«Via le bibite zuccherate dalle scuole». Ma l’annuncio dei produttori è greenwashing o vero impegno?

L’annuncio arriva dall’associazione di categoria europea dei produttori e sintetizzato ad effetto è: stop alla vendita di bibite zuccherate nelle scuole secondarie europee. L’iniziativa però è su base volontaria e ad applicazione graduale. Inoltre si introdurranno bibite a ridotto contenuto calorico o senza calorie. Quindi, si insegneranno corrette abitudini alimentari o si sostituiranno prodotti industriali con altri prodotti industriali?9646-10418

Intanto vediamo bene in cosa consiste “l’impegno”. L’Unesda, l’associazione europea di categoria, ha annunciato che l’industria europea dei soft drinks non venderà più bevande zuccherate nelle scuole secondarie della Ue, distributori automatici inclusi. Ma, innanzi tutto, l’iniziativa è su base volontaria. Poi sarà applicata gradualmente; l’obiettivo dichiarato è di raggiungere entro la fine del 2018 tutti i paesi Ue, coinvolgendo oltre 50mila scuole secondarie e più di 40 milioni di studenti. Ma da cosa saranno sostituite le bibite zuccherate? Dal 2019, sempre secondo l’Unesda, le aziende aderenti all’associazione di categoria (quindi non la totalità) venderanno negli istituti scolastici solo bibite a ridotto contenuto calorico o senza calorie, oltre alle bottigliette di acqua. E qui casca l’asino. Significa che ci saranno bibite con meno zucchero o con dolcificanti diversi dallo zucchero? E , visto che si promettono bibite senza calorie, ci saranno prodotti dove lo zucchero è sostituito da dolcificanti artificiali?

Ma i dolcificanti artificiali fanno bene alla salute?

Nel 2009 al congresso dell’American Society of Nephrology tenutosi a San Diego sono state presentate due ricerche condotte da Julie Lin e Gary Curhan, due ricercatori del Brigham’s and Women Hospital di Boston, che hanno rivalutato i dati di circa 3mila donne seguite per 11 anni nell’ambito del Nurses Health Study, per verificare se vi fosse un’associazione fra certe abitudini alimentari e la comparsa di danni ai reni. Il primo dei due studi deponeva a sfavore del sale. Il secondo puntava il dito sulle bevande dolcificate e ha messo in correlazione lo stato di salute dei reni al consumo di bevande dolcificate con zucchero o con dolcificanti artificiali. Anche qui, risultati netti: due o più lattine al giorno accelerano inesorabilmente il deterioramento dei reni, ma solo se nella bevanda ci sono dolcificanti artificiali e non semplice zucchero. L’associazione pericolosa persiste pur tenendo conto di innumerevoli fattori che potrebbero in qualche modo «inquinare» il dato, dall’età alla presenza di malattie come ipertensione o diabete. Dunque appare nient’affatto sano introdurre sin da ragazzini l’abitudine di consumare bevande con dolcificanti artificiali solo perchè non hanno calorie! Nel 2013 una ricerca pubblicata sulla rivista Trends in Endocrinology & Metabolism e condotta da Susan Swithers della Purdue University ha affermato che gli edulcoranti non sono così sani come credono i consumatori e non prevengono le conseguenze negative sulla salute tipiche, ad esempio, delle bibite zuccherate (sindrome metabolica, diabete, obesità, malattie cardiovascolari). “Un certo numero di studi – spiega la Swithers – suggerisce, infatti, che le persone che consumano regolarmente bibite dolcificate artificialmente hanno un rischio più elevato rispetto a chi non le consuma, un rischio dello stesso ordine di grandezza di quello associato al consumo di bibite normalmente zuccherate”.

Al contrario, sembra ci sia nel consumo di questi tipi di sostanze, un vero e proprio effetto boomerang: se consumo tanti prodotti dolcificati artificialmente la risposta dell’organismo sia a livello cerebrale sia a livello metabolico risulta attenuata perché i dolcificanti non ”saziano” la voglia di dolce che è insita nel cervello e anche perché non stimolano l’insulina come sa fare lo zucchero. Ciò significa che affidandosi troppo a cibi e bevande dolcificati artificialmente si rischia di subire una “stimolazione dell’appettito” che spingerà a mangiare di più. ‘‘Le prove che si sono accumulate negli ultimi anni suggeriscono che i consumatori assidui di sostituti dello zucchero (saccarina, sucralosio, aspartame etc) potrebbero anche essere a maggior rischio di ingrassare – ribadisce Swithers – e di ammalarsi di sindrome metabolica, di diabete e malattie cardiovascolari”.  Nel novembre 2016 è uscito un altro studio su PlosOne che per 10 anni ha confrontato i regolari consumatori di bev ande “light” con volontari che non assumevano bibite diet o dolcificanti artificiali. I primi sono risultati più pesanti e con una maggiore circonferenza vita rispetto agli altri. In altre parole, queste bevande favorirebbero l’accumulo di grasso addominale, un forte fattore di rischio per le malattie cardiovascolari. Allo stesso risultato era arrivata una ricerca del 2008 condotta su oltre 3.600 persone, che associava le bibite diet a un rischio doppio di sovrappeso e obesità. E non è l’unico problema: un altro studio del 2015, pubblicato sul British Medical Journal, dimostra che le bibite diet, così come quelle normalmente zuccherate, sono associate a un rischio aumentato di diabete di tipo 2.

Per non parlare poi dei sospetti di cancerogenicità a carico di certi edulcoranti di sintesi chimica…

Fonte: ilcambiamento.it

Anche le bibite dietetiche favoriscono diabete e infarto

Sempre più studi attestano come i dolcificanti sintetici utilizzati per le bibite dietetiche possano favorire diabete di tipo 2, ipertensione, sindrome metabolica, ictus e infarto. Insomma, quello che per anni ci è stato raccontato che ci avrebbero aiutato ad evitare.

Il gigante PepsiCo ha annunciato che a brevissimo abbandonerà l’aspartame nei suoi prodotti per sostituirlo con un mix di sucralosio e acesulfame potassico. La ragione è il calo delle vendite, un -5,2%, superato però dalla rivale Diet Coke, che ha segnato un flop ancora maggiore, il 6,6%. Chissà…qualcosa comincia a trapelare. In effetti da anni ormai la ricerca ha sottolineato i rischi per la salute dovuti all’aspartame. Ma è il solo? Il mercato delle bibite dietetiche comunque tiene ancora e rappresenta un grande business. Negli Stati Uniti rappresenta il 27,5% dei 73,6 miliardi di dollari che è il mercato dei cosiddetti soft drinks, secondo Beverage Digest. Ma non crediate che i dolcificanti sintetici siano solo nelle bibite; sono presenti anche in molti altri prodotti alimentari (leggete sempre le etichette). Come spiega Tom Philpott di MotherJones, diversi studi hanno dimostrato che i dolcificanti sintetici favoriscono proprio le malattie dalle quali la pubblicità diceva ci avrebbero protetto: diabete di tipo 2, ipertensione, sindrome metabolica, ictus e infarto. Nel 2012 uno studio dell’università di Miami ha concluso che chi beveva almeno una bibita dietetica al giorno aveva il 43% di probabilità in più di essere colpito da ictus e infarto rispetto a chi non ne beveva, anche dopo i controlli per il peso, la pressione, il colesterolo, l’assunzione di calorie e di sodio. Un altro ampio studio pubblicato nel 2009 ha trovato che i bevitori abituali di bibite dietetiche hanno il 67% di probabilità in più di sviluppare il diabete di tipo 2 rispetto a chi non le beve. La neuroscienziata comportamentale della Purdue University, Susan Swithers, ha spiegato che questi dolcificanti confondono la risposta allo zucchero del nostro apparato digerente. Il gusto dolce è per l’organismo il segnale che sta arrivando zucchero e il corpo inizia a produrre gli ormoni digestivi per quel target. Ma poi lo zucchero non arriva e il corpo si confonde e test sugli animali hanno dimostrato che si altera la capacità di regolare i livelli di zucchero nel sangue. Due nuovi studi suggeriscono un altro possibile meccanismo. I dolcificanti artificiali danneggiano i miliardi e miliardi di microbi che vivono lungo il tratto digerente, cioè il microbioma intestinale. Vengono colpiti quei batteri, secondo gli scienziati, che definiscono quante calorie vanno tratte dal cibo che mangiamo. Il primo studio, pubblicato su Nature da un team di ricercatori israeliani, ha visto che i topi alimentati con acqua dolcificata con dolcificanti sintetici (saccarina, aspartame e sucralosio) avevano una maggiore predisposizione a sviluppare intolleranza al glucosio, segnale precursore del diabete. In un altro studio, pubblicato su PlosOne, i ratti alimentati con aspartame hanno mostrato livelli di glucosio elevati e una minore tolleranza all’insulina. Le analisi delle feci hanno anche mostrato come l’aspartame induca modifiche nei batteri intestinali e aumenti la presenza di microbi associati al glucosio. Insomma, se vogliamo “farci del bene”, anziché bere le bibite dietetiche evitiamo o riduciamo drasticamente i cibi e i gusti dolci. E impariamo nuovamente a nutrirci con ciò che ci preserva la salute veramente.

Fonte: ilcambiamento.it

Refreshing glass of cola with lemon garnish on rustic table