Imballaggi in plastica, direttiva SUP: i sistemi cauzionali possono essere una svolta?

È intorno a questa domanda che il sito di informazione Euractiv ha organizzato una conferenza on line con alcuni autorevoli esperti e addetti ai lavori. La Direttiva UE sulla plastica monouso fissa un obiettivo di raccolta differenziata del 90% per le bottiglie di plastica entro il 2029. Rifiuti da imballaggi in plastica: i sistemi di cauzione possono rappresentare una svolta? È intorno a questa domanda che il sito di informazione Euractiv ha organizzato mercoledì 30 settembre una conferenza on line con alcuni autorevoli esperti e addetti ai lavori. “Mentre la plastica monouso è cresciuta notevolmente negli ultimi 20 anni, i sistemi per contenerla, raccogliere, riutilizzare e riciclare non hanno tenuto il passo” si legge nella presentazione dell’evento. “La Direttiva UE sulla plastica monouso (SUP, ndr) fissa un obiettivo di raccolta differenziata del 90% per le bottiglie di plastica entro il 2029. I politici stanno discutendo se i sistemi cauzionali (DRS) possano essere la soluzione per raggiungere questo obiettivo”. Si tratta com’è noto di “un sistema in cui i consumatori che acquistano un prodotto pagano una tariffa aggiuntiva (un deposito) che viene rimborsata al momento della restituzione della confezione o del prodotto a un punto di raccolta. Da un lato il sistema DRS ha il vantaggio di produrre alti tassi di rendimento in un flusso separato per le bottiglie in PET“, ma “presenta anche degli svantaggi, come un aumento percepito del costo dei prodotti per i consumatori”.

Per riascoltare l’intera conferenza clicca qui: Resolving plastic packaging waste: Can deposit return schemes provide a breakthrough?

Fonte: ecodallecitta.it

Boom delle case dell’acqua pubblica: sono 1300 in tutta Italia

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Negli ultimi cinque anni i chioschi dell’acqua pubblica sono più che sestuplicati. Quando hanno iniziato a diffondersi alcuni anni fa, le Case dell’acqua pubblica sembravano una stravaganza, una trovata pubblicitaria delle utility che non avrebbe avuto seguito. Nel maggio 2010 erano 213, oggi più che sestuplicate: oltre 1300 in tutta Italia, senza dimenticare le 22 che dissetano i visitatori dell’Expo. I distributori dell’acqua sono un successo inatteso e – secondo una ricerca Cra (Customized Research & Analysis) commissionata da Aqua Italia, l’associazione delle aziende costruttrici e produttrici di impianti per il trattamento delle acque primarie – lo sono anche quando occorre pagare. Già perché se l’acqua naturale è gratuita per quella gasata si paga 5 centesimo al litro, contro i 25 centesimi di quella in bottiglia. Il 42,5% degli italiani dice di usare o di voler usare le case dell’acqua, una percentuale che sale a 50% se si considerano i giovani di fascia 18-24 anni, più sensibili ai temi della sostenibilità ambientale. Un prelievo medio annuo di 300mila litri in un singolo chiosco fa risparmiare200mila bottiglie in PET da 1,5 litri e, quindi, 1380 kg di CO2 per la produzione 7800 kg di CO2 per il trasporto. La Lombardia è la Regione italiana nella quale è maggiormente diffusa la consapevolezza dell’esistenza del servizio (il 52% degli abitanti dichiara di vivere in un comune dove è presente una Casa dell’Acqua), mentre in SiciliaCalabria e Basilicata l’acqua dei sindaci non ha trovato lo stesso entusiasmo (solo il 6,7% dice di vivere in un comune col chiosco). L’acqua della casette è microfiltrata e risulta in tutto e per tutto simile alle migliori acque in bottiglia. A fare la differenza non è soltanto il portafoglio (100-150 euro in meno di spesa pro-capite all’anno), ma l’attenzione verso l’ambiente e il bene comune.

Fonte:  Ansa

Foto | Google Earth