Canibal, la macchina che ricicla i rifiuti

Assomiglia a un distributore di bevande, ma è un eco-compattatore in grado di selezionare automaticamente tre tipi differenti di rifiuticanibal

Le lattine di alluminio, le bottiglie e i bicchieri di plastica usa e getta sono un grande problema ecologico: la produzione e lo smaltimento degli imballaggi delle bevande è uno dei costi ambientali più alti nella filiera alimentare. Nella sola Europa, lo scorso anno sono stati consumati 63 miliardi di lattine di bevande, mentre per ciò che riguarda le bottiglie di plastica, nei soli Stati Uniti, se ne stappano 50 miliardi ogni anno. Sono cifre impressionanti che alimentano diversi settori, da quello della distribuzione a quello degli imballaggi. Una delle fasi più delicate dello smaltimento è la compattazione che Canibal, una macchina smart inventata dal francese Benoit Paget, promette di portare in tutti quei luoghi nei quali si fa un grande utilizzo di questo tipo di bevande. Canibal “pesa” il rifiuto e ne rileva la natura e, a quel punto, lo compatta e smista nel settore dedicato dove lo comprime. Risultato di questo processo sono dei cubi compatti di rifiuti, pronti per essere riciclati. “I bicchieri di plastica compressi saranno trasformati in granuli per poi diventare qualcosa di nuovo. Piastre di pavimentazione ad esempio o scrivanie”, spiega Paget. La società francese che ha progettato questa avveniristica compattatrice la testerà in pubblico questa estate negli spazi di alcuni festival musicali, ma, in futuro, si punta a diffondere Canibal in luoghi pubblici di grande passaggio come stazioni ferroviarie e aeroporti, fino ad arrivare negli uffici. Il principale cliente potrebbero essere gli Stati Uniti, paese in cui, ogni anno si consumano 224 miliardi di bevande fuori casa.

Foto | Youtube

Fonte: Canibal

A Istanbul se ricicli le bottiglie di plastica aiuti i randagi | Video

Un’azienda turca ha progettato una macchina automatica che eroga cibo per cani e gatti randagi in cambio dell’inserimento di bottiglie di plastica da riciclare. Ma è davvero una buona pratica?381250

Istanbul il cittadino “virtuoso” con un solo gesto ricicla la plastica e aiuta a sfamare e dissetare i cani e i gatti randagi della città. L’idea è venuta all’azienda turca Pugedon che ha realizzato un macchina, la Smart Recycling Box, che ad ogni inserimento di bottiglie di plastica da riciclare, eroga crocchette per cani e gatti in apposite ciotole e, con l’eventuale residuo d’acqua delle bottiglie, consente loro anche di bere .

Un’iniziativa che nelle intenzioni dell’azienda produttrice dovrebbe incentivare la raccolta differenziata e favorire il riciclo delle bottiglie in plastica secondo la logica del “reverse vending” dove però il “premio” al cittadino non è un ritorno prettamente economico (normalmente un benefit per chi deposita la plastica nelle macchine automatiche) ma, se così possiamo dire, un “guadagno” in termini di umanità nei confronti degli animali abbandonati, fenomeno che proprio nella capitale turca ha assunto ormai da tempo proporzioni preoccupanti.
Il costo delle crocchette viene coperto dal riciclo stesso e il messaggio è chiaro: riciclare fa bene all’ambiente e può essere utile, in questo caso, anche agli amici a quattro zampe. Senza dubbio una buona idea per la sensibilizzazione e l’incentivazione sul tema del riciclo e sull’attenzione agli animali abbandonati anche se resta da capire quanto, al di là delle ottime intenzioni, questa specifica iniziativa possa risultare altrettanto utile anche alla causa, più complessa, della lotta contro il randagismo.

 

fonte: ecodallecitta.it

Biglietti Atac in cambio di bottiglie? Ecco la proposta

Compattatori nelle scuole e nelle stazioni che in cambio di bottiglie o lattine diano biglietti dell’autobus. Questa la proposta della commissione ambiente di Roma380191

Una proposta che potrà di certo interessare chiunque utilizzi di frequente il trasporto pubblico romano.
Nello specifico si propone di rifarsi a quello che già accade in Cina dove è possibile riciclare e ricevere in cambio dei biglietti per autobus o metro. Iniziative simili sono già diffuse in tutta europa e stanno prendendo piede in Italia dove, sia a Roma che in altre città, è già possibile ricevere buoni spesa in cambio di lattine contenitori di plastica.
Diverso però sarebbe ottenere in cambio dei biglietti del bus. Così facendo infatti si incentiverebbe sia il riciclo dei materiali sia l’utilizzo dei trasporti pubblici.  A proporlo è il consigliere Athos de Luca, presidente della commissione ambiente che starebbe già lavorando con Atac per distribuire questi compattatori nelle scuole e nelle stazioni degli autobus.

 

Fonte: ecodallecita.it

Frode alimentare: sequestrate 30mila bottiglie di falsi vini docg

In Toscana i Carabinieri del reparto operativo di Siena hanno sequestrato 30mila bottiglie di vino etichettato come Brunello di Montalcino, Chianti e altri docg

Un altro maxi-sequestro di vini “fake” pronti a invadere le tavole dei consumatori di tutto il mondo. L’operazione – tutt’ora in corso – dei Carabinieri del reparto operativo di Siena ha permesso di sgominare una frode agroalimentare su vasta scala che dalla Toscana si estendeva anche altre regioni del centro nord e che vedeva la produzione, l’etichettatura e la vendita all’ingrosso e al dettaglio di vini di scarsa qualità etichettati come Brunello di MontalcinoChianti o altri docg. Ettolitri di vino sfuso erano pronti per essere piazzati sui mercati internazionali a un prezzo 10 volte superiore a quello reale. I vini erano accompagnati da falsi documenti di certificazione di qualità. I Nas di Firenze, i comandi territoriali dell’Arma e dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione delle frodi nel settore agroalimentare di Toscana e Umbria hanno condotto decine di perquisizioni. Le verifiche hanno riguardato cantine, centri d’imbottigliamento supermercati ed enoteche in Toscana, Umbria, Liguria e Lazio. Dopo l’imbottigliamento, i falsi docg venivano etichettati con fascette con i sigilli dello Stato e grazie a questa contraffazione potevano essere venduti a un valore dieci volte superiore a quello reale con un danno al settore vitivinicolo calcolato in centinaia di migliaia di euro. Alcune persone sono indagate, ma non vi è alcun coinvolgimento da parte dei produttori di Brunello e delle imprese vitivinicole di Montalcino che, anzi, potrebbero essere parte lesa.Bold Italian Dinner Hosted By Scott Conant, Amanda Freitag, Debi Mazar & Gabriele Corcos - Food Network South Beach Wine & Food Festival

Fonte : Ansa

Foto © Getty Images

“In Italia il comparto vetro è tenuto in piedi dal vino”, intervista al presidente di CoReVe Franco Grisan

Nel 2013 il 35% del vetro immesso al consumo è stato del comparto vinicolo, dove il vetro riciclato è oltre il 90%. L’intervista di ECO al Presidente del Consorzio Recupero Vetro Ing. Franco Grisan. Come va la raccolta differenziata, il problema delle “frazioni estranee” nel vetro, i progressi tecnologici nel riciclo e un po’ di storia del vuoto a rendere378321

Presidente Grisan, com’è andato il vetro nel 2013 in Italia, sia come immesso al consumo che come raccolta differenziata?
Non abbiamo ancora i dati definitivi, ma si può anticipare che per l’immesso al consumo il quadro generale è stato difficile, forse il solo comparto alimentare ha risentito un po’ meno. I consumi interni sono stati uguali o inferiori agli anni precedenti. Se l’industria del vetro tiene, è soprattutto grazie all’industria vinicola. Nel 2013 il 35% del vetro immesso al consumo è stato del comparto vino e nelle vetrerie che producono queste bottiglie il vetro è riciclato oltre al 90%.
Riguardo tutta la raccolta differenziata degli imballaggi in vetro, si conferma un’Italia a due velocità, anche se il sud sta inseguendo. Al nord la media è di 39 kg per abitante,16,4 kg quella del sud (Puglia al 13,7, Campania 22,4). Nel sud c’è però un aumento medio dell’8%. C’è ancora un problema “regole della raccolta”, molti cittadini non hanno le idee chiare, riceviamo ancora molto materiale inquinato da frazioni estranee al vetro. In sintesi: il sud migliora, ma c’è bisogno di più attenzione dai cittadini e più informazione da parte dei Comuni.

Quali sono gli errori più comuni nella raccolta differenziata degli imballaggi in vetro? Si fanno di più in alcune zone rispetto altre?

Noi dovremmo trattare solo imballaggi in vetro, ma spesso siamo costretti a raccogliere anche frazioni estranee, come il vetro cristallo. Ecco il perché della nostra ultima campagna, “Bottiglia vasetto, binomio perfetto”, quella con testimonial il geologo Tozzi. Il cristallo crea problemi alle vetrerie, il danno che subiamo con un bicchiere di cristallo è alto. Altro problema è la ceramica (come le tazze e tazzine buttate nel vetro) perché fonde ad una temperatura superiore al vetro. Se anche dei rottami in ceramica sono immessi nei forni per produrre la miscela del vetro, nel passaggio alla goccia, che poi diviene bottiglia, la ceramica rischia di restare in forma di microgranuli nel vetro della bottiglia, rendendola più fragile.

Ma perché è così dannoso il cristallo?

Faccia conto che un posacenere di cristallo rovina un intero camion di vetro (30 tonn vetro). E’ il problema non è la nocività del piombo, ma precise norme che dicono che il vetro da imballaggio non può contenere piombo, dovremmo cambiare le norme per accettare il cristallo. Nella situazione attuale non si può conferire insieme al vetro. Il cristallo è molto più pesante, brillante e sonoro, ma non è facile da distinguere dal vetro, quindi il problema c’è. Ecco perché in questa fase storica noi diciamo “solo bottiglie e vasetti, cioè imballaggi”.

Quindi tutto il resto (vetro non imballaggio, cristallo, ceramica) andrebbe nell’indifferenziato?
Sì, noi stiamo discutendo in questi giorni con ANCI, perché i Comuni indichino chiaramente dove mettere questi materiali. Veritas (l’azienda servizi ambientali di Venezia) lo fa. In realtà – allo stato attuale dell’organizzazione del riciclo – quei materiali dovrebbero andare negli inerti (gli scarti provenienti da lavori di costruzione e demolizione) o nell’indifferenziato. 
Qual è il valore del vetro a tonnellata sul mercato e quello che riconoscete ai Comuni?

Il vetro è soggetto ad asta in base a due variabili: il rapporto domanda-offerta sul mercato in quel momento; la posizione geografica, perché la maggior parte delle vetrerie è al nord, seguendo l’industria alimentare, soprattutto quella vinicola (Veneto, Piemonte, Friuli). Quindi il rottame vetro che si raccoglie al sud vede aggiungersi il costo del trasporto, ecco perché il prezzo delle aste al sud è inferiore. Il dato medio delle aste del 2013 è stato di 12,7 euro/tonnellata, un valore molto lontano rispetto al nostro corrispettivo medio ai Comuni, 30/32 euro a tonnellate, con punte di 40 euro per la prima fascia. Il corrispettivo serve a coprire gli extra-costi dei Comuni e come vede il Consorzio riconosce un valore che è circa 3 volte il valore di mercato del vetro. Nel 2013 CoReVe ha restituito ai Comuni l’82% dei ricavi del Consorzio:direttamente, tramite convenzioni con i Comuni o i delegati per il ritiro dei rifiuti di imballaggio in vetro raccolti, quindi del materiale “grezzo”; indirettamente, tramite convenzioni locali con vetrerie e gestori delegati titolari di impianti di trattamento del vetro per la consegna del rottame “pronto al forno” che, rispondendo al regolamento UE noto come “end of waste”, viene riciclato in vetreria.

La raccolta congiunta vetro bianco è colorato è sempre un problema?

Sì. Infatti molti vini bianchi stanno passando al vetro colorato (o verde), proprio perché più semplice da ottenere dal rottame misto (vetro verde più bianco). Ora però la tecnologia ci sta aiutando, ci sono macchine che vedono il pezzo di vetro colorato e lo separano. Sono macchine elettroniche, che usano telecamere, in grado di selezionare il tipo di vetro e anche la ceramica.

Qual è il vostro impianto più moderno?

L’azienda Vetreco, presso Supino (Frosinone), in funzione da fine 2013. E’ il più recente dei nostri impianti, il primo di elevato livello nel centro-sud, che era sguarnito di impianti di trasformazione (il che condannava il rottame del sud ad essere trasportato al nord). La Vetreco ha impianti di selezione per colore e di separazione di ceramica e cristallo.
Di recente abbiamo parlato di casi di restituzione del cittadino degli imballaggi in plastica, a fronte di buoni sconto Vede possibili casi simili nel vetro o un ritorno in Italia del “vuoto a rendere”?

Il vuoto a rendere è sicuramente “l’origine del vetro”, basta ricordare le bottiglie del latte (che pesavano moltissimo!). Ma ormai il sistema si è evoluto verso “contenitori a perdere”: sono più comodi e oggi la bottiglia in vetro pesa molto di meno di una volta. Ci sono altri problemi connessi al “rendere”: il vetro reso deve subire dei lavaggi, che implicano problemi ambientali di depurazione delle acque; il “rendere” aveva un senso quando l’industria delle acque minerali aveva bacini di consegna locali e limitati e si poteva accollare i costi di ritorno delle bottiglie.
Le do un numero significativo: negli anni ’90 300 milioni di bottiglie di acqua minerale a rendere sono state “barattate” con 6 miliardi di bottiglie di plastica “a perdere”; questo è stato il processo. A Torino si è tentato di reintrodurre il “rendere” del latte, con delle bottiglie molto belle e resistenti, ma il cittadino non seguiva l’operazione, non riportava le bottiglie. Teoricamente sarebbe un processo più sostenibile, ma poi sul piano pratico non si riesce a realizzare.
di Stefano D’Adda

 

Fonte: ecodallecittà

 

Sacchetti, a Bruxelles si ragiona su un piano per limitarne l’uso

La crescente preoccupazione degli ambientalisti per la dispersione dei rifiuti plastici usa e getta ha spinto la Commissione Europea a presentare un piano di misure per ridurre il consumo di sacchetti che sarà proposto agli Stati in autunno. “Dal divieto alla tassa, nel rispetto del mercato unico europeo” riportano fonti ANSA375660

Dalle bottiglie alle buste usa e getta, fino alle microparticelle, tre quarti della spazzatura che si trova in mare plastica, una quota che supera anche l’80% lungo le coste del Mediterraneo. Il drammatico bilancio arriva da un rapporto richiesto dall’agenzia federale dell’ambiente tedesca e dalla Commissione Ue, che ha fatto il punto sulla situazione dei rifiuti marini in Europa. Ricercatori e ambientalisti lanciano l’allarme da tempo: l’ultimo arriva da un’osservazione diretta in mare sui traghetti fra Toscana e Corsica di più di 40 ore coordinata dall’Università di Pisa e da Ispra, secondo cui oltre l’80% dei rifiuti più grandi di 25 cm, circa uno ogni 5 km in una striscia di 100 metri, sono plastiche come teli e buste, insieme a cassette per il pesce di polistirolo. La differenza adesso è che a suonare la sveglia è Bruxelles, al lavoro su una proposta per ridurre l’uso delle buste di plastica nell’Ue, che verrà presentata in autunno, come riferiscono all’Ansa fonti comunitarie. L’idea sarebbe quella di dare agli Stati membri un menù di possibili misure, dal divieto ad una tassarispettando le regole del mercato unico. “Una boccata d’ossigeno per l’Italia – scrive l’agenzia – non ancora uscita dalla procedura d’infrazione per il divieto di uso delle buste di plastica non biodegradabili. Lo stesso richiesto per tutti i Paesi Ue dalle migliaia di firme della petizione lanciata dalla Surfrider Foundation Europe, che arriverà sul tavolo del commissario europeo all’ambiente, Janez Potocnik, sempre in autunno”.

 

Fonte: eco dalle città