Quanto zucchero mangiare? L’OMS vorrebbe dimezzare le dosi consigliate

25 grammi al giorno per le donne e 38 per gli uomini sarà probabilmente la nuova dose suggerita, ma per ora non c’è nulla di ufficiale, forse perchè si teme il massiccio contrattacco dell’industria alimentare e dei baroni dello zucchero

Sappiamo ormai con certezza che lo zucchero agisce come una droga sul nostro organismo, creando veri e propri fenomeni di desiderio acuto, dipendenza, astinenza e ricadute, come dimostrato da una ricerca dell’Università di Princeton. Il nostro cervello da cacciatori-raccoglitori non sa quando smettere di fronte allo zucchero raffinato e sembra non essere mai sazio: in un secolo in Italia il consumo di zucchero è cresciuto di sei volte, da 5 a 30 kg pro capite. Negli USA il consumo è più che doppio, a causa dei dolcificanti, tra cui il famigerato HFCS, lo sciroppo di fruttosio: 64 kg all’anno sono un bel fardello, come mostra l’immagine in basso! Non sempre questo consumo è visibile in termini di bustine o cucchiaini: quanto zucchero c’è ad esempio in una lattina di bevanda gassata? (vedi il video in alto). Conosciamo anche gli effetti negativi dello zucchero sulla salute, al punto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda da almeno una decina di anni di ridurne il consumo e di non superare il 10% dell’apporto calorico quotidiano, cioè circa 65 grammi al giorno per una dieta da 2500 kcal. In Europa in media oggi si viaggia intorno al 12% e in America addirittura al 16%. Da qualche tempo però si vocifera che l’OMS vorrebbe dimezzare le dosi consigliate al 5% dell’apporto calorico, indicativamente 25 grammi al giorno  per le donne e 38 per gli uomini. Per ora non c’è nulla di ufficiale, anche perchè si tratta di un argomento che scotta: “l’industria alimentare farà qualunque cosa per bloccare una simile mossa”, ha dichiarato Philip James, il presidente dell’Associazione Internazionale per lo studio dell’obesità. Saremo in grado di autocontrollarci senza limiti di legge? Non sarebbe male, anche perchè parte dei 31 milioni di ettari dedicati alla canna (26 milioni) e alla barbabietola da zucchero (5) potrebbero lasciare spazio ad altre calorie meno “vuote”.Consumo-medio-zucchero-USA

Fonte: ecoblog

Monsanto annuncia il ritiro degli OGM in Europa, siamo alla propaganda?

Siamo alla fase due della resa di Monsanto in Europa che sembra piuttosto una propaganda che non il vero ritiro dal mercato delle sementi OGM nel Continente.monsanto-594x350

Euractiv con Reuters riportano la notizia secondo cui Monsanto, la multinazionale degli OGM americana, starebbe meditando di ritirare tutte le richieste di approvazione per coltivare nuovi tipi di colture geneticamente modificate nell’Unione europea, a causa della mancanza di prospettive commerciali. Il ritiro riguarda 5 varietà di mais, 1 di colza e 1 di barbabietola da zucchero. La multinazionale ha però precitato che non avrebbe ritirato la sua domanda di rinnovo solo per il mais MON810 unica coltura OGM attualmente coltivata e in commercio in Europa tra cui anche in Italia, attraverso le battaglie legali condotte da Giorgio Fidenato. Il presidente della Monsanto e Managing Director per l’Europa, Jose Manuel Madero, ha detto a Reuters che lo ha contattato telefonicamente:

Ci sarà il ritiro delle approvazioni nei prossimi mesi.                                  

Madero ha spiegato che la decisione avrebbe permesso alla società di concentrarsi sulla crescita nel settore delle sementi convenzionali in Europa. Un portavoce della Commissione europea, che gestisce il sistema di approvazione degli OGM dell’UE, ha confermato che la Monsanto aveva comunicato la sua intenzione di ritirare le richieste di approvazione. Ma il dubbio che si possa trattare di propaganda piuttosto che di genuina seppur sofferta decisione inizia a avanzare. In effetti c’è una novità che probabilmente preoccupa Monsanto. Lo scorso 25 maggio si è tenuta la March Against Monsanto Marcia contro Monsanto che ha coinvolto milioni di persone su tutto il Pianeta, anche se l’Italia era assente. Hanno manifestato contemporaneamente contro la multinazionale americana in 52 paesi. Il punto è che la manifestazione è sorta spontaneamente e si è coordinata attraverso i social network senza la collaborazione di alcuna associazione governativa o non governativa e innescata negli Stati Uniti dalla firma di quel Monsanto Protection Act firmato dal presidente Barack Obama, ceh assicura alla multinazionale protezione, ai limiti dell’impunità, sulle conseguenze che potrebbero avere i suoi prodotti sulla salute umana. Per intenderci, una protezione simile è riservata alle case farmaceutiche per i vaccini. In effetti, come rileva anche Altra informazione, i social dunque sono stati la rete di collegamento nel mondo e per la prossima volta potrebbero sfondare il muro della Cina o dell’India e far si che la protesta sia davvero completamente globale. E ciò evidentemente può diventare un problema serio da gestire in quanto le controparti non sono aggregare in organismi societari individuabili. In occasione della March against Monsanto la multinazionale divulgò un comunicato stampa in cui sostanzialmente ribadì il proprio ruolo e la correttezza con cui questo era svolto:

L’agricoltura sostenibile deve essere economicamente sostenibile e socialmente responsabile. Deve essere volta a preservare la terra, l’acqua e le risorse genetiche per le generazioni future. Altri gruppi sostengono che le prossime sfide che dovranno essere affrontate con un sistema agricolo che tenga conto della manodopera e meno dell’innovazione. Rispettiamo tale parere, anche se non lo condividiamo. A nostro avviso, a vantaggio dell’agricoltura, così come molti altri settori della vita quotidiana, vi è il progresso e l’ innovazione. Produrre di più. Conservare le risorse. Migliorare gli standard di vita. Questa è l’agricoltura sostenibile, e questo è ciò che è la Monsanto.

E dunque piuttosto che di frustrazione per Monsanto che risponde per ben due volte con messaggi molto più che rassicuranti e del tipo: ok avete vinto voi, diventa sempre più consistente pensare che ci sia stata una revisione della strategia di comunicazione, ossia fare un passo indietro per rassicurare l’opinione pubblica. Ricorda infatti proprio Euractiv che nonostante la pubblica ostilità l’Europa resta uno dei principali acquirenti mondiali di grano biotech per un’importazione di più di 30 milioni di tonnellate di mangimi GM per la sua industria del bestiame. I mangimi OGM non si dichiarano e dunque per l’opinione pubblica non esistono.

Fonte: ecoblog