le perdite degli animali.

Se i governi coinvolti non mettono in piedi delle forti misure di controllo e repressione del bracconaggio rischiamo nell’Africa subsariana una nuova strage di elefanti, simile a quella che negli ultimi 10 anni ha portato a perdere il 62% degli elefanti di foresta nell’Africa centrale,

ha detto Isabella Pratesi, Direttore Programmi di Conservazione Internazionali di WWF Italia.

Il Mozambico è uno dei principali teatri del massacro di elefanti e di transito di avorio in Africa e, al contempo, un’importante area di stoccaggio per il transito e l’esportazione di corno di rinoceronte sul mercato asiatico. In luglio la CITES (Convenzione Internazionale sul commercio delle specie di flora e fauna selvatiche) si riunirà per valutare la situazione relativamente alle operazioni di contrasto al commercio illegale di avorio. Non sono gli elefanti le uniche vittime dei bracconaggi: 442 rinoceronti sono già stati uccisi dall’inizio del 2014, 293 di questi all’interno del Kruger National Park.139764024-586x340

Fonte:  WWF

Foto © Getty Images

Il Sudafrica legalizza il commercio di corni di rinoceronte: aiuta la lotta al bracconaggio

Il commercio illegale di corno di rinoceronte è diventato una vera piaga che il governo del Sudafrica sta tentando disperatamente di combattere: la proposta del ministro dell’ambiente, legalizzare il commercio di corno per potere stabilire controllo sulla barbarie del bracconaggio, sta facendo fortemente discutere nella grande democrazia sudafricana.

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Nel 2012 sono stati uccisi e ’scornati’ 668 rinoceronti, mentre dall’inizio del 2013 il pallottoliere è già arrivato a 158, la maggior parte dei quali all’interno del Parco Nazionale Kruger: da qualche anno infatti, a causa di una leggenda metropolitana diffusasi nel sud-est asiatico che attribuisce al corno di rinoceronte proprietà mediche antitumorali, il bracconaggio è sempre più presente, e fa sempre più danni. La medicina tradizionale di alcuni paesi come il Vietnam ha altrettanto un peso in questo commercio illegale di corni. Secondo molte associazioni ambientaliste infatti, al ritmo attuale nel 2016 le morti violente di questi animali supereranno le nascite: un punto di non ritorno che bisogna necessariamente scongiurare. Il ministro dell’ambiente sudafricano Edna Molewa porta avanti una politica decisamente rivoluzionaria: legalizzare il commercio internazionale di corno di rinoceronte, unico mezzo per estromettere completamente il mercato nero e salvare la specie controllando la ‘produzione’ alla fonte.

Nel corso di una recente conferenza del CITES, durante la quale la Thailandia ha bandito il commercio di avorio nel paese, la posizione del Sudafrica è stata fortemente controcorrente:

Il modello che abbiamo si basa semplicemente sulla legge della domanda e dell’offerta. I nostri rinoceronti vengono uccisi continuamente, ogni giorno, e i numeri sono in aumento; la realtà è che abbiamo fatto tutto quello che era in nostro potere, ma non funziona. Pensiamo di dover affrontare la questione del commercio controllato, in modo da cercare di far spingere verso il basso la domanda.

ha spiegato all’assemblea del CITES.

A differenza delle zanne di elefante, fatte di avorio, il corno del rinoceronte è, come le unghie, di cheratina: quindi, se rimossi possono ricrescere. In alcune riserve africane i corni vengono tagliati appositamente dai veterinari per evitare che questi rappresentino una preda appetibile per i bracconieri. La proposta di Molewa ha già accolto consensi in Sudafrica: John Hume, il più grande proprietario terriero sudafricano, possessore di oltre 800 esemplari di rinoceronte, il quale sostiene che gli animali potrebbero essere periodicamente ’scornati’ in maniera indolore e barbara. La proposta è stata invece rispedita al mittente in toto da associazioni ambientaliste come il WWF e Traffic.

Fonte: Guardian