Terza condanna per la Bayer per i danni da RoundUp: il titolo crolla in Borsa

Il diserbante RoundUp, di cui quella che è oggi una “coppia” unita in matrimonio, Monsanto-Bayer, va così orgogliosa, ha portato alla multinazionale la terza condanna con risarcimenti a più zeri. E il titolo crolla in Borsa.

Tonfo di Bayer alla Borsa di Francoforte dopo che il colosso della chimica ha incassato una nuova sconfitta, la terza consecutiva, negli Stati Uniti, per il diserbante Roundup. Una giuria di Oakland, in California, ha condannato il gruppo tedesco a pagare oltre 2 miliardi di dollari a una coppia che ha usato Roundup per oltre 30 anni e ha contratto il cancro. I legali della coppia che ha sporto denuncia, Alva e Alberta Pilliod, avevano chiesto 55 milioni di dollari di risarcimenti (18 per Ava e 37 per Alberta) e un miliardo di dollari di ulteriori danni. La giuria, alla fine, si e’ spinta anche oltre: ha punito la società con una sanzione complessiva da 2,055 miliardi. Ha trovato che il Roundup e’ stato un “fattore significativo” nella malattia dei coniugi, un linfoma non-Hodgkin diagnosticato tra il 2011 e il 2015. E che il prodotto è “difettoso” e la societa’ non ha adeguatamente avvertito i consumatori dei rischi, agendo in modo negligente. I coniugi Pilliod, entrambi ultra-settantenni, avevano usato il Roundup per 35 anni nella loro proprieta’ nei pressi di San Francisco. Intanto il titolo di Bayer, che era arrivato a perdere fino al 7,4% in avvio di seduta, è affondato del 6,3% a 53,3 euro, il minimo da sette anni. Il segnale inviato dalla nuova condanna appare chiaro: la cifra scelta dai giurati (ma che la Corte potrebbe ridurre) è l’ottava di sempre nella classifica dell’esito di denunce simili contro prodotti ritenuti pericolosi. E i rischi per la casa farmaceutica aumentano caso dopo caso, con potenzialmente davanti altri 13.400 ricorsi legali in attesa di arrivare in aula da una costa all’altra degli Stat Uniti.

Bayer si è trovata alle prese con il Roundup dopo l’acquisizione da 63 miliardi di dollari del colosso agrochimico e biotech statunitense Monsanto avvenuta lo scorso giugno. Già due precedenti cause in California sono terminate con verdetti di responsabilità per danni rispettivamente da 78,5 milioni di dollari – lo scorso agosto, ridotto da un’iniziale condanna a pagare 289 milioni – e da 80 milioni in marzo. Il gruppo ha presentato appello in tutte le vicende.

La multinazionale, proprio in questo periodo, deve anche fare i conti con una rivolta interna degli azionisti per le ripercussioni della fusione con Monsanto. A fine aprile durante l’assemblea annuale sono fioccate critiche aperte ai vertici, con il 55% dei soci che ha rifiutato di approvare le azioni del management negli ultimi dodici mesi. Gli appelli a patteggiare per risolvere la rete di migliaia di ricorsi legali per danni si sono moltiplicati.

Il prossimo caso a finire in un’aula di tribunale sarà, in agosto, il primo fuori dalla California. Le udienza si terranno a St. Louis in Missouri, ex quartier generale di Monsanto e ora sede dell’attivita’ nelle sementi di Bayern. L’appello del primo caso perso da Bayer, portato da giardiniere Dewayne Johnson, dovrebbe inoltre cominciare entro fine anno.

Fonte: ilcambiamento.it

Vota la peggiore multinazionale del 2015

Trivelle nell’Artico; produzione massiva di sostanze chimiche tossiche; compravendita di voti. Ogni giorno le multinazionali fanno male all’ambiente, alla salute pubblica e alla democrazia. Vota la peggiore del 2015.multinazionali_votalapeggiore

Nel 2014 aveva “vinto” la Bayer, per la produzione massiccia di pesticidi in grado di uccidere le api e per i tentativi di negare sempre ogni responsabilità. Nel 2015 la rosa dei candidati è illuminante. L’iniziativa “Vote in the corporate hall of shame” è promossa da Corporate Accountability International, l’organizzazione americana che da 35 anni porta avanti campagne di sensibilizzazione contro gli abusi delle multinazionali nel mondo. E quest’anno ha scelto, grazie anche alle segnalazioni dei cittadini e consumatori, i candidati che si contenderanno il titolo di peggiore corporation del mondo. Shell. Segnalata per le perforazioni nell’Artico e in altre zone del mondo particolarmente a rischio e sensibili e per le continue pressioni per rallentare gli sforzi diretti a contrastare i cambiamenti climatici. McDonald’s. Segnalata per le discusse politiche alimentari che danneggiano la salute pubblica, per l’utilizzo di ingredienti dall’elevato tenore di pesticidi e altre sostanze non salubri e per il trattamento che riserva ai propri dipendenti. Monsanto. Segnalata per la produzione massiva di pesticidi tossici, per le politiche di impoverimento dei piccoli agricoltori e per le cause intentate a stati, gruppi e individui che tentano di esigere o imporre una regolamentazione sugli ogm. Koch Industries. Segnalata per avere influenzato con milioni di dollari le elezioni americane allo scopo di indebolire la legislazione a tutela dell’ambiente e per la politica di negazione dei cambiamenti climatici.

Nestlè. Per avere prelavato quantità enormi di acqua in California a permessi ormai scaduti, mentre la popolazione stava soffrendo le conseguenze di una delle più grosse siccità che si ricordi.

Chevron. Segnalata per le intimidazioni e le cause intentate contro chiunque sveli gli inquinamenti prodotti nell’Amazzonia ecuadoriana e per i soldi pagati per far eleggere in enti chiave personaggi compiacenti.

Halliburton. Per le manovre messe in atto per continuare a praticare il fracking, provocando inquinamento delle falde e nuovi terremoti.

Nike. Per il sostegno e la pressione esercitata affinché passi il TTIP per poter continuare a sfruttare i lavoratori nei paesi dove ha le produzioni.

Dow Chemical. Segnalata per le pressioni enormi esercitate affinché potessero continuare a essere commercializzati prodotti chimici tossici e per la guerra mossa alle leggi che aspirano a regolamentare gli ogm.

Citigroup. Segnalata per le operazioni finanziarie eccessivamente “disinibite” e poco trasparenti.

I cittadini possono proporre altri candidati ed è bene ricordare che è importante il voto di tutti per far sentire la voce della gente e per dimostrare che le popolazioni non accettano passivamente abusi e soprusi. Dopo avere votato, potete anche agire concretamente. Potete smettere di acquistare tutti i prodotti di una multinazionale, potete informare amici e conoscenti di quanto siete venuti a sapere, potete fare la differenza. E se tutti decidiamo di agire, la differenza sarà enorme. Ricordiamocelo: i piccoli da soli sono piccoli, ma uniti insieme sono la più grande forza che possa esistere.

QUI PUOI VOTARE

Fonti utili per informarsi:

http://www.desertsun.com/story/news/2015/03/05/bottling-water-california-drought/24389417/

http://www.huffingtonpost.com/andrew-kimbrell/dow-chemical-and-monsanto_b_6041802.html

http://www.greenpeace.org/usa/global-warming/climate-deniers/koch-industries

http://www.washingtonpost.com/news/wonkblog/wp/2014/03/20/the-biggest-land-owner-in-canadas-oil-sands-isnt-exxon-mobil-or-conoco-phillips-its-the-koch-brothers/

Fonte: ilcambiamento.it

Vota la peggior multinazionale del 2014

Monsanto, Koch Industries, Chevron, solo per fare qualche esempio. Queste multinazionali hanno provocato danni incalcolabili all’ambiente, come spiega bene la campagna dell’associazione Corporate Accountability International, che invita a votare la peggior multinazionale del 2014.chevron

«Queste multinazionali – spiega Patti Lynn, managing director di 
Corporate Accountability International (CAI) – mettono in pericolo la democrazia e hanno in comune il fatto di essere state inserite nella classifica della vergogna». Così il gruppo CAI ha lanciato l’edizione 2014 della Corporate Hall of Shame, la classifica delle peggiori multinazionali al mondo, quelle le cui scelte e azioni devastano l’ambiente e mettono a rischio la salute collettiva.

VOTATE ANCHE VOI

«Ogni anno chiediamo di scegliere la peggiore multinazionale e cerchiamo di organizzare grandi mobilitazioni e pressioni affinché quella multinazionale modifichi le proprie pratiche». Il CAI quest’anno, per esempio, ha collaborato con Forecast the Facts e ha organizzato manifestazioni con decine di migliaia di persone perché fosse rimosso dai vertici della tv PBS un uomo di nome David Koch, convinto negazionista in fatto di cambiamenti climatici. Nella lista delle possibili “peggiori al mondo” c’è sicuramente Monsanto, cui si deve la produzione e la commercializzazione massiva di pesticidi e ogm che stanno mettendo fuori gioco i piccoli agricoltori. Poi troviamo la Bayer, dai cui stabilimenti escono, tra l’altro, i neonicotinoidi che stanno sterminando le api. Non manca la General Motors, che, per esempio, ha atteso decenni prima di richiamare oltre 2,6 milioni di veicoli malgrado almeno 13 morti conseguenza di un difetto di produzione. Sono dieci le nomination. Alle multinazionali già citate, vanno aggiunte Chevron, Mc Donald’s, Comcast, Philip Morris (che il premier Matteo Renzi ha invece appena ringraziato per l’apertura di uno stabilimento in Italia, inchinandosi alla magnificenza del soldo a prescindere), Credit Suisse, TransCanada e Veolia, con il suo corredo di inceneritori. A chi andrà la vergogna di essere il peggiore?

Fonte: ilcambiamento.it

“Basta ai pesticidi killer”: api attiviste in tutta Italia

In 26 città italiane gli attivisti di Greenpeace vestiti da api hanno visitato mercati ed eventi lanciando un appello per dire basta alla moria delle api e ricordare che la gran parte del nostro cibo dipende direttamente dall’opera di impollinazione delle api e altri insetti minacciati da pesticidi e pratiche agricole di stampo industriale.attivisti_greenpeace_api

Attivisti vestiti da api in tutta Italia per dire basta alla moria delle api. In 26 città italiane i volontari di Greenpeace hanno visitato mercati ed eventi con un appello  per ricordare che la gran parte del nostro cibo dipende direttamente dall’opera di impollinazione delle api che, insieme agli altri insetti impollinatori, sono a rischio a causa di pesticidi e pratiche agricole di stampo industriale. A Roma, in piazza Campo dei Fiori, uno “sciame” composto da una ventina di attivisti in costume da api ha portato il colorato messaggio a consumatori e commercianti. “Le evidenze scientifiche sulle conseguenze dei pesticidi più dannosi per le api sono chiare. Non possiamo permetterci di perdere le api e il resto degli impollinatori naturali: l’Italia e gli altri Paesi europei devono agire per vietare queste sostanze killer – afferma Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura Sostenibile di Greenpeace. – La drastica riduzione delle api è solo un sintomo di un sistema agricolo che ha fallito, basato sull’uso intensivo di prodotti chimici e ostaggio degli interessi di potenti multinazionali come Bayer e Syngenta. Incrementare subito metodi agricoli sostenibili è l’unica soluzione a lungo termine per salvare le api e l’agricoltura in Europa”.api_attivisti_greenpeace

Sul sito www.salviamoleapi.org Greenpeace ha lanciato una petizione indirizzata al ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Nunzia De Girolamo. Le richieste: vietare l’uso dei pesticidi dannosi per api e impollinatori a cominciare dai sette più pericolosi (clothianidin, imidacloprid, thiametoxam, fipronil, clorpirifos, cipermetrina e deltametrina), adottare piani d’azione per gli impollinatori al fine di sviluppare pratiche agricole non dipendenti da prodotti chimici e incrementare la biodiversità in agricoltura. “Sono già più di 50 mila i messaggi inviati in pochi giorni al Ministro De Girolamo. Le api e gli altri insetti impollinatori sono i migliori alleati degli agricoltori, fondamentali per la produzione di cibo. Per fermare il loro declino, dobbiamo vietare l’uso dei pesticidi più dannosi e investire invece sulla sostenibilità: meno sostanze chimiche, più finanziamenti per ricerca, sviluppo e applicazione di pratiche agricole ecologiche” continua Ferrario.api__attivisti_greenpeace

Il legame tra api, agricoltura e cibo che portiamo sulle nostre tavole è molto stretto. Fino al 35 per cento della produzione mondiale di cibo dipende dal servizio di impollinazione naturale offerto da questi insetti. Delle 100 colture da cui dipende il 90 per cento della produzione globale di cibo, 71 sono legate al lavoro di impollinazione delle api. Solo in Europa, ben quattromila varietà agricole dipendono dalle api. Su www.salviamoleapi.org è disponibile in esclusiva il trailer italiano del film-documentario “Un mondo in pericolo” (More than honey) del regista svizzero Markus Imhoof che descrive, con riprese spettacolari, la vita delle api minacciate dai pesticidi che la campagna di Greenpeace chiede di bandire. Inoltre si possono ascoltare le video testimonianze di apicoltori italiani ed europei, che raccontano i fenomeni di morie delle api e ricordano che tutti possiamo fare qualcosa per difenderle. Dal sito è possibile scaricare un kit di azione con un volantino informativo, moduli raccolta firme per la petizione, cartello per identificare “aree salva-api” – da mettere in giardini, orti e balconi dove non vengono utilizzati insetticidi –  informazioni sui fiori utili a fornire polline e quindi cibo per api e impollinatori e le istruzioni per costruire un rifugio per le api selvatiche.

Fonte: il cambiamento

La resa di Monsanto che abbandona gli OGM in Europa

Monsanto rivede le sue politiche di mercato degli OGM in Europa a causa della scarsa domanda da parte degli agricoltori e della dura opposizione da parte dei consumatori

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Monsanto dichiara resa e lo fa attraverso la sua portavoce Ursula Luettmer-Ouazane che ha detto:

Finché non c’è abbastanza domanda da parte degli agricoltori per questi prodotti e il pubblico in generale non accetta la tecnologia, non ha senso combattere contro i mulini a vento. E’ovvio che l’Europa ha bisogno di più tempo, mentre altri Stati hanno abbracciato i nostri progetti più facilmente.

La dichiarazione giunge a una settimana dalla manifestazione globale March against Monsanto che ha coinvolto 2 milioni di cittadini europei e americani in 52 paesi e 446 città a manifestare in contemporanea contro il colosso biotech. Alla manifestazione però grande assente è stata l’Italia. Per la Monsanto l’Europa rappresenta circa il 12% delle vendite globali pari a 13,5 miliardi dollari e tuttavia a causa delle proteste dei cittadini nell’Unione europea è stato vietato il mais della Monsanto MON810 già bandito dalla Germania nel 2009. Attualmente, il mais è coltivato solo in Portogallo, in Spagna e in alcuni paesi dell’Europa orientale. Anche i competitors della Monsanto come Bayer AG, Syngenta e BASF si sono in gran parte già tirati fuori dai mercati europei dove la maggior parte dei consumatori sono scettici circa l’uso degli OGM. BASF ha annunciato nel mese di gennaio di aver rinunciato all’approvazione per le patate geneticamente modificate in Europa, dopo l’opposizione comune di consumatori, agricoltori e legislatori. Monsanto si trova attualmente al centro di numerose battaglie pubbliche. La scorsa settimana, i funzionari Usa hanno annunciato che hanno scoperto un grano resistente agli erbicidi in una fattoria di 80 acri in Oregon. Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha detto che il grano dell’ Oregon è dello stesso ceppo del grano resistente agli erbicidi testato da Monsanto tra il 1998 e il 2005 ma mai approvato. La risposta dell’Unione europea è stata la richiesta ai suoi Stati membri di verificare le importazioni dalla zona, mentre la Corea del Sud ha fatto sapere che avrebbe sospeso le importazioni.

Se vi va di approfondire, ecco la sporca dozzina di Monsanto:dall’aspartame, al Roundup all’agente Orange.

Fonte: WSJ

 

API, L’UE PROVA A SALVARLE METTENDO AL BANDO I PESTICIDI

Ma il governo italiano vota contro il blocco ape_455f688c0a940f156588626a8f602bd3

La Commissione europea metterà temporaneamente al bando tre dei pesticidi più usati al mondo, della famiglia dei neonicotinoidi, per il timore che possano mettere a rischio la sopravvivenza delle api. Infatti il Comitato Ue di appello, riunitosi a Bruxelles, si è diviso ma ha espresso a maggioranza un parere favorevole alla proposta della commissione: 15 stati hanno votato a favore, 7 con l’Italia contro, 4 le astensioni. La Commissione, pur proponendo lo stesso approccio per lottare contro la moria della api, ha tuttavia esteso la proposta iniziale con una serie di condizioni piu’ restrittive nell’applicazione delle misure. Il no dell’Italia è in particolare legato all’introduzione da parte di Bruxelles del divieto di effettuare “trattamenti foliari”. Interventi, si apprende da fonti comunitarie, che hanno indotto ieri il governo italiano a votare contro mentre, il 15 marzo scorso, nel precedente Comitato di esperti europei, aveva votato a favore della proposta della Commissione. A favore quindi del pacchetto di interventi, aggiungono le fonti, si sono pronunciati Belgio, Bulgaria, Danimarca, Germania, Estonia, Spagna, Francia, Cipro, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Olanda, Polonia, Slovenia e Svezia. Contrari, oltre all’Italia, Regno Unito, Ungheria, Austria, Portogallo, Romania e Slovacchia. Si sono astenute, Grecia, Irlanda, Lituania e Finlandia. I rischi cui i neonicotinoidi – prodotti soprattutto dalla tedesca Bayer e dalla svizzera Syngenta – sottopongono le api sono stati identificati dall’Agenzia europea per la sicurezza alimentare. Ed è su questa base, ha specificato il commissario Tonio Borg, che la Commissione ha deciso di procedere.
Il bando riguarderà ogni tipo di raccolto eccetto i cereali invernali e le piante che non attraggono le api, come le barbabietole da zucchero, e partirà dal 1 dicembre 2013, sei mesi più tardi di quanto previsto inizialmente. ”Se sono nocivi vanno banditi. Niente tentennamenti, tanto in Italia quanto in l’Europa”. E’ la posizione dell’Aiab, l’associazione italiana agricoltura biologica. E il presidente Alessandro Triantafyllidis spiega: ”Apprezziamo l’iniziativa della Commissione, ma la situazione richiede una nettezza che non ammette continue proroghe. Si proceda con una decisione chiara che metta definitivamente al bando sostanze pericolose tanto per le api che per l’intero ecosistema. Riteniamo, inoltre, che una tale decisione – conclude il numero uno dell’Aiab – rappresenti un primo banco di prova per il governo appena insediatosi che può decidere se schierarsi con le lobby della chimica o con le esigenze di salute dei cittadini, delle api e dell’ambiente”.

Fonte. Animali e ambiente nel cuore

API: NESSUN DIVIETO PER I PESTICIDI KILLER

 

Nessun divieto per i pesticidi killer delle api. L’Unione europea ha respinto il provvedimento: i neonicotinoidi che uccidono le api non sono stati banditi. Al termine di due giornate di discussioni Bruxelles ha annunciato che sulla proposta non c’è stata né una maggioranza a favore né una contraria.

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Nessun divieto per i pesticidi killer delle api. L’Unione europea ha respinto il provvedimento: i neonicotinoidi che uccidono le api non sono stati banditi. Al termine di due giornate di discussioni Bruxelles ha annunciato che sulla proposta non c’è stata né una maggioranza a favore né una contraria. A favore, si sono pronunciati 13 Stati, tra cui l’Italia, 9 i contrari e 5 gli astenuti. La Commissione rifletterà ora sui prossimi passi da farsi. Greenpeace aveva esortato i governi europei chiamati ad esprimersi sul divieto parziale a tre neonicotinoidi che hanno dimostrato di danneggiare pesantemente le api a non cedere alle pressioni dell’industria dei pesticidi, ma di proteggere l’agricoltura europea vietando queste sostanze, come già diversi pareri scientifici invitano a fare. Il servizio di impollinazione delle colture svolto dalle api e dagli altri insetti impollinatori si stima che abbia un valore di circa 22 miliardi di euro per l’agricoltura europea. In seguito alla pubblicazione di una serie di allarmanti studi scientifici sugli effetti negativi dei neonicotinoidi, la Commissione Europea ha proposto lo scorso gennaio il divieto in discussione nei giorni scorsi dagli Stati membri dell’UE. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e l’Agenzia europea per l’ambiente (Eea) hanno entrambe pubblicato rapporti specifici, sollecitando una drastica azione. Il divieto proposto riguardava tre pesticidi di Syngenta e Bayer (imidacloprid, clothianidin e thiamethoxam), che sono estremamente tossici per le api e per questo già oggetto di specifico bando temporaneo in Italia, limitato però alla sola concia delle sementi. “La comunità scientifica italiana, europea e mondiale ha messo in guardia più volte sul pesante contributo che neonicotinoidi e altri pesticidi apportano al drammatico declino delle api. Agire con urgenza per vietare questi prodotti, sia nella concia che nelle altre formulazioni, insieme agli altri pesticidi killer delle api, è il passo più urgente ed efficace per salvare le api e la loro opera essenziale per la nostra agricoltura e il nostro ecosistema”, ha dichiarato Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura di Greenpeace. In tutta risposta, le aziende agrochimiche hanno dato il via a forti azioni di comunicazione e pressioni politiche nel tentativo di scongiurare l’adozione di un divieto su scala europea. Tutto ciò nonostante il fatto che le previsioni catastrofiche dell’industria agrochimica sulla necessità dei neonicotinoidi per prevenire colossali perdite di raccolto rimangono infondate. I neonicotinoidi vengono irrorati su foglie, distribuiti sul suolo come geodisinfestanti o utilizzati come rivestimento delle sementi, e vengono poi assorbiti e distribuiti in tutta la pianta durante la crescita. Divieti parziali per i neonicotinoidi sono già in vigore in Italia, Francia, Germania e Slovenia. I tre prodotti oggetto di bando temporaneo nel nostro Paese dal 2008 (imidacloprid, clothianidin e thiamethoxam) sono estremamente tossici per le api, con tossicità acuta orale a 4-5 ng/ape.

Fonte: il cambiamento