Aerei e autocarri alimentati dai rifiuti, il Regno Unito pubblica un bando da 22 milioni di sterline

388036_1

Il ministero dei trasporti finanzia progetti per lo sviluppo di combustibili ottenuti da materiali di scarto per mezzi molto pesanti che non possono essere alimentati elettricamente. L’iniziativa si inserisce tra le misure tese a superare definitivamente i combustibili fossili entro il 2040, anno in cui in UK saranno vietate tutte le auto a benzina e diesel

Prosegue l’impegno del Regno Unito verso una mobilità a basse emissioni per risolvere la piaga dell’inquinamento atmosferico, individuato come il più grande rischio ambientale per la salute pubblica in Gran Bretagna. L’ultima iniziativa consiste in un bando del Ministero dei Trasporti (Dtf), che offre 22 milioni di sterline a sostegno di progetti per lo sviluppo di combustibili ottenuti da materiali di scarto per aerei e autocarri, mezzi molto pesanti che non possono essere alimentati unicamente dall’energia elettrica. Sono circa 70 i gruppi che hanno già mostrato interesse a partecipare. L’iniziativa si inserisce in quella serie di misure tese a superare definitivamente i combustibili fossili nell’ambito dei trasporti entro il 2040, anno in cui nel Regno Unito saranno vietate tutte le auto a benzina e diesel. I dati del Dtf mostrano che i gli aerei e i camion alimentati da combustibili ottenuti dai rifiuti potrebbero consumare fino al 90% meno di Co2 rispetto a quelli alimentati da combustibili fossili tradizionali. Le prove di combustibile a getto fatta da materiali di scarto sono già stati condotti in Europa e in Nord America. Lo scorso anno, una società statunitense che lavora con Virgin Atlantic ha creato un combustibile a getto da gas industriali di rifiuti da acciaierie, che è stato stimato per il 65% più pulito del combustibile gassoso convenzionale. BP a novembre ha annunciato un investimento di 30 milioni di dollari nella società statunitense Fulcrum BioEnergy, che svilupa biocarburanti da rifiuti domestici. Uno studio del 2014, che ha tra i committenti, accanto al WWF, compagnie aree come British Airways e Virgin Airways, ha stimato invece che i biocarburanti ottenuti da rifiuti e sottoprodotti organici potrebbero soddisfare fino al 16% del fabbisogno europeo di energia per i trasporti su strada. Il lavoro fa i conti sul potenziale energetico dell’enorme quantità di rifiuti e scarti che produciamo in Europa tra settore agricolo, industriale e residenziale. Si parla di 900 milioni di tonnellate all’anno di materiale organico, dei quali circa 220 milioni potrebbero essere usati a fini energetici: ad esempio ci sono 139 milioni di tonnellate di residui agricoli, 44 milioni di tonnellate di organico da rifiuti urbani, 40 milioni di di tonnellate di scarti forestali e 1 milione di tonnellate all’anno di olio di frittura usato. Il ministro dei trasporti britannico, Jesse Norman, ha dichiarato: “Stiamo finanziando imprese innovative, che porteranno allo sviluppo di combustibili alternativi efficienti, sostenibili e puliti. Vogliamo che ogni nuova vettura e furgone nel Regno Unito sia ad emissioni zero entro il 2040, ma sappiamo che i camion e gli aerei si baseranno su combustibili più tradizionali per gli anni a venire, per cui dobbiamo promuovere alternative rispettose dell’ambiente”.

Il DfT ritiene che i carburanti a basso tenore di Co2 prodotti da rifiuti potrebbero valere 600 milioni di sterline per l’economia britannica entro il 2030 e creare fino a 9.800 nuovi posti di lavoro.

Fonte: ecodallecitta.it

 

Autocarri con la coda per il risparmio energetico

Una “coda” aggiunta agli autocarri permette di ridurre l’attrito dell’aria, con risparmi energetici del 6,5%.

Diminuire i consumi dei trasporti e’ possibile: una semplice innovazione permettera’ di tagliare i costi del 6,5%. Si tratta semplicemente di aggiungere una “coda” agli autocarri, in modo da ridurre la turbolenza sul retro del mezzo, in modo analogo a quanto avviene con gli aerei. In coda all’autocarro si crea infatti una zona di bassa pressione dove l’aria che scorre sui fianchi del mezzo crea vortici che contribuiscono al 25% dell’attrito totale. Come si vede dall’immagine qui sotto, l’aggiunta di una coda permette di accompagnare meglio i filetti d’aria, riducendo in modo significativo i consumi. La coda e’ semplice da manovrare e puo’ essere aperta e chiusa da una sola persona in pochi minuti. Il risparmio e’ significativo, visto che i consumi degli automezzi sono elevati: negli USA i  truck piu’ pesanti percorrono infatti poco piu’ di un km per litro di gasolio.?????????????????

Fonte: ecoblog.it

Smog: 43 miliardi di euro l’anno imputabili all’inquinamento da mezzi pesanti

Lo smog presenta il conto: l’inquinamento prodotto da camion, furgoni, tir, autocarri ci costa tra i 43 e i 46 miliardi di euro l’anno in giorni di lavoro persi e spese sanitarie. Per l’Agenzia Europea per l’Ambiente l’unica via far pagare è i costi esterni dell’inquinamento atmosferico alle compagnie di trasporto, incentivandole a rinnovare il parco mezzi376034

Cento miliardi di euro l’anno, fra giorni di lavoro persi e assistenza sanitaria: è il conto presentato ogni anno dallo smog, secondo le stime dell’Agenzia Europea per l’Ambiente. Di questi cento, almeno 43 miliardi di euro vanno imputati all’inquinamento causato dai mezzi pesanti, che viaggiano su strada. Camion, furgoni, tir, autocarri, sono responsabili del 40-50% dell’inquinamento da ossido di azoto (NOx) proveniente dal trasporto stradale. E poco importa che il passaggio sia al di fuori dei confini urbani: l’inquinamento non conosce frontiere, figuriamoci la classificazione stradale. Ne avevamo parlato, un anno fa, con il Direttore del Settore Ambiente di Amat, Bruno Villavecchia, in un’intervista ancora attuale, di cui vi riproponiamo un passaggio: “La principale fonte di inquinamento atmosferico sono i trasporti, e pur costituendo una parte ridotta del parco veicolare, il trasporto merci, che funziona prevalentemente su gomma, fa la parte del leone. Ci vogliono azioni politiche mirate, giocate su larga scala, e l’adozione di quelle misure strutturali che lo stesso Ministro dell’Ambiente ha richiamato quest’estate, alla presentazione del Decreto sviluppo. La Francia, a due passi da noi guarda da lontano il calvario dello smog che affligge Nord Italia, eppure loro stanno implementando un sistema di regolamentazione del trasporto delle merci su scala nazionale. Si farà uso della tecnologia Rfid e GPS per il tracciamento dei veicoli sopra le 3,5 ton, e ci sarà un sistema di tariffazione che interesserà tutta la rete stradale francese, in base alle percorrenza e anche alle emissioni. Tutto questo facendo uso di tecnologia italiana… Questa regola varrà anche per il traffico transfrontaliero, quindi anche per i mezzi italiani che fanno consegne in Francia. E che dire della Direttiva europea conosciuta come “Eurovignette”? Viene adottata in mezza Europa, e sancisce il principio del “chi inquina paga” imponendo una tassa ai veicoli inquinanti, che si applica al pedaggio autostradale. E noi, che siamo il malato più grave d’Europa, ci permettiamo di avere ancora circa il 32% dei mezzi pesanti in categoria Euro 0?”. Il gasolio, utilizzato dalla maggior parte degli automezzi pesanti, provoca più inquinamento atmosferico per chilometro rispetto ad altri combustibili come la benzina. Non a caso, le emissioni di scarico provenienti dai motori a gasolio sono state recentemente etichettate come cancerogene dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro. E, come sempre accade quando parliamo di inquinanti atmosferici, bisogna tener conto del fatto che le conseguenze variano da un ambiente all’altro. Così come per l’Ilva si disse che se lo stabilimento fosse stato costruito nella pianura padana invece che a Taranto avremmo avuto una catastrofe senza precedenti, anche gli scarichi dei mezzi pesanti provocano più danni dove vi è una densità di popolazione maggiore o in regioni senza sbocchi sul mare e aree montuose in cui l’inquinamento non può essere disperso così facilmente. Ed ecco perché, avverte l’EEA, il costo dell’inquinamento atmosferico dovuto ad automezzi pesanti è fino a 16 volte maggiore in alcuni paesi europei rispetto ad altri. “Il costo medio dell’inquinamento proveniente da un autocarro Euro3 da 12-14 tonnellate è più alto in Svizzera e ammonta a quasi € 0,12 per chilometro. I costi sono elevati anche in Lussemburgo, in Germania, in Romania, in Italia e in Austria e ammontano a circa € 0,08/km. All’estremo opposto, lo stesso autocarro che viaggia a Cipro, Malta e in Finlandia provoca un danno di circa mezzo centesimo di euro per chilometro”.
Pedaggi mirati
Per questa ragione, la relazione dell’EEA lancia una proposta: far pagare pedaggi che tengano conto delle effettive conseguenze sulla salute dovute al traffico nei diversi paesi europei. in altre parole, i pedaggi dovrebbero essere più cari in alcuni paesi rispetto ad altri.
Il rinnovamento del parco mezzi conta
In ogni caso, finché il trasporto merci su gomma continuerà a giocare un ruolo così importante nel commercio internazionale, per l’Agenzia europea, l’unica via percorribile per limitare i danni è rinnovare il parco mezzi. “Gli autocarri più nuovi avrebbero un impatto minore e pertanto un costo inferiore. Gli autocarri Euro4, che sono vecchi fino a sei anni, o Euro5, vecchi fino a tre anni, provocherebbero il 40-60% di costi esterni in meno sugli stessi corridoi di trasporto. Far pagare alle compagnie di trasporto i costi esterni dell’inquinamento atmosferico incentiverebbe tecnologie più nuove e più pulite”. Nulla di nuovo dunque. Ora però, bisogna metterlo in atto.
Fonte: eco dalle città