Bilanci di giustizia: “Le famiglie sostenibili sono più felici”

Ridurre i consumi aumenta il benessere. È quanto dimostra Bilanci di giustizia, una rete che raccoglie centinaia di famiglie italiane che hanno modificato il proprio stile di vita rendendolo più etico e sostenibile. L’obiettivo è quello di cambiare l’economia mondiale partendo proprio dai consumi familiari. L’ingiustizia, a livello globale, è un tema quanto mai attuale. Un tema sul quale una rete di famiglie in Italia, ha iniziato ad interrogarsi oltre vent’anni fa, cercando di comprendere come realizzare un cambiamento personale e politico.  

“Quando l’economia uccide bisogna cambiare”. Partendo da questa considerazione nel 1994 nasce Bilanci di Giustizia, coinvolgendo ai suoi esordi qualche centinaio di famiglie, per poi arrivare alla fine degli anni ’90 a interessare oltre mille famiglie. Famiglie in rete che hanno iniziato a prendere consapevolezza dei propri consumi con l’obiettivo di orientarli a dei criteri di giustizia, intesa nei suoi molteplici aspetti, dalla sostenibilità ambientale, considerando come il consumo di risorse implichi anche che queste non siano più a disposizione di noi tutti e del pianeta, al rispetto dei diritti dei lavoratori e alle questioni sociali e relazionali.

La riflessione centrale – che si è arricchita negli anni attraverso incontri, esperienze, strumenti, davvero difficili da poter raccontare con esaustività – è su come i propri stili di consumo e di vita potessero essere utili al cambiamento. Per toccare tutte le modalità attraverso le quali si può cambiare il proprio stile di vita, si sono creati momenti di approfondimento su temi come il consumo energetico e dell’acqua, sui prodotti alimentari e tessili. Il primo strumento di cui Bilanci di Giustizia si è dotato è quello individuale del bilancio mensile che ogni famiglia compila con lo scopo di controllare e modificare la capacità di cambiamento della propria famiglia. Accanto a questo, strumenti collettivi, come l’incontro con le altre famiglie del gruppo locale e, una volta all’anno, l’incontro di riflessione collettiva su un tema emerso nel processo di ricerca di tutti gli aderenti. Un momento anche di ricarica per le famiglie che poi continuano a progettare il cambiamento personale e sociale all’interno dei loro nuclei e nei gruppi locali. I tanti dati raccolti in questi anni hanno permesso di dare una risposta positiva all’intuizione di queste famiglie: spostare i consumi, modificare il bilancio familiare, e quindi il sistema economico, orientandolo verso criteri di giustizia, non solo non riduce la qualità della vita, ma aumenta il benessere delle famiglie. Le famiglie bilanciste sono più felici della media. Un dato importante anche sul piano politico, che dimostra che un altro modello è possibile.

Dalla ricerca è emerso un altro importante dato: se da una parte c’è stato negli ultimi anni un calo di partecipazione ed adesso le famiglie coinvolte in Bilanci di Giustizia sono meno numerose, molti dei bilancisti della prima ora sono stati promotori del cambiamento intorno a loro. Hanno creato gruppi di acquisto solidale, reti di economia solidale e promosso azioni politiche nei propri territori di appartenenza. L’esperienza bilancista è diventata molla per fare altro, c’è stata un’evoluzione e contaminazione al di là di essa. Quella di Bilanci di Giustizia è una storia di persone che hanno deciso di prendersi la responsabilità della propria vita e di fare scelte consapevoli, persone che si mettono in gioco continuamente, come abbiamo avuto modo di vedere all’ultimo incontro annuale a Stresa, al quale ha partecipato anche Italia che Cambia.

Un incontro aperto a tutti e a tutte, non solo a chi è già un bilancista, in cui quest’anno i partecipanti si sono confrontati per quattro giorni intorno al tema “come sarebbe il mondo senza denaro?”, riflettendo e ragionando sulle criticità del sistema economico attuale dal punto di vista monetario e interrogandosi sul rapporto che abbiamo con il denaro. Un processo di apprendimento collettivo attraverso il metodo della comunità di ricerca, in cui la conoscenza non è “già data” ma viene ricercata insieme. Dove la conclusione non è mai statica e dove l’importante è di nuovo il processo e la relazione. 

Intervista e immagini video: Daniela Bartolini

Montaggio: Paolo Cignini

Fonte:  http://www.italiachecambia.org/2019/02/bilanci-di-giustizia-famiglie-sostenibili-sono-piu-felici-io-faccio-cosi-238/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Lidia di Vece: i bilanci familiari e i consulenti dell’Economia del bene Comune

Per la nostra rubrica sulla Federazione italiana dell’Economia del Bene Comune, dopo esserci immersi in alcune delle imprese che hanno stipulato il Bilancio, insieme alla vice-presidente della federazione italiana Lidia di Vece approfondiamo il tema del bilancio per le famiglie e introduciamo il ruolo del consulente per l’Economia del bene comune. Lidia di Vece, commercialista di professione e vice-presidente della Federazione italiana dell’Economia del Bene Comune, ci accompagna oggi alla scoperta di un altro tipo di bilancio e di una figura professionale molto importante per l’Economia del Bene Comune: si tratta del Bilancio per le famiglie e della figura del consulente dell’Economia del bene Comune. Il Bilancio per le famiglie fonde i concetti di etica, solidarietà, giustizia e bene comune con un forte spirito di concretezza e collaborazione. Ideati e creati in collaborazione tra la Federazione italiana dell’Economia del Bene Comune e il Tavolo Res (Rete di Economia Solidale), Banca Etica e la rete dei Bilanci di Giustizia (partner fondamentale e precursore in tema di bilanci familiari), sono uno strumento di valutazione rivolto alle comunità, alle famiglie e alla persone singole per misurare l’impatto sulla società derivante dalle scelte finanziarie ed economiche di ognuno di noi.

In linea con i Bilanci aziendali già affrontati in questo percorso, il Bilancio familiare si pone dunque come un kit composto da un manuale, dalla matrice del bene comune per le famiglie e da una scheda di valutazione: l’obiettivo è orientare le persone verso un consumo consapevole ed alla scelta di una finanza etica, guidandole nell’autovalutazione delle conseguenze delle proprie azioni, nella convinzione che il vero cambiamento sociale possa scaturire solamente dal basso e dalle scelte individuali di tutti i giorni di ognuno di noi.

“La collaborazione tra noi, la Rete di Economia Solidale, Banca Etica e la rete dei Bilanci di Giustizia ha dato vita al primo Bilancio per le Famiglie nel 2014” ci spiega Lidia di Vece “Io provengo originariamente dal mondo dell’Economia Solidale, Banca Etica ci ha aiutato nell’analizzare gli strumenti finanziari e i corretti modi di uso del denaro possibili per le famiglie mentre Bilanci di Giustizia, anche grazie al suo ruolo di ideatore della campagna ‘Sbilanciamoci’, ci ha fornito degli stimoli importantissimi in tema di spostamento e orientamento del consumo familiare. Da questa collaborazione è nata una matrice articolata in venticinque criteri, che è possibile utilizzare anche a fini personali e individuali, grazie alla quale una famiglia o un singolo può capire come orientare i propri consumi in linea con i principi di una vera economia solidale”. Qualsiasi famiglia o singolo individuo che abbiano voglia di misurare il proprio impatto in termini di consumi, nel rispetto dei principi della dignità dell’essere umano, della solidarietà, dell’ eco-sostenibilità, dell’equità sociale, della Partecipazione democratica e della trasparenza possono trovare tutte le informazioni per redigere il Bilancio a questo linkeconomia-bene-comune

La figura del consulente dell’Economia del bene Comune

Contemporaneamente alla nascita del Bilancio per le Famiglie nel 2014, Lidia di Vece ha affrontato il percorso per divenire consulente dell’Economia del Bene Comune. Il consulente è una figura importante per la stipula del bilancio per le aziende e delle famiglie: “Il consulente è colui che, dopo un’adeguata formazione, accompagna l’azienda e le famiglie nell’autovalutazione che sfocia poi nella stipula del Bilancio del bene comune. La Federazione dell’Economia del bene comune è una federazione internazionale, ci sono continue elaborazioni riguardo la matrice, gli indicatori e su quello che sarà poi il vero e proprio manuale dell’economia del bene comune. È per questo che il consulente deve sempre essere aggiornato e come obbligo deontologico abbiamo il dovere di incontrarci e confrontarci tra consulenti almeno due volte all’anno. A tal proposito, come federazione italiana stiamo valutando l’ipotesi di creare una struttura apposita per consulenti, dove elargire una formazione aggiornata e continua e poter contribuire a creare delle vere e proprie occasioni di lavoro come consulente dell’Economia del bene comune”.

Nel prossimo appuntamento della nostra rubrica sull’Economia del bene comune approfondiremo l’attività di alcuni dei consulenti e dei sostenitori della federazione italiana in alcune regioni del nostro Paese.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2018/04/lidia-di-vece-bilanci-familiari-consulenti-economia-del-bene-comune/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Bilanci di Giustizia: come diventare una famiglia sostenibile

Abbiamo intervistato alcuni protagonisti di Bilanci di Giustizia, una rete che raccoglie centinaia di famiglie italiane che hanno modificato il proprio stile di vita rendendolo più etico e sostenibile. Hanno scoperto che in questo modo si risparmia denaro, si guadagna tempo, ma soprattutto si diventa più felici!  Comincia tutto con una domanda: sono felice? Mi serve davvero tutto ciò che possiedo? Voglio un mondo più giusto? Voglio diminuire il mio impatto sul Pianeta? Una volta che ci si è posti questi quesiti, la strada è spianata. È per questo che aderire ai Bilanci di Giustizia non è un sacrificio, né una sfida, né tantomeno un obbligo. Si tratta di una scelta volontaria e motivata dal bisogno di cambiamento.bilanci4

Ma andiamo con ordine. Cosa sono i Bilanci di Giustizia? Si tratta prima di tutto di una comunità umana. Decine, centinaia di famiglie italiane che hanno deciso, nel corso degli ultimi venti anni, di modificare il proprio stile di vita in maniera etica e sostenibile e che si incontrano, si confrontano, condividono esperienze e si supportano a vicenda.

Chi sono invece i bilancisti? Persone normali, con vite e impieghi normali, ma dotati di una sensibilità e una consapevolezza più sviluppate. C’è chi proviene dal mondo del commercio equo-solidale, chi invece semplicemente conduceva una vita che non lo soddisfaceva e ha conosciuto per caso l’esperienza dei Bilanci di Giustizia, aderendovi. Antonella, per esempio, ne ha sentito parlare all’Università e si è legata a tal punto a questa esperienza da farci la tesi. Giuseppe proviene dal mondo dell’ambientalismo, Renato da quello della finanza etica, mentre Giancarlo dal commercio equo-solidale.bilanci6

Anche chi, come loro, aveva già esperienze pregresse di impegno civile però, ha trovato nei Bilanci una nuova ricchezza: quella della rete. “La forza del gruppo è che c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare”, dice Irene. E la ricchezza di questo gruppo è la diversità: non esistono obiettivi prestabiliti che ciascun bilancista deve raggiungere. Ognuno procede fissando piccoli traguardi personali: diminuire l’uso dell’auto o il consumo di carne, aumentare gli alimenti autoprodotti rispetto a quelli acquistati, modificare i propri investimenti in banca.

Spontaneamente, gradualmente e senza forzature, il percorso di cambiamento diventa più strutturato e abbraccia un numero sempre maggiore di ambiti della vita quotidiana. Il risultato è che una famiglia di bilancisti consuma mediamente il 47% di energia elettrica in meno rispetto a una normale, spende il 30% in meno per i trasporti, il 41% in meno per il cibo, ma il 68% in più per divertimenti e cultura (dati ricavati da Prove di felicità quotidiana, Terre di Mezzo Editore, 2011).

Interpretando queste statistiche, possiamo ricavare alcune informazioni su coloro che hanno deciso di aderire ai Bilanci di Giustizia. La prima è che hanno più soldi a disposizione. Non perché questa esperienza sia ad appannaggio esclusivo di famiglie benestanti, ma perché orientando meglio i consumi, rinunciando al superfluo e autoproducendo molti beni che prima venivano acquistati, i bilancisti spendono meno: è stato calcolato che il loro reddito disponibile subisce un aumento che va dal 10% al 25%.bilanci3

Tale aumento dà accesso a una risorsa che per molte delle famiglie italiane è sconosciuta: il tempo. I bilancisti hanno più tempo – e, come abbiamo visto poco fa, anche più soldi! – per fare ciò che amano, per dedicarsi alle proprie passioni. Confrontando i loro dati con quelli dei cittadini normali, si può notare che il 42% di chi ha aderito a Bilanci di Giustizia lavora meno di 30 ore settimanali, mentre a livello nazionale solo il 25% della popolazione ha questo “privilegio”.

Meno lavoro, più denaro, più tempo libero quindi. Ma anche minore impatto ambientale e maggior giustizia sociale. Autoproducendo, consumando meno energia, acquistando prodotti etici e sostenibili, i bilancisti riducono sensibilmente la loro impronta ecologica. Questo dato evidenzia come i Bilanci di Giustizia non siano un escamotage per avere più soldi a disposizione, quanto piuttosto una modalità per vivere in maniera più consapevole che ha anche ricadute economiche positive. Partendo dall’idea di giustizia e di sobrietà, la scoperta positiva è stata che tutto questo si coniugava con maggior benessere, migliori relazioni e quindi una vita più felice.

È questo il risultato più importante che ottengono le famiglie bilanciste. E questa esperienza è così straordinaria nella sua semplicità e nel fatto che porta vantaggi per tutti – per l’individuo, per la comunità, per l’ambiente – che sono diversi i casi in cui le istituzioni si sono mosse per studiarne i meccanismi, dall’Istituto Wuppertal – che ha indagato sulla correlazione fra qualità della vita, giustizia ed etica –, all’Istat, il cui ex presidente Enrico Giovannini ha dichiarato, riferendosi ai Bilanci di Giustizia, che “partire dalle nostre scelte quotidiane di consumo e di allocazione del tempo di cui disponiamo è un modo per contribuire al cambiamento delle nostre società”.bilanci2

Ma non si tratta di un sovvertimento epocale, di un cambio drastico. È una rivoluzione silenziosa, che inizia dalla vita di tutti i giorni. I bilancisti non sono dei “disadattati” che fanno scelte estreme, poiché uno dei segreti di questo modello è che si adatta perfettamente alle condizioni sociali ed economiche in cui viene applicato. In poche parole: possono farlo tutti, dovunque. È una scelta spontanea e condivisa, prima di tutto con la propria famiglia – da questo punto di vista è molto interessante Fuori Rotta, il programma per far sperimentare la vita da bilancista anche ai ragazzi, che crescono così in maniera consapevole e informata. Come detto all’inizio, parte tutto da una domanda e dalla consapevolezza che è necessario uscire dal paradigma economico del capitalismo e del consumismo. I Bilanci di Giustizia dimostrano che questo si può fare nella vita quotidiana: si comincia con piccoli passi e, a un certo punto, ci si rende conto di essersi liberati da una vera e propria schiavitù.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2017/01/bilanci-di-giustizia-diventare-famiglia-sostenibile/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni