La Blue Way piemontese è in Pistaaa!

Dall’elegante Terrazza Martini di Pessione (Chieri) è stato presentato ufficialmente il progetto di pista ciclabile che collegherà circa venti città piemontesi attraverso strade bianche e sentieri già esistenti. In sala, oltre ai sindaci dei 18 comuni interessati al tracciato della ciclovia, erano presenti amministratori, enti di ricerca, università, cattedre UNESCO, istituti scolastici, associazioni non profit, associazioni di categoria, imprenditori del territorio e semplici cittadini.

Pessione (Chieri) – Ogni volta che giungo da queste parti mi tornano in mente i pomeriggi in cui anni fa, insieme a degli amici, venivamo in bicicletta fino a Chieri da Venaria. La fatica e le salite erano sempre ben compensate dalla bellezza dello fare sport, in compagnia, in queste terre meravigliose. Senza contare il brivido adrenalinico della discesa lungo la via del ritorno… Sorrido, pensando che oggi torno nel Comune di Chieri proprio per la presentazione ufficiale del progetto Pistaaa, la blue way piemontese: un progetto di pista ciclabile che collegherà circa venti comuni del territorio con un impatto ambientale pressoché nullo e con la possibilità di generare un indotto capace di generare ricchezza al territorio, valorizzandolo in un modo sensato e non impattante.14440670_586849248154420_7563971495584739776_n

La presentazione del progetto è stata organizzata nella meravigliosa Terrazza Martini, azienda famosa in tutto il mondo per il suo inimitabile vermouth. Appena giunto all’ingresso mi accoglie Alberto Guggino del comitato promotore di Pistaaa e agente del cambiamento di Italia Che Cambia. Passano pochi minuti e la sala è piena: istituzioni, enti di ricerca, associazioni del territorio, cattedre UNESCO, imprenditori del territorio tutti pronti ad ascoltare la presentazione del progetto, promosso e stato ideato da tre associazioni: CioCheVale, Il tuo parco e Muoviti Chieri. Dopo un saluto di Marco Budano di Casa Martini, è stato lo stesso Alberto Guggino a condurre la serata, ricordandoci come Pistaaa “sia in grado di unire i principi della blue economy con la mobilità sostenibile, il benessere fisico con la valorizzazione del territorio, l’innovazione tecnologica con la cultura della sostenibilità”.

Alberto ha dato così la parola a Giorgio Ceccarelli, coordinatore di FIAB Nord Ovest (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) che ha ben evidenziato quanto questo progetto ben si collochi in un contesto continentale – progetto Eurovelo – e quanto sia necessario per stimolare una mobilità intermodale, integrando treni e bici. Dopodiché è stato il turno di Ada Gabucci di MuovitiChieri che ha illustrato le ipotesi degli itinerari, partendo e valorizzando i percorsi già esistenti.
Giovanni Bosco, presidente di MuovitiChieri, ha ricordato l’importanza e le opportunità che le ciclofficine e i professionisti del settore possono avere in un percorso del genere. A seguire Piergiorgio Tenani, presidente dell’associazione Il Tuo Parco, ha illustrato i benefici della mobilità sostenibile, ambito nel quale la stessa associazione è anni che promuove attività ed eventi, in particolare legati alla salvaguardia e alla consapevolezza ambientale. “Ci occupiamo – aggiunge Piergiorigio – di didattica ed educazione all’ambiente dal 1989. La bellezza del progetto è che, oltre a nuovi amici, abbiamo trovato una comunità che ha capito quanto sia necessario cambiare il nostro stile di vita, e la mobilità è un elemento determinante in questo senso”.

Edoardo Calia, vicedirettore dell’Istituto di Ricerca Boella del Politecnico di Torino ha mostrato quello che può essere il contributo della tecnologia al sistema: attraverso innovativi strumenti si potranno ottenere informazioni in tempo reale nel luogo in cui ci si trova sui protagonisti del territorio, dalle piccole aziende biologiche alle associazioni virtuose dei vari comuni. “Pistaaa unisce una esigenza di mobilità ad una esigenza di conoscenza del territorio. Per raggiungere questo secondo obiettivo le tecnologia dell’informazione può essere estremamente utile”.12967952_523649491141063_7945113609215657923_o-1024x576

Come diceva Alberto, Pistaaa vuole portar con sé i principi della blue economy. Così Luigi Bistagnino, docente di design sistemico del Politecnico di Torino ci ha mostrato come l’economia blu, non prevedendo scarti in nessuna fase produttiva, possa essere un tramite per veicolare l’imprenditoria locale e orizzontale. Ippolito Ostellino, direttore del Parco del Po e della collina torinese, ha illustrato come la neonata riserva della Biosfera MAB UNESCO di cui i 18 Comuni interessati al progetto fanno parte, sia una immensa opportunità, per preservare l’ambiente circostante e allo stesso tempo promuovere il territorio, in maniera sostenibile e ragionevole. Ha concluso l’incontro Daniela Ruffino, vicepresidente del Consiglio Regionale del Piemonte e presidente della Consulta Regionale Europea, che da anni lavora per creare opportunità di sviluppo legate alla Blue Economy.img_8475-large

Buon lavoro al progetto Pistaaa e a tutti i suoi sostenitori. Abbiamo potuto osservare un movimento dal basso che, con l’appoggio delle istituzioni, sta portando avanti un percorso sano, equo e ricco di valori. E non ho bevuto troppi Martini in terrazza, vi assicuro che questa iniziativa esiste per davvero. Quindi non ci resta che sostenerla in tutti i modi possibili, pedalando insieme per realizzare questo sogno comune. Scendo in auto verso Torino. Tuttavia non vedo l’ora di tornare da queste parti in bicicletta, per conoscere ancor più a fondo questi territori.

Fonte: http://blog.italiachecambia.org/dai-territori/2016/10/21/la-blue-way-piemontese-e-in-pistaaa/

Strategia marina, l’Italia punta alla sostenibilità del mar Mediterraneo

Strategia marina per garantire la sicurezza dei prodotti itici che consumiamo, se n’è discusso in un convegno a Livorno organizzato dal ministero per l’Ambiente. Di strategia marina, Blue economy, risorse, conoscenza e turismo del mare si è discusso per due giorni a Livorno al convegno Il Mare: la sostenibilità come motore di sviluppo, Marine Strategy e Blue Growth.L’evento, che rientra nell’ambito delle iniziative del Semestre di Presidenza italiana dell’Unione Europea, ha riunito istituzioni, operatori del mare, associazioni di categoria, esperti di settore e della ricerca per sviluppare un dibattito intorno al mare che tenga conto della necessità di preservare le risorse biologiche, non biologiche e che pianifichi uno sviluppo sostenibile del mare.silvia-velo-620x350

Al termine dei lavori, chiusi ieri a Livorno, Silvia Velo Sottosegretario all’Ambiente, ha presentato la Carta di Livorno, un documento di proposte per lo sviluppo della Blue Economy attraverso la Strategia Marina. Ha detto Silvia Velo:

L’economia del mare ha avuto nel 2013 un giro d’ affari di 41,5 miliardi di euro, con un’ incidenza sul valore aggiunto del 3% e ricadute positive per l’ occupazione del 3,3%, pari a 800 mila occupati. Proprio per questo le politiche di sviluppo dovranno saper coniugare crescita economica e sostenibilità ambientale. In questo, diventa determinante il ruolo del ministero dell’ Ambiente per definire le linee di sviluppo sostenibile da seguire.

All’evento vi hanno preso parte oltre 400 persone in rappresentanza di 20 Università, 50 Enti e Istituzioni, 20 Istituti scientifici e di ricerca, 60 associazioni e rappresentanti delle categorie epiù di 50 tra operatori e aziende di settore. Teniamo conto che l’economia del mare coinvolge 180 mila imprese (censite alla fine del 2013) che rappresentano il 3 per cento del totale delle imprese del nostro Paese; di queste circa 72 mila, poco meno della metà, dunque, copre il settore ristorazione e alloggio; seguono circa 34 mila imprese della filiera ittica (il 18,9 per cento); poi la filiera della cantieristica navale con 28.000 imprese (il 15,7 per cento); il settore delle attività sportive e ricreative con il 28.000 attività (il 15,7 per cento); la movimentazione marittima di merci e persone conta 11.000 imprese, pari al 6,1% e infine quasi 6.000 imprese (il 3,3 per cento) operano nel settore della ricerca, regolamentazione e tutela ambientale. Le regioni a alta vocazione imprenditoriale marittima sono la Liguria (8,7 per cento), la Sardegna (5,3 per cento) e il Lazio (5 per cento), mentre tra le province sono in testa Rimini (12,7 per cento), Livorno (12,1 per cento) e La Spezia (11,4 per cento).

Foto | Paolo Foti @ facebook

Fonte: ecoblog.it

Presentata la via alla blue economy italiana

La Federazione delle aziende dei servizi pubblici locali fa il punto della situazione del settore idrico con dati e analisi. Nei prossimi 30 anni, dai numeri contenuti nei vari Piani d’Ambito, dovrebbero arrivare investimenti per 65 miliardi di euro (40 euro per abitante l’anno). Ma oggi in Italia si investe ancora troppo poco (siamo a 26 euro), a differenza di quanto avviene in Gran Bretagna e Stati Uniti (80). Nel settore idrico, raggiungere gli standard internazionali porterebbe investimenti aggiuntivi tra 3 e 5 miliardi di euro l’anno, diffusi su tutto il territorio. La costruzione di nuovi impianti o l’adeguamento di reti e degli impianti esistenti, creerebbe fino a 130 mila nuovi posti di lavoro375570

“Nonostante la crisi – afferma Roberto Bazzano, presidente di Federutility, l’associazione che raggruppa le aziende dei servizi pubblici locali che operano nei settori di acqua, energia e ambiente – le multiutility italiane hanno costantemente investito, svolgendo una funzione anticiclica, producendo occupazione e competitività”. Bazzano ha pronunciato queste parole oggi a Roma in occasione del convegno promosso da Federutility, davanti al ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, e al sottosegretario alle Infrastrutture, Erasmo D’Angelis, oltre a Guido Bortoni, presidente dell’Autorità per l’energia elettrica e ad Alessandro Cattaneo, vice-presidente dell’Anci nazionale. Un appuntamento in cui la federazione ha anche presentato le performances economiche di 100 aziende del settore e un dossier sul sistema idrico nazionale.
Lo scenario dei servizi energetici e idrici in Italia è ben rappresentato dall’analisi della società di ricerche Althesys che, utilizzando i dati delle 100 maggiori aziende dell’energia, dell’acqua, del gas e dei rifiuti, ha illustrato alcuni profili economico-finanziari delle local utility, in particolare sugli investimenti effettuati e il relativo indotto sul territorio. Nel solo 2011, il campione delle local utility preso a riferimento dallo studio ha realizzato investimenti per 2.102 milioni di euro, con ricadute per circa 6.882 milioni di euro, a dimostrazione della leva che la capacità di investimento in tali settori può esercitare anche in un contesto macroeconomico difficile. Tenuto conto delle attività di realizzazione, di esercizio e di manutenzione e del loro effetto moltiplicativo sull’indotto, i progetti coperti da tali investimenti occupano circa 22.600 addetti diretti e 17.300 indiretti per un totale di quasi 40.000 occupati. In occasione dell’assemblea, Federutility ha analizzato i dati consuntivi degli ultimi quattro anni su un panel di 110 gestori che operano nel settore idrico in 16 regioni (quasi l’80% del servizio offerto a livello nazionale). “Sono necessari interventi urgenti – ha ribadito Bazzano – per il completamento della copertura del servizio in tutta Italia. Oltre alle perdite di rete negli acquedotti (media Istat 47%), la vera è emergenza sta nel fatto che il 15% dei cittadini italiani non è collegato a fognature e il 30% non è collegato a depuratori”. Nel 2011 sono state inoltre lamentate irregolarità nell’erogazione dell’acqua dal 9,3% delle famiglie residenti in Italia. Questo problema è dichiarato soprattutto dalle famiglie del Mezzogiorno (17,4%), in particolare della Calabria (31,7%) e della Sicilia (27,3%). A fronte del quadro idrico sin qui descritto, gli investimenti stimati dai Piani d’ambito vigenti (la fonte è “BlueBook 2011”) assommano ad oltre 65 miliardi di euro per i prossimi 30 anni, pari ad una media annuale di 2,2 miliardi di euro. Questo significherebbe investire poco meno di 40 euro per abitante all’anno per raggiungere gli obiettivi già presenti nei Piani d’ambito. L’attuale livello nazionale di investimenti, invece, è di 26 euro per abitante all’anno (ampiamente più basso delle previsioni dei Piani d’ambito vigenti). Un dato ancor più rilevante se confrontato al livello di investimenti nei paesi occidentali, pari a circa 80 euro per abitante all’anno per essere in linea, ad esempio, con l’esperienza britannica e statunitense. “Nonostante una diminuzione dei contributi pubblici – ha continuato il presidente di Federutility – e una difficoltà crescente di accesso al credito, i gestori idrici realizzano investimenti in tutto il Paese che valgono centinaia di milioni di euro ogni anno, distribuiti in interventi di entità medio-piccola e delocalizzati sul territorio”. La proiezione nazionale degli investimenti dei gestori nel 2011, raggiunge 1,2 miliardi di euro (di cui appena il 10% provenienti da fondi pubblici). Una cifra rilevante ma assolutamente insufficiente, visto che copre poco più della metà dei 2,2 miliardi necessari. La morosità nell’acqua è quattro volte superiore a quella del settore energetico. Una ricerca Federutility (che verrà presentata il prossimo settembre), dimostra che vi sono 3,3 miliardi di crediti scaduti, di bollette non pagate da oltre 24 mesi (buona parte delle quali imputabili alla pubblica amministrazione).
Nel settore idrico, colmare il gap di fabbisogno pro-capite (ovvero passare dai 26 euro l’anno per abitante agli 80 previsti dagli standard internazionali), genererebbe investimenti aggiuntivi tra i 3 e i 5 miliardi di euro l’anno, diffusi su tutto il territorio e per quasi il 40% concentrati al Sud. E la costruzione di nuovi impianti o l’adeguamento di reti ed impianti esistenti, creerebbe fino a 130 mila posti di lavoro aggiuntivi. Al termine sono state ribadite le proposte di Federutility per il settore idrico: 1) rivedere il quadro normativo e di regolazione, per una maggior chiarezza delle competenze nazionali e territoriali; 2) incentivare gli investimenti giudicati urgenti; 3) introdurre meccanismi di premialità e penalità per l’efficienza gestionale e gli standard di servizio; 4) incentivare l’efficienza energetica; 5) semplificare le procedure per gli interventi urgenti e qualificanti; 6) garantire e proteggere le fasce a basso reddito con l’introduzione del bonus idrico.

Fonte: eco dalle città