Scambio sul posto e prezzi minimi garantiti, ecco le novità dell’AEEG

L’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas (AEEG), per mezzo di due nuovi documenti ufficiali ha di fatto reso noto i propri orientamenti relativi alla rimodulazione del meccanismo dello Scambio sul Posto e di riduzione dei cosidetti prezzi minimi garantiti per quanto concerne il sistema del Ritiro Dedicato di energia. La prima fase di mera consultazione tecnica si concluderà il prossimo 25 Novembre. Entro tale termine tutti i soggetti eventualmente interessati avranno la possibilità di inoltrare all’AEEG osservazioni relativamente ai vari contenuti presenti nei documenti di consultazione.energia34

Scambio sul Posto:

Il dibattimento cardine affrontato nel documento di consultazione è strettamente correlato alle modalità di restituzione dei corrispettivi relativi all’utilizzo della rete (trasmissione, distribuzione e dispacciamento), per la quota di energia scambiata. Gli oneri per questo sistema, evidenzia l’AEEG, “che rappresentano il vero e proprio incentivo intrinseco nello scambio sul posto (che si somma all’incentivo implicito riconosciuto all’autoproduzione)” sono in capo a tutti gli altri clienti finali. Il “peso” di questi costi sono stati calcolati per il solo anno 2012, in 120 milioni di euro coperti per mezzo dei pagamenti effettuati attraverso la componente A3 della bolletta. E’ bene però ricordare che già lo scorso anno, con la delibera 570/2012/R/efr, la stessa Autorità aveva stabilito che, per gli anni successivi al 2013, ci sarebbe stato l’aggiornamento – con successivi provvedimenti – “del limite massimo per la restituzione degli oneri generali di sistema nel caso di impianti alimentati dalle fonti rinnovabili, anche tenendo conto dell’impatto complessivo degli oneri generali di sistema sulle bollette elettriche.” L’obiettivo di questo limite massimo sarebbe quello di evitare che, nell’ambito dello scambio sul posto, continuino ad essere restituiti gli oneri generali di sistema nel caso di iniziative per cui i ricavi medi totali (al netto dell’effetto dello scambio sul posto) già superano i costi medi totali di produzione comprensivi di un’adeguata remunerazione del capitale investito. Pertanto l’Autorità propone un rimborso degli oneri di rete per tutti gli impianti fino a 20 kW, una riduzione del tetto massimo per la restituzione per impianti tra 20 kW e 200 kW e un azzeramento del rimborso per impianti sopra i 200 kW. Sarebbero attesi inoltre anche alcuni vantaggi per impianti fotovoltaici tra 20 kW e 200 kW che non ricevono incentivi sull’energia prodotta. Si calcola che queste ipotesi di variazione regolamentare, se convalidati, sarebbero in grado di apportare una riduzione del 15% dell’impatto dello Scambio sul Posto nell’insieme della totale componente tariffaria A3.

Prezzi minimi garantiti:

In questo caso l’obiettivo principale del documento di consultazione dell’Autorità è principalmente individuabile nell’eventuale raggiungimento di un aggiornamento dei prezzi minimi garantiti – diversificati per taglie e per fonte – corrisposti agli impianti a fonti rinnovabili di potenza elettrica non superiore a 1 MW, nell’insieme del meccanismo di vendita semplificata conosciuto come “Ritiro dedicato”. L’AEEG in pratica vorrebbe reimpostare i cosidetti corrispettivi garantiti in modo che questi rispecchino i reali costi di esercizio e di combustibile delle singole tipologie e fonti e attribuendo a essi una maggiorazione pari all’8%. Tra le varie ipotesi espresse da parte dell’Autorità, ci sarebbe anche quella di poter estendere i benefici dei prezzi minimi garantiti a tutti gli impianti alimentati da fonti rinnovabili, “anche qualora scegliessero di destinare la propria energia elettrica immessa a un trader o accedendo direttamente alla Borsa Elettrica.” Se tali principi verranno mantenuti, queste nuove disposizioni dell’Autorità potrebbero comportare una riduzione di circa il 60% dell’impatto dei prezzi minimi garantiti sulla componente tariffaria A3, calcolato per il solo 2012 in poco meno di 94 milioni di euro.

DCO 31 ottobre 2013 488/2013/R/eel – Scambio sul posto: Aggiornamento del limite massimo per la restituzione degli oneri generali di sistema nel caso di impianti alimentati da fonti rinnovabili

DCO 31 ottobre 2013 486/2013/R/efr – Ridefinizione dei prezzi minimi garantiti per impianti di produzione di energia elettrica fino a 1 MW alimentati da fonti rinnovabili

Fonte: EnergyManager.net

Democrazia e poteri occulti: “la Terra è sotto scacco”

“Un gruppo di golpisti ha preso il potere e ormai domina il pianeta. Legalmente: perché le nuove leggi che imbrigliano i popoli, i governi e gli Stati se le sono fatte loro, per servire i loro smisurati interessi, piegando le democrazie con l’aiuto di ‘maggiordomi’ travestiti da politici”. A riflettere sull’ascesa della cosiddetta “autorità illegittima” è la sociologa franco-statunitense Susan George.pianeta__mano

Se avete a cuore il vostro cibo, la vostra salute e la stessa sicurezza finanziaria, la vostra e quella della vostra famiglia, così come le tasse che pagate, lo stato del pianeta e della stessa democrazia, ci sono pessime notizie: un gruppo di golpisti ha preso il potere e ormai domina il pianeta. Legalmente: perché le nuove leggi che imbrigliano i popoli, i governi e gli Stati se le sono fatte loro, per servire i loro smisurati interessi, piegando le democrazie con l’aiuto di “maggiordomi” travestiti da politici. La grande novità si chiama: “ascesa di autorità illegittima”. Parola di Susan George, notissima sociologa franco-statunitense, già impegnata nel movimento no-global e al vertice di associazioni mondiali come Greenpeace. I governi legali, quelli regolarmente eletti, ormai vengono di fatto “gradualmente soppiantati da un nuovo governo-ombra, in cui enormi imprese transnazionali (Tnc) sono onnipresenti e stanno prendendo decisioni che riguardano tutta la nostra vita quotidiana”. L’Europa è già completamente nelle loro mani, tramite i tecnocrati di Bruxelles, i subdoli “inventori” dell’aberrante euro. Ma anche nel resto del mondo la libertà ha le ore contate. I nuovi oligarchi, spiega la George nell’intervento pronunciato al Festival Internazionale di Ferrara, ottobre 2013, possono agire attraverso le lobby o oscuri “comitati di esperti”, attraverso organismi ad hoc che ottengono riconoscimenti ufficiali. Talvolta operano “attraverso accordi negoziati in segreto e preparati con cura da ‘executive’ delle imprese al più alto livello”. Sono fortissimi, arrivano ovunque: “Lavorano a livello nazionale, europeo e sovranazionale, ma anche all’interno delle stesse Nazioni Unite, da una dozzina di anni nuovo campo di azione per le attività delle ‘corporate’”. Attenzione, avverte la George: “Non si tratta di una sorta di teoria paranoica della cospirazione: i segni sono tutti intorno a noi, ma per il cittadino medio sono difficili da riconoscere”. Questo, in fondo, è il ‘loro’ capolavoro: “Noi continuiamo a credere, almeno in Europa, di vivere in un sistema democratico”. Non è così, naturalmente. Le sole lobby ordinarie, rimaste “ai margini dei governi per un paio di secoli”, ormai “hanno migliorato le loro tecniche, sono pagate più che mai e ottengono risultati”. Negli Stati Uniti, le lobby devono almeno dichiararsi al Congresso, dire quanto sono pagate e da chi. A Bruxelles, invece, “c’è solo un registro “volontario”, che è una presa in giro, mentre 10-15.000 lobbysti si interfacciano ogni giorno con la Commissione Europea e con gli europarlamentari”. Che fanno? “Difendono il cibo-spazzatura, le coltivazioni geneticamente modificate, prodotti nocivi come il tabacco, sostanze chimiche pericolose o farmaci rischiosi”. In più, “difendono i maggiori responsabili delle emissioni di gas a effetto serra”, oltre naturalmente ai loro clienti più potenti: le grandi banche. Meno conosciuti delle lobby tradizionali, cioè quelle favorevoli a singole multinazionali, sono in forte crescita specie nel comparto industriale le lobby-fantasma, solitamente definite “istituti”, “fondazioni” o “consigli”, spesso con sede a Washington. Sono pericolose e subdole: pagano esperti per influenzare l’opinione pubblica, fino a negare l’evidenza scientifica, per convincere i consumatori del valore dei loro prodotti-spazzatura.unione__europea

A Bruxelles il loro dominio è totale: decine di “comitati di esperti” preparano regolamenti dettagliati in ogni possibile settore. “Dalla metà degli anni ’90 – accusa Susan George – le più grandi compagnie americane dei settori bancario, pensionistico, assicurativo e di revisione contabile hanno unito le forze e, impiegando tremila persone, hanno speso 5 miliardi dollari per sbarazzarsi di tutte le leggi del New Deal, approvate sotto l’amministrazione Roosevelt negli anni ’30”, tutte leggi “che avevano protetto l’economia americana per sessant’anni”. Un contagio: “Attraverso questa azione collettiva di lobbying, hanno guadagnato totale libertà per trasferire attività in perdita dai loro bilanci, verso istituti-ombra, non controllati”. Queste compagnie hanno potuto immettere sul mercato e scambiare centinaia di miliardi di dollari di titoli tossici “derivati”, come i pacchetti di mutui subprime, senza alcuna regolamentazione. “Poco è stato fatto dopo la caduta di Lehman Brothers per regolamentare nuovamente la finanza. E nel frattempo, il commercio dei derivati ha raggiunto la cifra di 2 trilioni e 300 miliardi di dollari al giorno, un terzo in più di sei anni fa”. Quello illustrato da Susan George, nell’intervento tenuto a Ferrara e ripreso da “Come Don Chisciotte”, è un viaggio nell’occulto. “Ci sono organismi come l’International Accounting Standards Board, sicuramente sconosciuto al 99% della popolazione europea”. È una struttura di importanza decisiva, di cui non parla mai nessuno. Nacque con l’allargamento a Est dell’Unione Europea, per affrontare “l’incubo di 27 diversi mercati azionari, con diversi insiemi di regole e norme contabili”. Ed ecco, prontamente, l’arrivo dei soliti super-consulenti, provenienti dalle quattro maggiori società mondiali di revisione contabile. In pochi anni, il gruppo “è stato silenziosamente trasformato in un organismo ufficiale, lo Iasb”. È ancora formato dagli esperti delle quattro grandi società, ma adesso sta elaborando regolamenti per 66 paesi membri, tra cui l’intera Europa. Attenzione: “Lo Iasb è diventato ‘ufficiale’ grazie agli sforzi di un commissario Ue, il neoliberista irlandese Charlie MacCreevy”. Commissario dell’Ue, cioè: “ministro” europeo, non-eletto da nessuno. E per di più, egli stesso esperto contabile. Naturalmente, ha potuto agire sotto la protezione di Bruxelles, cioè “senza alcun controllo parlamentare”. L’alibi? Il solito: la Iasb è stato presentato come un’agenzia “puramente tecnica”. La sua vera missione? Organizzare, legalmente, l’evasione fiscale dei miliardari. “Fino a quando non potremo chiedere alle imprese di adottare bilanci dettagliati paese per paese, queste continueranno a pagare – abbastanza legalmente – pochissime tasse nella maggior parte dei paesi in cui hanno attività”. Le aziende, aggiunge la sociologa, possono collocare i loro profitti in paesi con bassa o nessuna tassazione, e le loro perdite in quelli ad alta fiscalità. Per tassare in maniera efficace, le autorità fiscali hanno bisogno di sapere quali vendite, profitti e imposte sono effettivamente di competenza di ciascuna giurisdizione. “Oggi questo non è possibile, perché le regole sono fatte su misura per evitare la trasparenza”. E quindi: “Le piccole imprese nazionali o famigliari, con un indirizzo nazionale fisso, continueranno a sopportare la maggior parte del carico fiscale”. Susan George ha contattato direttamente lo Iasb per chiedere se una rendicontazione dettagliata, paese per paese, fosse nella loro agenda. Risposta: no, ovviamente. “Non c’è di che stupirsi. Le quattro grandi agenzie i cui amici e colleghi fanno le regole, perderebbero milioni di fatturato, se non potessero più consigliare i loro clienti sul modo migliore per evitare la tassazione”.dollari3

L’altro colossale iceberg che ci sta venendo addosso, dal luglio 2013, si chiama Ttip, cioè Transatlantic Trade and Investment Partnership. In italiano: protocollo euro-atlantico su commercio e investimenti. “Questi accordi definiranno le norme che regolamenteranno la metà del Pil mondiale – gli Stati Uniti e l’Europa”. Notizia: le nuove regole di cooperazione euro-atlantica “sono in preparazione dal 1995”, da quando cioè “le più grandi multinazionali da entrambi i lati dell’oceano si sono riunite nel Trans-Atlantic Business Dialogue”, la maggiore lobby dell’Occidente, impegnata a “lavorare su tutti gli aspetti delle pratiche regolamentari, settore per settore”. Il commercio transatlantico ammonta a circa 1.500 miliardi di dollari all’anno. Dov’è il trucco? In apparenza, si negozierà sulle tariffe: ma è un aspetto irrilevante, perché pesano appena il 3%. Il vero obiettivo: “Privatizzare il maggior numero possibile di servizi pubblici ed eliminare le barriere non tariffarie, come per esempio i regolamenti e ciò che le multinazionali chiamano ‘ostacoli commerciali’”. Al centro di tutti i trattati commerciali e di investimento, c’è “la clausola che consente alle aziende di citare in giudizio i governi sovrani, se la società ritiene che un provvedimento del governo danneggi il suo presente, o anche i suoi profitti ‘attesi’”. Governi sotto ricatto: comandano loro, i Masters of Universe. Il Trans-Atlantic Business Dialogue, la super-lobby che ha incubato il trattato euro-atlantico, ora ha cambiato nome: si chiama Consiglio Economico Transatlantico. E non si nasconde neppure più. Ammette qual è la sua missione: abbattere le regole e piegare il potere pubblico, a beneficio delle multinazionali. Si definisce apertamente “un organo politico”, e il suo direttore afferma con orgoglio che è la prima volta che “il settore privato ha ottenuto un ruolo ufficiale nella determinazione della politica pubblica Ue-Usa”. Questo trattato, se approvato secondo le intenzioni delle Tnc, includerà modifiche decisive sui regolamenti che proteggono i consumatori in ogni settore: sicurezza alimentare, prodotti farmaceutici e chimici. Altro obiettivo, la “stabilità finanziaria”. Tradotto: la libertà per gli investitori di trasferire i loro capitali senza preavviso. “I governi – aggiunge la George – non potranno più privilegiare operatori nazionali in rapporto a quelli stranieri per i contratti di appalto”, e il processo negoziale “si terrà a porte chiuse, senza il controllo dei cittadini”. E come se non bastasse l’infiltrazione nel potere esecutivo, in quello legislativo e persino nel potere giudiziario, le multinazionali ora puntano direttamente anche alle Nazioni Unite. Già nel 2012, alla conferenza Rio + 20 sull’ambiente, i super-padroni formavano la più grande delegazione, capace di allestire un evento spettacolare come il Business Day. “Siamo la più grande delegazione d’affari che mai abbia partecipato a una conferenza delle Nazioni Unite”, disse il rappresentante permanente della Camera di Commercio Internazionale presso l’Onu. Parole chiarissime: “Le imprese hanno bisogno di prendere la guida e noi lo stiamo facendo”. Oggi, conclude Susan George, le multinazionali arrivano a chiedere un ruolo formale nei negoziati mondiali sul clima. “Non sono solo le dimensioni, gli enormi profitti e i patrimoni che rendono le Tnc pericolose per le democrazie. È anche la loro concentrazione, la loro capacità di influenzare (spesso dall’interno) i governi e la loro abilità a operare come una vera e propria classe sociale che difende i propri interessi economici, anche contro il bene comune”. È un super-clan, coi suoi tentacoli e i suoi boss: “Condividono linguaggi, ideologie e obiettivi che riguardano ciascuno di noi”. Meglio che i cittadini lo sappiano. E i politici che dovrebbero tutelarli? Non pervenuti, ovviamente.

Articolo tratto da LIBRE

Fonte: il cambiamento

“Ilva, l’Italia ha fallito”: il Commissario all’Ambiente Potocnik sulle (troppe) infrazioni italiane

Potocnik: “L’Italia ha il numero più alto di infrazioni per l’ambiente in Ue. Le autorità italiane hanno avuto molto tempo per garantire che le disposizioni ambientali per l’Ilva di Taranto fossero rispettate. Si tratta di un chiaro esempio del fallimento nell’adottare misure adeguate per proteggere la salute umana e l’ambiente”376343

Dall’Ilva ai rifiuti campani e del Lazio, in un’intervista all’ANSA il commissario Ue all’Ambiente Janez Potocnik parla del primato negativo dell’Italia per procedure di infrazione e spiega come l’Europa sia pronta ad aiutare per risolvere un problema che ormai si configura come “sistemico”. “L’Italia ha il numero più alto di infrazioni per l’ambiente in Ue, e nella maggior parte dei casi è perché la normativa non è stata messa in atto secondo gli accordi presi. La responsabilità di applicare la legge comunitaria in Italia è condivisa dalle autorità nazionali, regionali e locali, e per questo è molto importante assicurare una stretta collaborazione tra tutti i livelli fin dalle prime fasi, per mettere in atto la normativa con successo”, spiega il commissario nel giorno in cui una lettera di messa in mora (primo step della procedura di infrazione) per l’Ilva di Taranto è partita alla volta di Roma su sua raccomandazione.
Le autorità italiane hanno avuto molto tempo per garantire che le disposizioni ambientali per l’Ilva di Taranto fossero rispettate. Si tratta di un chiaro esempio del fallimento nell’adottare misure adeguate per proteggere la salute umana e l’ambiente”, afferma senza mezzi termini e aggiunge: “Spero che le buone intenzioni del governo che mi sono state espresse dal ministro dell’Ambiente Andrea Orlando aNew York siano provate con passi e azioni concrete”. D’altra parte osserva: “Non vediamo l’ora di discutere con l’Italia su come i problemi dell’Ilva di Taranto possano essere risolti. Noi siamo pronti ad aiutare” anche mettendo a disposizione una task force di esperti che possono contribuire a trovare le migliori risposte a problemi che in Italia appaiono ormai “sistemici”. E tra le situazioni più gravi c’è quella della Campania. “La Commissione ha deciso nel mese di giugno di rivolgersi alla Corte per la seconda volta. Sono ormai trascorsi oltre tre anni dalla prima sentenza, e l’Italia non è ancora in regola. Questa situazione ha continue conseguenze negative per la salute pubblica e l’ambiente – evidenzia – Orale multe sono un rischio, ma può ancora essere minimizzato se le autorità italiane evitano ulteriori ritardi e attuano il piano di gestione dei rifiuti, costruendo gli impianti di gestione come ha detto, e migliorando la raccolta differenziata”. Anche il Lazio resta un sorvegliato speciale. Ma in merito alle sollecitazioni ricevute per Falcognana sottolinea: “Continuiamo a monitorare la situazione. Ci sono indicazioni che le autorità stanno cercando di aggiornare il sistema di gestione dei rifiuti. Per noi il problema è che tipo di trattamento i rifiuti ricevono prima di essere messi in discarica, non la posizione delle discariche. Se le disposizioni comunitarie in materia di gestione dei rifiuti e di valutazione ambientale sono rispettate, spetta alle autorità nazionali scegliere dove costruire discariche, inceneritori, impianti di trattamento e così via. La Commissione interviene solo se c’è una potenziale violazione delle leggi comunitarie”.

Fonte: ecodallecittà

La Robin Tax pagata dai consumatori di energia e gas: i sospetti dell’Authority

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Non ne escono bene i gestori dell’energia e del gas dalla Relazione al parlamento sulla Robin Tax messa a punto dall’Autorità per l’Energia. Segnalati 199 casi su 476 controlli per un totale di 1,6 miliardi di euro di incremento di provenienza diretta dalle bollette, ovvero pagati tutti dai consumatori. Ma lo Stato non ci ha perso avendo incassato nel 2011 con la Robin Tax 1,457 miliardi di euro: da Snam 104 milioni di euro, da Terna 81 milioni di euro e da Enel solo con la Distribuzione 312 milioni di euro. E evidentemente non ci hanno perso neanche i gestori considerato l’1,6 miliardi recuperati. L’Autorità sa, segnala ma non può farci nulla.
La legge voluta da Tremonti nel 2008, ossia l’addizionale Ires per le imprese energetiche prevede che non si possa traslare la tassa sui consumi attraverso le bollette e proprio l’Autorità deve controllare. E segnalare. Ma il suo ruolo si ferma qui.
Sostanzialmente come si legge nel documento:
Nell’ambito della vigilanza, la variazione positiva del margine attribuibile all’effetto prezzo costituisce un indicatore utile ad individuare quei soggetti che con maggior probabilità hanno posto in essere condotte traslative; quindi, è ragionevole supporre che, a seguito dell’introduzione dell’addizionale IRES, gli operatori recuperino la redditività sottratta dal maggior onere fiscale, aumentando il differenziale tra i prezzi di acquisto e i pezzi di vendita
Nel 2010 l’Autorità ha segnalato 199 operatori sui 476 controllati; 105 sono del settore energia e gas mentre 94 del settore petrolifero. Scrive perciò l’Autorità: quindi, è ragionevole supporre che, a seguito dell’introduzione dell’addizionale IRES, gli operatori recuperino la redditività sottratta dal maggior onere fiscale, aumentando il differenziale tra i prezzi di acquisto e i pezzi di vendita.
e prosegue ammettendo lo svantaggio riversato sui clienti:
Pertanto, è possibile affermare che anche per il 2010 una parte significativa dei soggetti vigilati appartenenti al settore energia elettrica e gas, a seguito dell’introduzione del divieto di traslazione, ha adottato politiche di prezzo che hanno incrementato il margine di contribuzione dovuto all’effetto prezzo, determinando uno svantaggio per i consumatori finali.
Fonte: ecoblog