Si chiama “Riemergo”: un aiuto per chi è stato messo in ginocchio dalla crisi

Si sono dati un nome che parla da sé, “Riemergo”, un auspicio ma anche una promessa che si fa a se stessi quando si è messi veramente alla prova. Loro sono un’associazione, nascono per dare una mano a chi fatica a trovare da solo nuovi punti di riferimento dopo, magari, aver perso il lavoro e perché travolto dalla crisi economica.uscire_dalla_crisi

«L’associazione Riemergo nasce dall’idea di un gruppo di imprenditori, manager e professionisti attenti al sociale e alla solidarietà – spiega l’avvocato Alessandra Paci che ne fa parte – Ci occupiamo quotidianamente di gestire situazioni di crisi e siamo ben consapevoli della mancanza di un forte sostegno da parte delle istituzioni pubbliche. Abbiamo quindi deciso di mettere a disposizione degli associati le nostre diverse professionalità ed esperienze in campo imprenditoriale, legale, delle risorse umane, psicologico e sociale». Il gruppo che ha dato vita all’associazione ha da anni a che fare con aziende in crisi e persone sovraindebitate, anche a causa della perdita dell’occupazione. «Molte famiglie o piccole attività che versano in queste situazioni non sanno a chi rivolgersi (per ritegno, per vergogna, per mancanza di supporto professionale adeguato, ecc.) e con il passare del tempo i problemi diventano sempre più difficilmente risolvibili, con conseguenze a volte tragiche. Vogliamo quindi aiutare chi si trova in queste situazioni, perché spesso c’è una via d’uscita dignitosa». L’associazione ha iniziato ad operare nel settembre scorso; è approdata sul sito web del Comune di Milano e arriverà sui social, in forza di una convenzione sottoscritta a fine luglio; ha anche ottenuto il patrocinio del Comune di Lodi. «Finora abbiamo trattato una ventina di casi – spiega Paci – abbiamo avuto circa una cinquantina di contatti, ma in alcuni casi si tratta di persone che non possiamo aiutare. Se vi sono i presupposti,  segnaliamo il contatto ad altre associazioni con cui collaboriamo. Solitamente si rivolgono a noi famiglie nelle quali uno dei coniugi ha perso il lavoro, è in cassa integrazione o mobilità e che non riescono a pagare crediti al consumo, mutui o leasing precedentemente contratti, ma che nello stesso tempo vogliono cercare di salvare quello che hanno, per esempio la casa di proprietà. Ci sono anche piccoli imprenditori o artigiani che, a causa della crisi, hanno ridotto i ricavi o aumentato l’indebitamento e pertanto non riescono a far fronte ai diversi creditori. Noi possiamo fare un’analisi dettagliata della situazione debitoria della famiglia e dell’azienda, analisi che prende in esame tutti i debiti contratti (non solo quelli scaduti e oggetto di solleciti del creditore) e lo stato in cui si trovano (per esempio mancato pagamento di qualche rata, revoca del finanziamento/mutuo, sollecito da parte di avvocato, decreto ingiuntivo/cartella di pagamento di Equitalia, pignoramento, ipoteca iscritta su un bene del debitore) e la relativa documentazione; inoltre verifichiamo i beni e i redditi di chi si rivolge a noi, per valutare le possibilità di pagamento  (a rate, a saldo e stralcio, una combinazione di queste due modalità) e/o i rischi che corre il debitore di perdere, in tutto o in parte, il proprio patrimonio o il proprio reddito; infine esponiamo all’utente la strada migliore per affrontare la situazione, descrivendo le modalità per metterla in pratica. In alcuni casi lo strumento  utilizzabile può essere individuato nell’ambito dei procedimenti contenuti nella legge sul sovraindebitamento; il soggetto potrà attuare quanto indicato anche per conto proprio o avvalendosi di professionisti di sua scelta». Riferimenti: Sportello di Milano: 02-87186890, Sportello di Lodi: 0371-1841123, e-mail: info@riemergo.org, sito internet: www.riemergo.org.

Fonte: ilcambiamento.it

Isde, quando proteggere l’ambiente è tutelare la salute

Inquinamento dell’aria, dell’acqua, del suolo, del cibo; dissesti ambientali, depositi di rifiuti radioattivi, sostanze cancerogene in ogni dove: oggi più che mai, l’inquinamento dell’ambiente è spesso causa o motivo di aggravamento di numerose patologie. Ne è consapevole in particolar modo una Associazione internazionale di medici, quella dell’International Society of Doctors for the Environment (Isde). Che, dal 1990, si interessa appunto alle problematiche sanitarie connesse a quelle ecologiche.ambiente_salute

 

L’Associazione dei Medici per l’Ambiente, Ong ormai presente in ben 25 nazioni, ha la sua sede a Basilea, in Svizzera, dove fra le altre cose ospita un ufficio scientifico in cui si coordinano ricerche, informazioni e attività di formazione. In Italia, è rappresentata da un nutrito gruppo di medici decisi a stimolare l’impegno dei loro colleghi, oltre che della società civile, per la salvaguardia del martoriato ecosistema in cui tutti viviamo. Obiettivo dell’associazione? Diffondere conoscenze sul legame tra l’inquinamento ambientale e la salute umana, ma soprattutto avviare e sostenere iniziative per far sì che il degrado ambientale non minacci in modo irreparabile la salute e la sicurezza di tutte le persone. Incluse quelle non sono ancora nate. Abbiamo intervistato il presidente di Isde Italia, il dottor Roberto Romizi.

Dottore, sul sito www.isde.it si scrive: “Sono decenni che nei convegni medici si parla di salute e di inquinamento, e che i ricercatori si impegnano per evidenziarne le correlazioni”. Ma cosa è stato fatto di concreto, in tutti questi anni, per ridurne la portata?
In primis si è cercato di sensibilizzare attraverso molte attività informative la popolazione, le istituzioni, ma anche gli stessi professionisti della salute e dell’ambiente, tra i quali è cresciuto enormemente il livello di attenzione sulle tematiche ambiente e salute correlate. Resta il fatto che si può sempre fare di più: è necessario trovare un modo per coinvolgere anche i legislatori e i decisori politici per vedere davvero dei cambiamenti.

Qual è la risposta dei cittadini nei confronti delle vostre iniziative?

La reazione da parte della popolazione, sensibile, interessata e “preoccupata” rispetto ai temi affrontati da ISDE, è sempre più positiva, vista con favore e con attenzione per il rigore scientifico delle affermazioni e delle tesi sostenute.

E da parte delle Istituzioni, avete supporto o solo dichiarazioni di buoni propositi?

Principalmente il rapporto con le Istituzioni dipende dalla sensibilità e dal senso di responsabilità delle singole persone che vi lavorano. Dove esiste stima e considerazione reciproci, è facile compiere dei percorsi comuni che hanno anche portato a scelte coerenti. In altri casi è evidente il “fastidio”…

Non vi capita di scontrarvi con omertà o barriere corporative all’interno della categoria?

Anche all’interno della categoria medica, poiché le informazioni epidemiologiche sono discordanti (e talvolta e scarso l’interesse alle tematiche ambiente-salute correlate), c’è chi preferisce avere un atteggiamento di precauzione, altri no. E’ necessario insistere poiché la scienza non può essere asservita a logiche di interessi.

Ma i medici sono tutti d’accordo, con il vostro approccio? Se no, cosa li frena dall’esserlo?

È un problema di cultura specifica: dovrebbe infatti esistere nel corso di laurea in medicina una disciplina sul rapporto medico e ambiente. Cambiare la pratica clinica richiede un’adeguata formazione scientifica, quindi risulta difficoltoso accettare nuovi approcci per le patologie ambiente correlate. Alcuni medici si mostrano indifferenti, altri rassegnati, e non si rendono conto della loro enorme responsabilità. Un altro ostacolo è posto dall’industria e dal conseguente rischio di perdere privilegi acquisiti o la paura di scontrarsi con i poteri forti.

Cosa pensa dell’influenza del mondo dell’industria (farmaceutica e non) in campo medico e sanitario?

Come diceva Renzo Tomatis: “le pressioni sulla ricerca sono fortissime e questo purtroppo non è indipendente”. ISDE lotta perché venga attuata la prevenzione primaria e cioè ma messa in atto di tutte quelle strategie che non determinino l’insorgenza della malattia. Esistono comunque esempi di ottima collaborazione tra medici, fisici e industria, pur nella sostanziale diversità di mission. Il medico, per essere credibile, dovrebbe rifuggire dalle suggestioni della propaganda medica, assumendo un atteggiamento di critica prudente e attenta.

Sempre sul vostro sito Web viene scritto: “È altresì necessario intervenire, anche per via legale, contro i soggetti, pubblici e non, che perseguono iniziative non rispettose della salute dell’ambiente”. Vi è mai capitato di condurre battaglie legali di questo tipo, in un Paese in cui si verificano decine di reati ambientali ogni giorno?

Esiste un problema di tutela generale e individuale della salute che non possono essere ignorati in quanto previsti dalle norme di rango Costituzionale. Riteniamo giusto percorrere questa strada con correttezza e alla luce delle dimostrazioni di nocività di tutte quelle sostanze che hanno creato enormi problemi di sanità pubblica, senza che vi sia stato un intervento di chi istituzionalmente ne aveva dovere e responsabilità.

Qual è fra i vostri obiettivi quello che trovate più complesso da raggiungere?

Trasformare le evidenze scientifiche in azioni concrete di policy. E’ difficile far recepire l’importanza sociale, politica e sanitaria della prevenzione primaria sulla base del principio di precauzione: è necessario cambiare stile di vita e mettere la salvaguardia dell’ambiente al primo posto.

Cosa vi dà maggiori soddisfazioni, come medici per l’ambiente?

Essere testimoni attivi di una stimolante battaglia culturale e morale per la conservazione dell’ambiente e della salute. Constatare la crescente consapevolezza di responsabilità e di sensibilità da parte dei colleghi e dei cittadini che si fidano del medico.

Come vede il futuro della tutela dell’ambiente e della pratica medica?

Difficile, ma non impossibile, anzi stimolante. E’ un’occasione formidabile per siglare un patto tra arte medica e salubrità ambientale, partendo dalla formazione degli operatori della salute e dell’ambiente, al fine di evitare di scivolare nel degrado ambientale, morale e sociale dell’uomo. Ma il medico è solo uno degli attori che deve mettersi a disposizione di un’operazione così complessa.

Un dettaglio che tutti noi, in gran parte artefici del nostro destino ma sempre pronti a lamentarci e soprattutto a delegare ad altri tutto quel che concerne la politica, l’ambiente e la salute, dovremmo iniziare a tenere ben presente.

 

@AndreaBertaglio

Fonte: ilcambiamento.it

La luna al guinzaglio, a Potenza i rifiuti diventano opere d’arte

Il suo inventore, il drammaturgo Alfred Jarry, definì la patafisica come “la scienza delle soluzioni immaginarie” per problemi che non esistono. Ma se il mondo è così pieno di problemi e le soluzioni spesso scarseggiano, perché non cavalcare l’intuizione fantasiosa e dissacratoria dello scrittore francese per rendere il mondo e la società in cui viviamo un posto migliore? E perché non risolvere più problemi con una sola soluzione? È proprio questo ciò che fa La luna al guinzaglio, l’associazione che ha sede nel Salone dei Rifiutati.

Sara Stolfi e Rossana Cafarelli sono due delle sette persone che portano avanti l’attività di questa strana, intrigante e prospera realtà che affonda le sue radici nella Potenza di dieci anni fa. «La luna al guinzaglio – ricorda Rossana – è nata nel 2003 come associazione culturale, per un’esigenza pratica. Ognuno di noi, portati a termine percorsi personali di studio e formazione, si è chiesto cosa avremmo fatto “da grandi”: saremmo tornati nella nostra terra d’origine, la Basilicata, o saremmo rimasti dove eravamo? Da questa riflessione è nata l’idea di sperimentare questa formula, pensando che a partire da essa avremmo potuto inventare una nuova dinamica lavorativa, ma anche ricreare delle relazioni». Riassumere in poche parole l’attività della Luna è difficile, ma Sara e Rossana individuano tre macrotemi intorno ai quali si sviluppano le iniziative dell’associazione: «Partiamo dai problemi reali e quotidiani della gente, li facciamo passare attraverso il contenitore del Salone dei Rifiutati, che ospita oggetti considerati non più utili, e combiniamo questi due fattori in una soluzione che, come fa La luna al guinzaglio, suscita stupore e poesia». È proprio questo il processo grazie al quale sono nate le “patamacchine”.raee

«Era il 2010 quando abbiamo pensato di dare una nuova vita ad alcuni rifiuti elettronici, i cosiddetti RAEE, all’epoca oggetto di una nuova legislazione. Per sensibilizzare su questo tema, abbiamo pensato di coinvolgere la cittadinanza per riconvertire questi rifiuti in qualcosa di utile. Ispirandoci alla patafisica, abbiamo battezzato i risultati prodotti da questo esperimento “patamacchine”». Si tratta di opere interattive, tematiche, che hanno degli scopi precisi. Per esempio, il “Catalogatore di sogni” è una cassettiera che ha la capacità di immagazzinare e conservare i sogni, mentre il “Guarisci pensiero” è un dispositivo ottenuto dall’assemblaggio di vecchi aerosol, di un pedale di un organo, di una sedia, di un casco e di un tubo luminoso, che trasferisce i pensieri cattivi alla macchina per l’aerosol, la quale li assorbe e li trasforma in una nube di talco profumato al rilascio del pedale. Insieme, le patamacchine formano un set di opere capace di risolvere problemi «che abbiamo individuato interpellando direttamente le persone, le quali attraverso colloqui e questionari ci hanno parlato dei pensieri pesanti della notte, dei sonni agitati, della difficoltà di essere sempre sottovalutati, dei sogni irrealizzati, dei litigi troppo frequenti e così via».pata

L’utilità delle patamacchine è duplice: «Quando sono esposte al pubblico – racconta Sara – sono accompagnate da una doppia pannellistica, che spiega sia l’aspetto ambientale, ovvero il recupero di oggetti altrimenti destinati allo scarto, sia quello artistico, poetico e scientifico». Queste creazioni sono anche molto utili all’associazione, poiché costituiscono fonte di guadagno e di visibilità: «Le noleggiamo, partecipiamo a call di musei o a collaborazioni con amministrazioni. Per esempio, un’azienda pubblica di Novi Ligure che si occupa di acqua e politica ambientale voleva festeggiare i suoi quarant’anni di attività con una mostra che parlasse di sostenibilità, declinata però in un contesto artistico:  Museo dei Campionissimi. Le patamacchine erano l’elemento perfetto in questo senso, così gliele abbiamo affittate. Le mostre sono anche spazi didattici, dove le guide possono organizzare laboratori che permettono di approfondire il concetto di base che ha permesso di creare le opere. In questo caso il nostro pacchetto commerciale prevede anche la formazione degli operatori dei musei». In questo modo, le opere hanno calcato importanti palcoscenici in tutta Italia, dal Parco della Musica di Roma al Festival della Scienza di Genova.riciclo

L’attività della Luna al guinzaglio è più che mai eterogenea. La sua casa, il Salone di Rifiutati, inaugurato nel 2008 in una zona periferica di Potenza, ha una doppia dimensione: «Da un lato – spiega Rossana – si ispira al Salon des Refusés, storico spazio parigino di sperimentazione artistica, mentre dall’altro è un salone inteso nella sua dimensione di incontro, di luogo di socialità, di agorà. Noi pensiamo di avere a che fare non tanto con l’arte, quanto piuttosto con i processi: la nostra è l’arte della relazione».laboratorio

L’utenza è molto eterogenea e va dagli insegnanti ai ragazzi, alle mamme, ai semplici curiosi. Il filo conduttore è il lavoro sugli oggetti, ma si ritrovano sempre gli elementi della sostenibilità a trecentosessanta gradi e della sperimentazione dei linguaggi. «Quest’anno la programmazione degli eventi si è divisa in quarti di luna, per arrivare poi alla luna piena. Su base trimestrale cerchiamo di programmare cinque o sei proposte fra laboratori ed eventi serali aperti alla cittadinanza. La luna al guinzaglio è un luogo legato all’arte per creare una relazione, dove poi ognuno elabora il proprio linguaggio. E non manca mai la dimensione del quotidiano, del reale, del lavoro manuale, del rapporto diretto con l’oggetto».

Francesco Bevilacqua

Il sito di La luna al guinzaglio

Fonte: italiachecambia.org

#salvaiciclisti, ad aprile il movimento si costituirà in associazione

A Bologna l’8 e 9 febbraio, nel secondo raduno nazionale del movimento che chiede più sicurezza dei ciclisti urbani, è stata annunciata la costituzione di un “soggetto nuovo”, che faccia da collante tra tutte le diverse realtà ciclistiche che hanno sposato la causa. Con tutta probabilità sarà un’associazione e dovrebbe vedere la luce il prossimo 28 aprile378092

“Entro un paio di mesi dobbiamo dare vita ad un soggetto unitario che sia un punto di riferimento per tutte le realtà che fin qui hanno dato il loro contributo” . È questo l’obiettivo dichiarato con cui il 9 febbraio si è chiuso a Bologna il secondo raduno nazionale di #salvaiciclisti, il movimento che da due anni si impegna con forza e competenza per chiedere alle amministrazioni più sicurezza per i ciclisti urbani e in generale per migliorare la mobilità ciclabile delle città italiane. Dopo le numerose iniziative organizzate nel corso dei mesi e un primo compleanno festeggiato a Reggio Emilia con gli “Stati Generali della Bicicletta”, quello che si è ritrovato sotto le due torri del capoluogo emiliano è un movimento giunto ad un punto di svolta. Un momento che segnerà il passaggio da una realtà frammentaria ad una più organizzata e coordinata. “Il nuovo soggetto che verrà costituito non vuole sostituirsi a nulla – ci tiene a chiarire Simona Larghetti di #salvaiciclisti Bologna nel corso dell’assemblea di domenica pomeriggio – vuole solo dare struttura e supportare i singoli”. “E non c’è minimamente l’intenzione di dettare delle linee guida – aggiunge Simone Dini di #salvaiciclisti Milano – Questo nuovo soggetto dovrà fare da collante tra le diverse realtà impegnate da due anni a questa parte, che ovviamente dovranno continuare a portare avanti le proprie attività sui singoli territori”. Quasi certamente la forma scelta sarà quella dell’associazione, probabilmente un’aps (associazione di promozione sociale), anche se questo tipo di inquadramento potrebbe generare confusione, ammettono alcuni, visto che numerose realtà che partecipano a #salvaiciclisti sono già di per sé delle associazioni. Per questo è stata lanciata anche l’idea della federazione, o dell’associazione di associazioni. Qualunque sia la forma scelta, il giorno preciso in cui si metterà tutto nero su bianco è già stato fissato. Si tratta del 28 aprile, data in cui sarà necessario avere uno statuto pronto e almeno il nome di un presidente. Affrontato il nodo cruciale del raduno, il resto del tempo ha visto l’assemblea discutere, divisa per gruppi di lavoro, il Manifesto per la Mobilità Nuova, il documento che vorrebbe ” ridisegnare il modo di muoversi in Italia”. La discussione ha portato ad una sostanziale conferma di tutti i contenuti, con alcune nuove proposte tra cui l’opportunità di reperire fondi per pagare chi dedica tempo e lavoro ad attività fin qui svolte tutte gratuitamente.

Il raduno di Bologna tuttavia non è stato solo un appuntamento organizzativo, ma anche una grande festa sui pedali. Sabato pomeriggio, in un’affollata piazza Maggiore concessa in patrocinio dal comune, sedici diversi gruppi provenienti da varie città d’Italia hanno partecipato a “Bici Senza Frontiere”, una serie di giochi in cui si è tentato di riproporre le situazioni abituali, con difficoltà e inconvenienti annessi, di chi usa la bicicletta in città. “L’iniziativa l’abbiamo pensata un paio di mesi fa a Roma – spiega Simona Larghetti – per festeggiare i due anni di #salvaiciclisti come una festa di compleanno, quindi in maniera giocosa. Girare in bici è divertente e fa stare bene, per cui giocare ci sembrava la cosa migliore per esprimere alcuni messaggi della campagna che il movimento porta avanti”.

Fonte: ecodallecittà

Assorinnovabili: 160 mln a combustibili fossili (e 3 all’Ilva)

L’associazione contesta due delibere con cui sono l’Autorità per l’energia ha fissato i rimborsi ai cosiddetti “nuovi entranti” italiani nel sistema ETS (Emission Trading Scheme)assorinnovabili-620x350

Negli scorsi giorni sono state approvate dall’AEEG due diverse delibere con cui sono stati fissati i rimborsi ai cosiddetti “nuovi entranti” italiani nel sistema ETS (Emission Trading Scheme). In particolare – sottolinea AssoRinnovabili, associazione dei produttori, dell’industria e dei servizi per le energie rinnovabili – con i due provvedimenti si dà seguito a disposizioni approvate dal Governo in carica nel 2010. I rimborsi determinati dall’AEEG “rappresentano un regalo alle fonti fossili inquinanti e mettono in luce come lo schema di emission trading adottato a livello europeo sia non solo inefficace ma addirittura controproducente. Nella lista delle aziende che beneficeranno del rimborso c’è anche Ilva. L’impianto in questione riceverà ben tre milioni di euro. Le imprese destinatarie sono tutte imprese, che avendo dovuto acquistare di tasca propria i certificati che permettevano loro di immettere nell’atmosfera CO2 e/o altri gas climalteranti, ora vengono “premiate” con un rimborso pro-quota secondo criteri definiti dall’AEEG e in conformità a una legge di tre anni fa. Se realmente si vuole una transizione verso un’economia low carbon sono necessarie riforme tese a evitare contributi distorsivi come quelli determinati dalle delibere dello scorso 26 luglio. Guardando agli obiettivi 2030 le fonti fossili e quelle rinnovabili potranno essere in reale competizione e in assenza d’incentivi, solo se le fonti fossili saranno davvero chiamate a pagare i costi derivanti dalle esternalità per l’ambiente e la salute. “Assistiamo a una liberalità ingiustificata a favore delle fonti inquinanti – commenta Agostino Re Rebaudengo, presidente assoRinnovabili – perché proprio mentre si criticano le rinnovabili e i presunti costi per il loro sviluppo determinando lo stop agli incentivi e l’estensione della Robin Tax, si distribuiscono 160 milioni di euro di contributi pubblici in favore dei combustibili fossili. È tempo che l’Italia assuma posizioni chiare e coerenti per definire un prezzo minimo della CO2, si batta per diminuire le emissioni autorizzate e termini di dare contributi a favore delle fonti fossili”.

Fonte: eco dalle città

Abap (Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi): tra i primi 10 enti certificati in Italia

L’Abap, l’Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi, dal 1995 è un’associazione scientifico-culturale sorta a Bari per iniziativa di un gruppo di Biologi. Da luglio l’Abap è anche associazione di promozione sociale ed Ente di formazione accreditato dalla Regione Puglia: è tra i primi 10 enti certificati in Italia (norma UNI ISO 29990:2011, certificazione per la formazione non formale)375897

 

L’Abap, l’Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi, dal 1995 è un’associazione scientifico-culturale sorta a Bari per iniziativa di un gruppo di Biologi, liberi professionisti e ricercatori, con il sostegno e la collaborazione dell’Ordine Nazionale dei Biologi. Dal luglio 2013 l’Abap è anche associazione di promozione sociale ed Ente di formazione accreditato dalla Regione Puglia. L’Abap, infatti ha ottenuto da CSQA la certificazione a fronte della norma UNI ISO 29990, specifica per i fornitori di servizi per l’apprendimento nell’istruzione e nella formazione non formale. Tra i primi dieci organismi certificati in Italia, tra i primissimi in tutto il Sud, l’A.B.A.P. svolge un’intensa attività di Alta Formazione post-lauream: master, corsi di specializzazione e di aggiornamento su comunicazione ecologica, ecoalfabetizzazione, sicurezza, qualità e certificazione alimentare ed ambientale, risorse marine, biostatistica e bioinformatica, gestione e legislazione ambientale, valorizzazione del territorio rurale ed urbano, biocosmesi e benessere naturale, pet therapy e nutrizione umana. «Numerosi sono i benefici aggiuntivi di applicare la norma UNI ISO 29990 rispetto alla sola ISO 9001 – ha spiegato Elvira Tarsitano presidente e direttore dell’Abap – in virtù della sua specificità per il settore della formazione. La ISO 9001 è uno standard di base, strategico per entrare nell’ottica dell’operatività per processi. La ISO 29990, proprio per l’attenzione al ‘cliente’ e ai suoi bisogni, per la spinta al continuo monitoraggio del mercato, formativo e lavorativo, ci ha permesso di ottimizzare i processi formativi e dare un’ulteriore svolta nella direzione del miglioramento dell’efficacia e della qualità della formazione che eroghiamo, già testimoniata da un placement in media dell’80%, e garantita da uno staff qualificato, in grado di recepire e soddisfare le esigenze dei singoli corsisti».  «In altri termini – ha proseguito il direttore dell’A.B.A.P. – la UNI ISO 29990 completa il percorso di certificazione della qualità avviato con la ISO 9001 e soddisfa le necessità specifiche di un settore così mutevole e fluttuante come quello formativo, che soggiace a innumerevoli variabili e bisogni più o meno espliciti. Questo standard ci permette di certificare il nostro modello organizzativo che ha come focus il ‘cliente’, a partire dalla definizione dei suoi bisogni sino alla valutazione del raggiungimento degli obiettivi concordati. Rende tale processo ‘verificabile’, migliorando la trasparenza dei servizi offerti e la comparabilità con le altre realtà formative». Una necessità sempre più stringente quella della qualità in un panorama formativo in evoluzione, che deve sapersi confrontare con le esigenze reali del mercato del lavoro, recependone i segnali e, a volte, anticipandone i bisogni.  «La norma ISO 29990 – ha aggiunto Tarsitano – prevede una puntuale determinazione dei bisogni, da effettuarsi in relazione con tutte le parti interessate, dalle attese dei corsisti ai fabbisogni del mercato occupazionale. E’ proprio sul corretto sviluppo di questa analisi, sull’opportunità di valutare il maggior numero di informazioni in ingresso che si basa il successo dei nostri percorsi formativi nei quali particolare cura è data alla fase di pianificazione dello stage e, al termine del percorso formativo, all’orientamento finalizzato all’inserimento lavorativo in azienda, all’avvio di un’attività in proprio o alla realizzazione di progetti cooperativi». L’ampia offerta formativa 2013-2014 dell’A.B.A.P. (candidabile anche per le borse di studio regionali di Ritorno al Futuro) è consultabile on-line nella sezione Formazione sul sito www.infoabap.it.

Note tecniche

L’A.B.A.P. nasce a Bari nel 1995 come associazione scientifico-culturale senza fini di lucro e uno spiccato orientamento verso aree di intervento di pubblica utilità: Alta Formazione, gruppi di studio, divulgazione scientifica, campagne di alfabetizzazione e sensibilizzazione sulle questioni ambientali. La sua mission è nella diffusione delle conoscenze tecnico-scientifiche e psicologiche relative alla sostenibilità, all’educazione alimentare, alla medicina complementare, alla tutela della salute pubblica, alla dinamica dei gruppi, alla consapevolezza e all’autonomia della persona, secondo un approccio olistico e multidisciplinare, anche in collaborazione con prestigiosi Enti, pubblici e privati. A questo scopo, sin dalla sua nascita, l’A.B.A.P. ha collaborato con Associazioni ambientaliste locali e nazionali, Enti e Istituzioni quali l’Istituto Superiore di Sanità, Regioni, Comuni, numerosi Ordini Professionali ed Università italiane ed estere. L’offerta formativa si rivolge, dunque, a diverse professionalità con percorsi didattici e seminari per biologi, biotecnologi, tecnologi alimentari, veterinari, agronomi, medici omeopatici ed olistici, psicologi, counselor e tutti i laureati che intendano dare una svolta sostenibile alla propria professione. L’ente offre inoltre il proprio know-how per la progettazione e realizzazione di percorsi formativi e di aggiornamento su commissione, per la consulenza in fase di progettazione e realizzazione di eventi e convegni, per i servizi di segreteria tecnica e scientifica.

 

Fonte: eco dalle città