Luoghi di condivisione: “Zero”, la biblioteca delle cose a Palermo

Dobbiamo montare una mensola e non abbiamo il trapano. Riparare un guasto e ci manca la chiave inglese. Organizzare una festa e… l’impianto stereo? Val la pena comprarli, anche se ci serviranno solo in quell’occasione? E se ci fosse un altro modo? Sono partiti da domande così gli ideatori di “Zero”, la prima biblioteca delle cose, nata a Palermo.

Dobbiamo montare una mensola e non abbiamo il trapano. Riparare un guasto e ci manca la chiave inglese. Organizzare una festa e… l’impianto stereo? Val la pena comprarli, anche se ci serviranno solo in quell’occasione? E se ci fosse un altro modo? Sono partiti da domande così gli ideatori di “Zero”, la prima biblioteca delle cose, nata a Palermo.

Dobbiamo montare una mensola e non abbiamo il trapano. Riparare un guasto e ci manca la chiave inglese. Organizzare una festa e… l’impianto stereo? Un trapano, una chiave inglese, un impianto stereo. Val la pena comprarli, anche se ci serviranno solo in quell’occasione? E se invece ci fosse un altro modo per impiegare gli oggetti, sottraendoli al vortice consumistico dell’usa e getta?

Sono partiti da domande così gli ideatori di “Zero”, la prima biblioteca delle cose, nata a Palermo a febbraio del 2020 su iniziativa di “Neu [nòi] spazio al lavoro”, “Booq” e “Alab Palermo”. Che qui si raccontano attraverso la voce di Michelangelo Pavia, uno dei fondatori del progetto.

Cosa vi ha spinto ad aprire questa biblioteca? Vi siete ispirati a qualche modello?

«Il progetto “Zero” è frutto principalmente di esperienze dirette fatte da Neu [nòi] all’interno di Palazzo Castrofilippo, il condominio in cui si affaccia il coworking, e la storia di Booq. Parliamo di sette, otto anni fa. All’interno di Neu[nòi] per anni si è svolta in modo molto spontaneo un’attività di prestito di attrezzi ai condomini che, una volta avevano bisogno di una scala, un’altra di un trapano o di una prolunga, e così hanno preso il nostro luogo di lavoro come un possibile punto di riferimento dove trovare quanto necessario. Booq nasce proprio con lo scopo di  far nascere a Palermo una bibliofficina in cui condividere attrezzi e libri. Per un periodo di tempo una delle socie di Booq ha lavorato presso il nostro coworking e proprio in quel periodo è stato pubblicato il bando B-Circular da parte di Punto.sud. Il caso ha voluto che tutti i pezzi si siano messi al loro posto per dare vita a “ZERO – attrezzi condivisi”. Scrivendo il progetto abbiamo approfondito le esperienze di biblioteche delle cose in altre parti d’Italia e del mondo, dalle quali abbiamo preso spunto».

Come funziona?

«Il funzionamento è semplicissimo ed è proprio quello delle biblioteche, ossia si fa una tessera annuale che costa 10 euro e si prendono attrezzi gratuitamente. Se sei un utente base, puoi prendere due  attrezzi alla volta per una settimana. Se invece hai donato un attrezzo alla biblioteca, diventi un utente ZERO-PER e puoi prenderne cinque alla volta per due settimane. Sempre gratis. Spesso ci hanno mosso delle critiche per il  nome “biblioteca” perché non ci sono libri ma attrezzi. In realtà, il nome prende proprio spunto dal funzionamento immediato e semplice del prestito, mutuatodalle biblioteche pubbliche. Grazie a questo nome riusciamo a raccontare il progetto a chiunque in modo immediato. Poi in una delle due sedi (quella di Booq) una biblioteca di libri c’è davvero!».

Quali oggetti si possono prendere in prestito e quali sono quelli più richiesti?

«Oggi si possono prendere in prestito oggi più di cento  attrezzi suddivisi in dieci categorie diverse. C’è un database condiviso che permette di vedere sul sito gli attrezzi di tutte le sedi (attualmente due) e di prenotare on-line quello che serve: QUI. L’intenzione è quella di aprire altre sedi in altri quartieri e in altre città, sempre con un database condiviso in ogni città così da trovare anche attrezzi più particolari in una delle sedi o oggetti più comuni nel posto più vicino a te».        

La vostra iniziativa è legata solo allo scambio di oggetti?

«No, in realtà il progetto poggia su due pilastri: lo scambio di oggetti e la condivisione del sapere. Purtroppo abbiamo aperto la prima sede e dopo due settimane è scoppiata la pandemia, cosa che ha praticamente fermato tutta la dinamica dei corsi in presenza. Per non restare fermi, abbiamo messo in piedi un canale youtube in cui si possono vedere alcuni corsi per l’uso degli attrezzi di falegnameria, di ceramica, di sartoria, dei corsi di riciclo e di artigianato 3d. Questo soprattutto grazie al terzo partner di progetto: l’associazione ALAB Palermo che da anni promuove l’artigianato in tutte le sue forme. Insomma, bisogna saperli usare gli attrezzi!».

Come hanno risposto i vostri concittadini e cos’altro pensate di proporre in futuro?

«La risposta è stata davvero molto positiva per quanto riguarda i riconoscimenti, l’interesse verso il progetto e l’interesse mediatico. L’attività di prestito vero e proprio è iniziata più lentamente ma questo ci era stato detto da chi da più anni di noi ha attiva una biblioteca delle cose a Bologna (Leila-Bologna). Infatti, abbiamo ospitato uno dei loro fondatori all’inizio del nostro progetto per avere consigli e per confrontarci sul cosa fare, ed è stato molto utile. Oggi i prestiti sono molti di più ma ancora molti devono entrare in questa dinamica culturale. C’è sempre un po’ di diffidenza quando qualcuno ti regala qualcosa. Serve tempo e c’è di mezzo pure una pandemia che ha creato non poche difficoltà. Nei prossimi mesi speriamo di poter concretizzare l’apertura di altre sedi in altri quartieri e poter attivare corsi in presenza».

Pensate che la vostra iniziativa sia replicabile anche in altre città? Se sì, cosa serve?

«Assolutamente sì! Deve nascere una Biblioteca delle cose in ogni quartiere, anche più di una! Si tratta di un progetto agile e snello che può essere attivato in decine di modi diversi, più o meno strutturati. La cosa fondamentale perché il progetto funzioni sono le persone che lo gestiscono e animano la comunità. Di attrezzi è pieno il mondo e non è difficile raccogliere attrezzi donati o comprarne qualcuno importante. La parte dello spazio è anche risolvibile coinvolgendo chi un piccolo spazio già lo ha: non ne serve molto, una libreria o un angolo inutilizzato di uno spazio già attivo che comunque apre. Il terzo settore in questo può essere una valida risorsa o una biblioteca comunale, se si trova un’Amministrazione collaborativa».

Per saperne di più: zeropalermo.itwww.facebook.com/zeropalermo,YouTube

Foto di Giuseppe Mazzola

Fonte: ilcambiamento.it

A Cittadellarte nasce “crossbook”, la biblioteca dedicata all’alimentazione

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All’interno del ristorante/caffetteria Crossquare sta nascendo la nuova libreria improntata sul tema del nutrimento: “Portateci libri – invita Armona Pistoletto, responsabile del progetto promosso da Let Eat Bi – tutti possiamo contribuire a rendere Crossbook utile e stimolante. Daremo spazio ai volumi, in qualsiasi lingua, legati al mondo dell’alimentazione che abbiano anche un significato di sostenibilità, ecologia, solidarietà e coltivazione naturale”.

A Cittadellarte è in cantiere una culla letteraria all’insegna dell’alimentazione. La nuova casa della neo-nata biblioteca, chiamata “Crossbook“, sarà la caffetteria/ristorante Crossquare, che ospiterà la libreria dedicata al macro-mondo del cibo. Si tratta di un progetto di Let Eat Bi, mirato a condividere, anche attraverso la carta, i valori e gli obiettivi che l’associazione promuove e sviluppa con i propri partner. Un’agorà moderna dove, sorseggiando un caffè, sarà possibile portare e prendere in prestito libri, magari dialogando con altri fruitori del servizio in merito ai contenuti dell’ultima lettura. Una libreria, per ora, ancora semi-vuota, ma che mira a diventare rete e fonte di conoscenza del settore agro-alimentare. Uno degli obbiettivi del progetto è rendere la biblioteca accessibile a tutti: saranno quindi reperibili libri per bambini e saranno disponibili non solo volumi in italiano, ma anche in inglese, spagnolo o altre lingue. Nessun limite, basta che il nutrimento sia il filo conduttore degli scritti. In tutti i volumi donati – non è necessario che siano nuovi – sarà impresso un bollino raffigurante il logo di Let Eat Bi, identificando così il volume come appartenente alla collezione di Crossbook. Come donare un proprio volume? È possibile recarsi a Cittadellarte e lasciare il libro alla cassa del ristorante/caffetteria (tutti i giorni dalle 9.30 all’una di notte e il lunedì dalle 9.30 alle 18.30), in alternativa si possono spedire i testi all’indirizzo “Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, via Serralunga 27 – 13900 Biella”, specificando come destinatario Crossquare.crossbook-cittadellarte-biblioteca-alimentazione-1518429631

“Cari cittadini vicini e lontani di Cittadellarte – scrive in una lettera Armona Pistoletto, presidente di Let Eat Bi, a riguardo della nuova biblioteca -, cari Ambasciatori e Ambasciatrici, cari amici e amiche, care e cari simpatizzanti, visitatori e frequentatori del Coworking di Cittadellarte, di Crossquare, del corso di musica Suzuki, cari e care tutti,
da questa settimana abbiamo a disposizione una libreria nella Caffetteria di Cittadellarte Crossquare.
La libreria sarà in progress, tutti possiamo contribuire a renderla una libreria interessante, utile, stimolante e appassionante. Abbiamo deciso di chiedere a tutti voi un libro così da poter creare insieme la libreria consultabile da Crossquare. Il tema dei libri – continua argomentando Armona Pistoletto – è l’alimentazione, quindi libri di ricette, viaggi che coinvolgono il cibo, cibo dal mondo, produzione sul cibo, arte e cibo, consigli su come mangiare sano… In qualunque lingua ma che si tratti di libri che diano qualcosa di più di ricette o ‘mangiare’, ma che abbiano anche un significato di sostenibilità, ecologia, solidarietà, coltivazione naturale e che siano dedicati a tematiche importanti sull’alimentazione. Il primo libro che abbiamo inserito è Alle radici dell’Agricultura di Gigi Manenti e Cristina Sala (socio Partner Let Eat Bi dal 2014). Speriamo di ricevere molti libri per ingrandire sempre più la collezione: grazie mille per la vostra partecipazione!”

Foto copertina

Didascalia: Armona Pistoletto

Autore: Journal

Fonte: http://piemonte.checambia.org/articolo/crossbook-cittadellarte-biblioteca-alimentazione/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

 

Little Free Library: la biblioteca diffusa che promuove la cultura e il senso di comunità

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Il concetto tradizionale di biblioteca cambia e si reinventa. Da classica raccolta di libri gelosamente custoditi, spesso ubicata in posizione centrale e lontana dai cittadini, la biblioteca diventa periferica, diffusa sul territorio e alla portata di tutti. In tutta Italia, dalle Alpi al Salento, sono già attive una trentina di micro biblioteche chiamate “Free Little Library” . Sono casette di legno piene di libri, resistenti alla pioggia, accessibili a chiunque e collocate ovunque ci sia viavai di persone, ad esempio vicino ai palazzi comunali, nei parchi pubblici, lungo le piste ciclabili, davanti ai bar, alle fermate degli autobus. I residenti ed i passanti non devono far altro che aprire lo sportello delle casette e prendere in prestito un libro gratuitamente, ma ad una condizione: sostituire il libro prelevato con un nuovo libro. Il motto che campeggia su tutte le “Free Little Libraries”, infatti, è “Take a book. Return a book” (“prendi un libro ma lasciane un altro”, t.d.a.). Lo scopo della biblioteca diffusa è, da un lato, promuovere la lettura e la cultura e, dall’altro, spingere i cittadini a condividere i libri che hanno amato e scambiarsi opinioni ed esperienze di lettura. A differenza delle biblioteche tradizionali che salvaguardano i volumi senza appassionare davvero il pubblico alla lettura, le “Free Little Libraries” sono tanti micro centri di diffusione del sapere e, al tempo stesso, di aggregazione. La condivisione dei libri favorisce lo scambio di opinioni e la condivisione di esperienze tra gli abitanti e tra le generazioni, crea momenti di incontro e socialità e rafforza il senso comunitario di un quartiere o di un Comune, rendendoli più vivibili e frequentati. La prima “Little Free Library” italiana è apparsa a Roma nel 2012 quando Giovanna Iorio – insegnante, scrittrice e blogger – ha organizzato una raccolta fondi per acquistare oltreoceano la casetta di legno che è stata collocata nel parco dell’Inviolatella Borghese.LFL5

Il successo dell’iniziativa è stato immediato: “Ho visto persone che si fermano a leggere un libro, poi riprendono a passeggiare con il cane e lasciano un libro”, ha dichiarato in una recente intervista. “Ho visto bambini che corrono a vedere se ci sono libri nuovi da scoprire, che si siedono nel prato e sfogliano i libri che trovano. Ho visto genitori organizzare pic-nic primaverili intorno alla Little Free Library e rendere la lettura un momento di divertimento, sotto l’ombra degli alberi. Sì, è bello trovare i libri in un parco”. L’esperienza romana è stata replicata in numerose province italiane tra cui Milano, Trento, Lecce e Cagliari e molte altre casette sono pronte per essere inaugurate. L’idea che sta alla base della “Free Little Library”  – tanto semplice quanto geniale – però non è italiana, ma è venuta allo statunitense Todd Bol nel 2009. Todd aveva costruito la sua prima casetta in legno con la scritta “Free Books” a Hudson (Wisconsin) in ricordo della madre Esther, insegnante e instancabile e appassionata lettrice, e l’aveva collocata nel cortile di casa.  L’obiettivo iniziale era creare un luogo di ritrovo nel quale chiunque potesse condividere i propri libri preferiti con i vicini di casa, ma l’iniziativa ha riscosso un successo tale che a Todd arrivavano prenotazioni di casette da tutti gli USA. Nel 2012 Todd ha fondato anche l’omonima associazione no profit “LittleFreeLibrary.org”, che promuove il piacere della lettura nei bambini e l’alfabetizzazione degli adulti a livello globale. Oggi l’associazione conta oltre 20.000 micro librerie distribuite in 70 paesi in tutto il mondo. Che siano acquistate o costruite da soli (realizzate anche con materiali riciclati e decorate dai bambini) le “Little Free Libraries” hanno tutte una cosa in comune: ovunque vengano collocate i cittadini reagiscono con entusiasmo, i bambini trovano un modo originale di avvicinarsi alla lettura, gli adulti hanno la possibilità di scambiarsi opinioni sulle letture preferite e, quindi, di conoscersi meglio.LFL-Salento

“Basta posare la prima pietra, fare il primo passo, dopodiché è la comunità stessa – i vicini, le associazioni, i gruppi locali, ecc. – che procede e continua a costruire”, ha spiegato Todd Bol. “Le Little Free Libraries creano modelli positivi a livello locale ed è soprattutto per questo motivo che riscuotono tanto successo”. Lo scambio gratuito di libri non promuove solo la diffusione della lettura e del sapere, ma rafforza anche il senso di comunità. Le “Little Free Libraries” sono spazi culturali restituiti al territorio e a chi lo vive ogni giorno e, al tempo stesso, spazi di aggregazione e condivisione dove i momenti di incontro e socialità rendono un quartiere più vivibile e, quindi, più attraente e frequentato.

 

Immagini tratte dal sito Little Free Library Italia  e dal sito Little Free Library Usa

 

 

fonte: italiachecambia.org