Spreco di cibo in aumento: nel 2030 verranno perse 66 tonnellate al secondo

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È quanto emerge dal rapporto del Boston Consulting Group (BCG). La quantità di cibo che viene sprecata ogni anno nel mondo aumenterà di un terzo entro il 2030, quando saranno perse o gettate via 2,1 miliardi di tonnellate di alimenti

La quantità di cibo che viene sprecata ogni anno nel mondo aumenterà di un terzo entro il 2030, quando saranno perse o gettate via 2,1 miliardi di tonnellate di alimenti, pari a 66 tonnellate al secondo. È quanto emerge dal rapporto del Boston Consulting Group (BCG), multinazionale statunitense di consulenza di managemen, in cui si dice che la risposta globale allo spreco alimentare è frammentata e inadeguata e che il problema sta crescendo ad un ritmo allarmante.
“Mentre stiamo sviluppando le nostre soluzioni la portata del problema continua ad aumentare”, ha affermato Shalini Unnikrishnan, partner e managing director di BCG. “Man mano che la popolazione cresce rapidamente in alcune parti del mondo industrializzate, come in Asia, anche il consumo cresce altrettanto rapidamente” e di conseguenza lo spreco: “Dove la ricchezza cresce le persone chiedono più cibo e più cibo diverso, che non viene coltivato localmente. Ciò aumenterà la perdita e lo spreco”. Il rapporto suggerisce la creazione di un marchio di qualità ecologica, simile a quello delle campagne del commercio equo, che incoraggi i clienti ad acquistare da aziende impegnate nel ridurre gli  scarti. Le stime attuali dicono che ogni anno vengono sprecate 1,6 miliardi di tonnellate di cibo per un valore di circa 1,2 milioni di dollari, circa un terzo del cibo prodotto a livello globale. Tutto questo mentre 815 milioni di persone nel mondo (il 10,7% della popolazione globale) soffre di denutrizione cronica secondo i dati FAO relativi 2016, e senza dimenticare che i rifiuti alimentari e le perdite hanno anche un peso ambientale notevole, visto che determinano l’8% delle emissioni globali di gas serra, sempre secondo la FAO. Come detto sono i paesi che si stanno industrializzando e che hanno una popolazione in crescita quelli soggetti ai maggiori aumenti dello spreco di cibo, anche a causa di inefficienze nell’utilizzare appieno la produzione già presente, come quella dei piccoli agricoltori locali. Mentre nei paesi in via di sviluppo i rifiuti si generano soprattutto durante i processi produttivi, nei paesi ricchi i rifiuti sono causati principalmente dalla grande distribuzione e dai consumatori, che buttano via il cibo perché ne hanno acquistato troppo o perché non soddisfa gli standard estetici. Anche le promozioni dei supermercati e la mancanza di informazioni accurate hanno contribuito allo spreco, dice il rapporto. Alcune aziende stanno sperimentando iniziative di riduzione dei rifiuti, ma secondo il BCG non sono sufficienti. La creazione di un marchio di qualità ecologica potrebbe incoraggiare le aziende a lavorare di più in tal senso, anche se è l’azione dei governi che disincentiva troppo poco lo spreco alimentare.

Fonte: ecodallecitta.it

 

Spreco di cibo, Fondazione Barilla: ‘in Italia buttiamo 145kg di cibo pro-capite anno, come 1.500 piatti di pasta o 1.000 mele’

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A livello globale, il cibo sprecato ogni anno vale 750 miliardi euro, quasi due volte il PIL italiano. Secondo il Food Sustainability Index, Francia, Germania e Spagna sono i Paesi in cui si spreca meno cibo.

750 miliardi di euro l’anno, ovvero la metà del PIL italiano nel 2017. A tanto ammonta il valore economico del cibo buttato e sprecato ogni anno nel mondo. Parliamo di circa 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti che vengono gettate prima di arrivare sulla nostra tavola. Eppure, basterebbe un quarto di quello stesso cibo per sfamare gli oltre 815 milioni di persone che soffrono la fame. Ma lo spreco di cibo non è solo un problema sociale: non tutti sanno che il gas metano prodotto dal cibo che finisce in discarica è 21 volte più dannoso della CO2. Tuttavia, riducendo lo spreco di cibo nei soli Stati Uniti del 20% in 10 anni si otterrebbe una riduzione delle emissioni di gas serra annuali di 18 milioni di tonnellate. Nella battaglia globale contro lo spreco alimentare, Francia, Germania e Spagna sono i Paesi che, con le loro politiche responsabili, rappresentano delle best practice. Indonesia, Libano ed Emirati Arabi sono quelli che, invece, devono compiere i passi più importanti. Questa la fotografia scattata, in occasione della Giornata Nazionale di Prevenzione allo Spreco Alimentare, che ricorre il prossimo 5 febbraio, dal Food Sustainability Index, indice creato da Fondazione Barilla e The Economist Intelligence Unit, che analizza 34 Paesi in base alla sostenibilità del loro sistema alimentare.

Fsi, Italia quarta nella lotta allo spreco. ogni anno gettiamo 145kg di cibo pro-capite

Secondo il Food Sustainability Index, l’Italia – col suo 4° posto – sta ottenendo importanti riscontri nella lotta allo spreco alimentare. Il merito è delle politiche messe in campo per ridurre gli sprechi a livello industriale, come avvenuto con la Legge Gadda che, semplificando le procedure per le donazioni degli alimenti invenduti e puntando al recupero di cibo da donare alle persone più povere del nostro Paese, ha fatto da volano per il miglioramento generale del nostro Paese. I dati dell’Index evidenziano che in Italia è stata la filiera alimentare a compiere i maggiori passi in avanti in questa battaglia: confrontando l’indice del 2016 con quello del 2017, infatti, alla voce “Cibo sprecato (% della produzione alimentare totale del Paese)” – riferito alla filiera alimentare e non al consumo domestico – si è passati dal 3,58% del cibo gettato rispetto a quello prodotto, al 2,3% del 2017. Performance che ha permesso di superare Paesi come Germania e Giappone sul fronte dello spreco. Eppure, molto c’è ancora da fare nella lotta allo “spreco domestico”: sono circa 145 i kg di cibo pro capite che gli italiani gettano ogni anno nella spazzatura. Una vera e propria enormità, un po’ come dire 1.000 mele piccole (da 150g ognuna) o 1.500 piatti di pasta (da 1hg circa) o poco meno di 750 confezioni di legumi in barattolo (considerando quelli da 200g), molto più di quanto potrebbe consumare in media in 1 anno una famiglia di 3 persone. “Il Food Sustainability Index si conferma strumento utile per stimolare il dibattito e aiutare studiosi e decisori politici a capire dove intervenire per risolvere i paradossi del sistema alimentare”, ha dichiarato Luca Virginio, Vice Presidente di BCFN. “Pensando all’Italia, se gli interventi messi in atto hanno permesso a industria e grande distribuzione di compiere passi importanti per migliorare la situazione dello spreco alimentare, a noi cittadini resta ancora un ruolo cruciale. Se pensiamo che oggi in Europa circa il 42% di quello che compriamo finisce nella spazzatura perché andato a male o scaduto prima di essere consumato, è facile capire che serva un cambiamento culturale. La Fondazione BCFN mette in campo molteplici iniziative che vanno in questa direzione, non ultima una dedicata ai più piccoli: con Gunter Pauli, padre della blue economy, abbiamo creato un libro didattico di fiabe4 che possa far capire come per fare del bene al Pianeta sia necessario partire dalle nostre scelte quotidiane”, ha concluso Virginio.

I consigli di Bcfn per una spesa a “zero spreco”

Secondo la FAO, nel mondo, il 45% di frutta e verdura viene sprecato. Lo spreco avviene sia a livello industriale, a causa di fattori climatici e ambientali non favorevoli e di surplus produttivi; sia a livello domestico, perché – spesso – compriamo troppo o non conserviamo bene i cibi. In Italia la frutta e gli ortaggi gettati via nei punti vendita comportano lo spreco di più di 73 milioni di metri cubi d’acqua (quella usata per produrli), ovvero 36,5 miliardi di bottiglie da 2 litri. Ecco quindi che per ridurre gli sprechi domestici, la Fondazione BCFN lancia una serie di suggerimenti utili:

  1. Fai una spesa ragionata: prima di comprare, controlla cosa serve davvero, fai una lista – e attieniti ad essa – e ricorda che sprecare cibo vuol dire buttare via dei soldi
  2. Quando cucini, fai attenzione alle quantità e cucina solo ciò che puoi consumare
  3. Fai attenzione all’etichetta: guarda sempre quando scadono i cibi
  4. Quando riponi i prodotti in frigorifero, metti i cibi a breve scadenza davanti e riponi in freezer i cibi che non puoi mangiare a breve
  5. Ricette contro lo spreco: non buttare via avanzi e scarti alimentari, possono dare vita a nuovi piatti creativi
  6. Prodotti freschi e di stagione: privilegia l’acquisto dal produttore
  7. Hai comprato troppo cibo? Condividilo con i tuoi vicini di casa o invita degli amici per mangiare insieme
  8. Al ristorante: se ti avanza del cibo chiedi di portare a casa gli avanzi in un pacchetto
  9. “Da consumare preferibilmente entro il…” vuol dire che gli alimenti risultano ancora idonei al consumo anche successivamente al giorno indicato. Verifica bene prima di buttarli
  10. Fidati del tuo naso: prima di buttare un alimento annusa, guarda e, se l’aspetto è buono, assaggia

Bcfn yes!: il concorso che premia i giovani ricercatori

Il 5 febbraio è anche la data scelta da Fondazione BCFN per lanciare “BCFN YES!” (Young Earth Solutions) la competizione internazionale per ricercatori under 35, lanciata con l’obiettivo di premiare i migliori progetti su “cibo e sostenibilità”. Giovani dottorandi e ricercatori post-doc potranno presentare i loro progetti di ricerca che trovano soluzioni per rendere maggiormente sostenibile uno o più temi del sistema agro-alimentare, in termini di aspetti ambientali, sociali, sanitari e/o economici. In palio fino a tre borse di ricerca del valore di 20.000 euro per i migliori progetti. BCFN vuole sostenere studi che sono innovativi, hanno una promessa di grande impatto, e sono in grado di soddisfare le esigenze di ricerca globali. Le aree di particolare interesse sono: sistemi alimentari sostenibili e salutari, agricoltura sostenibile e sicurezza alimentare. Può partecipare chi ha concluso o ha un dottorato in corso, con una età massima di 35 anni al 28 novembre 2018. Le proposte devono essere presentate online attraverso il sito web BCFN entro il 14 giugno 2018 alle 11:59 CEST.

Food Sustainability Media Award: un premio per raccontare i paradossi del cibo

Ma la sfida ai paradossi del sistema alimentare (fame vs obesitàcibo vs carburantespreco vs fame) si gioca su più livelli. Al FSI si affianca il Food Sustainability Media Award, iniziativa di BCFN e Fondazione Thomson Reuters che premia chi propone soluzioni concrete per rendere più sostenibili le nostre scelte in fatto di cibo. Il premio, rivolto a giornalisti, blogger, freelance e talenti emergenti, si divide in due categorie: giornalismo scritto e multimedia (video – corti e animazioni – audio e foto). Per ogni categoria, verranno premiati un lavoro inedito e uno già pubblicato che vinceranno rispettivamente 10.000 euro un corso di media training sulla sostenibilità alimentare organizzato dalla Fondazione Thomson Reuters. I lavori inediti vincitori verranno anche pubblicati sui siti della TRF e di BCFN, oltre a essere distribuiti attraverso l’agenzia di stampa Reuters che conta circa 1 miliardo di lettori. Tutti i lavori finalisti saranno candidati al “Best of the web” e scelti direttamente dal pubblico. Si possono presentare i lavori dal 15 gennaio al 31 maggio 2018 iscrivendosi al contest sul sito del Food Sustainability Media Award.

Foto via The Gleaners

Fonte: Barilla Center for Food & Nutrition

 

Spreco alimentare: una legge per combatterlo

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È di 12,5 miliardi di euro l’ammontare degli sprechi alimentari in Italia. Il 54% viene perso al consumo, il 21% nella ristorazione, il 15% nella distribuzione commerciale, l’8% in agricoltura e il 2% durante la trasformazione. La nuova legge contro gli sprechi alimentari al vaglio della Camera viene giudicata positivamente da Coldiretti che plaude all’obiettivo di ridurre gli sprechi alimentari di un milione di tonnellate. Si tratta di un target raggiungibile anche perché – secondo un’indagine – il 53% degli italiani ritiene che il contenimento degli sprechi alimentari dipenda soprattutto dalle scelte dei consumatori, mentre il 46% sostiene che questi possano essere combattuti con una migliore pianificazione della spesa. Sempre secondo i dati in possesso di Coldiretti, ogni italiano butta circa 76 chili di cibo ogni anno. Compito della legge al vaglio del parlamento è contrastare questo fenomeno da una parte con l’educazione, facendo crescere la consapevolezza dell’entità di un simile fenomeno, dall’altra semplificando le donazioni per le aziende e quelle dirette agli indigenti. Il Parlamento francese ha approvato una serie di misure contro lo spreco dei cibo, ora tocca all’Italia fare qualcosa anche perché i Paesi dell’Unione Europea hanno sottoscritto un impegno per dimezzare lo spreco alimentare da oggi (100 milioni di tonnellate all’anno) al 2030, con una riduzione in ognuno degli step della filiera, dal campo alla tavola.

Fonte:  Coldiretti

 

Spreco alimentare, 10 consigli per non buttare il cibo

Ecco un decalogo che ci aiuta a non sprecare cibo. I consigli sono stati raccolti dall’UNC, l’Unione nazionale consumatori che ci dice come non gettare via il cibo:

  1. Prima di andare al supermercato, preparare la lista della spesa, pianificando i pasti della settimana.
  2. Scegliere gli alimenti con una vita residua più lunga (spesso sono quelli meno in vista negli scaffali del supermercato).
  3. Non fare la spesa a stomaco vuoto: il carrello si riempirà più facilmente di prodotti inutili.
  4. Occhio ai formati convenienza: il 3X2 conviene solo se si consuma effettivamente il prodotto, altrimenti aumenta solo il rischio che finisca nella spazzatura.
  5. Una volta a casa, riporre con attenzione la spesa: gli alimenti più “nuovi” con una data di scadenza più lontana vanno dietro, mentre avanti vanno riposti quelli più vecchi per consumarli prima.
  6. La temperatura ideale per il frigorifero è di 4 gradi.
  7. Riporre, in frigo, ogni alimento nel posto giusto (frutta e verdura nei cassetti: pece e carne cruda al primo piano; carne cotta al secondo; affettati e formaggi più in alto; conserve aperte e uova ancora più su): in questo modo gli alimenti si conserveranno più a lungo.
  8. Congelare gli alimenti che avanzano scrivendo sul contenitore la data.
  9. Ricordare che gli alimenti scongelati e poi cotti possono essere ricongelati.
  10. Consiglio della nonna: prima di buttare, aprire, odorare, assaggiare e poi decidere!FRANCE-ECONOMY-TRADE

Fonte: Consumatori

© Foto Getty Images

 

13 impieghi del dentifricio che non conoscevate

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Il dentifricio è un prodotto che non manca mai nelle nostre case perché è fondamentale per la buona igiene dei denti. Sapevate che oltre a sbiancare e pulire i denti può essere usato anche per altri scopi? In questo articolo vi presentiamo alcuni impieghi alternativi del dentifricio che vi aiuteranno a risolvere diversi problemi. Continuate a leggere!

Come gel per capelli

I dentifrici che contengono gel sono utili per fissare la piega dei capelli. Non è un prodotto da utilizzare tutti i giorni per questo scopo, ma può essere un’ottima soluzione se avete finito il vostro gel per capelli. Le mamme, ad esempio, lo usano per fissare lo chignon alle figlie.

Per pulire la tastiera del computer e lo schermo del cellulare

Passate un panno morbido imbevuto di un po’ d’acqua e dentifricio sulla tastiera del computer; quando si sarà asciugata, ripassate nuovamente con un panno umido per eliminare eventuali residui. Per quanto riguarda il cellulare, il dentifricio è ideale per pulire lo schermo e far sparire segni e graffi.

Per pulire i vetri

Di solito gli specchi, le pareti della doccia o le finestre si sporcano molto più velocemente e facilmente rispetto ad altre superfici. Passate una spugna con un po’ di dentifricio sulla superficie da pulire, lasciare agire per un po’ e poi risciacquate.

Per le punture di insettoInsetti

Il dentifricio è indicato per calmare il bruciore, il prurito e il gonfioredovuto ad alcune punture di insetti. Applicate un po’ di dentifricio sulla puntura, possibilmente la sera per lasciarlo agire tutta la notte ed ottenere un migliore risultato.

Contro gli odori forti

La cipolla, l’aglio, il pesce e altri alimenti possono lasciare un cattivo odore sulle mani. Ci sono anche alcuni tipi di frutta e verdura che non lasciano un buon odore. Spalmate una buona quantità di dentifricio su manidita, lasciate agire qualche minuto e poi risciacquate.

Per togliere le macchieEliminare-le-macchie

Ci sono macchie che non se ne vogliono proprio andare! Provate ad applicare un po’ di dentifricio sulla macchia ostinata e strofinare energicamente.

Contro l’acne

Il dentifricio è tra i rimedi naturali contro l’acne più utilizzati. Applicate una piccola quantità di dentifricio sul brufolo o sui brufoli e lasciatelo agire tutta la notte. Il dentifricio farà in modo che il brufolo si asciughi e si secchi più velocemente. Anche durante il giorno potete ricorrere a questo rimedio, basta applicare un po’ di dentifricio sul brufolo e coprirlo con un cerotto.

Per eliminare le macchie della tinta

Se dopo aver tinto i vostri capelli in casa vi accorgete di aver macchiato i vestiti o di esservi macchiati, applicate un po’ di dentifricio sulla macchia in questione e questa se ne andrà facilmente. Per evitare di macchiarvi di nuovo, prima di proseguire con l’applicazione della tinta, prendete un po’ di dentifricio e spalmatelo su orecchie, fronte e collo. Se avete i capelli lunghi, applicate un po’ di dentifricio anche sulle spalle e sulla schiena. Non è necessario ricoprirvi di dentifricio, basta una piccola quantità sulle zone che vi abbiamo indicato.

Per avere unghie brillantiPainting Fingernails

Il dentifricio è ottimo anche per pulire e rinforzare le unghie. Applicate un po’ di dentifricio sulle unghie aiutandovi con uno spazzolino.

Per eliminare i cattivi odori dei biberon

Con il passare del tempo i biberon iniziano ad avere un odore sgradevole. Pulite tutti i lati del biberon con dentifricio e spazzolino e poi risciacquate abbondantemente. Il dentifricio è un’ottima soluzione anche per la pulizia di contenitori da cucina, termos e flaconi vuoti di creme o shampoo.

Per lucidare gli accessori in argento

Aiutandovi con uno spazzolino spalmate del dentifricio sui gioielli in argento e lasciate agire per tutta la notte. Il giorno seguente, ripulite i gioielli dal dentifricio con un panno umido.

Per eliminare lo strato bruciato dal ferro da stiro

Le bruciature della superficie del ferro da stiro sono fastidiose perché molto spesso possono macchiare gli indumenti che stiamo stirando. Sfregate con spazzolino e dentifricio la superficie del ferro da stiro fino ad eliminare completamente le macchie.

Per pulire le scarpe

Potete rimuovere lo sporco dalle scarpe sfregandole con dentifricio e spazzlino. Questo rimedio è ideale soprattutto per le scarpe da ginnastica dei bambini, che sono sempre molto sporche. È un’ottima soluzione perché non c’è bisogno di lavare le scarpe e aspettare che si asciughino, ma solamente pulirle con lo spazzolino e il dentifricio.

Fonte:  viverepiusani.com

 

Foglio d’alluminio: 15 (ri)usi intelligenti

In tanti lo conoscono come “carta stagnola”. Altri lo chiamano “carta argentata”. Ma il nome corretto per identificarlo è “foglio d’alluminio”, un imballaggio che protegge i nostri cibi, fatto di alluminio al 100% e infinite volte riciclabile, ma non solo. Ecco 15 modi per riusarlo in modo intelligente380269

Il foglio d’alluminio da sempre si presta agli usi più disparati e la giornalista del portale WELLME, Marta Albè, ha riassunto 15 sorprendenti modi per poterlo usare e riusare. Eccoli per voi, suddivisi in utilizzo per la casa, per la moda e la bellezza, per gli alimenti e per le pulizie domestiche.

Per la casa

1) Prima di iniziare ad imbiancare le pareti di una delle stanze della casa, ricoprite la maniglia della porta con

della carta stagnola, in modo che essa non si sporchi con la vernice e evitando di doverla rimuovere.
2) Per facilitare lo spostamento di mobili pesanti, rivestite i loro piedini di supporto con della carta stagnola, in modo da poterli sollevare solo di poco e da riuscire a trascinarli senza rovinare il pavimento.
3) Il telecomando sembra non funzionare più? Può darsi che le molle che sorreggono le batterie si siano allentate. E’ possibile rendere il tutto più stabile aggiungendo un pezzetti di carta d’alluminio tra la molla e la batteria.

Moda e bellezza

4) Per prolungare la durata di una saponetta, asciugala e rivestila con della carta stagnola, in modo che possa essere sempre protetta dall’umidità e dall’acqua, anche quando si trova vicino al lavandino.

5) Un trucco per stirare in metà tempo consiste nello stendere un foglio di carta stagnola al di sopra dell’asse da stiro su cui appoggerete gli abiti. Con il ferro stirerete la parte superiore e la carta stagnola contribuirà a stirare per voi la parte inferiore, assorbendo e trattenendo il calore.

6) La carta stagnola può essere utilizzata per proteggere le bacchette degli occhiali nel caso dobbiate indossarli mentre sui vostri capelli avete in posa una maschera curativa che potrebbe ungerle o dell’henné che potrebbe macchiarle.
7) Per alcuni tessuti molto delicati è solitamente sconsigliato procedere alla stiratura con il ferro da stiro, ma nel caso fosse necessario rimuovere delle pieghe, stendete sull’asse da stiro un foglio di carta stagnola e appoggiate su di esso l’abito. Passate con il ferro al di sopra dell’abito senza toccare il tessuto, mantenendo una distanza di qualche centimetro, fino a quando le pieghe non saranno scomparse.

Per gli alimenti

8) Per ammorbidire lo zucchero di canna, nel caso si sia indurito formando un unico blocco, rivestite una teglia con della carta stagnola e versate su di essa lo zucchero, quindi riscaldatelo in forno per alcuni minuti, fino a quando sarà possibile sgretolarlo.

9) Se non possedete una sacca da pasticcere o un’apposita siringa, ma volete cimentarvi comunque nella decorazione di una torta, piegate a cono un foglio di carta stagnola e lasciate una piccola apertura sulla punta. Dopo averlo riempito con la crema per decorare, ripiegate la parte superiore, in modo da evitare di sgocciolare.

10) Per evitare che il pane ancora caldo si raffreddi in attesa dell’arrivo degli ospiti, rivestite una ciotola o un cestino con della carta stagnola e riponete all’interno di essa il pane avvolto in un tovagliolo.

11) Se vi accorgete che durante la cottura di una torta nel forno la sua superficie tende a diventare dorata prima del tempo, ricoprite la teglia con della carta stagnola quando il dolce giunge a metà cottura.

Per le pulizie domestiche

12) Per rendere splendenti i vostri oggetti in metallo, ricoprite una ciotola con della carta in alluminio, versate all’interno di essa acqua fredda e due cucchiaini di sale, quindi lasciateli in immersione per almeno tre minuti prima di risciacquarli e asciugarli.

13) Per rendere più semplice la pulizia del caminetto o del barbecue, ricoprite con della carta stagnola le zone in cui temete che la cenere si accumuli maggiormente, in modo da poterla rimuovere con facilità.
14) Per prolungare la vita della vostra paglietta d’alluminio, conservatela, dopo averla asciugata con attenzione, in un contenitore rivestito con carta stagnola, oppure avvolgete direttamente con essa la paglietta stessa.
15) Se avete la necessità di affilare il vostro paio di forbici, la maniera più semplice per intervenire consiste nel procedere nel taglio di alcuni fogli di carta stagnola.

Fonte: ecodallecitta.it

10 alimenti ricchi di potassio: scoprite i cibi che lo contengono

Alcuni alimenti ricchi di potassio che non ti aspettavi: ecco un decalogo di cibi che possono essere molto utili nel tuo regime alimentare. Adottare uno stile alimentare equilibrato e che consenta di apportare all’organismo tutti i nutrienti necessari è fondamentali per assicurarsi il giusto benessere psico-fisico. Il potassio, ad esempio, rientra tra minerali indispensabili da introdurre nella nostra dieta per evitare che si manifestino disturbi come stanchezza, insonnia, ritenzione idrica e dolori muscolari.Tutti-i-cibi-più-ricchi-di-potassio-400x250

Per questo è importante sapere quali sono gli alimenti ricchi di potassio con cui è più facile assumere questa sostanza; ne elenchiamo 10 tra i più ricchi. Ecco la top 10 degli alimenti ricchi di potassio:

1. Ketchup: la salsa a base di pomodoro, aceto, zucchero e spezie molto utilizzata nei panini del fast food, oltre ad essere un condimento poco calorico costituisce anche una notevole fonte di potassio.

2. Pomodori secchi costituiscono un alimento energetico, consigliati anche durante la gravidanza, oltre che molto gustosi.

3. Paprika, ricavata dalla macinazione di semi e polpa di diversi tipi di peperoncino secco, è una spezia in grado di favorire l’apporto di potassio nel nostro organismo.

  1. Origano: tra gli alimenti ricchi di potassio anche l’erba aromatica della tradizione mediterranea nota anche per le sue notevoli proprietà a favore soprattutto della digestione e dei dolori intestinali.

5. Banane secche, oltre a costituire un rimedio naturale contro la pressione alta, sono molto ricche di potassio.

6. Fagioli neri secchi insieme al potassio possiedono anche vitamine e oligominerali, come calcio, ferro e zinco e fosforo.alimenti-ricchi-di-potassio

7. Pistacchi, noti soprattutto per la capacità di ridurre i livelli di colesterolo ‘cattivo’.

8. Rosmarino, altra erba aromatica mediterranea, possiede notevoli proprietà terapeutiche oltre ad arricchire di gusto numerose pietanze.

9. Lenticchie, ricche di ferro come tutti i legumi, sono in grado di contrastare attivamente la carenza di potassio.

10. Ceci, infine, contengono anche omega 3, vitamine del gruppo B, magnesio e folati.

Fonte: tuttogreen.it

Ecor presenta Alimenti ritrovati con semi patrimonio della biodiversità e del Made in Italy

Ecor presenta la linea Alimenti Ritrovati e porta sulle nostre tavole antiche varietà di semi, cerali e legumi autoctoni, ottenuti da agricoltura biologica e biodinamica

Mangiare alimenti di certa origine italiana con una filiera trasparente e controllata è possibile a patto di conoscere le aziende che hanno optato per queste forme di produzione. Ecor è una delle aziende italiane che ha deciso di concentrare la sua produzione su materie prime che provengono da un rigido sistema di produzione controllato e trasparente che usa semi autoctoni italiani ricorrendo a antiche varietà di cereali e legumi. Per fare ciò Ecor ha scelto, letteralmente sul campo agricolo, i coltivatori che usano semi di grano duro quali Simeto, Pietrafitta, Saragolla o Iride e che declinano la produzione verso sistemi di agricoltura biologica se non biodinamica. Il che tradotto vuol dire, niente pesticidi, senza resa intensiva e nel rispetto dei cicli di rotazione delle colture.foto-di-gruppo-620x350

Si innestano su questi principi i prodotti della linea Alimenti ritrovati che affina ulteriormente la materia prima presa da varietà locali e dunque da sementi slegate dalle logiche del profitto dei brevetti nelle mani delle multinazionali. Sono semi non ibridi che conservano nel loro patrimonio genetico millenni di sopravvivenza e di adattamento, vero patrimonio della biodiversità nel territorio e che dunque rispondono se non sovraccaricati, in maniera egregia alla coltivazione. Sono tutti coltivati secondo le tecniche dell’agricoltura biologica e sono il Farro monococco (confezione da 400 gr. 2,20 euro) o farro piccolo, il grano di Timilia (confezione di farina 400 gr. 1,80 euro), il grano tenero di Solina (farina confezione da 400 gr. 1,50 euro), la cicerchia (confezione da 400 gr. 3,89 euro), la roveja (confezione da 400 gr. 6,99 euro) e la lenticchia di Altamura (confezione da 400 gr.3,10 euro).

Prova le ricette con gli Alimenti ritrovati

Le proprietà dei cereali e legumi made in Italy proprio perché autoctoni e non figli del marketing sono particolarmente nobili: ad esempio il Farro monococco è considerato oggi una specie rara e sebbene fornisca resa ridotta è di elevato gusto e qualità; il grano duro Timilia è una varietà autoctona della Sicilia, se ne produce poco ma ha un gran sapore e veniva usato in passato per produrre il pane nero di Castelvetrano; il grano tenero di Solina è una varietà che cresce tra le montagne dell’Abruzzo, ha una produttività limitata ma è perfetto per i prodotti da forno; la cicerchia è un legume simile ai ceci perfetta per zuppe e minestre ma anche ideale per preparare gli hamburger vegani che assumo consistenza e sapore decisi; la roveja, invece, è un legume di cui nel tempo si è perso l’uso. Era parte integrante dell’alimentazione dei pastori e dei contadini e al gusto risulta delicato e saporito; infine, la lenticchia di Altamura è probabilmente la vera star della selezione Alimenti ritrovati salvata dal CNR e da agricoltori che hanno creduto in questo alimento. E’ da provare e gustare anche come semplice zuppa perché è davvero saporita.

Fonte: ecoblog.it

Studio: tutte le plastiche sono negative per il vostro corpo

Un test di centinaia di prodotti in plastica rivela che quasi tutti, in varie circostanze, contengono sostanze chimiche che interferiscono con gli ormoni del vostro corpo.berrywrap

Alcune plastiche usate per contenere prodotti alimentari contengono  il bisfenolo A o ftalati , i due prodotti chimici in plastica che sono noti per interferire con il modo in cui il corpo produce e gestisce gli estrogeni. Ma uno studio pubblicato sulla rivista Environmental Health Perspectives conclude che non ci sono davvero plastiche “sicure”, grazie a tutti i prodotti chimici, additivi e coadiuvanti tecnologici che vanno a fare comporre i prodotti di plastica. In un test di quasi 500 contenitori di prodotti plastici, gli autori hanno scoperto che quasi tutti sono esposti a qualche tipo di attività estrogenica.

I DETTAGLI: Gli autori hanno acquistato 455 prodotti in plastica destinati a contenere prodotti alimentari (compresi i sacchetti di plastica e biberon) che sono state fatte da tutti i diversi tipi di plastica. Alcune delle plastiche testati, come polietilene ad alta densità (# 2 nel triangolo riciclaggio) e polipropilene (# 5 nel triangolo riciclo), sono considerati più sicuri perché plastiche, prima di questo studio, non avevano dimostrato di percolare prodotti chimici. Alcune delle altre materie plastiche, come le materie plastiche a base di mais e più recenti cosiddette resine plastiche “BPA-free”, sono stati testati. Tutte le materie plastiche sono stati riempiti con sostanze che mimano il cibo e poi sottoposti a tre tipi di riscaldamento stress microonde, il calore umido simile a quello che potrebbero essere esposti a una lavastoviglie, e alla luce UV (simulando una bottiglia d’acqua lasciata in una macchina durante il giorno o un biberon per neonati per essere sottoposto a sterilizzazione UV). I ricercatori sono stati in grado di misurare un certo tipo di estrogenica lisciviazione chimica da circa il 95 per cento di tutte le materie plastiche testate, tra cui 100 per cento dell’involucro per cibo e il 98 per cento dei sacchetti di plastica. Anche quando le plastiche sono state accentate ed appena esposti a varie soluzioni, che ancora rilasciano chimici estrogenici. E alcuni dei biberon e l’acqua con l’etichetta “BPA” hanno mostrato una maggiore attività estrogenica di bottiglie in policarbonato, che sono fatti da BPA. Quando sono stati sottoposti a stress, la quantità di lisciviazione in gran parte dipendeva da quello che era nella confezione. Per esempio, alcuni dei più alti livelli di lisciviazione si è verificato in plastica contenenti soluzione salina quando sono stati messi nel microonde; salina ha lo scopo di insaporire le verdure o altri alimenti con un alto contenuto di acqua. Ma biberon contenenti etanolo, che è destinato per riprodurre il latte e altri alimenti con un alto contenuto di grassi, sbiaditi di più quando esposti alla luce UV rispetto a quando contenevano una soluzione salina.

COSA SIGNIFICA: non ci sono realmente plastiche “più sicure”, ed è difficile prevedere quali lasceranno percolare sostanze chimiche estrogeniche nel vostro cibo. Poiché questo studio dimostra, plastiche differenti che contengono diversi tipi di alimenti fuoriuscirà sostanze chimiche a diversi livelli. Questo è in gran parte perché ci sono tanti passaggi e additivi nel processo di plastica-making, dice George Bittner, PhD, professore di biologia presso l’Università del Texas a Austin e autore principale dello studio. “Un elemento di plastica può sussistere ovunque da 5 a 20 sostanze chimiche, alcune delle quali sono additivi, che sono incorporati all’interno del polimero di plastica, ma non legati alla struttura,” dice. Sia i materiali che compongono la resina di plastica e gli additivi possono fuoriuscire dalle materie plastiche, dice Bittner, che è anche l’amministratore delegato di CertiChem, il laboratorio che ha testato la plastica in questo studio, e un consulente per PlastiPure, una società che lavora con la plastica fabbricanti di plastiche liberi da sostanze chimiche estrogenici. Anche gli agenti distaccanti e coloranti che vengono utilizzati per effettuare o decorare le plastiche, aggiunge Mike Usey, CEO di PlastiPure, quei coloranti tendono ad essere altamente estrogenici. “Non stiamo verificando in che modo l’industria ha tradizionalmente creato questo”, dice Usey. “Non stiamo individuando specifiche sostanze chimiche, per poi sostituirle con un altro prodotto chimico. Stiamo guardando l’intero prodotto.” Ed è qui che il settore è in gran parte riuscito a mantenere le sostanze chimiche estrogeniche nei prodotti. Egli usa l’esempio del biberon, che una volta erano comunemente realizzati con materie plastiche in policarbonato BPA-based. Dopo che i genitori hanno iniziato a chiedere bottiglie BPA-free, l’industria è passata a due alternative primarie, PETG e PES-duro, materie plastiche chiare che non contengono BPA. Tuttavia, “abbiamo fatto un bel paio di prove, e il livello di attività estrogenica che abbiamo trovato in determinate condizioni, in particolare sotto la luce UV, è stata superiore del policarbonato”, dice Usey. E, aggiunge, è difficile individuare l’origine della attività estrogenica senza conoscere l’esatta composizione della plastica e di eventuali aiuti alla trasformazione, additivi o coloranti utilizzate nel prodotto finale. “Dal momento che gli effetti sulla salute [di sostanze chimiche estrogeniche] si verificano a un livello così basso, non ci vuole molto per essere altamente estrogenica,” aggiunge. Usey e Bittner non pensa che la gente dovrebbe eliminare del tutto la plastica dalla loro vita.  “Penso che le plastiche sono di grande effetto, hanno solo bisogno di essere resi più sicure”, dice Usey. Bittner aggiunge: “I consumatori dovrebbero richiedere ai negozi dove si acquistano materie plastiche che quei negozi iniziano a fornire loro materiali plastici che siano privi di attività estrogenica.”

Finché ciò non accadrà, è possibile eliminare da vostra casa le sostanze chimiche estrogeniche adottando una vita priva di plastica:

•  Rinnovare il vostro deposito di cibo. vetro, ceramica e acciaio inox sono ottimi elementi di stoccaggio di cibo che possono andare dal forno al frigo al freezer facilmente.

•  Acquistare cibi meno elaborati. maggior parte dei prodotti alimentari trasformati nel negozio di alimentari sono disponibili in una qualche forma di imballaggi in plastica. L’acquisto di verdure fresche e ingredienti alla rinfusa (che potete confezionare nei propri contenitori di plastica ) vi aiuterà a evitare la maggior parte di esso.

•  BIO … Si può già portare una tazza riutilizzabile e borse della spesa riutilizzabili per eliminare alcuni tipi di plastica, ma fare il passo successivo e iniziare a produrre borse riutilizzabili da trovare presso il negozio. Come altre forme di plastica, quelle deboli per produrre i sacchetti di plastica possono percolare sostanze chimiche nelle vostre bacche e broccoli, e sono difficili da riciclare una volta che sono contaminati con il cibo.

Fonte: rodalenews.com

Sicurezza alimentare: sequestrate 30 tonnellate di cibi scaduti

Nel forlivese i Nas hanno scoperto alimenti in condizioni igienico-sanitarie precarie per un totale di 250mila euro1626776061-586x390

Trenta tonnellate di prodotti alimentari di origine animale e vegetale, scaduti, avariati e mal confezionati sono stati sequestrati in provincia di Forlì da un nucleo di carabinieri dei Nas. I militari hanno ispezionato un’azienda che si occupa della lavorazione e della commercializzazione all’ingrosso degli alimenti, sequestrando alimenti per un valore complessivo di 250mila euro. Molti prodotti, provenienti dall’estero, erano privi di etichettatura, tracciabilità, scaduti oppure in condizioni igieniche non conformi. Fra gli alimenti sequestrati vi sono funghi porcini e mirtilli congelati dalla Romania, contenuti in imballaggi anonimi e privi di etichettatura), carne di cervo dalla Spagna e cosce di rana dal Vietnam, rinvenute in fase di lavorazione e confezionamento in condizioni igieniche non idonee. Anche nei locali di lavorazione e stoccaggio sono state riscontrate condizioni igienico-sanitarie precarie: la merce era accatastata su vecchi bancali in legno, privi di barriere per evitare la presenza di animali infestanti. Al legale rappresentante dell’azienda forlivese, segnalato all’autorità sanitaria, sono state contestate violazioni amministrative per 6500 euro. Nei mesi estivi sono state parecchi gli interventi dei Nas nell’ambito della sicurezza alimentare. Lo scorso 12 agosto i Nas hanno reso noti i dati delle 3400 ispezioni condotte in bar, gelaterie, ristoranti e stabilimenti balneari: sono state ben 1700 le violazioni delle normative igienico-sanitarie e 540 le tonnellate di alimenti sequestrate.

Fonte:Resto del Carlino