Rinasce il Mater-Bi. Arriva un nuovo concetto di packaging alimentare, tutto ‘Made in Italy’ e con prestazioni e caratteristiche uniche sul mercato mondiale

Dalla collaborazione tra Novamont, SunChemical Group,Ticinoplast e Uteco Group, – filiera di eccellenze industriali e tecnologiche tutta italiana – nasce un nuovo concetto di imballaggio alimentare, che risponde alla crescente domanda di packaging a minor impatto ambientale

Nasce un nuovo concetto di imballaggio alimentare, che risponde alla crescente domanda di packaging a minor impatto ambientale e che per prestazioni e caratteristiche non ha confronti sul mercato mondiale grazie alla collaborazione tra Novamont, SunChemical Group,Ticinoplast e Uteco Group. Condividendo i rispettivi know-how tecnologici è stata messa a punto una soluzione che combina la biodegradabilità, compostabilità dei materiali (biopolimeri, inchiostri, adesivi, prodotti barriera e substrati) a tecniche di estrusione, stampa e laminazione prime al mondo. Il film flessibile così ottenuto è ottimale per imballaggi alimentari avendo caratteristiche tecniche analoghe alle soluzioni attualmente adottate ma potendo – terminato l’uso – essere destinato alla raccolta della frazione umida ed essere avviato al successivo compostaggio industriale.

“Alle aziende è oggi richiesto uno sforzo congiunto che permetta di realizzare, lungo tutta la filiera e in tempi brevi, soluzioni sostenibili per il packaging alimentare – dice Fabio Deflorian, amministratore delegato di SunChemical Group Italia – In tale ottica, il contributo di innovazione che ciascun partner ha portato su materie prime, tecnologie di trasformazione, macchine da stampa, inchiostri, adesivi e coating è stato un elemento indispensabile per il successo dell’iniziativa”.
Il film flessibile in bioplastica Mater-Bi di Novamont, estruso con tecnologia Ticinoplast, viene trattato con lacca barriera Aerbloc Enhance/SunChemical, stampato con inchiostri all’acqua Aqualam/SunChemical e laminato utilizzando un adesivo senza solvente compostabile SunLam/SunChemical tramite tecnologia di stampa e laminazione di Uteco Group.
Si tratta di una soluzione che abilita la realizzazione di un ampio ventaglio di strutture laminate, adottabili per la realizzazione di molte tipologie imballaggi per alimenti su molteplici linee di confezionamento automatico, orizzontali e verticali, nonché varie buste preformate.

“In questo particolare momento in cui la spinta verso la sostenibilità è molto forte commenta Paolo Rossi, amministratore delegato di Ticinoplast – la collaborazione tra più aziende diventa elemento fondamentale per consentire di accelerare notevolmente il processo di innovazione tecnologica, portando alla realizzazioni di soluzioni adatte ad un imballaggio alimentare nel rispetto dell’ambiente”.

Concetti come riciclabilità ed ecodesign – anche grazie agli stimoli di un consumatore sempre più orientato a indirizzare le proprie scelte di acquisto e consumo verso prodotti confezionati con packaging meno ingombranti e più sostenibili – stanno modificando significativamente il settore dell’imballaggio e la vera sfida oggi è rendere semplice l’adozione di queste soluzioni.

“Grazie alla nostra filiera – commenta Aldo Peretti, presidente di Uteco Group – operatori del comparto del packaging e brand owner possono disporre di un “one-stop-shop” in cui ottenere la soluzione completa, a misura delle esigenze di ciascuno, senza dover spendere tempo ed energie nel selezionare singoli fornitori dei vari componenti necessari alla realizzazione della specifica soluzione”.

Fonte: ecodallecitta.it

Res Urbis, il progetto della Sapienza per fare bioplastica dagli scarti organici

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Guidato dall’università di Roma l’obiettivo del progetto europeo è quello di convertire gli scarti organici urbani in bioplastiche, con applicazioni nei settori dell’imballaggi, dell’elettronica e del risanamento ambientale. Sarà l’Università Sapienza di Roma, attraverso il suo Centro Interdipartimentale CIABC, a guidare il Progetto europeo RES URBIS (REsources from URban Bio-Waste). Si tratta di un programma di ricerca e innovazione finalizzato a sviluppare una filiera tecnologica innovativa per la valorizzazione integrata dei diversi scarti organici di origine urbana (quali i rifiuti municipali e i fanghi di depurazione delle acque reflue municipali). L’obiettivo principale è quello di convertire queste tipologie di scarti urbani in bioplastiche, con applicazioni nei settori dell’imballaggio (film biodegradabili e compositi), della produzione di beni di consumo durevole (quali ad esempio i telai di computer, tablet e telefoni) e del risanamento ambientale (quali materiali a rilascio controllato per la bonifica di falde sotterranee contaminate). Il progetto, finanziato per 3 anni e con circa 3 milioni di euro dalla Comunità europea nell’ambito del programma Horizon 2020 (call 2016-2017), si inquadra nelle azioni di ricerca e sviluppo specificamente finalizzate a promuovere l’Economia circolare, con il duplice obiettivo di minimizzare i quantitativi di rifiuti da smaltire in discarica e di ottenere nuovi prodotti bio-  ed eco-compatibili usando gli stessi scarti come risorse rinnovabili alternative al petrolio. Sarà presentato mercoledì 25 gennaio alle ore 14 nell’Aula A “S Cannizzaro” del dipartimento di Chimica in Piazzale Aldo Moro 5, Roma. Come sottolineato da Mauro Majone, coordinatore del progetto, “il potenziale impatto applicativo di RES URBIS è molto elevato se si pensa che più di 300 milioni di europei vivono in aree urbane o metropolitane e che ognuno di questi abitanti europeo produce in media ogni giorno più di 100 grammi di sostanza organica di scarto, il cui  recupero e valorizzazione è attualmente piuttosto limitato; sono quindi evidenti le positive ricadute ambientali, economico e occupazionali che possono derivare dalla messa a punto di  tecnologie innovative che consentano la trasformazione di quest’enorme flusso di materiale organico in prodotti utili  e con effettivo valore di mercato. Allo stesso tempo, il progetto punta a sviluppare tali tecnologie in modo da consentirne l’integrazione con la riqualificazione di impianti tradizionali per la depurazione delle acque e/o il trattamento dei rifiuti”.

Per conseguire quest’ambizioso obiettivo, all’iniziativa partecipano 21 partner, che includono università, imprese, associazioni e amministrazioni pubbliche provenienti da 8 paesi europei.

Fonte: ecodallecitta.it

Eataly biocompostabile? Mica tanto, almeno per ora (metà luglio)

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Lo scorso maggio, il 23 per l’esattezza, Eco dalle Città ha partecipato a una conferenza stampa indetta daEataly nella quale Oscar Farinetti, fondatore del gruppo, ha presentato una nuova iniziativa: per asportare le merci, confezionare i prodotti alimentari e consumare i pasti con le stoviglie usa-e-getta ogni negozio Eataly avrebbe utilizzato esclusivamente prodotti in bioplastica MATER-BI, smaltibili insieme all’organico. Catia Bastioli, amministratore delegato di Novamont, nell’occasione dichiarava: “Questa scelta è un’ulteriore testimonianza della capacità del gruppo Eataly di pensare in prospettiva, coniugando la cultura del cibo di qualità e delle piccole produzioni enogastronomiche a pratiche virtuose di sostenibilità”. Dal canto suo, Oscar Farinetti affermava che tutti i punti vendita italiani avrebbero utilizzato materiali destinati a rientrare in circolo, nell’ottica di un’economia sostenibile. L’obiettivo da raggiungere è “zero rifiuti”, effettuando uno sforzo in più che, in futuro, sarà conveniente, sotto tutti i punti di vista. “Comportarsi bene deve diventare bello, cool, noi imprenditori dobbiamo essere i primi a fare qualcosa, a dare il buon esempio”,aggiungeva Farinetti. “Il modello da sviluppare è all’insegna della qualità, collegando tradizione e innovazione”.

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A distanza di due mesi, siamo tornati al punto vendita Eataly di Milano per verificare se, effettivamente, i buoni propositi fossero stati messi in atto. Abbiamo preso un gelato e ci è stato servito nella coppetta visibile nell’immagine, fatta di plastica non riciclabile, corredata da cucchiaino dello stesso materiale. Poi abbiamo ordinato un caffè da portare via. Il barman lo ha proposto in un bicchierino “Lavazza”, di carta dura, con coperchio di plastica non riciclabile. Per mescolarlo, una classica paletta, di plastica dura trasparente.

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Anche al banco salumeria, prosciutti e alcuni formaggi erano confezionati con carta alimentare e sacchetti trasparenti biocomp, ma la carne e altri formaggi, invece, erano stati inseriti nelle consuete vaschette di polistirolo, chiuse con pellicole di plastica. Tutti i piatti pronti, insalate, paste fredde, eccetera, erano anch’essi avvolti in plastica oppure inseriti in contenitori non riciclabili. Infine, abbiamo acquistato delle alici, al banco del pesce fresco. Sono state confezionate inserendole in una vaschetta di plastica dura, trasparente poi messa, a sua volta, dentro un sacchetto biodegradabile. Alla cassa, con gentilezza ci sono stati offerti dei sacchetti Mater-Bi per il trasporto delle merci acquistate. Il bilancio, dunque, non è confortante. Tra le dichiarazioni e i dati di fatto sembra esserci ancora parecchia strada da percorrere. Come mai? Giriamo la domanda a Oscar Farinetti. Nelle prossime settimane, cercheremo di avere una risposta.

Fonte: ecodallecitta.it

Sacchetti, CNA: “il Decreto non è ancora operativo”. Ciafani: “Schermaglie finali”

La Confederazione Nazionale Artigianato: “Il decreto è un palese ostacolo alla libera circolazione delle merci. L’Europa non si è ancora espressa e il decreto non può essere operativo. Presenteremo denuncia”. Ciafani (Legambiente): “Colpi di coda di una polemica che dura da anni. Certi che il Ministero abbia avuto tutte le garanzie dalla Commissione per agire legittimamente”

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La Confederazione Nazionale Artigianato ha diffuso un comunicato in cui si attacca duramente le esternazioni del Ministro Clini in merito all’entrata in vigore del decreto che darà attuazione al bando dei sacchetti di plastica, dopo anni di polemiche in parlamento. “Il decreto è stato firmato – scrive CNA – senza tenere in alcuna considerazione la riapertura di un dialogo con l’intera filiera delle imprese che in Italia producono sacchi monouso per asporto di merci e senza nemmeno recepire le raccomandazioni e le richieste di modifica al testo che le Commissioni riunite competenti della Camera avevano sollecitato a larga maggioranza in fase di valutazione preventiva dello schema di Decreto”.

“Con questo ennesimo atto di forza – prosegue il comunicato – la potente lobby della bioplastica vorrebbe eliminare definitivamente dal mercato tutti gli shoppers prodotti con materiale diverso da quello compostabile, determinando la chiusura di molte piccole e medie aziende con alcune migliaia di addetti che rendono biodegradabili i polimeri plastici con additivi, sebbene conformi ad altre norme tecniche, anche quando raggiungono livelli elevatissimi di biodegradabilità. Una scelta determinata solo da interessi monopolistici maldestramente mascherati da motivazioni scientifiche ed ambientali, e perdipiù in una fase storica nella quale è semplicemente indecente provocare per via legislativa la perdita anche di un solo posto di lavoro in più”. Oltre ai contenuti del decreto, la CNA contesta le modalità con cui viene attuato. La notifica del decreto è stata ricevuta dalla Commissione Europea il 12 marzo 2013, e la procedura prevede che passino 90 giorni prima che entri in vigore, in modo da consentire a Bruxelles di presentare osservazioni. Il Ministero dell’Ambiente ha annunciato invece l’imminente pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (ad oggi non ancora avvenuta) senza attendere i 90 giorni dell’iter. “Diversamente da quanto i sostenitori del decreto affermano in questi giorni la Commissione Europea non si è ancora espressa ufficialmente sul merito del testo e siamo quindi ancora lontani dalla chiusura della procedura d’infrazione avviata a suo tempo in materia nei confronti dello Stato italiano. Da questo punto di vista l’art.6 dice una cosa molto precisa, e cioè che il decreto medesimo diventerà definitivamente operativo solo dalla data di conclusione con esito favorevole della procedura d’informazione ai sensi delle Direttive europee competenti, sul quale la Commissione Europea ha tempo per esprimersi fino al 13 Giugno“.
La Confederazione annuncia battaglia legale: “CNA Nazionale è in procinto di presentare in merito alla Commissione Europea una formale denuncia riguardante inadempimenti al diritto comunitario, con riferimento al divieto imposto agli Stati membri di ostacolare l’immissione sul mercato di imballaggi conformi ai requisiti essenziali previsti dalla Direttiva UE 94/62 e di condizionarne la commerciabilità alla conformità con norme tecniche armonizzate di natura non cogente, determinando in tal modo un palese ostacolo alla concorrenza e alla libera circolazione delle merci”.
Abbiamo chiesto un commento a Stefano Ciafani, Vicepresidente nazionale di Legambiente, fermo sostenitore della necessità del bando. “Siamo davanti alle schermaglie finali di una polemica che dura ormai da troppi anni. Possiamo dire che siamo finalmente arrivati alla conclusione”. Ciafani, intervenuto in mattinata su Radio Articolo 1  per commentare il decreto, non ha dubbi sull’efficacia del provvedimento: “E’ una norma all’avanguardia a livello internazionale e di questo siamo orgogliosi, avendola sempre difesa con i denti. Con la firma del decreto interministeriale siamo arrivati ad una svolta fondamentale: le multe, che entreranno in vigore tra 60 giorni. (NdR: 60 gg dalla pubblicazione in G.U.) Senza le sanzioni il decreto era monco, ma ora si è aggiunto l’ultimo tassello del puzzle. Ora le regole sono chiare: l’usa e getta è consentito solo se realizzato in materiale compostabile, in modo da non danneggiare la raccolta dell’umido, e vengono esclusi dal commercio i sacchi che non rispettano questo principio. Quindi niente additivi e polverine magiche. Per noi l’aspetto più interessante del bando è che grazie a questo gli Italiani hanno ricominciato ad usare la sporta, come si faceva tranquillamente fino a qualche generazione fa. Non è vero che i sacchi in plastica non si potranno più utilizzare: basta che siano sufficientemente spessi da renderli davvero riutilizzabili, e che contengano una percentuale di plastica riciclata al loro interno”. In merito all’iter procedurale del decreto, il Vicepresidente ha commentato “Sono certo che Clini abbia avuto tutte le garanzie affinché l’atto non fosse viziato da illegittimità”.

Fonte: Eco dalle città