Piemonte, i pendolari crescono, il servizio cala e il biglietto aumenta. Il commento di Fabio Dovana (Legambiente)

L’assessore ai Trasporti della Regione: “Il TPL da noi non gode di cattiva salute. Abbiamo studiato la situazione per evitare tagli lineari”. Di altro avviso il Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, che ci ricorda come alla crescita dei pendolari si sia già risposto negli ultimi anni con tagli al servizio e aumenti delle tariffe. Intanto lo smog ringrazia…

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L’assessore regionale ai Trasporti Barbara Bonino ha appena dichiarato che “il trasporto pubblico locale in Piemonte non gode di cattiva salute”. E tuttavia il rincaro del 15% sulle tariffe del TPL annunciato a La Stampa non viene smentito. “Solo la necessità di presentare il Piano di rientro entro i termini stabiliti per poter accedere al 100% dei finanziamenti del Governo ha obbligato la Giunta a scegliere il percorso più celere. Abbiamo studiato accuratamente la situazione per evitare tagli lineari e siamo in linea perfetta con quanto ci viene richiesto”. E’ quanto si legge nella nota diffusa dalla Regione al termine della riunione di giunta, che, va detto, non cita mai esplicitamente l’aumento annunciato sulle pagine de La Stampa. In attesa di capire (se e) come i rincari verranno applicati, abbiamo chiesto un commento al Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta Fabio Dovana. “Non ci stupisce l’annuncio dei nuovi rincari al trasporto pubblico previsti per settebre. Ormai è chiara la politica dei trasporti messa in atto dalla Regione Piemonte: aumentare il prezzo dei biglietti e ridurre il servizio offerto. Come abbiamo denunciato nell’ultimo Rapporto Pendolaria, il dossier che scriviamo ogni anno sul trasporto ferroviario pendolare, nonostante in Piemonte il numero dei pendolari sia in costante aumento (+13% tra il 2009 e il 2011), il servizio offerto è diminuito di un 5% nel 2011 e di un ulteriore 5% nel 2012. Le tariffe invece sono aumentate del 10% nel 2011 e del 12% nel 2012. Non ci stupisce quindi che anche nel 2013 si prevedano nuovi rincari e nuove soppressioni di corse o di intere linee. Per rendere chiara la politica messa in atto dalla Regione Piemonte basta analizzare la quota destinata in bilancio al servizio ferroviario pendolare: appena lo 0,22%, mentre ben altre cifre sono destinate ad altre voci in bilancio. A pagare le conseguenze di queste scelte saranno come sempre i cittadini che, in un particolare momento di crisi economica in cui in molti si trovano costretti ad abbandonare l’automobile, si troveranno a disposizione un servizio di trasporto pubblico scadente o addirittura, in certe aree, quasi inesistente. Oltre alla scomodità, sono ben più gravi le ricadute in termini di inquinamento atmosferico e salute delle persone; non è neanche necessario ricordare a tutti che viviamo in una delle aree con l’aria più irrespirabile d’Europa.

Fonte: eco dalle città

Trasporti e rincaro delle tariffe: le città italiane a confronto

Bologna ha appena ritoccato le tariffe degli autobus; a Milano si discute di un nuovo aumento del 13% e la Regione Piemonte prospetta nuovi rincari del 15% su tutti i trasporti, ferro e gomma, anche se il Comune di Torino non ne vuol sentir parlare. Ma quanto costa oggi prendere il bus nelle città italiane?375752

L’ultima ondata di rincari era arrivata a cavallo tra 2011 e 2012, quando tutte le più grandi città italiane avevano ritoccato le tariffe, con aumenti sul biglietto singolo fino al 50% del valore. All’annuncio erano seguite immancabili le proteste, ma anche la consapevolezza che le tariffe italiane restavano tra le più economiche d’Europa: l’idea avrebbe dovuto essere questa: il servizio costa di più, ma la qualità migliora. La storia è andata da un’altra parte: i rincari non sono serviti a coprire nemmeno il debito accumulato dalle aziende e dai comuni, e presto sono arrivati i tagli: meno linee, meno autobus in circolazione. Accorpamenti, “razionalizzazioni” ed “efficientamenti”: di miglioramenti del servizio nessuna traccia, l’obiettivo era piuttosto cercare di restare in piedi. Una cosa tutt’altro che scontata: emblematico lo stop degli autobus di Napoli, rimasti a secco perché non c’erano più soldi per il carburante. Un anno e mezzo dopo, la situazione è tutt’altro che migliorata, e già si parla di nuovi aumenti (di prezzo) o nuovi tagli (del servizio).
I nuovi rincari 

Milano le Commissioni sono al lavoro su un rincaro delle tariffe a partire dal 2014: il biglietto singolo dovrebbe passare da 1,5 a 1,7 euro, quindi +13,3%. Ma a salire di più sarebbe il prezzo dell’abbonamento mensile: da 30 a 36 euro (+20%). Una differenza importante, che sembrerebbe colpire di più i pendolari che i “passeggeri per un giorno”. Secondo la ricostruzione del Corriere l’insolita proposta partirebbe da una considerazione apparentemente banale ma che fa riflettere: l’ultima ondata di aumenti del 2011 ha fatto sì che sempre più cittadini scegliessero l’abbonamento rispetto al ticket singolo. E se da un lato è proprio questo l’obiettivo a cui dovrebbe aspirare ogni comune, dall’altra il cambiamento ha portato a una perdita economica di 937.000 euro per le casse di Palazzo Città. (Leggi l’articolo del Corriere) Che ora cerca di correre ai ripari con i nuovi aumenti. Non tutti però sono d’accordo. “No all’aumento degli abbonamenti mensili e annuali per il trasporto pubblico – scrive Edoardo Croci, ex assessore ai trasporti di Milano e promotore dei 5 referendum ambientali – sarebbe paradossale, dopo aver deliberato abbonamenti agevolati per la sosta, che aumentasse il costo degli abbonamenti per il trasporto pubblico. Si tratta infatti di misure che tendono a favorire l’uso dell’auto rispetto al trasporto pubblico, in contrasto con quanto chiesto dai milanesi con l’approvazione a larga maggioranza dei cinque referendum per l’ambiente e la qualità della vita a Milano due anni fa. Prima di aumentare il costo del trasporto pubblico si dovrebbero rivedere una serie di agevolazioni, di cui non sono stati ben stimati gli effetti. Inoltre si dovrebbero rendicontare gli utilizzi dei proventi di Area C, destinati in primo luogo al miglioramento del servizio di trasporto pubblico”. Scelta già fatta invece a Bologna, dove il biglietto orario passa da 1,20 a 1,30 euro, il giornaliero da 4 a 5 euro e l’abbonamento mensile da 36 a 38 euro. Per limitare l’effetto, il Comune ha garantito che non ci sarà nessun aumento sull’abbonamento annuale e che le tariffe resteranno bloccate così come sono ora almeno per i prossimi tre anni. A Torino la situazione è più complicata: la Regione Piemonte ha – per ora ufficiosamente – annunciato nuovi aumenti del 15% su tutto il trasporto locale, sia autobus che ferrovie, ma Provincia e capoluogo si oppongono alla decisione. I rincari sul territorio sono già stati pesanti e il servizio è stato oggetto di tagli importanti: difficile spiegare un nuovo aumento ai cittadini. In particolare, l’assessore alla Mobilità del Comune di Torino Claudio Lubatti ha escluso categoricamente la possibilità: “Abbiamo già analizzato il piano tariffario cittadino con il rapporto costi-ricavi previsto dalla Regione. Siamo in linea, non intendiamo applicare nuovi aumenti in un periodo così difficile per le famiglie torinesi. Il servizio della città raggiunge già il rapporto ricavi costi del 35% e l’amministrazione non intende ritoccare al rialzo nessuna tariffa di propria competenza”.

Quanto costa oggi prendere il bus nelle città italiane

Il biglietto singolo oggi costa 1,5 euro a Torino, Milano, Roma e Perugia, dove però il biglietto singolo dura 70 minuti e non 90. 1,3 euro a Bologna1,2 a Napoli, Firenze, Cagliari e Ancona1 euro a Bari. Se a Milano sarà approvato l’aumento, come sembra intenzionata a fare la Giunta, passerà ad 1,70 euro. Potrebbe superarla Torino, se la Regione la spunterà, perché un aumento del 15% si tradurrebbe in un biglietto singolo da 1,75 euro. Un’ipotesi che – ricordiamo – è comunque fuori discussione secondo il Comune.

Fonte: eco dalle città