Nuova sfida per l’ambiente a Milano: riqualificare il Lambro

E’ partito lo studio annuale per la fattibilità di una rete ecologica lungo il fiume Lambro. Le reti ecologiche prevedono la costituzione di veri e propri corridoi verdi nei territori urbani. Il 3 giugno da Villa Pallavicini (Crescenzago), insieme a Legambiente, è partita la “Carovana del Lambro”, il primo appuntamento per scoprire come uno dei fiumi più inquinati di Milano possa cambiare corso

 

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E’ iniziato lo studio di fattibilità per realizzare la Rete Ecologica del Lambro, che prevede la riqualificazione e il ripristino della funzionalità ecologica del fiume e delle aree verdi ad esso limitrofe (dai confini settentrionali del Parco della Media Valle del Lambro, fino a San Donato Milanese). Ne dà comunicazione il Comune, per voce dell’Assessorato all’Urbanistica, Edilizia Privata e con delega all’Agricoltura, della vice Sindaco Ada Lucia De Cesaris. Lo studio di fattibilità per realizzare il progetto ‘RER Lambro’ è promosso da ERSAF (Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste), Comune di Milano, PLIS Media Valle del Lambro, Politecnico di Milano, Legambiente Lombardia e finanziato dalla Fondazione Cariplo nell’ambito del Bando, “Realizzare la Rete Ecologica” e durerà circa un anno. Gli interventi che rendono operativo il sistema delle reti ecologiche sono per questa Amministrazione una priorità – ha dichiarato la vicesindaco con delega all’Agricoltura Ada Lucia De Cesaris – mettere in sicurezza e valorizzare le sponde del Lambro e rivitalizzare la flora e la fauna che vivono intorno al fiume, rappresentano un primo passo importante. Le reti ecologiche rappresentano infatti un nuovo approccio per la tutela dell’ambiente urbano e prevedono la costituzione di veri e propri corridoi di aree verdi che collegano diverse zone naturalistiche presenti nel territorio: l’obiettivo è salvaguardare la biodiversità potenziando la diversità biologica, fondamentale per la sopravvivenza degli ecosistemi. Si tratta di uno strumento fondamentale per la pianificazione territoriale e l’incremento della qualità del territorio, al fine di creare un nuovo equilibrio tra spazi naturali e contesto antropizzato. Per avvicinare i cittadini al Lambro, il 3 giugno, da Villa Pallavicini (zona Crescenzago) è partita una vera e propria Carovana lungo fiume, che comprenderà serate tematiche, trekking urbani, “tuffi” simbolici, attività di pulizia e altre iniziative. Da Milano a San Donato Milanese, passando dai parchi Lambro e Forlanini e da molte cascine agricole,per un intero anno la Carovana percorrerà le sponde del Lambro, per spiegare come si possa davvero riqualificare le sponde del fiume.

Fonte: ecodallecittà

Orti urbani: oltre un milione di mq, come nella seconda guerra mondiale

In Italia si ritorna a una superficie pari a quella raggiunta settant’anni fa, in epoca bellica. Sono 21 milioni gli hobby farmer che coltivano regolarmente o saltuariamente un orto161587058-586x390

1,1 milioni di metri quadri di orti urbani comunali, la decrescita felice conquista giovani e anziani di tutta Italia. La crisi porta frutta e verdura alle stelle? E allora viva l’autoproduzione che fa bene alla salute e allo spirito. Sempre più comuni italiani mettono a disposizione piccoli appezzamenti di terreno adibiti alla coltivazione ad uso domestico, all’impianto di orti e al giardinaggio ricreativo. Secondo i dati di un’analisi di Coldiretti presentata al Castello Sforzesco di Milano nell’ambito di Cibi d’Italia sarebbero addirittura 21 milioni gli hobby farmer italiani che dedicano parte del loro tempo alla cura dell’orto. Non è soltanto un fatto di risparmio e salubrità, è anche e soprattutto il ricavarsi un’isola appassionatamente analogica nella frenesia digitale dei nostri tempi. A Venaria Reale (To) un imprenditore ha deciso di affittare la sua proprietà creando 400 lotti di orto da 90 mq. Subito è stato deriso o guardato come un pazzo. Poi quando gli sono piovute addosso 1600 richieste chi rideva ha smesso e ha iniziato a prenderlo sul serio. Le coltivazioni non hanno scopo di lucro e sono assegnate in comodato ai cittadini richiedenti che le utilizzano per prodotti destinati al consumo familiare. Oltre a rappresentare un aiuto per le famiglie in difficoltà, concorrono a preservare le aree verdi interstiziali fra le aree edificate che sarebbero destinate all’abbandono e al degrado. Secondo un sondaggio dell’Istat quasi la metà dei comuni capoluoghi di provincia (44%) ha previsto orti urbani nelle proprie aree verdi. L’area in cui questa tendenza è più forte è sicuramente il Nord Ovest con il 72% di capoluoghi “attivi” in questo senso, se al Nord Est si scende al 60%, al Centro gli orti sono presenti nel 41% delle città. Al Sud ne sono dotati solo Napoli, Andria, Barletta  e Palermo. Si torna indietro di settant’anni, ai victory garden di Stati Uniti e Regno Unito, nei quali venivano coltivati 1,5 milioni di “allotments” che facevano fronte al 10% della richiesta di cibo. Anche in Italia molti parchi divennero terreno utile per le coltivazioni, come il Parco del Valentino che nel 1911 aveva ospitato l’Esposizione Universale e trent’anni dopo divenne orto dei torinesi. Persino Piazza Venezia e il Foro Romano vennero trasformati in granai nel bel mezzo della capitale. Ora una nuova epoca di crisi ha dato nuova linfa all’agricoltura cittadina, spiazzando persino chi aveva profetizzato l’ascesa dell’agricoltura di prossimità e della filiera corta. Più corta di così… basta andare sul balcone!

Fonte:  Coldiretti