Greenpeace, Legambiente e Wwf: “Un’economia Green per superare crisi economica e ambientale”

“Nuova politica energetica che punti all’efficienza ed alle rinnovabili”. Lo hanno chiesto oggi a Roma Greenpeace, Legambiente e Wwf durante il convegno “Europa 2030. Obiettivi ambiziosi per la lotta ai cambiamenti climatici e l’energia”380581

Un’Europa che sappia guardare al futuro attraverso una nuova politica energeticascelte innovative ed obiettivi ambiziosi per il clima e l’energia. È questo quello che Greenpeace, Legambiente e Wwf chiedono all’Ue e all’Italia in vista dell’incontri che il Consiglio Europeo avrà il prossimo 23 e 24 ottobre durante la presidenza italiana, per definire i nuovi obiettivi al 2030 su clima ed energia. “Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi deve assumere un ruolo da leader in questo campo come Presidente di turno Ue e proporre target necessari per raggiungere le emissioni zero entro la metà del secolo”, ha detto Wendel Trio, direttore di Can Europe.  Questi temi sono stati al centro oggi del convegno in Campidoglio “Europa 2030. Obiettivi ambiziosi per la lotta ai cambiamenti climatici e l’energia” organizzato da Greenpeace, Legambiente e Wwf cui hanno preso parte esperti del settore. Le associazioni ambientaliste hanno ribadito la necessità per l’Europa di prendere decisioni chiare e vincolanti in materia di energia ed efficienza energetica, contestando gli obiettivi comunitari al 2030 proposti dalla Commissione che non permetterebbero all’Europa di mettere in campo una azione climatica coerente e forte in grado di invertire la rotta: 40% di riduzione delle emissioni di co2 per gli Stati membri, aumento al 27% per le rinnovabili vincolante solo a livello comunitario, incremento al 30% di efficienza energetica, senza specificare se mantenere tale obiettivo vincolante o indicativo. Obiettivi che tra l’altro non sarebbero coerenti con la traiettoria di riduzione delle emissioni di almeno il 95% al 2050, in grado di contribuire a contenere il riscaldamento globale sotto la soglia critica di 2 gradi centigradi. Greenpeace, Legambiente e Wwf propongono invece 3 target “necessari per il nuovo accordo su clima ed energia”: riduzione delle emissioni di gas serra che arrivi al 55% ed esclusione dell’utilizzo dei crediti internazionale per il raggiungimento di questo obiettivo (ad oggi il 75% dei crediti esterni Ue è realizzato in Russia, Ucraina e Cina); inclusione di un obiettivo vincolante per l’efficienza energetica che arrivi al 40%; aumento dell’ambizione dell’obiettivo per le rinnovabili al 45%. Solo in questo modo l’Europa potrà – secondo le associazioni – ritornare a svolgere quel ruolo di leadership indispensabile per costringere gli altri partner, a partire da Cina e Stati Uniti, a mettere sul tavolo impegni altrettanto ambiziosi.  “L’Italia deve avere un ruolo predominate, è chiamata in Europa a essere portatrice di una visione ambiziosa nel dibattito per la definizione dei nuovi obiettivi 2030. Lo stesso Renzi sarà ricordato per le decisioni che prenderà in materia”, ha detto Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente, a margine del convegno. “Deve essere un interesse comune quello di ridurre le fonti fossili e puntare all’efficienza energetica, temi su cui c’è tanta ipocrisia: politici e imprese continuano a sottolineare la necessità di puntare all’efficienza energetica, ma alle parole raramente seguono fatti concreti”. Nei giorni scorsi inoltre le tre associazioni hanno lanciato un appello al Premier italiano, sottoscritto da altre 20 associazioni, proprio per chiedere al Governo italiano di sostenere con forza un nuovo accordo politico per il nuovo quadro comunitario al 2030. “Bisogna agire e in fretta”, ha sottolineato Giuseppe Onufrio, direttore delle campagne di Greenpeace Italia. “I cambiamenti climatici sono una realtà e creano un numero di profughi maggiore di quello causato dalle guerre. Per questo chiediamo impegni per l’utilizzo delle fonti rinnovabili e per l’efficienza energetica”.
Un’economia green – concludono le associazioni – può farci superare la doppia crisi climatica ed economica creando nuove opportunità dal punto di vista dell’occupazione, dell’innovazione e dello sviluppo di tecnologie pulite e che può limitare l’importazione di energia dalla Russia.

Fonte: ecodallecitta.it

Terzo workshop in giornalismo e comunicazione ambientale

Scadono il 17 aprile le iscrizioni al terzo workshop in Giornalismo e Comunicazione Ambientale, che si terrà a Lesina (FG) presso il Centro Visite del Parco Nazionale del Gargano. Il corso, organizzato e promosso dal giornalista ambientale Giorgio Ventricelli, prenderà il via sabato 20 aprile.

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Scadono il 17 aprile le iscrizioni al terzo workshop in Giornalismo e Comunicazione Ambientale, che si terrà a Lesina (FG) presso il Centro Visite del Parco Nazionale del Gargano. Il corso, organizzato e promosso dal giornalista ambientale Giorgio Ventricelli, prenderà il via sabato 20 aprile, alle ore 9, con il modulo in Giornalismo Ambientale “Come diventare giornalista ambientale: tecniche e strumenti di una professione trasversale”, con il direttore de La Nuova Ecologia, la rivista di Legambiente, Marco Fratoddi. Domenica 21 aprile si entra subito nel vivo del workshop con una visita guidata in barca dal titolo “Tra terra e mare… naturalmente a Lesina”, con Gianfranco Pazienza ricercatore del CNR Ismar di Lesina, che accompagnerà i corsisti alla scoperta della laguna di Lesina. Lunedì 22 aprile, dalle ore 9 alle 15, l’operatore video di Studio9TV, Ugo Visciani, terrà il modulo Tecniche di ripresa e montaggio video “Dalla Televisione alla web tv”:  saranno trasferite ai corsisti le nozioni base per realizzare riprese e montaggio video per servizi giornalistici televisivi e web tv e reportage ambientali. Sempre lunedì 22 aprile, dalle ore 15 alle 19, Oronzo Simone, geologo SIGEA Puglia, tratterà il tema “Geoturismo e Geoparchi” nel modulo in Geologia Ambientale, che ha ottenuto il riconoscimento da parte dell’Ordine dei Geologi della Puglia di quattro crediti formativi professionali. L’Ordine dei Geologi della Puglia sta valutando la concessione dei crediti formativi anche per i moduli in: Diritto Ambientale, Gestione ambientale e Greenwashing, Management dell’Energia, dell’Ambiente e del Paesaggio. Martedì 23 aprile si conclude il modulo in Giornalismo Ambientale con Giorgio Ventricelli, direttore del workshop, che parlerà di comunicazione ambientale, dalle ore 9 alle 13, mentre Lucia Schinzano, direttore responsabile di Ambient&Ambienti.it, dalle ore 15 alle 19, terrà un laboratorio di giornalismo e parlerà dell’esperienza professionale della più importante testata giornalistica in Puglia specializzata in ambiente. Mercoledì 24 aprile, dalle ore 9 alle 13, l’ecoblogger Alessio Fabrizi terrà il modulo in Social Media e web 2.0 “#Green web: comunicazione ambientale 2.0”: social network, scrittura sul web e come aprire e gestire un blog saranno i temi principali della lezione. Giovedì 25 aprile il workshop si trasferirà per una mattinata di trekking ad Ischitella (FG) per la visita guidata “Alla scoperta delle sorgenti d’acqua del Parco Nazionale del Gargano”, con la guardia ambientale AIVVE Stefano Atzori. Leonardo Battista, fotografo naturalista, terrà sul campo il modulo in Fotografia Ambientale “La fotografia naturalistica nel Parco Nazionale del Gargano”. Venerdì 26 aprile, dalle ore 9 alle 13, lo scienziato ambientale dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, Tommy Meduri, terrà il modulo inGestione ambientale e Greenwashing “Dai label ambientali ed energetici alle modalità per conoscere e riconoscere un’attività di greening da quella di greenwashing”: tra gli argomenti che saranno trattati i sistemi di gestione ambientale UNI ISO 14001:2004 ed EMAS e i marchi ambientali. Dalle ore 15 alle 19, invece, Nico Palatella, vice capo Delegazione FAI di Foggia e manager Bio&Geo, terrà il modulo Management dell’Energia, del Paesaggio e dell’Ambiente “FAI ATTENZIONE: gli interventi realizzati dall’uomo sul territorio per l’approvvigionamento energetico, e le ricadute sul genere umano”, in cui si parlerà di consumo del territorio, attraverso casi studio di piani paesaggistici, e di edilizia ed efficientamento energetico degli edifici. Infine, sabato 27 aprile, dalle ore 9 alle 13, il workshop si concluderà con il modulo in Diritto Ambientale “L’abusivismo edilizio nelle aree naturali protette”, a cura dell’avvocato Maria Elena Ritrovato, che tratterà l’abusivismo edilizio nelle aree naturali protette.  Il modulo ha ottenuto il riconoscimento di quattro crediti formativi da parte dell’Ordine degli Avvocati di Foggia e dell’Ordine degli Avvocati di Lucera, ed è a partecipazione gratuita per gli avvocati e gli abilitati al patrocinio iscritti presso i due ordini professionali. Il workshop è rivolto a: giornalisti professionisti, giornalisti pubblicisti, addetti stampa, blogger, studenti universitari, geologi, avvocati, ingegneri, biologi, agronomi, geografi, fotografi, cineoperatori, forze di polizia, rappresentanti di associazioni non profit, impiegati pubblici, operatori di Laboratori e Centri di Educazione Ambientale, operatori delle aree protette e di siti storico-archeologici, insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado, animatori culturali, guide ambientali e speleologiche. Grazie al sostegno del partner tecnico UGO – ComunicoErgo Sum  e delle testate giornalistiche La Nuova Ecologia, Ambient&Ambienti, Canale 99TV-TRSS, TvGargano.it webtv,  Culttime.it, IlCambiamento.it e Studio 9TV webtv, i corsisti avranno modo di realizzare degli elaborati scritti, video e fotografici che saranno, in seguito, pubblicati dai media partner. Il workshop vede il patrocinio e la preziosa collaborazione di: Provincia di Foggia, Parco Nazionale del Gargano, Comune di Lesina, Consiglio Nazionale dei Giornalisti, Ordine dei Giornalisti della Puglia, Assostampa Puglia, Consiglio Nazionale dei Geologi, Ordine dei Geologi della Puglia, Ordine degli Avvocati di Lucera, Ordine degli Avvocati di Foggia, Legambiente Puglia, Legambiente Circolo “Andrea Pazienza” San Severo, FAI Delegazione di Foggia, SIGEA Puglia – Società Italiana di Geologia Ambientale, CNR Ismar Lesina, Associazione Amici della Laguna, AIVVE – Associazione Italia Verde Volontari per l’Europa, Bio&Geo, EcoVeicoli.

Per informazioni e iscrizioni:

347.5667173

workshopgiornalismoambientale@gmail.com 

III Workshop Gionalismo e Comunicazione Ambientale.

Fonte: il cambiamento

 

In Germania si costruisce il futuro: l’ecovillaggio di Sieben Linden

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Affrontare l’attuale crisi ambientale, sociale ed economica dando vita ad un nuovo modello di società fondato su solidarietà, condivisione, risparmio e consapevolezza. Questi i presupposti da cui ha preso vita oltre quindici anni fa l’ecovillaggio di Sieben Linden, nel nord della Germania. L’ecovillaggio di Sieben Linden è situato in aperta campagna nel nord della Germania, regione della Sassonia Anhalt (ex DDR), ed è abitato da 150 persone di cui 40 bambini e adolescenti. Queste persone hanno deciso che la crisi ambientale, sociale, economica, politica la risolvono per davvero.

Il progetto esiste da oltre quindici anni e dimostra che, se si vuole, si può migliorare la qualità della vita dando a questa un senso profondo. Persone normali di tutte le estrazioni sociali e possibilità economiche hanno creato un sistema sostenibile senza essere marziani, hippies o miliardari. Le abitazioni sono state costruite con materiali come il legno locale, balle di paglia, isolamento in fibra di cellulosa e fibra di legno, terra cruda e vengono alimentate energeticamente da legna, pannelli solari fotovoltaici e termici, il tutto per ridurre al minimo l’impatto ambientale. Le decisioni vengo prese da tutti, ci sono i vari gruppi di lavoro e ognuno ha un ruolo all’interno dell’ecovillaggio che è un modello di micro società alternativa, così come dovrebbero e potrebbero esserlo tanti progetti anche da noi e infatti c’è chi in Italia ci sta già provando. La cucina è vegetariana e vepersone,abitazioni,gan con molti alimenti auto prodotti all’interno di un sistema di permacultura. Per tutto quello che non si autoproduce c’è un acquisto collettivo biologico che coinvolge l’intera comunità e che riduce i costi del 40% dei prodotti non solo alimentari ma anche di tutti quelli che servono per l’igiene personale e la pulizia della casa. Per i bambini c’è un asilo interno dove i bambini passano molto tempo all’aperto e non corrono il rischio di essere investiti.

A Sieben Linden la cucina è vegetariana e vegan con molti alimenti auto prodotti all’interno di un sistema di permacultura. Su 150 persone le automobili sono solo una ventina e alcune sono della comunità a disposizione di tutti e se si usano si pagano solo i chilometri effettivamente percorsi, senza bisogno di pensare ad assicurazioni, spese di manutenzione, etc. Le persone si aiutano molto fra di loro, c’è solidarietà e supporto fra gli abitanti che permette di rafforzare le relazioni e anche risparmiare molti soldi in servizi che nella società normale devono essere pagati e che invece in progetti del genere sono gratuiti e volentieri donati reciprocamente. Sieben Linden sfata i pregiudizi di coloro che pensano che questi progetti siano isole felici scollegate dalla realtà e per pochi disadattati. Laddove in quella zona prima dell’arrivo di queste persone c’era abbandono, deserto relazionale e culturale, è stata portata una ventata di entusiasmo e di rinascita dell’economia locale con persone che vengono a Sieben Linden a lavorare o a visitare il posto da tutte le parti della Germania e anche dall’estero. Fra le tante attività si organizzano infatti corsi, seminari, incontri internazionali per tutti coloro che siano interessati a conoscere questa interessante realtà. La famosa cultura che si cita spesso come aspetto prioritario nella città e poi magari si va a teatro una sola volta l’anno, la fanno direttamente gli abitanti di Sieben Linden. Una volta a settimana c’è il cinema, ci sono spettacoli teatrali organizzati da loro, c’è la discoteca, un locale bar, un negozio interno, la sauna, un coro, si organizzano corsi di yoga, thai chi, danza, pittura, etc e la maggior parte sono gratuiti. Ci sono tante relazioni con persone di diverse professionalità, conoscenze, culture, storie che regalano una grande ricchezza a chiunque frequenti il posto anche per poco tempo.
Le abitazioni sono state costruite con materiali come il legno locale, balle di paglia, isolamento in fibra di cellulosa e fibra di legno, terra cruda. Ma veniamo all’argomento principe, la pietra angolare di tutto: i soldi. Proprio perché in questo posto non si spreca, si risparmiano energie e risorse, ci si dà una mano, si condivide molto senza per questo fare particolari rinunce o essere dei monaci, la vita costa veramente poco. Una persona, considerati gli elementi base di affitto, alimentazione, energia, acqua, internet, etc, spende mediamente al mese circa 500/600 euro e poco più se ha dei figli. All’interno di questa cifra si può anche usufruire di una mensa comune biologica che prepara quotidianamente pasti per la colazione, pranzo e cena. A Sieben Linden hanno fatto quadrare il cerchio, si spende poco, si ha tutto quello che serve, si vive a contatto con la natura, si ha supporto dalla comunità, si ha vita culturale, si imparano molte cose nuove e mestieri, si conoscono persone e culture diverse. Ma secondo i parametri economici tedeschi (simili ai nostri), in teoria queste persone a cui non manca nulla, vivono al di sotto della soglia di povertà. Viene da chiedersi allora la povertà dove sta davvero? In chi guadagna più soldi ma fa una vita di inferno? In chi non si costruisce nessuna prospettiva e aspetta che gli cali dal cielo qualche miracolo? A cosa serve avere tanti soldi, inseguire uno stipendio che deve essere sempre più alto per comprare sempre più cose? Chi è veramente povero nella società dei consumi? Secondo quali parametri totalmente sballati si viene considerati poveri? Le persone di Sieben Linden vivono così come tanti predicano ma che non fanno. Cosa ci sarà di tanto difficile nel mettere assieme la teoria con la pratica? In ogni caso vista la situazione drammatica attuale, volenti o nolenti, la società del futuro, speriamo non troppo lontano, sarà simile a quella di questi pionieri. Sieben Linden sfata i pregiudizi di coloro che pensano che questi progetti siano isole felici scollegate dalla realtà. Nasceranno sempre più variegati progetti di questo tipo che si scambiano competenze e informazioni e si rafforzano fra loro, progetti costituiti da persone consapevoli, attive e che danno risposte pratiche e sensate ai problemi che ci stanno portando a fondo. Basta poco per avere ispirazione, basta fare un viaggetto e vedere con i propri occhi, poi rimboccarsi le maniche e rifare dalle nostre parti cose simili, tenendo ben presente che noi in Italia siamo molto più avvantaggiati perché con le nostre condizioni geoclimatiche, potremmo autoprodurci molti più alimenti ed energia. E poi volete mettere il clima italiano e il clima del nord della Germania? In Italia potremmo diventare un meraviglioso giardino nel quale fare crescere speranza e bellezza.

Per tutti quei giovani che pensano che possibilità non ce ne siano, che non ci sia lavoro, che si sentono inutili o aspettano non si sa bene cosa, consiglio caldamente di visitare posti del genere dove ognuno ha una sua collocazione, un ruolo, un senso, non si sente da solo contro il mondo. Bisogna darsi da fare, essere attivi e crearsi opportunità, di certo nulla verrà per grazia ricevuta ma se non ci si dà da fare, se non ci si muove, non si possono certo scoprire i propri talenti e misurare le proprie possibilità. Prima di criticare iniziative del genere o liquidarle con commenti banali e idiozie assortite parlando di Arcadie, di utopie, di isole felici, di progetti impossibili, andate a trovarli e vi accorgerete che sono estremamente realistici e quello che fanno è riproponibile senza sforzi titanici o montagne si soldi. I progetti impossibili, le vere utopie sono quelle che la società dei consumi ci ha martellato fino ad ora ed è ormai evidente che non ci portano proprio da nessuna parte.

Fonte: il cambiamento

Pensare come le Montagne

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Olimpiadi 2016, tonnellate di pesce morto nelle acque dei canottieri

In vista delle Olimpiadi 2016 in Brasile cominciano ad affiorare, dal torbido del gigante sudamericano, alcuni sospetti sulla tenuta “ambientale” dello sviluppo carioca: sono stati infatti ritrovati migliaia di pesci morti, stimati in ben 72 tonnellate, nella laguna Rodrigo de Freitas, che ospiterà le gare di canottaggio delle prossime Olimpiadi.

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Secondo le autorità la causa di questa incredibile moria di pesci è da attribuire alla deossigenazione dell’acqua della laguna: a causa delle forti piogge che recentemente hanno colpito quella zona del Brasile infatti, pare che si siano riversate nelle acque grandi quantità di materiale organico, cosa che ha successivamente provocato il fenomeno della deossigenazione, e quindi della morte dei pesci. La deossigenazione dell’acqua, dal punto di vista meramente chimico, è l’eliminazione dell’ossigeno naturalmente disciolto in acqua (la cui formula, lo ricordiamo, è H2O, dove la O sta per ossigeno); questo fenomeno, utilizzato ad esempio per condurre alcuni tipi di analisi sull’acqua (per le quali la presenza di ossigeno potrebbe interferire sui risultati o sulle stesse analisi), può essere provocato nelle acque ad esempio dall’eccessiva proliferazione di alghe in seguito a fenomeni di eutrofizzazione (grande disponibilità di nutrimenti). La morìa di pesce nella laguna Rodrigo de Freitas non è un evento nuovo: in Italia casi eccellenti li abbiamo nel lago di Pietra del Pertusillo in Basilicata o nel canale di Isola Sacra a Fiumicino (Rm), dove il Tevere sfocia nel Tirreno, ad esempio, mentre in Brasile un evento simile si registrò nel 2009 sulla superficie del Rio di Santa Barbara. Lungo il fiume, nella regione del Buritama, erano state raccolte oltre 100 tonnellate di pesce morto in quello che viene ricordato come uno dei disastri ambientali più toccanti per il popolo brasiliano. Tornando alla laguna Rodrigo de Freitas, da martedì scorso le autorità e la popolazione sono in vera emergenza: le 72 tonnellate di Alosa fallax lacustris, comunemente chiamata Agone, ritrovate dalle autorità hanno messo in allarme l’intero sistema di acque reflue e depurazione della laguna. Per l’emergenza sono stati mobilitati 194 “spazzini” su quattro barche, con camion a supporto; sembrerebbe che abbiano risolto anche il problema del forte fetore di pesce marcio, che tuttavia non ha impedito lo svolgersi di una gara sportiva questo fine settimana.

Fonte:  Globo

 

Al via il progetto AgriTorino, agricoltura sostenibile per rispondere alla crisi

È stato presentato il progetto solidale AgriTorino che mira a creare una nuova agricoltura con funzione sociale, ambientale ed economica. Si tratta di un patto tra produttori e consumatori con il quale i primi affidano a giovani disoccupati delle terre abbandonate o sottoutilizzate.

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Dando un’occhiata ai dati diffusi dall’Istat lo scorso venerdì sembra evidente, anche per i non addetti ai lavori, che il Belpaese si trovi in posizione supina. In riferimento all’anno 2012, il Pil è diminuito del 2,4%, il rapporto deficit/Pil è al 3% (in poche parole lo Stato ha speso più di quanto ha incassato), e il debito pubblico è al 127% del Pil. In tali scenari catastrofici, l’operato del governo dei tecnici ci ha inoltre regalato un incremento del 3% delle entrate fiscali e una disoccupazione, d’inizio d’anno 2013, che si attesta all’11,7% mentre è ai massimi storici per gli under 24, con il 38,7% di inoccupati (è al 50% nel sud del paese). Poche volte ci attacchiamo ai numeri, seppure certi indicatori e certi dati risultino avere una valenza informativa, ed, anzi, di frequente, preferiamo raccontare esperienze reali, azioni, atti di concretezza che dimostrino come la forza e l’impegno degli individui possano remare contro la corrente delle negatività generata da un sistema obsoleto. E così, proprio contro la crisi e l’inefficacia della classe dirigente, l’ingegno si aguzza e si federa intorno ad azioni solidali poste in essere in micro mondi per provare a dare vita ad iniziative stimolanti e speranzose. È il caso del progetto Agritorino, presentato a Torino lo scorso fine settimana, che mira a creare un nuovo modo di fare e vivere l’agricoltura. Il mondo del volontariato torinese come il Sermig, il Cottolengo, la Congregazione Salesiana insieme ai Padri Somaschi, PerMicro e Piazza dei Mestieri si sono fatti promotori di un’iniziativa dalle finalità molteplici: valorizzare la terra, mettere in produzione la terra incolta, produrre prodotti di qualità, vendere in maniera etica e creare occupazione giovanile oltre che professionalità nel settore agricolo. Si tratta di un patto tra produttori e consumatori con il quale i primi affidano delle terre abbandonate o sottoutilizzate a dei giovani disoccupati, i nuovi agricoltori del 2013, che vengono formati all’agricoltura ecosostenibile con l’obiettivo di avere un’occupazione generatrice di un reddito, ma allo stesso tempo di fornire dei prodotti di qualità alla comunità a prezzo etico.

Si è dato il via a questa sperimentazione che sarà supervisionata dal comitato promotore per testare la fattibilità tecnica dell’iniziativa nonché la sua sostenibilità economica. Se il buongiorno si vede dal mattino, sembrerebbe che l’avventura parta nel migliore dei modi visto che sono già stati identificati dei terreni disponibili nel piemontese che verranno dati in comodato d’uso dai proprietari, il Cottolengo e i Salesiani, per l’immediato start del progetto. In assenza di misure incisive dei governi nazionali le micro realtà del paese si organizzano differentemente, provano ad agire unendosi per seminare un benessere comunitario. Il progetto AgriTorino è una sfida interessante che nasce dalla prossimità con il territorio e dall’iniziativa di chi conosce la realtà dei cittadini e sceglie di viverla a stretto contatto anziché osservarla a distanza dalle poltrone del Palazzo. L’unione dal basso per fronteggiare il problema dell’occupazione giovanile e della crisi economica e per dare fiducia e dignità alla persona. La strada tracciata è il ritorno alla terra, dunque, per sviluppare un’agricoltura che possa giocare un ruolo sociale, ambientale ed economico: coniugare il coltivare sano con il vendere etico creando lavoro, professionalità e reddito. La radici del nostro paese e della nostra storia, poggiate sui pilastri della solidarietà, rappresentano la speranza per ripartire e affrontare il vivere presente.

fonte: il cambiamento

Manuale Pratico di Agricoltura Biodinamica

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