L’ alta moda sostenibile, biologica e etica di Cangiari primavera estate 2014

Cangiari presenta la collezione primavera estate 2014. I tessuti sono biologici e lavorati da tessitrici calabresi perché la moda diventa così veicolo di riscatto e rispetto per l’ambiente8

I tessuti sono il vero patrimonio di Cangiari, marchio dell’alta moda sostenibile e prestigioso del made in Italy. Sono lavorati ai telai calabresi da mani sapienti e riprendono le antiche lavorazioni bizantine e grecaniche e ciò li rende davvero preziosi, perciò Cangiari è un marchio alto, haute couture della moda italiana. I capi sono lavorati a mano con attenzione sartoriale e il direttore creativo è Paulo Melim Andersson che arriva da Martin Margiela e Marni. Tutte le collezioni sono certificate da ICEA Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale secondo lo standard Global Organic Textile Standard (GOTS). La bellezza dei tessuti della collezione Cangiari PE 2014 è appena visibile dalle foto, ma i giacchini e le gonne, i gilet e alcuni dettagli sono davvero preziosi e unici e capaci di catturare l’attenzione seppur semplici e puliti. Insomma siamo migliaia di anni luce lontani da quella moda insanguinata a basso prezzo che nasconde dietro stragi e sangue come lo scorso aprile a Dacca nel Bangladesh e per cui ancora ci sono proteste zittite nella violenza. Cangiari di proprietà del Gruppo Cooperativo GOEL che segue l’intera filiera produttiva fatta di cooperative che inserite nel territorio in cui abitano, ossia la Calabria. Lavorano per Cangiari che in calabrese e siciliano vuol dire cambiare, persone che lottano contro le mafie ma che possono essere svantaggiate, migranti o in difficoltà.

Fonte. ecoblog

Gucci: le borse in cuoio certificate Rainforest Alliance a deforestazione zero.


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Gucci torna sul progetto della moda sostenibile e lancia una nuova linea di borse in cuoio certificato Rainforest Alliance, ovvero a deforestazione zero. I vegani certamente non saranno d’accordo perché l’etica animalista impone che non siano usati animali e derivati per la produzione di oggetti e cibi. Ma per la maison italiana dell’alta moda e per i clienti è un compromesso di elevato interesse. Ma vediamo esattamente in cosa consiste. La nuova linea di borse è stata messa a punto con la collaborazione di Livia Firth fondatrice del Green Carpet Challenge e il cuoio usato proviene da fattorie di allevamento del Mato Grosso che occupano una superficie di 32 mila ettari inclusa una riserva di 13 mila ettari di Foresta Amazzonica e per cui hanno ricevuto la certificazione Rainforest Alliance. Ogni borsa sarà dotata di un passaporto che attesta la filiera di produzione e la sua tranciabilità totale. Spiega Sabrina Vigilante direttore delle iniziative strategiche di La certificazione Rainforest Alliance:

La conversione agricola per la produzione di bestiame è la principale causa della deforestazione in Amazzonia. La nuova linea Gucci imposta un fulgido esempio nel settore della moda, dimostrando che la pelle può essere prodotta tenendo in conto i benefici per l’ambiente e l’agricoltura delle comunità, promuovendo nel contempo il trattamento umano degli animali.

E’ un piccolo passo: sia chiaro, perché Gucci comunque produce borse approvvigionandosi dei pellami attraverso i canali tradizionali e usando anche pelli di animali come il pitone. Rossella Ravagli Sustainability Manager per Gucci spiega che la maison fiorentina non è nuova a queste iniziative:

Abbiamo aderito alle campagne Greenpeace per l’Amazzonia, abbiamo appoggiato la lotta alla sabbiatura dei jeans, abbiamo varato un nuovo packaging realizzato esclusivamente con carta certificata Fsc (Forest Stewardship Council) e riciclabile al 100% e, nel 2012, lanciato i primi prodotti eco-friendly, tra i quali una linea di occhiali realizzati con materiali naturali o a minor impatto ambientale, e un sandalo biodegradabile.

In merito a questa nuova collezione Ravagli precisa:

Questa nuova linea di borse eco responsabili risponde alla domanda ecologica dei consumatori e corrisponde perfettamente allo stile esigente di Gucci e prova che l’industria della moda può rappresentare una forza positiva se affronta direttamente la questione ambientale.

Fonte: Eco Age, Bioaddict