Uno stile di vita a sprechi zero. Intervista a Bea Johnson

Alcuni giorni fa abbiamo raccontato la storia di Bea Johnson, esperta in modi di vita a “spreco zero” nonché eco-blogger ed autrice del libro “Zero Waste Home”. L’abbiamo contattarla per avere una sua diretta testimonianza, da mettere a fattore comune, come racconto concreto, caso di successo che può creare chissà un invidiabile precedente sociale.beajohnson

La tua storia comincia a fare il giro del mondo, puoi raccontarcela?

Nel 2006, abbiamo deciso di trasferirci da una casa grande in un quartiere periferico. Ciò ci costringeva a spostarci in auto continuamente per qualsiasi cosa, andare al centro, al cinema, in biblioteca, al ristorante, al teatro, ecc. Nell’attesa di trovare una casa ideale per le nostre esigenze, abbiamo preso in affitto un piccolo appartamento per un anno. Così abbiamo fatto un trasloco con poca roba, con il minimo indispensabile ed abbiamo messo in magazzino tutto il resto. Da quel momento ci siamo resi conto che che vivere con meno ci permetteva di vivere di più. D’improvviso avevamo più tempo disponibile da passare in famiglia, più tempo per passeggiare, andare in spiaggia, fare dei pic-nic, ecc. L’anno successivo abbiamo infine comprato una casa due volte più piccola rispetto a quella precedente e ci siamo così sbarazzati dell’80% di beni materiali. Contestualmente continuavamo ad informarci sui problemi dell’ambiente. Abbiamo letto tanto e visto dei documentari su questa tematica. Ciò che di volta in volta scoprivamo ci rendeva triste anche pensando al futuro dei nostri figli. Tutto ciò ci ha motivato a cambiare la nostra maniera di vivere

Bea, hai una famiglia, come sei riuscita a convincerla nel lanciarsi verso questo grande cambiamento?

Mio marito Scott, se ne è convinto non appena ha constatato i grandi risparmi monetari che si determinano da questo stile di vita. Per quanto riguarda i miei figli, da tempo lavoravo sulla riduzione della nostra immondizia e su quella degli imballaggi. E comunque i bambini hanno dei bisogni semplici e se questi vengono soddisfatti sono già contenti; con una buona colazione al mattino e con una buona merendina che li attende nel pomeriggio al rientro da scuola, sono già felici. Ad oggi, i miei bambini hanno vissuto la grande parte della propria vita con lo stile di vita a spreco zero e tale maniera di vivere fa ormai completamente parte del nostro quotidiano. E’ semplice ed è automatico. Se non ne parlassi per via della mia professione o per i media che incontriamo in casa, non ci penseremmo neppure. D’altro canto, i miei amici e il resto della mia famiglia rispettano il nostro modo di vita così come noi rispettiamo il loro. Non cerco di convincerli così come non cerco di convincere nessuno ad adottare lo stile di vita spreco zero. Ciascuno deve vivere come desidera. Detto questo, ci tengo molto a condividerne gli aspetti positivi che ne vengono fuori e a rompere gli a priori che vi sono spesso associati.

Puoi raccontarci qualche aneddoto di vita quotidiana di questi ultimi anni?

Abbiamo testato delle cose estreme prima di riuscire a trovare un equilibrio in termini di alternative per vivere spreco zero durevole. Per esempio, ho capito che lavarsi i capelli con il bicarbonato e sciacquarli con l’aceto di sidro non era una cosa che gradivo molto; dopo sei mesi i miei capelli sono divenuti stopposi e peraltro, mio marito mi ha confessato che non poteva più sopportare il mio odore di aceto a letto. Così ho optato per il sapone di Aleppo sciolto in pezzi

A fine anno producete l’equivalente di un litro di immondizia, cosa c’è dentro e soprattutto cosa ne rimane fuori?

Ciò che si trova in quel litro è ciò che non siamo riusciti ad eliminare applicando le cinque regole che citerò successivamente. Ciò che non entra mai quindi sono i prodotti che possiamo rifiutare, ridurre o riutilizzare. A titolo di esempio, ecco alcuni dei prodotti che fanno parte in genere delle dispense di una qualsiasi casa e che noi invece non compriamo più, sia perché non ne sentiamo la necessita sia perché li abbiamo sostituiti con degli altri riutilizzabili: i rotoli da cucina, la carta in alluminio, le spugne, i sacchi della spazzatura, i sacchi per congelare, i fazzolettini, gli spazzolini, gli stuzzicadenti, le lacche, o altri fissatori, gli smalti per unghia, i dissolventi, i piatti e le posate, i bicchieri gettabili, i prodotti d’igiene femminile, i rasoi gettabili, gli shampoo ed i saponi per le mani, gli spray di ogni sorta, la carta de regalo, le riviste, i giornali, lo scotch, ecc. Questi prodotti, le cui alternative sono proposte nel mio libro, non ci mancano affatto, anzi. Preferiamo utilizzare soluzioni frutto delle nostre idee e inoltre apprezziamo non poco i risparmi finanziari che da esse vengono generati.

In breve, come vi organizzate per fare la spesa, gli acquisti di prodotti cosmetici o elettronici?

Ci serviamo del kit Spreco Zero. Delle sporte, ma anche dei sacchi in tessuto e dei barattoli in vetro. Produco io stessa i prodotti cosmetici con ingredienti che compro sfusi nei reparti alimenti invece relativamente ai prodotti elettronici, così come per tanto altro materiale, li compriamo usati.

Lo stile di vita “spreco zero” comporta anche di risparmiare un bel po’ di denaro. Puoi darci delle cifre in merito al risparmio generato annualmente?

Come già detto, mio marito Scott non era inizialmente convinto da questo stile di vita. L’ho incoraggiato a confrontare gli estratti conto bancari risultanti dal nostro precedente modo di vivere con quello attuale. Si è reso conto che risparmiamo il 40%. Ciò è legato al fatto che consumiamo meno di prima, che sostituiamo il gettabile con il riuso, che compriamo usato quando vi è la necessita di sostituire qualcosa e che compriamo il cibo sfuso. Sapete che per ogni prodotto imballato che si compra il 15% del suo prezzo è determinato dal costo dell’imballaggio? Ciò significa che eliminando gli imballaggi si risparmia immediatamente il 15%. Il denaro risparmiato ci ha permesso per esempio di costruire dei pannelli solari sul nostro tetto

C’è qualcosa che rimpiangi della vita précédente?

Si. Rimpiango semplicemente di non avere cominciato più presto con questo stile di vita

Sei l’autrice del libro “Zero Waste Home”, recentemente uscito anche in versione francese sotto il titolo « Zero Dechet », cosa ti senti di dire alla gente che dubita di questa scelta o che trova impossibile realizzarla nel concreto? Che consigli ti sentiresti di dare per provare a farla approcciare alla cultura «spreco zéro»?

Non sono qui per dire a qualcuno come vivere la propria vita. Tutto quello che posso offrire è raccontare la mia esperienza. Il Zero Waste lifestyle si è rivelato per noi tutto il contrario di quello avevamo immaginato: non costa più caro, non prende più tempo ed anzi la semplicità fa guadagnare tempo. Ci sembra bello e sano vivere in questa maniera. Occorre applicare 5 regole in questo ordine d’importanza:

1- Rifiutare il superfluo

2- Ridurre il necessario

3- Riutilizzare sostituendo ogni prodotto gettabile con uno equivalente riutilizzabile e comprando usato

4- Riciclare ciò che non è possibile rifiutare, ridurre o riutilizzare

5- Fare dei compost con tutto il resto

Noi abbiamo cominciato per la causa ambientale ma oggi tutto va ben al di là. Agiamo per il nostro bene, per quello della nostra famiglia e non solo per quello dell’ambiente

Zero waste è la strada per fare la differenza nella società civilizzata attuale?

Lo Zero Waste ha migliorato la mia vita, è evidente per me che anche un’intera società potrebbe trarne beneficio.

Fonte: il cambiamento

Uno stile di vita a sprechi zero. Dagli Usa la Storia di Bea Johnson

Un chilo di spazzatura all’anno contro i 450 chili che in media produce una famiglia americana. Giovane francese trapiantata negli Stati Uniti, Bea Johnson ha deciso di adottare uno stile di vita a “spreco zero” partendo, in primo luogo, dal rifiuto del superfluo.usa

Sprecare fa parte dello stile di vita di chi vive nella società moderna industrializzata. Sprechi alimentari, sprechi di consumi energetici, sprechi di materie prime, sprechi di risorse naturali sono il frutto di comportamenti e modi di vivere ormai talmente consolidati, specialmente nel mondo occidentale sviluppato, che diviene quasi impossibile pensare e credere che si possa agire e vivere diversamente. Ma di fronte ai dati sugli sprechi, soprattutto quelli recentissimi sugli sprechi alimentari e in un contesto di crisi planetaria senza precedenti, quale quella attuale, occorre seriamente chiedersi come potere contribuire individualmente, senza demandare ad altri, nell’ideazione e nella costruzione di nuovi stili di vita collettivi più consapevoli, più coscienziosi, meno onerosi e meno dannosi per la nostra esistenza e per la salute del pianeta. Occorre educare e sensibilizzare il cittadino-consumatore ad una differente maniera di stare e convivere nella società ma sembra altresì necessario mediatizzare maggiormente le numerose esperienze positive già esistenti che possono nel concreto divenire modello e speranza ai fine di tracciare un solco-separatore tra il falso benessere di cui ci siamo decorati e un reale ben vivere sociale. Ma lo spreco zero è realistico? Probabilmente neppure i più fervidi sostenitori della decrescita felice, quelli del ricorso al riuso, al riciclo e alla riduzione dei consumi credono in una società a “spreco zero”. Si tratta effettivamente di un obiettivo, di un target difficilmente raggiungibile per grandi collettività, forse un’utopia nell’epoca moderna, per lo meno nel mondo cosiddetto civilizzato. Se su larga scala lo spreco zero sembra un obiettivo chimerico, a livello individuale esistono delle eccezioni sorprendenti che lasciano speranza e segnano un cammino. Così proprio dalla società che ha la nomea di essere consumistica per eccellenza, quella statunitense, arriva l’affascinante storia di Bea Johnson. Bea, giovane francese trapiantata negli States, ha deciso di adottare lo stile di vita “spreco zero” e così che la sua famiglia con due bambini riesce a produrre solamente un chilo di spazzatura all’anno mentre in media una famiglia americana ne produce circa 450 chili. Bea, eco-blogger e autrice del libro Zero Waste Home, è prodiga di consigli ed entusiasta per quello stile di vita che conduce da ormai oltre un lustro e che trova i suoi pilastri e motori in primis nel rifiuto (delle cose inutili) e poi nel ridurre, nel riuso e nel riciclo.

Spinta inizialmente dalla causa ambientalista, Bea ha pian pianino apprezzato i vantaggi che offre lo “Zero Waste Lifestyle” e che principalmente scaturiscono dalla semplicità e dalla qualità di quel modo di vivere. Come sostenuto in una recente intervista, quella scelta di vita si traduce nel beneficiare di grande disponibilità di tempo libero per lei e per tutta la famiglia ma anche, cosa non meno importante, nel rilevante risparmio finanziario legato alla riduzione dei consumi e a quelle best practice quotidiane che permettono inutili spese e evitano aggravi di uscite monetarie. La famiglia Johnson conserva il cibo in barattoli di vetro, utilizza buste in tessuto per fare la spesa, rifiuta il packaging per quei prodotti inevitabili che acquista nei negozi, auto-produce prodotti di cosmesi e d’igiene, vive del necessario chiedendosi e valutando giornalmente cosa sia realmente e strettamente utile da ciò che è puramente voglia. Inevitabilmente lo stile di vita dei Johnson ha un impatto su quello del vicinato, degli amici, dei compagni di scuola dei figli, dei negozianti che vengono “educati” ad accettare lo stile di shopping di Bea e famiglia.

Uno stile di vita, per molti estremo, ma realizzabile, al quale è comunque possibile tendere che modifica i nostri limiti intellettuali, culturali e visivi, quelli di animali da consumo, consentendo di porci in un’altra prospettiva, quella di cittadini consapevoli, attivi e partecipi di differenti modi di intendere il nostro esistere. Chissà se coniugare l’estremismo del nostro modus vivendi con quello, almeno apparente, dello “spreco zero” non possa infine permettere di fondere positivamente l’idea di economia moderna sviluppatasi nei secoli e che ci ha reso esclusivamente consumatori, con quella dell’ecologia e del rispetto a 360° che, forse, racchiude in se il concetto di vera qualità del vivere nell’era moderna.

Fonte: il cambiamento