Tasse e rifiuti, le associazioni scrivono al ministro dell’economia Saccomanni

Le associazioni scrivono al ministro dell’economia Saccomanni su tasse e rifiuti e chiedono di “introdurre premialità per cittadini e aziende virtuose ed eliminare maggiorazione per metro quadro”.

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“Inserire chiari ed efficaci sistemi premianti per i comportamenti virtuosi di cittadini e aziende, facendo pagare meno chi produce meno rifiuti indifferenziati nel rispetto del principio comunitario del “chi inquina paga”; liberare il tributo sui rifiuti dalla copertura dei costi dei “servizi indivisibili”, eliminando la maggiorazione di 0,30 euro per metro quadro, perché non correlati in alcun modo alla produzione dei rifiuti e all’esigenza di responsabilizzare i comportamenti individuali applicando criteri meritocratici”. Ecco in sintesi le richieste espresse in una lettera aperta inviata oggi al ministro dell’economia e delle finanze Fabrizio Saccomanni, e per conoscenza anche al ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare Andrea Orlando, al ministro per gli Affari regionali, le autonomie e lo sport Graziano Delrio e al ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Nunzia De Girolamo da Legambiente insieme alle associazioni di produttori Confapi, Aiab, Cia, Coldiretti, Confagricoltura. Tra le importanti norme che il Governo sta definendo in queste settimane per far uscire il nostro Paese dalla crisi, c’è infatti anche quella che riguarda la Tares, il nuovo tributo sui rifiuti. “Le nostre associazioni – si legge nella lettera al ministro – sono preoccupate perché fino ad oggi la discussione si è concentrata molto sulla modifica dell’imposta sulla casa e poco sulla Tares, che nella versione attuale rischia di essere un nuovo pesante aggravio per tutte le utenze che producono rifiuti, senza prevedere alcun principio di premialità per i comportamenti virtuosi, anche perché comprende la copertura dei costi dei cosiddetti “servizi indivisibili” che poco hanno a che fare con la gestione dei rifiuti”. L’auspicio dei firmatari è che la modifica della Tares possa incidere sui comportamenti individuali, premiando quelli virtuosi attraverso criteri meritocratici, eliminando i tributi non correlati alla produzione dei rifiuti o all’esigenza di responsabilizzare i comportamenti. Oggi in Italia solo alcune centinaia di enti locali fanno pagare in base alle quantità di rifiuti effettivamente prodotte grazie alla tariffazione puntuale, con risultati importanti sulla prevenzione, sull’avvio a riciclaggio e sulla riduzione delle quantità di rifiuti avviate a smaltimento. Eppure, sarebbe possibile affrontare concretamente la sfida della riduzione dei rifiuti, come è riuscita a fare ad esempio la Germania, utilizzando una equa leva economica, introducendo un criterio di giustizia e sostenibilità ambientale e alleggerendo la pressione fiscale sui più virtuosi, a partire dalla riforma del nuovo tributo sui rifiuti. “Solo in questo modo – si chiude la lettera firmata dai presidente delle associazioni – si contribuirà davvero a liberare l’Italia dal problema rifiuti, facendo entrare il nostro Paese a pieno titolo in quella ‘società europea del riciclaggio’ alla base nella nuova direttiva di settore”.

Fonte: il cambiamento

Uranio impoverito, il business segreto della regina Elisabetta

La Casa Reale britannica, incurante dell’impatto ambientale, avrebbe investito nell’uranio circa 4 miliardi di sterline. Una rivelazione shock sull’intreccio fra Buckingham Palace e società produttrici di armi 174296391-586x393

La notizia, se confermata, è destinata a fare parecchio rumore. Secondo il gruppo pacifista Stop the War Coalition, la regina Elisabetta II, una delle donne più ricche e potenti del pianeta, avrebbe fatto affari con l’uranio impoverito, portando ingenti guadagni nelle casse di Buckingham Palace. Nel video, pubblicato su Youtube, gli attivisti raccontano di come, in sessant’anni, il capitale della Casa Reale Britannica sia cresciuto da 300 milioni di sterline a 17 miliardi di sterline. Come? Con investimenti nell’industria petrolifera nazionale (BP) e nelle aziende che producono armi che utilizzano l’uranio impoverito, come la Rio Tinto Zinc. Il video cita l’esperto Jay M. Gould che nel 1996 pubblico The Enemy Within, libro nel quale rivelava come la casa reale britannica, ma soprattutto la regina in prima persona, avesse investito una cifra di circa 4 miliardi di sterline nell’uranio attraverso la Rio Tinto Zinc, la compagnia mineraria fondata nel 1950 (con il nome Rio Tinto Mines) daRonald Walter Rowland, per volontà della casa reale britannica. Nel video si sostiene che la Regina e gli altri reali abbiano investito nell’uranio impoverito, senza farsi troppi scrupoli sulle conseguenze sanitarie e ambientali delle loro speculazioni. Le armi all’uranio impoverito sono state utilizzate dai militari degli Stati Uniti durante la prima Guerra del Golfocontro l’Iraq, nel 1991. Da allora sono diventate di uso comune in numerosi conflitti, fra cui quelli in Afghanistan, nei Balcani e, nuovamente, in Iraq. Secondo il Ministero della Difesa degli Stati Uniti solamente in quel conflitto furono utilizzate fra le 315 e le 350 tonnellate di uranio impoverito in bombe, granate e proiettili. Secondo Doug Rocchi, che fu responsabile del Pentagono per i progetti sull’uranio impoverito, la decontaminazione dell’ambiente dove è stato utilizzato uranio impoverito è impossibile. A ventidue anni dal primo conflitto ea quasi dieci anni dalla “guerra preventiva”, in Iraq continua a crescere il numero di malformazioni, leucemie e patologie genetiche attribuibili all’utilizzo di uranio impoverito. I problemi del Medio Oriente, però, sono distanti dagli affari della casa reale, quegli affari che nascondono parecchie zone d’ombra che la stampa mainstream bada bene a tenere sotto silenzio, interessandosi piuttosto ai cappellini delle principesse e al nome del Royal Baby.

Fonte:  Stop The War Coalition

 

Federutility, sull’acqua si pagano multe anzinché investire in impianti

L’associazione che riunisce le aziende del settore idrico ed energetico valuta positivamente l’incontro di ieri con il sottosegretario D’Angelis. E ripropone sei idee per far decollare il comparto idrico nazionalefederutility_logo_piccolo_web--400x300

“L’incontro convocato dal sottosegretario alle Infrastrutture, Erasmo D’Angelis, ha un dato certamente positivo: l’apertura di un tavolo in cui i soggetti del settore idrico avranno modo di ragionare su temi ambientali, economici, gestionali e tecnici. Speriamo che allo sforzo politico e alle buone intenzioni di governance, segua una maggiore fiducia nel settore idrico che ha bisogno di riavviare progetti per quasi 5 miliardi, fermi da anni, che potrebbero dar lavoro ad oltre 160 mila addetti”. Questo il commento di Adolfo Spaziani, coordinatore di Federutility, la federazione che riunisce le aziende del settore idrico e del settore energetico, al termine dell’incontro convocato dal Sottosegretario. Erano presenti tutti le componenti del settore: regioni, enti locali, ambiti territoriali ottimali e aziende idriche. Al centro dell’incontro, l’emergenza idrica e, in particolare, le sanzioni europee sulla depurazione che il nostro Paese si appresta a pagare. “Siamo nella situazione assurda – continua Spaziani – in cui si preferisce pagare 714.240 euro al giorno per ogni Comune che ha ritardi sugli impianti di depurazione, piuttosto che costruirne. Con danni ambientali incalcolabili sulle future generazioni e con alcuni gioielli del turismo balneare nazionale che rischiano tutti i giorni di diventare la vergogna del Paese anche sulla stampa estera, come avvenne per la vicenda dei rifiuti”. Nel corso dell’incontro Spaziani ha consegnato un documento riassuntivo degli interventi urgenti e un elenco di sei priorità di Federutility. Per la federazione serve semplificare le procedure per le autorizzazioni, rivedere il quadro normativo e di regolazione, incentivare gli investimenti, offrire incentivi e penalità per l’efficienza gestionale e gli standard di servizio, incentivare l’efficienza energetica, proteggere le fasce a basso reddito con il bonus idrico.

Fonte: eco delle città

TARES: un gruppo di tecnici studia la strada per una tariffa commisurata ai rifiuti prodotti

Nascita, sviluppo e prospettive del gruppo TARES: Comuni, Consorzi, aziende ed operatori per una tariffa commisurata ai rifiuti prodotti e ai servizi utilizzati. Mario Santi, rifiutologo, presenta, in esclusiva per Eco dalle Città, il “Gruppo TARES”: «Siamo un gruppo di tecnici che ha sempre pensato che la gestione del prelievo sui rifiuti fosse uno dei principali “strumenti” per guidarne la gestione verso prevenzione e riciclaggio»375679

Siamo un gruppo di tecnici che ha sempre pensato che la gestione del prelievo sui rifiuti fosse uno dei principali “strumenti” per guidarne la gestione verso prevenzione e riciclaggio. Già con la Tarsu, applicando gli Indici di produzione quantitativa e qualitativa previsti dalla circolari applicative del Dlgs 507/93, era possibile commisurare il pagamento ai rifiuti prodotti. Questa possibilità si è affermata pienamente con l’introduzione della tariffa (prevista dal Dlgs 22/97 – la cosiddetta Tia1) e confermata con la sua revisione operata dal Dlgs 152/06 (la cosiddetta Tia2). A fine 2011 il decreto “Salva Italia” (DL 201/11) introdusse all’art.14 il “pasticcio” della TARES. Il prelievo sui rifiuti veniva “confuso” assieme ad un tributo sui servizi indivisibili forniti dai Comuni. Lo scopo del governo era quello di portarne il finanziamento a carico della fiscalità comunale, per far fronte al taglio dei trasferimenti statali. A quel punto, a seguito del contatto fra aziende, istituzioni, società che lavoravano nell’ambito del ciclo integrato dei rifiuti si formò spontaneamente un gruppo lavoro. Il nostro obiettivo era dare il miglior servizio al cittadino, rispondendo al principio comunitario “chi inquina paga”. Volevamo perciò che la normativa fosse diretta a legare il corrispettivo per i servizi di gestione dei rifiuti alle quantità conferite e ai servizi resi. Siamo riusciti a rappresentare una rete forte e autorevole, grazie alla presenza di soggetti che vantano esperienza tecnica applicata formata sulla migliori pratiche gestionali1. Questa esperienza ci mette in grado di fornire e condividere quadri interpretativi e proporre soluzioni normative adeguate. Nel delicato passaggio da Tarsu/Tia a TARES, abbiamo promosso iniziative in grado di evidenziare le criticità presenti nella norma con proposte di modifica finalizzate a rendere più efficiente la gestione dell’intero ciclo dei rifiuti. Abbiamo creato un blog (http://www.tares.it/) e attivato tre sottogruppi, finalizzati a:

a) lavorare su “NORME, REGOLAMENTI E RISCOSSIONE” per analizzare la criticità e offrire proposte di riforma coerenti con questa impostazione;

b) produrre uno studio su “MISURAZIONE QUANTITA’ E METODOLOGIE DI RACCOLTA”, che ha dimostrato che i sistemi di misurazione puntuale hanno raggiunto una piena maturità tecnologica e processistica e una crescente convenienza economica;

c) lavorare al “CENSIMENTO DELLE ESPERIENZE”, dimostrando come dalle migliori pratiche applicative si potevano trarre tutti i dati regolamentari ed applicativi per consolidare e generalizzare il passaggio a tariffa.

Il 24 ottobre 2012 abbiamo presentato le nostre proposte – modifiche da introdurre all’art. 14 del DL 201/11 e riforma del decreto applicativo (Dpr 158/99) – in un affollato seminario al Senato. Erano presenti i Ministeri dell’Ambiente e delle Finanze e membri delle Commissioni ambiente di Camera e Senato e numerosissimi tecnici e operatori del settore. Ciò ci ha consentito di creare un clima di attenzione ed ascolto alle nostre proposte. Ma il precipitare della situazione con la fine anticipata della legislatura ha creato una scenario di grande incertezza e confusione applicativa. Vi è stato un disordinato e disorganico sovrapporsi di emendamenti “last minute”che andavano a toccare singoli aspetti della norma, in modo del tutto slegato da un ragionamento sugli effetti di insieme (v. DL 35/2013 e prime circolari applicative). Perciò oggi i Comuni si trovano a fare i conti con un quadro non solo disorganico ma critico su molti aspetti, quali:
– la natura del prelievo (che può essere tributo o corrispettivo a seconda che sia applicato in modo parametrico o puntuale);
– la necessità di aggiornamento del decreto applicativo (sarebbero utili chiarimenti sulle voci di spesa del Piano Finanziario, sull’attribuzione dei costi a quota fissa e variabile e a utenze domestiche e non domestiche);
– le incertezza sulla riscossione (che può avvenire attraverso bollettino postale o F24, ma sconta ritardi nella messa a disposizione di strumenti e procedure);

– le incertezze sul tributo per il servizi indivisibili, da riscuotere assieme alla tariffa ma da versare per il 2013 direttamente alla Stato (che ha ripristinato – solo per quest’anno!- i trasferimenti );

– la confusione ingenerata sulle differenza (introdotte dal DL 35/2013) tra situazione applicativa per il 2013 e per gli anni successivi.

In questa situazione il gruppo TARES (che sta dando vita ad una associazione per allargare le adesioni degli operatori e consolidare la sua visibilità e capacità di influenza) si sta muovendo verso il nuovo Parlamento e il nuovo Governo. Dall’analisi delle criticità che la situazioni applicativa stanno generando per Comuni e gestori. bisogna far ripartire in modo accelerato (prima che si arrivi alla situazione a regime che dovrebbe partire dal 2014) le modifiche necessarie a risolvere i problemi e a far ripartire quel “cammino della riforma” che a tutti gli operatori pare urgente e ineludibile. Eco dalle Città può essere uno strumento per allargare il dibattito e finalizzarlo. Il vostro portale ha diverse opportunità per farsi parte attiva della campagna “per una tariffa commisurata alla produzione dei rifiuti”:
-sostenere e diffondere l’analisi delle criticità della prima applicazione della norma;

– attivare un forum discussione sulle proposte di modifica della normativa (primaria -art.14 DL 201/11 – e secondaria -Dpr 158/99)
– seguire i momenti fondamentali dell’azione del gruppo (che saranno scanditi da un appuntamento parlamentare alla ripresa dei lavori Camera e Senato e da un seminario a Ravenna 2013).

Ritengo, in conclusione, che la valorizzazione dei “saperi applicativi” emersi dalle buone pratiche che hanno continuato a svilupparsi a dispetto di un quadro normativo a dir poco “incerto e contraddittorio”, offra al nuovo Parlamento una grande opportunità. Essa va colta in tempo per dare risposte certe ai Comuni che stentano a “tenere la barra dritta” in questo periodo “di confusione”. Oggi si può andare ad una tariffa di tipo europeo, svincolata da altri tributi locali e strumento per orientare la gestione dei rifiuti verso la prevenzione e la “società del riciclaggio”. Buoni segnali han cominciato a venire dal nuovo parlamento (ad es. con la prima prese di posizione della nuove commissioni ambiente) e dalla società civile (ad es. la raccolta di firme promossa da Legambiente sulla petizione popolare “Chi inquina paga, chi produce meno rifiuti deve risparmiare”). I prossimi mesi saranno decisivi per individuare e definire il percorso normativo adeguato. Nella road map per la riforma la Tariffa rifiuti non può essere deve dispersa nel calderone della fiscalità legati ai servizi locali, ma deve mantenere la sua specificità e il suo ruolo strumentale alla gestione sostenibile dei rifiuti. Per questo la sua applicazione sulla base di indici parametrici non può che essere un fatto momentaneo e provvisorio e deve arrivare a quella misurazione dei rifiuto prodotto da ogni utenza. Questo principio già ispirava il Decreto Ronchi e il Dpr 158/99, ma oggi quindici anni dopo, ha raggiunto la piena maturità economica a gestionale.

Mario Santi

1. Il “gruppo fondatore” era costituito da: Aemme Linea Ambiente S.r.l. (Legnano MI), Amaga S.p.A. (Abbiategrasso, MI), Amga Legnano S.p.A. (Legnano, MI), Area S.p.A. (Copparo, FE), ARS Ambiente S.r.l. (Gallarate, VA), Consorzio Chierese per i Servizi (Chieri, TO), Consorzio dei Comuni dei Navigli (Albairate, MI), Consorzio Priula – Consorzio Treviso Tre – Contarina S.p.a. (Villorba, TV). CoopErica (Alba, CN), Nord Milano Ambiente (Cinisello Balsamo, MI), Navigli Ambiente (Abbiategrasso, MI), dott. Mario Santi – studi e progetti sul ciclo dei rifiuti (Venezia, VE). Scuola Agraria del Parco di Monza (Monza, MB), Serveco S.r.l. (Montemesola, TA), SCS Società Canavesana Servizi (Ivrea, TO). Softline S.r.l. (Milano, MI).

Fonte: eco dalle città

Torino, tutto pronto per il Giretto d’Italia. Si punta su studenti e aziende

Torino partecipa al 3°campionato nazionale della ciclabilità urbana di Legambiente, Fiab e Città in Bici. Per la prima volta si terrà anche il “Giretto delle scuole” e il “Giretto delle aziende”. Giovedì 9 maggio dalle 7:30 alle 9:30 tre check point in città per contare quante persone usano la bici. Mele in omaggio ai partecipanti

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Giovedì 9 maggio torna il Giretto d’Italia, il campionato nazionale di ciclabilità urbana promosso in 23 comuni da LegambienteCittà in Bici (Coordinamento Nazionale Uffici Biciclette – A21Italy) e FIAB(Federazione Italiana Amici della Bicicletta) per favorire la mobilità ciclistica in città. Una sfida a colpi di pedale che vede la partecipazione per il terzo anno consecutivo anche di Torino, chiamata a gareggiare nel girone delle grandi città con Milano, Genova, Venezia, Firenze e Bologna. “L’obiettivo dell’iniziativa -scrivono gli organizzatori- è quello di contare i ciclisti urbani affinché contino di più!”. A Torino verranno allestiti tre check point in tre diversi punti della città (corso Regio Parco angolo Lungo Dora Savona, via Ormea angolo corso Marconi, controviale di corso Francia angolo via Principi d’Acaja) per stimare sulle direttrici Nord, Sud e Ovest il “modal split” delle biciclette rispetto a quello dei veicoli motorizzati (auto e moto). Dalle 7,30 alle 9,30 di giovedì 9 maggio i volontari dei circoli di Legambiente MolecolaLegambiente MetropolitanoBici&DintorniIntorno,Club Amici della Bici e i responsabili dell’Ufficio Biciclette del Comune di Torino conteggeranno i diversi mezzi in transito premiando con una mela chi ha scelto le due ruote ecologiche. A vincere la competizione sarà ovviamente la città dove, nei varchi individuati, passerà la maggior percentuale di persone in bicicletta. Il Giretto d’Italia si colloca quest’anno proprio a metà strada tra due importanti iniziative per la promozione della mobilità sostenibile: lo scorso 4 maggio si è svolta con grande successo a Milano la manifestazione nazionale per la Mobilità Nuova mentre, a Torino, domenica 26 maggio sarà la volta del Bike Pride, la grande parata dell’orgoglio a due ruote che nel 2012 vide salire in sella più di 15 mila persone. “Occasioni che dimostrano ancora una volta che le forme di mobilità alternative all’auto stanno sempre più incontrando consenso e una conseguente richiesta d’attenzione da parte delle istituzioni locali e nazionali –dichiara Federico Vozza, vicepresidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Aumentano le persone che decidono di lasciare l’auto a casa, ma i ciclisti usano la bici a loro rischio e pericolo in città che non li prendono sufficientemente in considerazione e continuano a privilegiare le automobili. Il Giretto d’Italia è quindi per noi l’occasione per chiedere di liberare i centri urbani dal traffico e dall’inquinamento, investendo risorse per rendere le città più vivibili, moderne e attente alle esigenze dei cittadini”. A Torino il Giretto d’Italia sarà arricchito con due gare nella gara: il “Giretto delle scuole”, riservata agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, e il “Giretto delle aziende”, per i lavoratori delle principali aziende torinesi con un mobility manager. Tra gli studenti delle tre scuole e i lavoratori delle tre aziende che avranno ottenuto il maggior numero di passaggi nei 3 diversi punti di monitoraggio verranno estratti tre vincitori che riceveranno in premio un abbonamento annuale al servizio di bike sharing ToBike, buoni per un controllo e messa a punto della propria bicicletta presso una ciclofficina e gadget ToBike. Per loro anche una maglietta offerta da Fiab e uno scaldacollo offerto da Amiat. “I torinesi il mese scorso, stimolati dalle belle giornate di sole e dal caldo improvviso, hanno contributo a stabilire una serie di record per ToBike, il servizio di bike sharing torinese, superando in due occasioni il tetto dei 10 mila prelievi giornalieri e sottoscrivendo in soli 5 giorni 500 nuovi abbonamenti. Un risultato che ci fa felici e ci stimola a incrementare e sostenere sempre più la mobilità ciclabile”, commenta l’assessore Enzo Lavolta.

Fonte: eco dalle città

 

65 MILIONI DI EURO PER PROGETTI NEI SETTORI DELL’EFFICIENZA ENERGETICA

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A disposizione delle aziende e degli enti dei Paesi membri ci sono 65 milioni di euro per progetti nei settori dell’efficienza energetica (15,6 milioni), del risparmio energetico nei trasporti (9,6 milioni) e delle energie rinnovabili (12,5 milioni). Altri 27,2 milioni di euro sono invece destinati alle iniziative integrate, relative a più settori. Il Programma europeo EIE crea le condizioni migliori per un’energia più sostenibile in settori diversi come le energie rinnovabili, l’efficienza energetica negli edifici, l’industria, i trasporti e i prodotti di consumo, è aperto a tutti gli Stati membri dell’Unione europea, più Norvegia, Islanda, Liechtenstein, Croazia e l’ex Repubblica iugoslava di Macedonia. L’importo concesso sarà fino al 75% dei costi totali ammissibili. La durata massima del progetto è di 36 mesi. I progetti dovranno essere presentati da almeno 3 soggetti pubblici o privati, provenienti da 3 diversi Paesi. La scadenza per l’invio delle domande è fissata all’8 maggio 2013.
Energia Intelligente per l’Europa prevede azioni nei seguenti settori:
– Efficienza energetica e uso razionale delle risorse energetiche (SAVE), tra le cui azioni rientra il miglioramento dell’efficienza energetica e l’uso razionale dell’energia nelle costruzioni e nell’industria;
– Fonti di energia nuove e rinnovabili (ALTENER);
– Energia e trasporti (STEER);
– Iniziative integrate composta da due o più dei suddetti settori specifici o relative ad alcune priorità dell’UE.
Azioni specifiche per l’efficienza energetica negli edifici. rientrano anche nell’ambito delle iniziative integrate. Per il 2013 sono proposte le seguenti quattro iniziative integrate:
– efficienza energetica e uso di energie rinnovabili negli edifici;
– BUILD UP Skills, Sustainable Initiative Workforce Building, programma per la formazione e la qualificazione degli operatori nel settore dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili;
– leadership locale dell’energia;
– attivazione di investimenti energetici locali.
Fonte: blog

RISCHIO AMBIENTE E SALUTE:Nucleare, OGM, Cellulari, moria delle Api e Nanotecnologia

 

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Rischi per l’ambiente e la salute: nel rapporto EEA Late lessons from early warnings non si parla solo del passato, ma anche delle questioni più scottanti di oggi: nucleare, OGM, telefoni cellulari, pesticidi e nanotecnologie. L’approccio dell’agenzia europea per l’ambiente è ispirato al principio di precauzione. E’ responsabilità dei poteri pubblici e delle aziende valutare i rischi per la salute e non solo cantare acriticamente le lodi per ogni innovazione che arriva sul mercato.  Vediamo ora in brevissima sintesi (l’originale conta 800 pagine!) cosa dice il rapporto sulle questioni emergenti.

 

 Centrali nucleari. Secondo gli esperti, le catastrofi di Chernobyl e Fukushima mostrano che la valutazione della probabilità di un grave incidente nucleare è attualmente sottovalutata, perché basata su assunzioni preconcette che non tengono conto di tutti i possibili fattori (errore umano, terremoto, atto terroristico).  E’ inoltre fondamentale un follow up scrupoloso delle popolazioni nelle aree colpite, visto che i danni alla salute si possono manifestare anche in un arco di quarant’anni.

 

OGM e agricoltura biologica: due approcci opposti. I raccolti da organismi geneticamente modificati sono pensati per monocolture a elevato input idrico ed energetico: sono altamente produttive (1), ma largamente insostenibili per la dipendenza da fonti non rinnovabili. Il sistema di proprietà intellettuale dei diritti riduce inoltre il potenziale di innovazione.

 

I metodi scientifici dell’agricoltura biologia sono per loro natura più partecipativi e pensati per valorizzare il ruolo multifunzionale dell’agricoltura nel produrre cibo, migliorare la biodiversità e i servizi dell’ecosistema e provvedere lavoro e sicurezza per le comunità locali. Per avere successo devono però avere un maggiore range di incentivi e di quadri normativi di supporto.

 

Telefoni cellulari e rischi per il cervello. L’International Agency for Research on Cancer dell’OMS ha classificato i campi elettromagnetici emessi dai telefoni mobili nel gruppo 2B come “possibili carcinogeni umani”. Anche se l’insorgenza di patologie dipende da una molteplicità di fattori, secondo l’EEA i governi e men che meno le aziende produttrici hanno preso sul serio questi avvertimenti. I benefici delle comunicazioni mobili devono associarsi ad una maggiore percezione del rischio per la salute.

 

Pesticidi e morte delle api. Da oltre un decennio si conosce il legame tra i pesticidi neonicotinoidi usati per la concia dei semi e la morte di massa delle api, eppure al legislazione è ancora carente nel proteggere una specie fondamentale per il suo servizio naturale di impollinazione. L’EEA osserva giustamente che il lavoro degli scienziati deve essere valutato per il loro merito scientifico e non sulle conseguenze per le aziende VIP della chimica.

 

Nanotecnologia. Mentre si prospettano miracoli da questa ultima nata tra le discipline scientifico-tecniche, non si valutano ancora con sufficiente attenzione i rischi che potrebbero insorgere dallo spostamento di questa tecnologia “dai lavoratori al mercato”. Occorre per questo integrare preoccupazioni ambientali e sanitarie nella progettazione dei nanodispositivi.

 

(1) In realtà, la tanto decantata maggiore resa degli OGM non corrisponde a realtà come nel caso ben documentato della soia.

 

Fonte:ecoblog

 

 

 

 

 

 

QUANTO SIAMO EFFICIENTI NELL’USO DELL’ENERGIA

imagesL’Italia è tradizionalmente uno dei Paesi a più elevata efficienza energetica tra quelli industrializzati: il consumo finale di energia per abitante pari a 2,4 tep/pro capite (fig.3) è, infatti, uno dei più bassi tra quelli dei Paesi a simile sviluppo industriale (2,7 tep/ pro capite media UE).

Figura 3- Consumo finale di energia per abitante

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Fonte: elaborazione ENEA su dati Eurostat

QUANTA ENERGIA CONSUMIAMO

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I principali settori che consumano energia sono l’industria, i trasporti, il settore civile, che comprende residenziale e terziario e l’agricoltura.

I combustibili, inoltre, vengono utilizzati per creare prodotti estranei alla produzione di energia (ad esempio gli oli vegetali sono impiegati nell’agrochimica, nell’industria farmaceutica e nella produzione di lubrificanti, plastiche, solventi, etc.).

Si parla, in questo caso, di usi non energetici.

Inoltre, nel calcolo del fabbisogno, viene considerata anche l’attività di bunkeraggio che consiste nel rifornimento alle navi di prodotti petroliferi per i propri consumi (motore di propulsione e motori per la produzione dell’energia di bordo).

Nel 2010, il consumo finale di energia in Italia è stato pari a 137,5 Mtep, con un incremento del 3,6% rispetto al 2009.

Questa crescita è dovuta alla ripresa dei consumi nel settore industriale (+5,5%), negli usi non energetici (+12,9%) e negli usi del settore civile (+4,1%).

Figura 2 Impieghi finali di energia per settore – anno 2010

impieghi finali energiaFonte: elaborazione ENEA su dati MiSE

 

 

 

 

Fonte:ENEA

 

LE POLITICHE EUROPEE PER L’EFFICIENZA ENERGETICA

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L’uso efficiente e razionale dell’energia riveste un ruolo centrale nelle politiche energetiche dell’Unione Europea sin dagli anni ottanta, ma è nel 2005, con la pubblicazione del Libro verde sull’efficienza energetica, che viene avviato a livello comunitario un serrato dibattito su questa tematica.

A conclusione del processo, riconoscendo un potenziale di risparmio, all’insegna dell’efficacia dei costi, del 20% di consumo di energia primaria entro il 2020, l’efficienza energetica viene considerata una componente irrinunciabile di un’economia sostenibile e uno strumento chiave per conseguire obiettivi di contenimento dei consumi energetici nei Paesi dell’UE.

Nel 2006 la Commissione Europea vara pertanto il primo Piano di Azione per l’Efficienza Energetica, in cui individua una serie di misure a breve e a medio termine per contenere e ridurre la domanda di energia e agire in maniera mirata sul consumo e sull’approvvigionamento energetico.

Per dare sempre più impulso alle politiche di contenimento dei consumi, la Commissione europea ha varato negli ultimi anni direttive e linee guida su una pluralità di aspetti legati all’efficienza energetica e tutti gli Stati membri, in coerenza con il quadro comunitario e sulla base degli obiettivi di risparmio indicati dai rispettivi Piani di Azione Nazionali, hanno emanato regole e predisposto misure di intervento e di incentivazione.

La Commissione ha inoltre recentemente presentato una Road Map per illustrare il percorso che l’Unione Europea dovrà seguire per realizzare un’economia competitiva a basse emissioni di carbonio entro il 2050.

Il documento riconosce la necessità di soluzioni innovative per mobilitare investimenti nel settore dei trasporti, dell’industria, delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e mira a dare maggiore impulso alle politiche a favore dell’efficienza energetica.

Fonte: enea

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