Puliamo il mondo, il bilancio dell’edizione 2014

Oltre 600mila persone, 1.700 comuni e 4000 località: sono i numeri del gran finale della campagna di volontariato ambientale organizzata questo week-end in tutta Italia da Legambiente. Milano, città simbolo di questa 22esima edizione, per rilanciare l’importanza della raccolta differenziata e del riciclo e combattere lo spreco alimentare380440

Liberare le strade, le piazze e le aree verdi che compongono le nostre città dai rifiuti e dall’incuria. Farlo tutti insieme per raggiungere sempre più persone e rendere più belle le città e la natura d’Italia. Sono stati oltre 600mila i volontari, di cui 300mila solo studenti, che hanno partecipato questo week-end (26, 27, 28 settembre) a Puliamo il mondo, la più grande iniziativa di volontariato ambientale organizzata in Italia da Legambiente. A comporre i numeri di questa 22esima edizione contribuiscono anche le circa 30 associazioni e 50 aziende che con il loro contributo hanno preso parte alla campagna di Legambiente. Sparpagliati in 1.700 comuni i volontari, insieme a cittadini, studenti, amministratori e dipendenti di aziende, hanno preso parte in 4000 località a diverse attività di pulizia per liberare strade, piazze e aree verdi dai rifiuti abbandonati di ogni tipo. Grandissima la partecipazione a Milano, luogo simbolo di questa edizione, che tra l’altro ospiterà l’Expo2015 ed è l’unica grande città italiana che supera la soglia del 50% di raccolta differenziata. Solo nel capoluogo lombardo sono stati 18 i luoghi interessati dall’intervento di pulizia: dal recupero di una area comunale abbandonata dove far nascere orti sociali autogestiti alla rimozione di rifiuti abbandonati del quartiere Comasina e del parco di Villa Litta; e ancora, nel fine settimana, le grandi manifestazioni a Parco Forlanini, Parco Ticinello, Parco Verga e in piazzetta Capuana. Coinvolto anche il centro della città dove corso Buenos Aires, chiuso al traffico per la giornata di oggi, ha ospitato gazebo con laboratori di orti urbani, cucina sostenibile insieme a stand informativi sui segreti della raccolta differenziata e sul risparmio di luce e acqua. E non stati meno fitti le attività e gli eventi in programma nelle altre città italiane come ad esempio quelli di Roma, Napoli, Venezia, Massa Carrara, Foggia dove tra l’altro sono stati organizzati incontri sulla corretta raccolta differenziata e riciclo, ma anche sullo spreco alimentare, altro tema trattato in questa edizione di Puliamo il Mondo. A pochi mesi dall’inizio dell’Expo a Milano, infatti, l’associazione ambientalista durante questo weekend ha colto l’occasione per rilanciare “Buon cibo – chi apprezza il cibo non lo spreca” diffondendo in scuole, ristoranti, mense il “Good-Food-Bag”, sacchetto individuale riutilizzabile per il trasporto di cibo avanzato, ma ancora intatto, da pasti fuori casa. Una proposta importante per ridurre le 240mila tonnellate di cibo che ogni anno in Italia finiscono nei rifiuti. “Puliamo il mondo – dichiara da Milano Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente – oltre ad essere una giornata di volontariato ambientale, è anche una grande giornata di festa, partecipazione e riflessione. È infatti un’occasione per coinvolgere i cittadini in azioni concrete a favore dell’ambiente, ma anche un modo per ribadire che la lotta ai rifiuti e la tutela ambientale passano anche attraverso la riduzione dello spreco e l’adozione di comportamenti sostenibili. E nonostante nel nostro Paese ci siano ancora tante emergenze da risolvere soprattutto sul fronte rifiuti, l’esempio di tanti comuni virtuosi come quello di Milano, Salerno, Andria e Cosenza ci raccontano un’Italia che ha avuto il coraggio e la voglia di intraprendere la strada della green economy ottenendo ottimi risultati. Ma ancora si può fare molto per ampliare in tutto il Paese questo virtuosismo diffondendo, ad esempio, la pratica della raccolta differenziata e del riciclo, ripensando le città in un’ottica sostenibile, rilanciando una mobilità nuova per uscire dalla morsa del traffico e smog, abbattendo gli sprechi come quello alimentare che pesa sull’ambiente e sul portafoglio delle famiglie, aumentando l’efficienza e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio”.  In Italia, oltre al virtuosismo storico dei comuni del nord, Legambiente ricorda, infatti, che le migliori esperienze dei capoluoghi sul riciclaggio arrivano proprio dal Sud Italia. Ad esempio in Calabria il comune di Cosenza, vincitore quest’anno del Premio Start-up di Legambiente, ha modificato con successo il sistema di gestione di rifiuti passando in poco tempo da percentuali quasi nulle a ben il 55% di raccolta differenziata. A Salerno, si conferma uno dei comuni ricicloni raggiungendo il 65% di differenziata per i suoi 140mila abitanti. In Puglia ottimi risultati arrivano da Andria che raggiunge il 70% per i suoi 100mila abitanti. Tornando agli eventi organizzati nei tre giorni di Puliamo il Mondo: a Roma oggi i volontari si sono dati appuntamento nella Riserva Naturale dell’Insugherata con Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio ed Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati e presidente onorario di Legambiente. Ad Ostia i volontari insieme ai rappresentanti dell’Ambasciata Americana di Roma hanno ripulito la spiaggia. A Bagnoli (Na), una delle 250 le aree che sono state ripulite in Campania, sono stati raccolti rifiuti di ogni genere: non solo cartacce e bottiglie di plastica, ma persino pneumatici buttati sul ciglio della strada. Tra i presenti Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente e Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania. A Torino il grande evento di pulizia è stato realizzato a pochi passi dal castello di Lucento e dalla ex Thyssen, ed è servito da stimolo agli abitanti del quartiere e della città ad aumentare la sensibilità su quest’area in vista del progetto di riqualificazione. Tra le iniziative dei piccoli centri: il progetto condiviso tra Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta e i comuni delle due valli della Valsusa e Valle Sangone. In 12 diversi comuni, si celebra la prima importante tappa del percorso che porterà alla costituzione nel 2015 di un ecodistretto di eccellenza a partire dalla gestione dei rifiuti per attuare buone pratiche relative alle gestione dei rifiuti. “Puliamo il mondo dalle discriminazioni”, è stata l’edizione speciale organizzata a Massa Carrara dove una decina di detenuti della Casa di Reclusione di Massa hanno speso uno dei loro permessi per partecipare alla campagna di Legambiente insieme ai bambini delle scuole, all’amministrazione comunale ed alcune associazioni per dire no ad ogni tipo di discriminazione e ripulire il parco del quartiere di Castagnara. A Viareggio (LU) si è svolta un’edizione straordinaria di rimozione delle lenze. Sul posto sono state raccolte lenze e/o ami che qualche pescatore dilettante abbandona dove capita, senza rendersi conto degli effetti nefasti del proprio comportamento: gli uccelli infatti spesso rimangano annodati in questi fili invisibili, talvolta mutilati o ridotti con zampe in necrosi. A Comacchio (FE), è stato ripulito il Parco del Delta del Po. A Jesi 1.200 bambini delle scuole elementari e medie hanno pulito i giardini adiacenti alle scuole e martedì 30 si muniranno della “Good Food Bag” per deporvi gli avanzi della mensa (pane, frutta e dolce) per conservarli per merenda o la sera a cena. Il circolo di Legambiente “Cora Viridis” a Cori (LT) ha, invece, guidato volontari e associazioni nella pulizia straordinaria di alcune aree verdi urbane e nella rimozione di centinaia di pneumatici abbandonati nelle campagne, a ridosso del centro abitato. Grande mobilitazione straordinaria delle scuole a Rodi Garganico (FG) con “RicominciAMO da Ponente”, che esprime la voglia di riscatto ambientale dopo l’alluvione che ha colpito il territorio nei primi giorni di settembre.  A testimoniare l’attenzione sempre crescente da parte delle imprese verso le tematiche legate all’ambiente, quest’anno anche i dipendenti di KPMG, WIND, BUREAUXVERITAS, Palladio Zannini IGC SPA, K&L GATES, L’ERBOLARIO di LODI, armati di guanti e ramazza, sono stati volontari per un giorno al fianco di comunità locali, comuni e associazione nella battaglia al degrado urbano e rurale. Consolidata la consueta collaborazione con la RAI, le imprese federate a Federambiente e Fise-Assoambiente e la più piccola Afidamp, così come determinanti sono state le aziende e i consorzi che hanno messo a disposizione i loro servizi e le loro professionalità: Ecodom, Ecotyre e Hankook. Inoltre anche quest’anno si rinnova l’impegno e la partecipazione di Snam, che da anni sostiene Puliamo il Mondo, e che ha donato 33 kit misti (1650 studenti); anche Ecodom ha donato kit misti (77) con materiale didattico e strumenti necessari per la pulizia a 3850 studenti in tutta Italia insieme ad una decina di nuove aziende che nel loro piccolo si sono fatte carico di acquistare e donare pacchi per le scuole.

 

Fonte: ecodallecitta.it

Fotovoltaico: prima bocciatura dal Senato per lo spalma incentivi

Secondo il servizio Bilancio del Senato, potrebbero esserci problemi legati alla retroattività del provvedimento spalma incentivi. L’ambasciatore britannico a Roma, intanto, chiede ufficialmente delle modifiche al decretoSeitan

Arriva la prima iniziale “bocciatura” per il decreto spalma incentivi, che introduce nuovi tagli agli incentivi per il fotovoltaico: secondo il servizio Bilancio del Senato potrebbero esserci problemi legati alla retroattività del provvedimento, già aspramente contestata da alcune associazioni del settore (secondo assoRinnovabili si tratta di una caratteristica anticostituzionale). A questo proposito, si legge nel parere dei senatori che «oltre ad evidenziare a latere la possibilità dell’insorgenza di un cospicuo contenzioso, si rappresenta che l’operazione implica in ogni caso una riduzione degli incassi delle società produttrici di energia con il fotovoltaico».
Altre criticità sono legate ai finanziamenti della CDP previsti per gli operatori che dovranno “ammortizzare” il taglio degli incentivi. «Andrebbe valutato se l’intervento della CDP si configuri in maniera coerente rispetto all’attuale classificazione dell’ente nell’ambito del settore degli operatori finanziari», si legge nella relazione del servizio Bilancio.
Nessun problema, invece, per quanto riguarda il calo del gettito fiscale causato dal provvedimento. Si legge infatti nella relazione: «Le corrispondenti riduzioni delle tariffe elettriche sono a vantaggio, ai sensi dell’articolo 23, di soggetti a loro volta esercenti attività d’impresa, i quali usufruiranno di un equivalente impatto positivo in termini di minori costi, con pari riflessi sugli utili d’impresa. Analoghi effetti di compensazione si registreranno in termini di gettito IVA».
Leggi il documento del servizio Bilancio del Senato.
Intanto, l’ambasciatore del Regno Unito in Italia, Christopher Prentice, ha scritto una lettera ufficiale al Presidente della Commissione Industria del Senato, chiedendogli proprio delle modifiche allo spalma incentivi nell’ottica di risolvere il problema della retroattività. «La principale preoccupazione del Regno Unito è il potenziale impatto sulla fiducia degli investitori – si legge nel messaggio del diplomatico – Tra gli investitori nel settore solare in Italia, ci sono fondi di private equity e infrastrutturali, fondi pensione e fondi sovrani che hanno fatto investimenti significativi a lungo termine basati su un quadro normativo stabile e prevedibile. Una misura retroattiva come quella descritta nell’articolo 26 ridurrebbe significativamente i loro rendimenti, minerebbe la reputazione dell’Italia, e potrebbe avere conseguenze negative per altri settori».

Fonte: ecodalleciità.it

Goletta Verde presenta il bilancio sullo stato di salute del mare italiano

Cattiva depurazione, estrazioni petrolifere, abusivismo, consumo di suolo costiero, grandi navi e inquinamento da attività militari sotto accusa nel dossier “Sei delitti sotto l’ombrellone. Il giallo di Ferragosto”. La maladepurazione resta la priorità da affrontare da nord a sud della Penisola mentre non è ancora garantita una corretta informazione sulla qualità delle acque di balneazione e sui divieti. Sono questi i numeri del bilancio finale dell’edizione 2013 di Goletta Verde, la storica campagna dell’associazione che per due mesi ha monitorato lo stato di salute del mare italiano.

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C’è ancora troppa maladepurazione in Italia. Sono 130 i campioni risultati inquinati dalla presenza di scarichi fognari non depurati – uno ogni 57 chilometri di costa – sul totale delle 263 analisi microbiologiche effettuate dal laboratorio mobile di Goletta Verde in quest’estate 2013. In pratica quasi il 50 per cento dei punti monitorati lungo i 7412,6 chilometri di territori costieri toccati dall’imbarcazione ambientalista. E di questi campionamenti risultati oltre i limiti di legge ben 104 – l’80 per cento – hanno avuto un giudizio di fortemente inquinato, cioè con concentrazione di batteri di origine fecale pari ad almeno il doppio di quanto consentito. Il 90 per cento dei punti inquinati sono stati prelevati alle foci di fiumi, torrenti, canali, fiumare, fossi o nei pressi di scarichi di depuratori malfunzionanti, che si confermano i nemici numero uno del nostro mare. In questo quadro a tinte fosche, piuttosto che far fronte alle criticità con progettualità puntuali e definitive, nelle regioni del Mezzogiorno si rischia anche di perdere ben 1,7 miliardi di fondi per opere di adeguamento del sistema di depurazione. Una perdita alla quale si aggiungerebbe anche una possibile e salatissima multa per la procedura di infrazione che ha portato alla condanna dell’Italia per il mancato rispetto della direttiva europea sul servizio di depurazione e fognatura. Mari e coste italiane finiti nel mirino di sei killer: maladepurazione, estrazioni petrolifere, abusivismo edilizio, consumo di suolo costiero, grandi navi e inquinamento da attività militari. Sicari in azione da nord a sud della Penisola: venti luoghi del delitto che Legambiente presenta nel dossier “Sei delitti sotto l’ombrellone. Il giallo di Ferragosto”. Sono questi i numeri del bilancio finale dell’edizione 2013 di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente che per due mesi ha circumnavigato lo Stivale, monitorando lo stato di salute del mare italiano, realizzata anche grazie al contributo del Coou, Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati, e con la partecipazione di Corepla, Novamont, Nau e Solbian. Trentaquattro tappe lungo le coste d’Italia, per dar seguito alle tante battaglie in difesa dell’ecosistema marino e del territorio che Legambiente porta avanti dal 1986, denunciando, informando, coinvolgendo i cittadini con l’auspicio di promuovere esempi positivi all’insegna della sostenibilità ambientale. Un bilancio presentato questa mattina a Roma, nella sede di Legambiente, alla presenza di Stefano Ciafani, vicepresidente di Legambiente; Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente; Serena Carpentieri, responsabile di Goletta Verde e Antonio Mastrostefano, direttore Comunicazione del Coou.mare__italia8

Da nord a sud della Penisola il laboratorio di Goletta Verde è andato alla ricerca in mare e in corrispondenza di foci dei fiumi, canali, torrenti e scarichi, di Escherichia coli ed Enterococchi intestinali, eseguendo le analisi delle acque secondo quanto previsto dalla normativa sulla balneazione (decreto legislativo 116/2008 e decreto ministeriale del 30 marzo 2010). Nessuna regione è risultata indenne dall’attacco della mala depurazione: un mancato o inadeguato trattamento dei reflui fognari che, stando alle elaborazioni di Legambiente su dati Istat, riguarda ancora il 25% dei cittadini, che scaricano direttamente in mare o indirettamente attraverso fiumi e canali utilizzati come vere e proprie fognature. Una criticità che non riguarda soltanto i comuni costieri, ma anche quelli dell’entroterra, causata non solo dalla cronica carenza di impianti ma anche dall’apporto del carico inquinante dei reflui che non sono adeguatamente trattati dagli impianti in attività, perché obsoleti o malfunzionanti. Goletta Verde, è bene ribadirlo, effettua un’istantanea che non vuole sostituirsi ai monitoraggi ufficiali, ma mette a disposizione di enti locali e agenzie preposte ai controlli i propri risultati per andare alla ricerca della causa della contaminazione. “Per l’ennesimo anno ci troviamo a denunciare una situazione riguardo la depurazione degli scarichi divenuta ormai imbarazzante e che va sanata una volta per tutte. – dichiara Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente -. A questa situazione di emergenza si risponde sempre allo stesso modo: rinviando il problema e cercando di tamponare le falle di un sistema inefficace nei tre mesi estivi per placare le ire di bagnanti e turisti. Nelle regioni del Mezzogiorno, poi, al danno si sta per unire la beffa. Si rischia, infatti, di perdere ben 1,7 miliardi di euro dei fondi Cipe destinati alla costruzione e all’adeguamento degli impianti che sono in scadenza a dicembre. Come se non bastasse, inoltre, ci prepariamo anche a far pagare ai cittadini italiani multe milionarie da parte dell’Unione europea per l’incapacità di gestire il ciclo delle acque reflue. Soldi che invece potrebbero essere investiti per aprire nuovi cantieri per la depurazione. Realizzare sistemi efficienti e moderni – conclude Zampetti – deve trasformarsi in una priorità nell’agenda politica italiana. È l’ennesima vergogna che questo Paese non merita. Non si tratta più soltanto di difendere fiumi e mari, vera grande risorsa di questa nazione, ma ne va dell’intera economia nazionale, buona parte della quale è basata sul turismo”.goletta_verde_2013

Tra l’altro molto spesso foci di torrenti e fiumi vengono fruiti da bagnanti ai quali ancora non viene garantita una corretta informazione. Sul totale delle foci e dei canali risultati inquinati e fortemente inquinati da Goletta Verde, il 40% viene dichiarato balneabile dal Portale della Acque del Ministero della Salute. Il 35% dei punti presi in analisi, inoltre, risultano del tutto non campionati dalle autorità preposte anche se spesso questi tratti, pur trovandosi in corrispondenza di foci e canali, sono comunque frequentati da bagnanti. Motivo per cui, è imperativo che le autorità introducano o intensifichino i controlli anche in prossimità di queste possibili fonti di inquinamento. Invece, dei tratti di mare definiti dal Portale come non balneabili per motivi di inquinamento, mancano nel 18% dei casi i cartelli di divieto di balneazione. Sul fronte dell’informazione, in Italia stenta ancora a decollare un sistema davvero integrato tra i vari enti preposti per fornire informazioni chiare (le Arpa che eseguono i campionamenti, Regioni e Comuni definiscono le zone adibite alla balneazione, i Comuni, sulla base dei dati, dovrebbero apporre cartellonistica su qualità e/o divieti di balneazione, il Portale delle Acque che dovrebbe mettere in rete tutte le informazioni). Eppure, la Direttiva europea sulla balneazione disciplina chiaramente la comunicazione e lo scambio con i cittadini. Nonostante questo, a tutt’oggi, non viene fornita ai cittadini una “guida” per segnalare situazioni di inquinamento e richiedere, quindi, che tali situazioni vengano approfondite da chi di dovere. È forse questo il motivo per cui anche quest’estate, Legambiente ha ricevuto più di 200 segnalazioni grazie al servizio di SOS Goletta Verde oltre che decine e decine di telefonate.mare_inquinamento9

Sei delitti sotto l’ombrellone

Non è solo la cattiva depurazione a mettere a serio rischio la salute dei nostri mari e delle coste. È per questo che Legambiente quest’anno, a conclusione delle sua storica campagna, presenta il dossier “Sei delitti sotto l’ombrellone. Il giallo di Ferragosto”. Sei delitti che tingono di giallo l’estate italiana, perpetrati sotto gli occhi di tutti. Tanti colpevoli una sola vittima: il nostro mare. Mari e coste italiane finiti nel mirino di sei killer: maladepurazione, estrazioni petrolifere, abusivismo edilizio, consumo di suolo costiero, grandi navi e inquinamento da attività militari. “Rispetto ai classici del giallo stavolta per scoprire l’assassino non saranno necessari colpi di scena. I killer dei nostri mari hanno un identikit ben preciso – sottolinea Stefano Ciafani, vicepresidente di Legambiente -. Delitti commessi senza distinzioni e senza condanne lungo tutta la penisola. Un giallo apparentemente dall’esito scontato, ma che mette in luce la molteplicità di attacchi che stanno subendo le acque di fiumi e mari, le coste, i fondali. Un assalto all’ecosistema marino e fluviale senza precedenti che va dall’assente o cattiva depurazione, alla scellerata scelta energetica nazionale di puntare ancora sul petrolio o alla mai paga industria del calcestruzzo illegale e non. È ora di porre fine a questo scempio. Non basta più la mera enunciazione di principi, ma serve una strategia comune per garantire le protezione e il risanamento dei nostri ecosistemi, assicurando al tempo stesso la correttezza ecologica delle attività economiche connesse all’ambiente marino. Regioni, comuni e province, nonché lo stesso Governo centrale, sono chiamati a una scelta di campo non più procrastinabile che dia finalmente inizio al tanto decantato green new deal”. La maladepurazione sta agendo indisturbata da nord a sud della Penisola. A partire dal Litorale Domitio Flegreo, dove sta compromettendo irreversibilmente uno dei tratti più belli della costa campana. Ci sono poi Molfetta e il litorale tra Bari e Barletta: anche qui è preoccupante lo stato in cui versano gli impianti. A Crotone e nell’alto Ionio Calabrese sono stati sequestrati diversi impianti per malfunzionamenti o cattiva gestione. Non è una novità neanche il ritorno del “killer” in provincia di Reggio Calabria ed in particolare per le foci dei fiumi Mesima, Menga e Petrace. Non va meglio a Palermo: il capoluogo di regione fa parte dei Comuni chiamati in causa dalla condanna della Corte di Giustizia Europea per l’inadempienza della direttiva sul trattamento dei reflui urbani. L’assassino è stato nuovamente segnalato quest’anno anche alla Foce del Tevere. Pure nelle Marche i luoghi del delitto preferiti sono le foci dei fiumi: quest’anno su dieci foci campionate otto sono risultate fortemente inquinate. Nel ferrarese si sposta verso il Delta del Po a Comacchio. Un tratto di mare, tra l’altro, interessato anche da un’intensa moria di pesci. Le estrazioni petrolifere rappresentano l’altro imputato eccellente: sott’accusa a Ombrina mare e nell’Adriatico centro meridionale così come nel mar Ionio e nel Canale di Sicilia. L’assalto di nuove trivelle da parte delle compagnie petrolifere è senza sosta. Una caccia aperta ai nuovi giacimenti, nonostante il parere contrario di cittadini, associazioni e delle stesse amministrazioni locali e regionali e le ridicole quantità in gioco che si esaurirebbero in poche settimane. Vecchio, ma spavaldo e mai domo il “cemento illegale”. L’abusivismo edilizio resta una piaga soprattutto nel sud Italia. Segnaliamo tre “luoghi del delitto”. Triscina, in provincia di Trapani, frazione marina di Castelvetrano, che con oltre 5mila case illegali si aggiudica il record assoluto dell’avanzare del calcestruzzo. Qui nessuno ha ancora mai visto l’ombra di una ruspa. Ischia e la provincia di Salerno consegnano cartoline dell’abuso con vista mare. Per finire con una vacanza abusiva a Torre Mileto, a Lesina (Fg), set scelto negli anni ‘70 da vacanzieri abusivi per la costruzione di un intero villaggio costiero completamente illegale. Il consumo di suolo costiero avanza inesorabile nella sua opera di distruzione: su 8 regioni prese sotto esame da Legambiente (Veneto, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Molise, Sicilia, Campania e Lazio), su 1800 km di costa, oltre il 55% è trasformato irreversibilmente da urbanizzazione e infrastrutture. I luoghi del delitto individuati tra la provincia di Teramo e Pescara, dove solo il 9 per cento dell’area ricade in area protetta; tra Roma e Latina, dove non solo si è trasformato in modo irreversibile il paesaggio a favore di stabilimenti balneari, spesso “blindati”, ma dove muri e recinzioni hanno occultato la vista del mare; tra Imperia e Ospedaletti, vittime della beffa del gigantismo portuale. Sul banco degli imputati finiscono anche le “Grandi navi”. Non solo all’Isola del Giglio, dove il gigante della tragedia è ancora lì e nessuno è in grado di dire quando (e se…) la Concordia sarà spostata; ma anche nella Laguna di Venezia dove le città galleggianti continuano a transitare imponenti nel canale di San Marco per offrire ai turisti l’emozione di toccare il campanile più famoso del mondo. La Sardegna è invece sotto lo scacco per l’inquinamento e le bonifiche da completare dovute alle attività militari: all’ex arsenale militare de La Maddalena, e al poligono di Quirra in Ogliastra dove la attività militari continuano a danneggiare ambiente e salute. Anche quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati è stato Main Partner della storica campagna estiva di Legambiente. “La difesa dell’ambiente, e del mare in particolare, rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione”, ha detto Antonio Mastrostefano, responsabile Comunicazione del COOU. L’olio usato è ciò che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli di ciascun cittadino. “Se eliminato in modo scorretto – ha spiegato Mastrostefano – questo rifiuto pericoloso può danneggiare l’ambiente in modo gravissimo: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in mare inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche”. A contatto con l’acqua, l’olio lubrificante usato crea una patina sottile che impedisce alla flora e alla fauna sottostante di respirare. “Con la nostra attività di comunicazione – ha concluso Mastrostefano – cerchiamo di modificare i comportamenti scorretti di chi crede che piccole quantità di olio lubrificante disperse nell’ambiente provochino poco inquinamento”.

Il Monitoraggio scientifico

I prelievi e le analisi di Goletta Verde vengono eseguiti dalla squadra di biologi di Legambiente che anticipa il viaggio dell’imbarcazione a bordo di un laboratorio mobile attrezzato. I campioni per le analisi microbiologiche sono prelevati in barattoli sterili e conservati in frigorifero, fino al momento dell’analisi, che avviene nel laboratorio mobile lo stesso giorno di campionamento o comunque entro le 24 ore dal prelievo. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, escherichia coli) e chimico-fisici (temperatura dell’acqua, pH, ossigeno disciolto, conducibilità / salinità). Le analisi chimiche vengono effettuate direttamente in situ con l’ausilio di strumentazione da campo. Il numero dei campionamenti effettuati viene definito in proporzione ai chilometri di costa di ogni regione.

Legenda

Facendo riferimento ai valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) i giudizi si esprimono sulla base dello schema seguente:

INQUINATO = Enterococchi intestinali maggiori di 200 UFC/100 ml e/o Escherichia Coli maggiori di 500 UFC/100ml

FORTEMENTE INQUINATO = Enterococchi intestinali maggiori di 400 UFC/100 ml e/o Escherichia Coli maggiori di 1000 UFC/100 ml.

Fonte: il cambiamento