La vespa velutina attacca gli alveari e può essere pericolosa anche per l’uomo
È arrivata anche in Italia la vespa velutina (Nigrithorax) che viene comunemente chiamata calabrone killer. Si crede che questa vespa cinese, più piccola di un calabrone, con linee meno marcate e di colore più scuro di quello europeo, sia arrivata nel nostro Paese con un carico di porcellane provenienti dalla Cina. Un uomo è stato punto negli scorsi a Civitanova Marche e, in questo caso si pensa che le vespe fossero contenute in alcune canne di bambù che l’uomo ha portato con sé al termine di un viaggio in Oriente. In Piemonte e in Liguria il calabrone killer ha già causato ingenti danni agli apicoltori: il pericolo per le api è altissimo perché la vespa velutina se ne ciba quando queste sono ancora vive. Una volta spezzate le api, ne toglie la parte esterna per cibarsi dei muscoli del torace. Per arrivare al decesso occorre che la persona abbia una sensibilizzazione speciale alla loro puntura o un’allergia, cosa che accade anche con i calabroni europei. Il maggiore pericolo per gli esseri umani è determinato dal fatto che la vespa velutina è più aggressiva. Le velutine costruiscono i loro rifugi fra i cespugli o a livello del terreno, ecco perché sono possibili casi di contattato incidentale con gli uomini. Lo scorso anno in Francia un agricoltore è morto dopo essere entrato in contatto con uno sciame nella Valle della Loira Cuneo, Alessandria e Imperia sono le tre province italiane nelle quali sono stati segnalati il maggior numero di ritrovamenti. L’Università di Torino, in collaborazione con il Cra Api di Bologna sta mettendo a punto un micro-radar che, una volta catturata una vespa velutina, può fungere da transponder conducendo al nido, per la sua distruzione. L’operazione non è facile, anche perché si lotta contro il tempo: bisognerebbe distruggere il nido prima che le vespe vengano fecondate.
Alveari spopolati, apicoltori in allarme, sull’orlo del tracollo il delicato equilibrio dell’impollinazione che garantisce anche a nostra sopravvivenza. E’ veramente ora di salvare le api.
Le colonie di api si vanno riducendo ad un ritmo drammatico, gli alveari si spopolano, crolla la produzione di miele e l’attività di impollinazione. La sospensione temporanea degli insetticidi neonicotinoidi non basta più, occorre un bando definitivo. Per questo si batte Greenpeace che sta continuando a raccogliere le firme per avanzare questa richiesta al governo (puoi firmare qui). Un primo passo dunque è proprio vietare i pesticidi dannosi, a partire dalle sostanze più pericolose attualmente autorizzate in Europa, come imidacloprid, thiamethoxam, clothianidin, fipronil, clorpirifos, cipermetrina e deltametrina. Poi occorre praticare e promuovere pratiche agricole sostenibili, attraverso l’adozione di piani d’azione per gli impollinatori a livello nazionale, sostenere e promuovere pratiche agricole che apportino benefici all’opera di impollinazione all’interno dei sistemi agricoli: come la rotazione delle colture, aree di interesse ecologico a livello aziendale e l’agricoltura biologica. E’ necessario migliorare la conservazione degli habitat naturali e semi-naturali all’interno e intorno alle aree agricole, nonché incrementare la biodiversità nei campi. Bisogna aumentare i fondi per ricerca e sviluppo di tecniche agricole sostenibili che si allontanino dalla dipendenza da sostanze chimiche per il controllo dei parassiti, per andare verso l’uso di strumenti basati sulla biodiversità per controllare i parassiti e migliorare la salute degli ecosistemi. A livello europeo bisogna indirizzare maggiori fondi per la ricerca sull’agricoltura ecologica nell’ambito della PAC (pagamenti diretti) e di Orizzonte 2020 (programma europeo di ricerca). Possiamo fare molto anche noi, con le nostre forze.
Da una parte la Vespa velutina, o calabrone asiatico, dall’altro la Aethina tumida, un coleottero africano: stanno distruggendo gli alveari italiani.
La situazione è veramente preoccupante, lo segnalano le associazioni di apicoltori e le Agenzie regionali per l’ambiente. I predatori delle api stanno aumentando e a ciò si vanno ad aggiungere i pericoli insiti negli insetticidi neonicotinoidi con cui vengono trattate le piante. Insomma, per le api scatta l’allerta, è allarme rosso. Eppure se ne parla poco, forse non ci si rende conto di quale importanza fondamentale abbiano le api per la sopravvivenza stessa del sistema produttivo alimentare e del genere umano. Già dal 2005 ha fatto la comparsa in Francia la Vespa velutina, o calabrone asiatico, attivo predatore di api operaie che causa gravi perdite negli alveari; si è poi rapidamente diffusa in Europa, anche nel nostro paese. A fine 2013 la presenza del calabrone asiatico è stata accertata con sicurezza in Liguria, soprattutto in provincia di Imperia, e in Piemonte, nella parte meridionale della provincia di Cuneo. La rapidità di espansione è dovuta al trasporto passivo delle nuove regine, allevate dalle colonie a fine stagione, che si rifugiano in materiali di varia tipologia per trascorrere il periodo invernale. Il calabrone asiatico è un attivo predatore di api operaie, soprattutto bottinatrici di ritorno all’alveare, che cattura librandosi in volo davanti al predellino, ma può anche entrare in alveari deboli. L’attività di predazione causa disturbo alle api che riducono la loro attività con la conseguenza di minori produzioni e l’accumulo di scorte invernali più scarse, ma può causare anche la morte delle famiglie. In Francia le api rappresentano fino ai due terzi delle prede catturate e sono segnalate perdite di alveari che arrivano fino al 50%. Tra gli insetti predati compaiono anche molte specie utili come gli impollinatori selvatici e altre specie di vespe che si nutrono di insetti nocivi. Gli insetti che la vespa velutinacattura, insieme con frammenti di carne che possono strappare da animali morti, servono per l’alimentazione delle larve; gli adulti si nutrono quasi esclusivamente di sostanze zuccherine (nettare, melata, polpa di frutti maturi) da cui ottengono l’energia necessaria per volare e svolgere le loro altre attività. «L’individuazione e la distruzione dei nidi del calabrone asiatico è, al momento, il metodo di lotta più efficace, purché venga messo in pratica prima del mese di settembre, quando cominciano a comparire le nuove regine destinate a svernare» spiegano le Arpa. Purtroppo, i nidi primari, di piccole dimensioni e abitati da pochi individui, passano facilmente inosservati, mentre quelli secondari, molto più grandi e popolosi, sono nascosti dal fogliame degli alberi su cui sono costruiti. Una volta individuato un nido, questo deve essere distrutto in modo completo. Anche un altro pericolo incombe sugli alveari. Nel settembre scorso ha fatto la sua comparsa in Calabria la Aethina tumida, coleottero africano, che si è poi estesa anche in Sicilia e sta risalendo la penisola. Questo parassita si nutre di polline e miele e ne causa la fermentazione, rendendolo invendibile. La Regione Calabria è intervenuta ordinando di bruciare gli apiari se in un’arnia viene riscontrata la presenza dell’insetto. Una sola arnia di api può contenere dalle 50 alle 100 mila api! Il coleottero entra nell’alveare dove riesce a farsi nutrire dalle api; depone le sue uova dalle quali dopo pochi giorni nascono le larve che escono dall’arnia e cadono nel terreno circostante dove si trasformano in insetti adulti completando il ciclo. Ma si dice che possa completare il ciclo biologico anche all’interno di frutta e verdura in decomposizione. La Aethina tumida ha colonizzato molti apiari e si sposta volando anche a 15-20 chilometri di distanza. Gli alveari distrutti finora ammontano ad oltre 2500; le istituzioni promettono di risarcire gli apicoltori, ma su questo c’è grande diffidenza. Si veda per maggiori informazioni: Aethina tumida. Situazione epidemiologica
Ispezione dell’alveare
La vespa velutina all’attacco degli alveari in Liguria