Analisi dei costi e modelli della raccolta differenziata multimateriale in Italia in uno studio promosso da Utilitalia e Bain

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Realizzato da BAIN per conto di UTILITALIA, l’analisi entra nel merito della presenza e dei costi delle raccolte congiunte delle diverse frazioni di rifiuto da imballaggio (carta e cartone, vetro, plastica e metalli) combinate fra di loro con diverse modalità

Come è meglio raccogliere il vetro, la plastica, la carta, il metallo e le frazioni umide dei nostri rifiuti? Come cambia il costo del servizio di raccolta se basato su un unico cassonetto stradale, o anche sulle campane per il vetro e sui cassonetti per la carta o il ferro? È più utile la raccolta monomateriale, che segmenta ogni tipologia di rifiuto o quella multimateriale che accorpa nello stesso cassonetto vetro-plastica-metalli oppure carta-vetro-plastica-metalli? Quale è la scelta migliore perché un Comune raggiunga gli obiettivi di raccolta differenziata previsti dalla legge?
La scelta degli enti locali e il lavoro delle aziende di igiene urbana può presentare scenari totalmente differenti, che vengono studiati da alcuni anni e lo scenario è tracciato dai risultati dello studio ‘Analisi Costi Raccolta Differenziata Multimateriale’, promosso da Utilitalia – la federazione delle imprese dei servizi ambientali, idrici ed energetici – e realizzato da Bain, su un campione molto rappresentativo del Paese, pari al 24% della popolazione italiana.
Dopo l’analisi che nel 2013 Utilitalia e Bain hanno presentato sui costi della Raccolta Monomateriale dei rifiuti da imballaggi e quella del 2015 sulla Raccolta Differenziata della frazione organica (con un’appendice sulla raccolta indifferenziata) nel 2017 è la volta di uno studio sui diversi costi sostenuti dalle imprese sulla base delle diverse combinazioni e modalità di raccolta (stradale e/o domiciliare).
La fotografia scattata dalla ricerca presentata a Roma offre alcuni dati su composizione, modelli, sistemi e analisi dei costi della raccolta differenziata, facendo anche una comparazione tra ritiro ‘stradale’ e domiciliare. Le imprese che utilizzano almeno una modalità di raccolta multimateriale sono il 94%. I modelli di raccolta sono principalmente cinque, divisi in ‘leggero’ (plastica-metalli e carta-plasticametalli) e ‘pesante’ (vetro-metalli, vetro-plastica-metalli, carta-vetro-plastica-metalli). Il modello ‘leggero’ incide per il 47%, quello ‘pesante’ per il 53%. In tutti e cinque i modelli è presente la raccolta di metalli. Quelli più diffusi sono: plastica-metalli (42%), vetro-plastica-metalli (25%), vetro-metalli (23%). Guardando alla categoria di rifiuto, per il vetro il modello più diffuso è quello ‘vetro-metalli’ (23%), per la plastica è ‘plastica-metalli’ (62%), per i metalli è ‘plastica-metalli (36%).
Il ‘porta a porta’ vince, sia pur di poco, con il 51% sulla raccolta stradale (49%). Nello specifico, quando il modello è il multimateriale ‘leggero’ prevale il ‘porta a porta’ con il 56%; quando invece il modello è ‘pesante’ la raccolta stradale arriva al 60%. Oltre il 30% dei rifiuti della differenziata – spiega il documento – sono raccolti con modalità multimateriale: circa 1,9 milioni di tonnellate all’anno (6% della produzione totale di rifiuti urbani) su un totale di oltre 6,3 milioni di tonnellate.
Sono oltre 119 mila le tonnellate di carta e cartone (pari al 4% del totale) raccolte; più di 839 mila quelle di vetro (48%); quasi 819 mila di plastica (70%); oltre 132 mila di metalli (51% del totale). La percentuale sale al 56% escludendo dal computo carta e cartone. Perciò considerando soltanto plastica, vetro e metalli sono quasi 1,8 milioni le tonnellate raccolte con modalità multimateriale su un totale di quasi 3,2 milioni di tonnellate.
“Non c’è un unico modo di fare le cose – osserva il vicepresidente di Utilitalia, Filippo Brandolini – ci sono delle variabili che cambiano in base alle caratteristiche del territorio, della popolazione, della stagionalità. Le aziende, in generale, sono attente a tutti i modelli che si stanno sviluppando perché soltanto da un’analisi comparata di dati effettivi, riscontrabili e statisticamente rappresentativi, si riescono a fare scelte di efficienza industriale e di riduzione dei costi di gestione”.
Il costo di raccolta del multimateriale in Italia è pari a 185 euro a tonnellata. In generale per la raccolta multimateriale il ‘porta a porta’ costa di più con una differenza che oscilla tra il 30 e il 40%. Costi maggiori che vengono riassorbiti però dal trattamento industriale successivo, che è naturalmente più basso quando concentrato su un’unica tipologia.
Guardando invece alla comparazione dei costi, emerge mediamente una maggiore convenienza della raccolta con il sistema multimateriale rispetto a quello monomateriale. La ricerca rileva anche come, a fronte di una maggiore efficienza, i valori di intercettazione della differenziata pro-capite siano mediamente più bassi.

Fonte: ecodallecitta.it

Come cambia la mobilità nelle città metropolitane: la nuova analisi di Isfort-Audimob

Nelle città metropolitane, in un giorno medio feriale, 6 spostamenti su 10 si compiono con il mezzo privato. Le quote percentuali maggiori per spostamenti con mezzi pubblici si registrano a Milano(22,1%) e Roma (22,2%). Le città in cui i cittadini sarebbero più propensi a un cambio modale dall’auto al TPL o alla mobilità dolce sarebbero Roma e Napoli381565

Potrebbe essere questo il momento giusto per proporre davvero un cambio modale nelle abitudini di spostamento degli Italiani, secondo l’Osservatorio Audimob di Isfort: nella fase pre-crisi economica – scrivono gli analisti – i cittadini non mostravano segnali particolarmente forti di propensione al cambio modale; solo il 22,9% si dichiarava pronto a una diminuzione dell’uso dell’auto privata e il 25,7% esprimeva il desiderio di voler aumentare l’uso del mezzo pubblico.
La disponibilità sarebbe però aumentata negli anni della recessione economica e, in particolare nell’ultimo periodo (2011-2013), separarsi dall’auto attraversa i pensieri del 38,4% dei residenti nelle città metropolitane e la scelta del trasporto pubblico diventa una possibile alternativa per il 44,4% di loro (46,1% nei capoluoghi).
In maniera abbastanza sorprendente, secondo i sondaggi di Isfort, Roma Napoli sarebbero le metropoli dove i cittadini interessati a un minor uso dell’auto superano il 40%, e quelli favorevoli a un maggior uso del mezzo pubblico si attestano intorno al 51%. (NdR: ricordiamo che le indagini Audimob sono effettuate con metodo CATI, sondaggi telefonici che vengono effettuati su un campione annuale di 7.500 persone tra i 14 e gli 80 anni stratificato per regione, per sesso e per classi di età). Forse però, l’apparente stranezza del dato si spiega con una considerazione: sono proprio le città più trafficate e relativamente meno servite dal TPL a far nascere il desiderio di sfuggire alle quattro ruote.
Concludono infatti gli analisti di Isfort: “Crisi economica, città caotiche immerse nello smog e invase dal traffico, segnali di apertura al cambiamento da parte dei cittadini e forse anche un po’ di coscienza ambientale portano a pensare che è il momento adatto per promuovere politiche di mobilità sostenibile“. “Un obiettivo a breve termine potrebbe essere modificare abitudini strutturate come quelle dell’uso dell’auto per brevi tragitti che, tra l’altro, non prevedono spostamenti successivi nell’arco della giornata Si parla di percorsi inferiori ai 3 km (3,7% degli spostamenti
totali) o di quelli fino a 5 km (6,4% degli spostamenti totali), poco più di 1 milione di viaggi giornalieri nel primo caso che arrivano a 2,2 milioni nel secondo esempio. Di questi spostamenti poco meno della metà sono ascrivibili ai residenti nei comuni capoluogo delle città metropolitane, sono quindi percorsi all’interno di grandi città che potrebbero essere facilitati da camminamenti pedonali, piste ciclabili e mezzi pubblici più frequenti.
Ipotizzando di spostare su qualsiasi mezzo alternativo gli spostamenti in auto fino 3 km dei residenti nei capoluoghi, il risultato porterebbe a circa 200 milioni di km-auto in meno per anno, con un risparmio di almeno 20 mila tonnellate di CO2.

I MEZZI UTILIZZATI PER GLI SPOSTAMENTI QUOTIDIANI

Nelle città metropolitane*, in un giorno medio feriale, 6 spostamenti su 10 si compiono con il mezzo privato, un dato per lo più stabile che non è variato significativamente dal 2004 ad oggi. La differenza sostanziale si ha con gli spostamenti dei residenti nei comuni capoluogo dove la quota percentuale di preferenza del mezzo privato scende di ben 8-9 punti percentuali rispetto al dato complessivo delle province.
Il maggior uso del mezzo privato nelle città metropolitane va a discapito delle quote percentuali sia degli spostamenti a piedi o in bici, sia di quelli con il mezzo pubblico, anche in questo caso i dati rilevati nei comuni capoluogo si discostano dai valori medi generali. Nel 2011-2013 il 46,5% degli spostamenti dei residenti nei comuni capoluogo avviene con un mezzo sostenibile (23% a piedi o in bici e il 23,5% con il mezzo pubblico), ma la quota percentuale cala al 37,8% quando il dato riguarda l’intera estensione amministrativa delle città metropolitane.
Nel triennio 2011-2013 la provincia più virtuosa per il minor uso dell’auto è, ovviamente,Venezia con il 52,3%, segue però Milano con il 56,9%. Se parliamo di quote percentuali maggiori per spostamenti con mezzi pubblici ai primi posti tra le città metropolitane si posizionano Milano (22,1%) e Roma(22,2%).  * La legge Delrio (Legge n.56 del 7 aprile 2014 “Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni”) ridisegna confini e competenze delle amministrazioni locali e istituisce le Città metropolitane (Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria e Roma Capitale). Il territorio della città metropolitana coincide con quello della omonima provincia. 

Per leggere il documento completo: Città metropolitane: mobilità, crisi e cambio modale

Fonte: ecodallecitta.it