Gasdotto di Doñana: il Governo spagnolo si arrende, niente ampliamenti

La Giunta dell’Andalusia si è opposta alla costruzione di un gasdotto che avrebbe attraversato il parco europeo con la maggiore biodiversità885129951-594x350

Alcune settimane fa Ecoblog si era occupato del progetto di costruzione di un gasdotto di 20 chilometri nel parco naturale di Doñana, un’opera che aveva sollevato non poche perplessità fra gli ecologisti a causa dei danni che avrebbe provocato alla riserva naturale con la maggiore biodiversità di tutta Europa. Ora dalla Spagna arriva la notizia della decisione tombale della giunta dell’Andalusia che, nonostante l’ok da parte del Ministero dell’Agricoltura, dell’Alimentazione e dell’Ambiente, ha deciso di fermare il progetto a causa dei dubbi connessi all’impatto ambientale dell’opera. La giunta andalusa aveva le competenze e il potere esecutivo per fermare l’opera e ha deciso di opporsi alla decisione del governo centrale per salvaguardare l’ecosistema di un parco che è Patrimonio dell’Umanità. Nel sottosuolo intorno a Doñana si estrae il gas da circa trent’anni, il progetto naufragato era quello di consolidare questa attività: le ambizioni della compagnia d’estrazione trasporto si sono però scontrate con l’opinione pubblica e con la giunta regionale che non si è dimenticata di come Doñana sia una risorsa all’interno di quel sistema turistico che fa dell’Andalusia una delle mete più ambite al mondo. Il progetto prevedeva l’aggiunta di 20 chilometri di gasdotto e cinque pozzi di estrazione in aggiunta ai 70 chilometri e ai 20 pozzi preesistenti. Un affare da 200 milioni di euro andato in fumo. Una volta tanto sembra aver prevalso il buon senso e una “visione” di medio-lungo termine, due doti che dovrebbero essere basilari in ogni pianificazione politica.

Fonte: El Pais

 

OGM: soltanto 5 Paesi europei utilizzano il transgenico in agricoltura

 

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Repubblica CecaSlovacchiaRomaniaPortogallo e Spagna sono gli ultimi cinque Paesi europei a proseguire con la coltivazione di OGM. Le coltivazioni di mais transgenico ammontano a 129mila ettari di mais piantati nel 2012, un’estensione decisamente trascurabile sul totale della superficie agricola comunitaria. Di questi 129mila ettari, circa 100mila sono coltivati in Spagna, unico Paese europeo in cui le coltivazioni transgeniche avvengono su larga scala. Ma nel sud della penisola iberica qualcosa potrebbe cambiare: la giunta regionale dell’Andalusia si aggiungerà presto ai comuni che si sono recentemente dichiarati liberi da OGM. È il partito Izquierda Unida a farsi promotore dell’iter parlamentare che dovrebbe portare alla sospensione di tutte le autorizzazioni di coltivazione e importazioni di transgenici nelle campagne andaluse che rappresentano il 10% del coltivato spagnolo. In Europa – come emerso dal Rapporto del Servizio Internazionale per l’acquisizione delle applicazioni nelle biotecnologie per l’agricoltura (ISAAA) – l’opposizione alla diffusione del transgenico in agricoltura è sempre più compatta: anche grazie alla forte contrarietà dei consumatori (il 71% degli italiani, secondo un’indagine Coldiretti Swg, non vuole cibo transgenico) gli Stati membri dell’UE hanno scelto di eliminare gli OGM dalle loro coltivazioni. Il transgenico si afferma, invece, con prepotenza tra i paesi in via di sviluppo, mentre diminuiscono drasticamente i paesi industrializzati che ne fanno uso. I sei paesi leader nel biotech sono Stati Uniti d’America (69,5 milioni di ettari), Cina, India, Brasile, Argentina e Sud Africa che, insieme, coltivano il 46% delle colture biotech globali. Fra i nuovi arrivati che nel 2012 hanno allungato la lista dei coltivatori di OGM ci sono il Sudan (per il cotone) e Cuba (per il mais).

Fonte:  El Pais I Coldiretti