Un frutteto comunitario per sostenere l’agricoltura locale

A Genova nasce un frutteto comunitario aperto a tutti cittadini, che potranno “adottare” un albero: un’iniziativa che sostiene le aziende agricole locali e diversi progetti di riforestazione nel sud del mondo. Ogni albero porta con sé un impatto duplice, sia ambientale che sociale, che ricade sulla vita delle comunità a cui vengono affidati.

La Tabacca è un’azienda agricola ecologica che si trova sulle alture di Voltri, nell’estremo ponente del comune di Genova. Qui, negli anni, la permacultura è diventata strumento di progettazione e l’agricoltura sociale un’opportunità di costruzione di reti locali. Il risultato è tangibile: grazie al costante impegno delle due donne che l’hanno fondata, Giorgia Bocca e Francesca Bottero, in questo luogo fioriscono ciclicamente opportunità sempre nuove, di sviluppo sostenibile e di inserimento lavorativo di persone fragili. Ed è proprio in questi giorni che in Tabacca si festeggia un lieto evento: la nascita di un frutteto comunitario. Di cosa si tratta? Ne abbiamo parlato con Giorgia, che ci ha parlato di questo ultimo progetto di agricoltura sociale.

A Genova nasce un frutteto comunitario aperto a tutti cittadini, che potranno “adottare” un albero: un’iniziativa che sostiene le aziende agricole locali e diversi progetti di riforestazione nel sud del mondo. Ogni albero porta con sé un impatto duplice, sia ambientale che sociale, che ricade sulla vita delle comunità a cui vengono affidati.

La Tabacca è un’azienda agricola ecologica che si trova sulle alture di Voltri, nell’estremo ponente del comune di Genova. Qui, negli anni, la permacultura è diventata strumento di progettazione e l’agricoltura sociale un’opportunità di costruzione di reti locali. Il risultato è tangibile: grazie al costante impegno delle due donne che l’hanno fondata, Giorgia Bocca e Francesca Bottero, in questo luogo fioriscono ciclicamente opportunità sempre nuove, di sviluppo sostenibile e di inserimento lavorativo di persone fragili. Ed è proprio in questi giorni che in Tabacca si festeggia un lieto evento: la nascita di un frutteto comunitario. Di cosa si tratta? Ne abbiamo parlato con Giorgia, che ci ha parlato di questo ultimo progetto di agricoltura sociale.

Giorgia, parlaci del frutteto: dove si trova e in che senso è “comunitario”?

Sorge su un terreno condiviso con una famiglia del piccolo borgo vicino alla Tabacca: insieme a loro ci prenderemo cura degli alberi e della frutta che raccoglieremo. Il frutteto entrerà a far parte dei progetti sociali della nostra azienda agricola e verranno impiegate tecniche agro-ecologiche che comprenderanno anche interventi per aumentare la biodiversità, migliorare la fertilità del terreno con sostanze naturali.

Com’è nato il progetto?

Siamo stati coinvolti da due imprese benefit: ZeroCo2, un’azienda italiana che da tempo si occupa di riforestazione ad alto impatto sociale, e da Flowe che hanno deciso di destinare proprio a noi, come Tabacca, cento alberi da frutta. Cachi, meli, peri, noci e ciliegi sono stati impiantati secondo principi ecologici e ci occuperemo di farli crescere con cura e attenzione. Quando saranno più grandi, potranno essere “adottati” da persone che, con il proprio contributo, sosteranno parallelamente anche progetti comunitari nel sud del mondo.

Giorgia, parlaci del frutteto: dove si trova e in che senso è “comunitario”?

Sorge su un terreno condiviso con una famiglia del piccolo borgo vicino alla Tabacca: insieme a loro ci prenderemo cura degli alberi e della frutta che raccoglieremo. Il frutteto entrerà a far parte dei progetti sociali della nostra azienda agricola e verranno impiegate tecniche agro-ecologiche che comprenderanno anche interventi per aumentare la biodiversità, migliorare la fertilità del terreno con sostanze naturali.

Com’è nato il progetto?

Siamo stati coinvolti da due imprese benefit: ZeroCo2, un’azienda italiana che da tempo si occupa di riforestazione ad alto impatto sociale, e da Flowe che hanno deciso di destinare proprio a noi, come Tabacca, cento alberi da frutta. Cachi, meli, peri, noci e ciliegi sono stati impiantati secondo principi ecologici e ci occuperemo di farli crescere con cura e attenzione. Quando saranno più grandi, potranno essere “adottati” da persone che, con il proprio contributo, sosteranno parallelamente anche progetti comunitari nel sud del mondo.

Quale valore può portare un progetto come questo in un momento storico come quello che stiamo attraversando?

Desideriamo che il momento del trapianto diventi un vero e proprio percorso di partecipazione. In questo senso, come Tabacca, abbiamo deciso di aggiungere un “pezzo” in più: vogliamo dedicare a ogni albero un pensiero, una poesia o un nome, perché in un momento così delicato pensare di trasferire empatia tramite un albero significa provare a colmare il vuoto che si è creato tra la natura e gli umani. In questo modo, ognuno diventa testimone del proprio messaggio, da diffondere e raccontare. Naturalmente vista la situazione sanitaria se non sarà possibile farlo fisicamente lo faremo noi, “dedicandolo” ad amici, famigliari, sostenitori e organizzazioni con cui lavoriamo da tempo e condividiamo i valori dell’inclusione, della solidarietà e della difesa dell’ambiente.

Così un semplice frutto racchiude i valori di un progetto capace di generare un impatto sociale a tutto tondo.

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2021/03/frutteto-agricoltura-locale/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

Agricoltura e lavoro cambiano la vita dei giovani con autismo

In occasione della Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo raccontiamo le storie di due realtà della rete di Agricoltura Sociale Lombardia che hanno vinto la scommessa dell’inclusione superando luoghi comuni e timori. Ecco le testimonianze dirette di alcuni ragazzi con autismo, esempi in carne ed ossa di impegno e voglia di imparare. “Il ricordo più bello di questa esperienza è stato iniziarla” racconta Luca. Coltivare opportunità concrete di inclusione per dare valore alle capacità che esistono in ognuno di noi. Questa la missione di Agricoltura Sociale Lombardia che fin dalla sua nascita ha dimostrato un’attenzione particolare alla condizione dell’autismo e della disabilità intellettiva sviluppando percorsi in grado di dare riscatto sociale e formazione alle persone che con questa condizione complessa ci convivono ogni giorno. Tutto ciò con un obiettivo preciso: far germogliare la bellezza e le competenze che esistono oltre ogni fragilità. In occasione della giornata mondiale dedicata alla consapevolezza sull’autismo, la rete regionale dà così voce ad alcune storie capaci di sgretolare quei luoghi comuni che vedono inconciliabile un’attività lavorativa e formativa con questo tipo di disturbo. L’ultimo report parla di ben 1.967 persone con svantaggio che hanno trovato un’opportunità di riscatto grazie ad Agricoltura Sociale Lombardia. Di questi si registrano 1.096 disabili e 871 soggetti in condizione di difficoltà coinvolti a vario titolo nelle attività della rete. Ma sono soprattutto i riscontri dei diretti protagonisti delle esperienze a far brillare questo traguardo.

elilu: a Pavia l’inclusione è la ricetta vincente, come ci dimostra Luca

Un titolo che ha il sapore di una fiaba e che agisce ogni giorno all’insegna della concretezza. La storia dell’azienda agricola elilu – Agricultura Familiare (rete Agricoltura Sociale Pavia) scaturisce dal nome dei suoi fondatori: Elisa Gastaldi e Luca Benicchi, coppia nel lavoro così come nella vita. “elilu, scritto per nostro volere con la minuscola, è il luogo nato il 21 dicembre 2015 dal nostro incontro – spiegano – Fare agricoltura sociale significa realizzare oggi l’autenticità del mondo rurale di ieri: mutualità, crescita personale e interpersonale, solidarietà, valorizzazione dei singoli e della comunità, in tutte le mille sfumature della biodiversità, vegetale, animale, umana”. elilu intreccia così la coltivazione di un modello lavorativo e insieme relazionale che coinvolge la gestione di diverse attività tra cui coltivazione, allevamento, trasformazioni agricole (mulino a pietra, caseificio e laboratorio multifunzionale), vendita diretta e mercati, agriturismo e ristorazione, fattoria sociale e didattica, agricampeggio. Un ventaglio di iniziative dove l’agricoltura sociale detiene un posto d’onore per rendere forti le basi di tutto il resto. E proprio qui germoglia la storia di Luca: sguardo profondo e limpido, poco più di 20 anni sulle spalle e tanta voglia di fare oltre che di imparare. Luca convive da anni con la condizione autistica e tutte le difficoltà che la riguardano, riuscendo però a cogliere diverse soddisfazioni oltre la tempesta e diventando un esempio di riscatto in carne ed ossa. Fondamentale per il suo percorso inclusivo la sinergia tra elilu e “Una mano per…”, associazione fondata nel 2015 da genitori di bambini diversamente abili. Genitori che dopo aver preso coscienza del difficile percorso di vita che stavano affrontando, hanno deciso di mettere a disposizione la loro esperienza a favore di altre famiglie che si trovavano nelle stesse condizioni. Nel 2016 inizia così per Luca un’esperienza didattica all’interno del ciclo produttivo, con attività pienamente concordate con la famiglia al fine di rendere ogni tappa consona alle sue attitudini. “Inizialmente il progetto ha coinvolto Luca nella cura dell’intera filiera di raccolta della materia prima che riguardava alberi da frutto, ortaggi, oltre alla semina stessa – racconta Elisa Gastaldi – Il percorso si è poi sviluppato con diverse attività come quella di accudimento degli animali: Luca ha scelto in particolare i cavalli occupandosi della pulizia dei box e della strigliatura”. Un’attività che poi ha incrementato ulteriori competenze. I traguardi sono stati impreziositi anche da un lavoro speciale rappresentato da un vero e proprio ricettario di quotidianità.

Luca a lavoro presso l’azienda agricola elilu – Agricultura Familiare

“Luca si occupa della pulizia e del nutrimento degli animali come cavalli, mucche, maiali: settore in cui si è specializzato e che gestisce molto bene – sottolinea Elisa – Da tempo sta realizzando un manuale redatto in prima persona in cui esplicita i compiti che esegue ogni giorno e di cui è responsabile in prima persona. Si tratta di un’attività molto importante dal punto di vista del potenziamento dell’autonomia e della responsabilizzazione. Fare esperienze inclusive di agricoltura sociale non significa, infatti, parcheggiare una persona in attività ripetitive ma coinvolgerla in un progetto in cui essa stessa diventa utile e indispensabile. Luca sa che se non riesce a venire a lavorare deve avvisarci perché la sua presenza è per noi preziosa e fondamentale, così come accade per ogni persona che lavora e che diventa utile agli altri. E lui lo è”. 

“Avere un figlio con un disturbo dello spettro autistico ti costringe a fare un viaggio importante: dentro di te e attraverso una nuova vita – racconta Barbara, tenace mamma di Luca che da anni si impegna per dare al proprio figlio un futuro migliore – Quando Luca ha finito le scuole superiori, come spesso accade, ci siamo trovati di fronte al vuoto. Ci siamo chiesti: e ora che cosa possiamo fare? La grande opportunità è arrivata grazie a questo percorso che ha migliorato tantissimo Luca. Certo, non sono mancate le difficoltà, come in ogni esperienza, ma i risultati positivi superano tutto il resto e hanno dato una grande spinta di crescita e responsabilizzazione a Luca oltre che positività e formazione. Elisa e Luca di elilu sono davvero straordinari nel gestire questo progetto: gli hanno insegnato un mestiere”. 

Luca è di poche parole, almeno a voce, di lui raccontano i fatti e l’impegno che ci mette ogni giorno innaffiando di luce e bellezza le attività che compie. Eppure con le parole ci sa fare molto e per noi ha rilasciato questa intervista – in esclusiva – tramite lo scritto che sa comprendere e gestire molto bene. 

Luca, qual è il tuo ricordo più bello in questi 3 anni di esperienza?

“Il ricordo più bello è sicuramente essere entrato a far parte di questa esperienza e lavorare”.

Le tue attività preferite?

“Le attività che mi piacciono di più sono pulire le mucche”.

So che stai scrivendo un manuale dedicato al tuo lavoro quotidiano: ti piacerebbe farlo leggere ad altri?

“Se posso sì, mi piacerebbe e sono contento di scrivere il manuale perciò devo dire che tutto sta funzionando alla perfezione”.
Poi Luca si rende disponibile per l’estate a insegnare ai bambini come accudire i cavalli regalandoci un sorriso finale che guarda al futuro e dimostrando che al di là di ogni disturbo respira un mondo intero.

Green Smiles fattoria “La Cavallina”: a Como l’autonomia vien lavorando

Da anni sul territorio comasco si distingue una realtà impegnata nel costruire occasioni di formazione e inclusione per ragazzi e ragazze con fragilità. Parliamo della fattoria sociale “La Cavallina” (rete Agricoltura Sociale Como) che concretizza tirocini finalizzati all’apprendimento delle mansioni di allevamento degli animali e della gestione del verde e dell’orto. “Gli sbocchi possono essere nel settore agricolo e in quello del florovivaismo, ma anche dei servizi di agricoltura didattica – racconta Ambrogio Alberio, titolare e operatore della fattoria sociale – L’agricoltura sociale dà benessere sia psicologico che fisico rappresentando un supporto al terzo settore per gli obiettivi di inclusione e per i progetti mirati all’autostima e all’autonomia”. 

Nel 2015 la cooperativa “Il Granello – Don Luigi Monza”, in collaborazione con “La Cavallina”, ha dato vita ad un Centro Socio Educativo diverso dagli altri: il CSE Green Smile in fattoria. Il Centro è un servizio per persone adulte con disabilità medio grave che mira al mantenimento delle competenze acquisite durante l’arco della vita. “La particolarità di questo servizio è dato dal fatto che, oltre i tradizionali laboratori in un CSE, le attività svolte principalmente sono il lavoro in fattoria e nell’orto e la cura del giardino e degli spazi verdi – spiegano i referenti del progetto – In fattoria sociale sono previsti due operatori con funzione educativa”. 

Nell’ambito di Green Smiles hanno trovato occasione di crescita anche ragazzi con autismo come Davide e Vladimir che svolgono attività di gestione dell’orto, del giardino e degli animali. “Con queste esperienze sfatiamo davvero tanti luoghi comuni dimostrando che questi ragazzi possiedono delle abilità importanti che emergono proprio se offri loro la possibilità di coltivarle, con fiducia e giusta formazione – evidenzia Ambrogio Alberio – Così come accade in agricoltura sociale ogni progetto lavorativo dovrebbe indirizzarsi sulle attitudini individuali: un discorso che vale per tutti noi, al di là della disabilità che possiamo avere o meno”. 

Visto il successo della collaborazione tra i due enti, a gennaio è stato inoltre aperto anche SFArm, un Servizio di Formazione all’Autonomia rivolto a persone con disabilità lieve e che mira allo sviluppo di competenze nell’ambito delle autonomie personali e della sfera lavorativa. “Prendersi cura degli animali, pulire i loro box, dare loro da mangiare e bere, coltivare ortaggi e piccoli frutti e utilizzarli nel laboratorio di cucina o regalarli ai propri genitori, arrivare al mattino trovando il giardino ordinato e pieno di colori permette alla persona di toccare con mano il frutto del proprio lavoro”, sottolineano gli educatori.

“L’essere a contatto con la natura ed essere soddisfatti del risultato aumenta il livello di benessere e di autostima. In particolare i ragazzi con disturbo dello spettro autistico traggono giovamento dalla routine su cui si basa il lavoro in fattoria: lavori ben precisi e conosciuti, che possono essere svolti in piena autonomia. La collaborazione con i compagni è necessaria per portare a termine correttamente il lavoro, allenando e affinando quotidianamente le proprie capacità relazionali. Infine l’avvicinamento agli animali, soprattutto per chi ha difficoltà comunicative, permette di sfruttare il canale non verbale”.  

A testimoniare la positività dell’esperienza vissuta ecco alcuni resoconti dei ragazzi con autismo coinvolti nelle attività, uno di questi è Davide, 24 anni: “Riesco a gestire gli animali e a pulire i loro box e gli spazi. Preferisco dividere i compiti di gestione dell’orto così da poter lavorare bene. A volte faccio fatica a farmi ascoltare dai compagni”. Non mancano esperienze di ippoterapia che preparano al contatto con gli animali: “Faccio equitazione e partecipo a diverse gare”, racconta soddisfatto Vladimir. La cooperativa “Il Granello – Don Luigi Monza” ha inoltre un alloggio per l’autonomia nel comune di Turate: “Questa è una casa dove con altri ragazzi svolgo numerose attività come cucinare, pulire la casa, preparare il letto e i miei vestiti” spiega Davide.  Green Smiles sta organizzando con il Comune di Guanzate un evento dove i ragazzi con autismo avranno un ruolo importante in veste di arbitri nell’ambito di giochi didattici. Inoltre saranno presto coinvolti in lavori di manutenzione conservativa sul territorio comasco, al di là dei confini della fattoria sociale: un’ulteriore conferma di inclusione sociale e lavorativa.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2019/04/agricoltura-lavoro-cambiano-vita-giovani-con-autismo/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

CAES e Assimoco per l’agricoltura sociale e biologica

CAES, consorzio che applica il metodo dell’economia solidale al mercato assicurativo, e Assimoco presentano la prima polizza specifica per l’agricoltura sociale in Italia. Il prodotto è rivolto a tutte le realtà che ricadono nella categoria: la metà di queste sono cooperative sociali, 7 su dieci si occupano di inserimento lavorativo, prevalentemente con persone affette da disabilità. In Italia sono almeno 1.200 le realtà attive nel settore dell’agricoltura sociale, la maggior parte delle quali cooperative sociali di inserimento lavorativo per disabili. Per loro CAES, Consorzio Assicurativo Etico Solidale, e Assimoco lanciano la prima polizza specifica proposta in Italia. Il prodotto AgricolTU Assimoco è la polizza che si rivolge alle imprese agricole, con o senza produzione di reddito agrario, sia in forma individuale o societaria e anche cooperativa, con estensione massima aziendale sino a 400 ettari. La Compagnia ha sviluppato questo prodotto grazie all’esperienza quarantennale che la vede al fianco delle realtà che quotidianamente operano in questo settore. Grazie a CAES la polizza è stata integrata con una normativa adeguata alle esigenze delle aziende che praticano agricoltura sociale. La polizza infatti può coprire attività di agricoltura sociale così come definita dalla Legge nr. 141 del 18 agosto 2015.

Il Rapporto sull’Agricoltura Sociale in Italia 2018, curato da Rete Rurale Nazionale e Crea, ha censito oltre 1.200 realtà che ricadono nella categoria: la metà di queste sono cooperative sociali, 7 su dieci si occupano di inserimento lavorativo, prevalentemente con persone affette da disabilità.  

In particolare, la polizza copre:
– attività dirette a realizzare “l’inserimento socio-lavorativo di lavoratori con disabilità e di lavoratori svantaggiati, di persone svantaggiate, di minori in età lavorativa inseriti in progetti di riabilitazione e sostegno sociale;
– prestazioni e attività sociali e di servizio per le comunità locali mediante l’utilizzazione delle risorse materiali e immateriali dell’agricoltura per promuovere, accompagnare e realizzare azioni volte allo sviluppo di abilità e di capacità, di inclusione sociale e lavorativa, di ricreazione e di servizi utili per la vita quotidiana;
– prestazioni e servizi che affiancano e supportano le terapie mediche, psicologiche e riabilitative finalizzate a migliorare le condizioni di salute e le funzioni sociali, emotive e cognitive dei soggetti interessati anche attraverso l’ausilio di animali allevati e la coltivazione delle piante.
– progetti finalizzati all’educazione ambientale e alimentare, alla salvaguardia della biodiversità nonché alla diffusione della conoscenza del territorio attraverso l’organizzazione di fattorie sociali e didattiche riconosciute a livello regionale, quali iniziative di accoglienza e soggiorno di bambini in età prescolare e di persone in difficoltà sociale, fisica e psichica.

Tutto ciò è ovviamente accompagnato da clausole che coprono le specifiche situazioni, ad esempio le estensioni, che caratterizzano già ora i prodotti RCT di CAES e che consentono di assicurare soggetti disabili, minori, volontari oppure l’estensione ad attività che spesso vediamo come complementari in un contesto di agricoltura sociale e biologica, quali l’apicoltura. Un prodotto dedicato all’agricoltura che quindi si arricchisce delle componenti sociali caratterizzanti il Terzo Settore.

 Fonte: http://www.italiachecambia.org/2019/02/caes-assimoco-agricoltura-sociale-biologica/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Entroterra, il progetto di agricoltura sociale che si apre al disagio psichico

Si chiama “Entroterra” ed è un progetto agricolo avviato dalla Cooperativa Entropia con l’obiettivo di coinvolgere persone svantaggiate in un percorso di coltivazione biologica di ortaggi. Il progetto ha anche il sostegno di Banca Etica.

Entropia” è una Cooperativa Sociale attiva nel territorio dell’Alto Vicentino che da trent’anni si occupa di progetti a favore di persone con disagio psichiatrico e che da tre anni accoglie persone che richiedono protezione internazionale; l’ospitalità avviene in piccoli appartamenti nella logica dell’integrazione sociale.

Ed è proprio “Entropia” ad avere avviate il progetto chiamato “Entroterra”, con l’obiettivo di coinvolgere persone svantaggiate in un percorso di coltivazione biologica di ortaggi. «Vorremmo sviluppare nel tempo anche altre attività legate all’agricoltura sociale come la trasformazione degli alimenti, l’ allevamento e l’educazione ambientale  – spiegano i promotori – Vogliamo unire la produzione agricola con la garanzia di un lavoro dignitoso e di integrazione sociale, rafforzando i legami con la comunità. Valori fondanti sono: la cooperazione nel lavoro, il rapporto con la terra ed il cibo genuino, la centralità delle relazioni».

«La parola chiave del progetto è rigenerazione – aggiungono – abbiamo attivato progetti riabilitativi e lavorativi rivolti ad utenti con disagio mentale e tirocini per richiedenti protezione internazionale. Il tipo di coltivazione valorizza il potenziale umano; attraverso l’utilizzo di piccoli macchinari minimizza l’impatto ambientale e incentiva un modello di agricoltura su piccola scala. Destinatari dei nostri prodotti sono soprattutto persone che vivono nelle vicinanze del nostro terreno, che contiamo di raggiungere partecipando a mercati locali e attraverso la consegna a domicilio. Incoraggiando lo sviluppo di un modello di CSA (Agricoltura Supportata dalla Comunità) e coinvolgendo i GAS (Gruppi di Acquisto Solidale), vorremmo offrire al territorio i nostri ortaggi coltivati con passione. Vorremmo inoltre avviare esperienze formative legate all’agricoltura consapevole e progetti educativi».

«Quest’anno stiamo coltivando un terreno di 1,5 ettari inutilizzato da diverso tempo e ci approvvigioniamo di acqua direttamente da un torrente adiacente. La coltivazione segue i principi dell’agricoltura biologica. Coltiviamo più di 50 varietà diverse di ortaggi di stagione e un centinaio di alberi da frutto di varietà antiche, circondato da siepi ed alberi spontanei, creando un piccolo ecosistema ricco in biodiversità».

Entropia ha avviato una raccolta fondi (QUI per contribuire) che permetteranno di velocizzare alcune operazioni, formare e sviluppare le potenzialità manuali delle persone che lavorano nel progetto e sviluppare un modello di orticoltura su piccola scala. Dal basso e a piccoli passi, ma così si avanza!

fonte: http://www.ilcambiamento.it/articoli/entroterra-il-progetto-di-agricoltura-sociale-che-si-apre-al-disagio-psichico?idn=25&idx=29812&idlink=7

Orti sociali per coltivare le diverse abilità e sradicare gli stereotipi

Un’esperienza di lavoro, di sana vita e di gruppo e soprattutto un’occasione di crescita personale. I ragazzi del Centro Diurno Disabili di Voghera raccontano la loro esperienza a contatto con la terra nell’ambito del progetto “Orti Sociali di Voghera” promosso dalla rete Agricoltura Sociale Lombardia. La rete Agricoltura Sociale Lombardia dà voce ad alcune storie di riscatto rese possibili grazie alle esperienze di inclusione concretizzate attraverso l’agricoltura sociale. L’ultimo report parla di ben 1.967 persone con svantaggio che attraverso la rete regionale hanno trovato un’opportunità di riscatto. Di queste 1.096 sono disabili e coinvolte a vario titolo nelle attività agricole. Approdando sul territorio pavese brilla una testimonianza particolarmente speciale perché in grado di scardinare numerosi luoghi comuni sulla disabilità senza edulcorazioni ma con il solo ingrediente dell’esperienza diretta a contatto con la natura, i suoi ritmi e non da ultima la sua bellezza. Tutto accade nell’ambito del progetto “Orti Sociali di Voghera” – appartenente alla rete regionale ASL – della Fattoria sociale Baggini che si mette in sinergia con il Centro Diurno Disabili di Voghera.

Da questo intreccio virtuoso scaturisce l’intento di coinvolgere cinque giovani con disabilità intellettiva e motoria in un’attività di orto sociale. Un’esperienza partita a metà ottobre 2018 e che sta prendendo sempre più quota sul fronte dei risultati come racconta Elisa Castelli, una delle referenti del progetto oltre che educatrice del centro gestito dalla cooperativa onlus Marta: “Abbiamo ideato questa iniziativa formativa con un obiettivo ben chiaro: volevamo portare i ragazzi fuori dalle mura protettive e abitudinarie del centro per metterli a contatto con qualcosa di nuovo. Desideravamo trasmettere loro la percezione di non essere più solo dei fruitori di aiuto ma di poter diventare loro stessi dei portatori di una vera e propria ‘cura’ nei confronti di qualcosa che ha bisogno di essere seguito con motivazione, attenzione e pazienza. Nell’orto imparano che bisogna seminare bene ora per raccogliere frutti più avanti”. 

“Un’altra bella esperienza agli Orti Sociali di Voghera – evidenzia Moreno Baggini, responsabile del progetto omonimo e coordinatore del territorio pavese per la rete ASL – Si tratta di un modello di intervento innovativo studiato dal CDD di Voghera che recupera l’elemento storicamente inclusivo che è innato in agricoltura e che spesso garantisce ottimi risultati dal punto di vista terapeutico e del reinserimento sociale. Grazie alle educatrici del CDD e all’orto-terapista Emanuele Carcò i ragazzi coinvolti stanno avendo opportunità per fare le loro prime esperienze di lavoro e sana vita di gruppo ma anche e soprattutto esperienze di vita e crescita personale”.

Diverse abilità in campo

I giovani coinvolti – di età compresa tra i 30 e i 35 anni, di cui quattro ragazzi e una ragazza – in passato hanno già maturato esperienze di cura delle piante nell’ambito del servizio del centro. “L’entusiasmo era tale che volevamo replicarlo in un luogo diverso dove poter sperimentare nuove relazioni e mansioni che consentissero la scoperta di competenze” spiega Elisa Castelli.  

La terra come base di inizio per una nuova esperienza di formazione. Una volta a settimana per circa due ore i ragazzi del CDD di Voghera imparano i rudimenti del mestiere grazie alla guida dell’orto-terapista della fattoria Baggini che mostra i vari passaggi da eseguire. Vengono utilizzati diversi attrezzi, tranne gli strumenti a motore, ed eseguite operazioni che richiedono concentrazione, come conferma Elisa: “Recentemente abbiamo, ad esempio, tolto tutte le piante di pomodori per lasciare spazio alle fragole che arriveranno a primavera. Un bell’esercizio di cura e attesa da parte dei nostri ragazzi che hanno anche usato la vanga. Tutto questo insieme a noi educatori perché svolgiamo tutti i medesimi compiti senza differenze”.  

Un’esperienza che ha destato interesse, gratificazione ed entusiasmo negli stessi ragazzi. “All’orto mi diverto con Riccardo che mi insegna cosa fare” racconta ad esempio Alessandro che partecipa all’attività. “Andare a lavorare con i miei compagni è bello” commenta Luca, confermando le impressioni del suo collega. “Mi piace molto fare l’orto e raccogliere le verdure, oggi ho portato a casa i finocchi” sottolinea Alberto che ha potuto toccare con mano la soddisfazione di vedere i risultati del proprio impegno. “È bello prendersi cura di qualcosa… poi lo mangi e sei contenta!” riflette Chiara con entusiasmo a questo proposito.

Stereotipi da sradicare, capacità da coltivare

Possiamo dire che l’orto sociale permette coltivare abilità nascoste? “Certamente – è la risposta convinta di Elisa – I benefici sono concreti e riscontrabili su vari livelli. Dal punto di vista relazionale ci si confronta con gli altri e si impara a lavorare insieme imparando a conoscere l’altro e rispettando i ritmi della natura. Saper attendere i risultati del proprio impegno senza fretta ma con pazienza è qualcosa di fondamentale e fortemente educativo. Accade così anche per noi operatori che ci confrontiamo con la disabilità, consapevoli che i risultati non arrivano subito ma che con l’impegno prima o poi ci saranno e questa è la più grande soddisfazione: dare tempo con fiducia”. 

Altro tassello importante è quello cognitivo soprattutto perché parliamo di persone con disabilità intellettiva: “Ogni ragazzo ha modo di contribuire secondo le capacità di cui dispone.  Il lavoro permette di acquisire autonomia e maggior responsabilizzazione in un contesto con ritmi tranquilli e adatti a questo tipo di fragilità. Inoltre la metodologia iniziale strutturata ad imitazione delle tecniche proposte dall’orto-terapista favorisce l’acquisizione di competenze e stimola la memoria potenziando l’aspetto cognitivo e riducendo nettamente le stereotipie che spesso assorbono i nostri utenti. Il contatto con la natura, i suoi cambiamenti e ritmi, migliora la percezione di se stessi”. 

Parliamo di luoghi comuni. Qual è lo stereotipo che questa esperienza di agricoltura sociale è finora riuscita a scardinare di più riguardo alla disabilità mentale? “Ha dimostrato che queste persone non sono bambini ma adulti e che al di là di giuste necessità di routine e attenzione familiari hanno diritto e possibilità di confrontarsi con nuove realtà e persone creando una vera e propria rete relazionale: aspetto importante per la vita di tutti noi. Perché uscire dagli schemi abitudinari ci permette di crescere”. 

Elisa, da educatrice, qual è la più grande soddisfazione derivata finora da questo progetto di orto sociale? “Vedere i nostri ragazzi felici e coinvolti in qualcosa che va al di fuori delle solite attività quotidiane. Siamo stati molto fortunati a trovare un ambiente piacevole e accogliente che li rende sereni e appagati, senza stereotipie o disagi. Il lavoro agricolo è davvero terapeutico: svela abilità”.

Fonte:  http://www.italiachecambia.org/2018/12/orti-sociali-coltivare-diverse-abilita-sradicare-stereotipi/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Cibo e ambiente: buone pratiche di sostenibilità

La rete Agricoltura Sociale Lombardia racconta con esempi concreti le sue iniziative di contrasto allo spreco, tutela ambientale, valorizzazione della biodiversità mantenendo intatto il prezioso ingrediente dell’inclusione lavorativa e sociale. Ecco alcune pratiche virtuose dai territori di Brescia, Varese e Cremona. Il cibo è un elemento imprescindibile per la nostra vita e rappresenta un argomento che traghetta con sé numerose riflessioni, destando al contempo importanti quesiti. Si è celebrata ieri 16 ottobre la Giornata Mondiale dell’Alimentazione, per ricordare la fondazione della FAO – Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, avvenuta nel 1979, e soprattutto per sensibilizzare l’opinione pubblica su tutto ciò che riguarda il tema. A partire dal 1981 ogni 16 ottobre è stato presentato un focus tematico speciale correlato a quello protagonista, puntando l’attenzione su diversi argomenti cardine come la biodiversità, il contrasto alla povertà, il diritto al cibo e in particolare l’agricoltura. Quest’ultima ha rappresentato il tema più ricorrente e allo stesso tempo fondamentale nelle sue diverse declinazioni: ad esempio come chiave di volta per “spezzare il ciclo della povertà rurale” (edizione 2015) o come cartina tornasole dei cambiamenti climatici (edizione 2016). Il focus principe di questo 2018 ricorda che “Le azioni sono il nostro futuro. Un mondo Fame Zero entro il 2030 è possibile”. Per l’occasione la rete di Agricoltura Sociale Lombardia, impegnata in azioni di inclusione lavorativa e sociale di persone con svantaggio di vario tipo, dà voce ad alcuni esempi di realtà che fungono da testimonial virtuosi sul fronte delle tematiche al centro di questa giornata.

“La nostra rete regionale è formata da cooperative, aziende agricole ed enti che valorizzano la biodiversità e lavorano da tempo all’insegna della promozione di un’agricoltura sostenibile e rispettosa dell’ambiente oltre che sana per i consumatori – evidenzia Adriana Pagliarini, coordinatrice della rete Agricoltura Sociale Lombardia – Tutto questo coinvolgendo sempre l’aspetto dell’inclusione che rende protagoniste in questo processo virtuoso le persone con svantaggio che trovano riscatto e un’opportunità formativa oltre che professionale”.Agricoltura-sociale-Rigenera

Il progetto Rigenera

A Cremona nulla si spreca ma tutto si Rigenera

Un nome che è tutto un programma quello del progetto della Cooperativa Nazareth del territorio cremonese. Rigenera è, infatti, il titolo metaforico e allo stesso tempo concreto dell’esperienza di orticoltura sociale a favore dell’inclusione lavorativa e formativa di persone con svantaggio. Sul fronte del tema protagonista Rigenera si impegna su ben tre livelli tutti intrecciati inscindibilmente tra loro, come conferma la coordinatrice territoriale di rete Giusy Brignoli, anche referente della coop. “Il primo livello è quello dell’informazione – spiega –  Attraverso la newsletter settimanale di Rigenera diffondiamo tra i clienti e i lettori una cultura attenta agli stili di vita e a cosiddetto basso impatto ambientale. In queste ultime settimane stiamo, ad esempio, puntando molto sul l’importanza di valorizzare quelli che in cucina sono solitamente ritenuti degli scarti: le bucce, le foglie esterne della verdura, etc. Vengono così proposte alcune ricette sfiziose per invogliare chi legge a provare qualche nuovo e gustoso esperimento che oltre a far bene all’ambiente fa molto bene anche alla salute. È, infatti, risaputo che proprio in questi apparenti scarti sono in realtà contenute sostanze molto importanti per l’organismo, come vitamine e fibre. Inoltre questo tipo di azione anti spreco è un toccasana anche per il portafoglio: spesso non ci rendiamo conto che molte cose acquistate con la spesa vengono inutilmente buttate via quando invece potremmo utilizzare al meglio”. L’altro livello di impegno è quello rappresentato dalla filiera: “Grazie alla possibilità di trasformare i nostri prodotti agricoli all’interno del laboratorio allestito nell’ambito della casa circondariale di Cremona abbiamo ottenuto il traguardo di un bassissimo scarto di verdure. L’invenduto del giorno viene, infatti, ogni volta cucinato. Ciò che invece non è utilizzabile per la trasformazione viene trasportato nei campi agricoli per divenire concime per le nostre piante. Niente viene quindi sprecato”.Coltivazioni-progetto-Rigenera-Cremona

Coltivazioni del progetto Rigenera

Informazione, sensibilizzazione, laboratorio di trasformazione agroalimentare: dalle ricette anti-spreco alla salvaguardia del valore del cibo dal campo al piatto e poi ancora al campo perché tutto torna ad essere prezioso. Il progetto di Rigenera, i cui prodotti hanno ottenuto la certificazione biologica e ambientale, tocca una terza tappa fondamentale che coinvolge la rete di distribuzione territoriale. “Il nostro terzo livello è quello che chiamiamo di educazione – racconta la referente del progetto – Grazie a una serie di convenzioni che Nazareth ha stretto con alcuni supermercati del territorio fra cui Coop Lombardia, i nostri operatori del settore dei servizi educativi settimanalmente passano in questi punti vendita a ritirare alimenti in fase di scadenza per poi distribuirli nelle parrocchie e in alcuni istituti religiosi con l’aiuto dei ragazzi aventi svantaggio coinvolti nelle attività inclusive. Questo dimostra che con un semplice gesto di attenzione e recupero di ciò che è ancora buono e utilizzabile si può offrire un aiuto concreto senza che niente venga buttato”.

“Crediamo molto in tutto questo perché lo riteniamo ricco di valore economico e sociale – evidenzia Giusy Brignoli – La nostra missione quotidiana è quella di valorizzare persone con svantaggio come migranti, detenuti, soggetti con disturbi psichici che la società ritiene scarto e che invece per noi rappresentano una risorsa fondamentale, certi che possano dare al nostro territorio un esempio virtuoso replicabile da tutti”.Agricoltura-sociale-giovani-La-Monda.jpg

La cooperativa agricola biodinamica La Monda

A Varese “La Monda” coltiva l’ingrediente prezioso della biodinamica

Un percorso che si snoda tra le radici della tradizione e i germogli di aspirazioni che coltivano il rispetto per l’ambiente e il benessere dell’uomo. La storia della cooperativa agricola biodinamica “La Monda” del territorio di Varese è all’insegna di passato, presente e futuro. Il termine “monda” deriva dal famoso “mondare nel senso di trascegliere i bozzoli e ripulirli da ogni mondiglia”. A rappresentare la struttura fisica del progetto è la cascina omonima inserita in un’area di oltre 83.000 mq di terreno agricolo, di cui 35.000 mq di bosco misto con castagni. Gli edifici si estendono per 1.200 mq circa, ai quali si aggiungono strutture agricole e un importante punto vendita di prodotti biologici e biodinamici. Il tutto coinvolge anche l’orma di una figura emblematica come quella della studiosa Irene Cattaneo che nel 1996, per volontà testamentaria, lasciò la proprietà de “La Monda” alla Società Antroposofica in Italia, con l’auspicio della realizzazione di una piccola azienda biodinamica e di un progetto di attività antroposofica. Oggi “La Monda” riunisce così sia il progetto dell’Associazione “La Monda” onlus per la Pedagogia Curativa e Socioterapia Antroposofica sia la Società Agricola Biodinamica omonima, nata nel 2001, trasformandosi poi nel 2009 in cooperativa di tipo A e B che oltre a gestire la produzione si impegna per favorire l’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati, sviluppando al contempo servizi educativi di vario genere. Presenti anche l’attività di fattoria sociale e agrituristica. Al centro di tutto brilla l’impegno sul fronte ambientale attraverso la tutela di una produzione che segue i principi della biodinamica derivati da Rudolf Steiner, come spiega il coordinatore della coop Mauro Vaccari: “Agricoltura biodinamica: si tratta di due parole che implicano un modo di lavorare, osservare e vivere la terra. Una filosofia di vita per apprezzare tutta l’armonia di un campo coltivato, il succedersi delle stagioni e del tempo. Attraverso il metodo biodinamico l’agricoltura è in sintonia con la natura, con la terra e con gli uomini. La concimazione, la coltivazione e l’allevamento sono attuati con modalità che rispettano e promuovono la fertilità e la vitalità del terreno e allo stesso tempo le qualità tipiche delle specie vegetali e animali. Il profondo legame con la natura e il completo rispetto dei suoi ritmi portano, con l’agricoltura biodinamica, ad abolire l’utilizzo di fertilizzanti minerali sintetici e di pesticidi chimici e a gestire il terreno seguendo i cicli cosmici e lunari”.

“La Monda” da tempo sviluppa occasioni di formazione e riscatto rivolte a giovani e a persone con handicap: “Secondo la pedagogia curativa di Rudolf Steiner il lavoro è un elemento significativo della vita di ogni uomo: lavorando ci si identifica con l’attività che viene svolta per altre persone e questo porta al riconoscimento della propria dignità e autostima” conferma Mauro Vaccari.Progetto-Antica-Terra

“L’Antica Terra”

A Brescia si scoprono i tesori dell’Antica Terra con le erbe di Ildegarda e il grano monococco

Amore per l’ambiente e impegno sul fronte dell’inclusione lavorativa: la cooperativa sociale “L’Antica Terra”, guidata da Riccardo Geminati, nasce nel 2005 con questo obiettivo che diventa un faro di riferimento dell’intera attività quotidiana. L’attività di sviluppo culturale e ambientale della pianura bresciana si affianca a quella dell’agricoltura sociale coinvolgendo professionalmente persone con disabilità psichica assunte in alcuni casi anche a tempo indeterminato.

Il tema alimentare abbraccia l’intero processo lavorativo, dalla produzione alla sensibilizzazione culturale contemplando la cura più attenta in ogni sua fase. “L’Antica Terra” svolge, infatti, attività di coltivazione del grano monococco da cui vengono sia ricavate farine grazie all’utilizzo di un proprio mulino a pietra, sia realizzati prodotti alimentari come biscotti, pasta e snack salati. “Sin dall’inizio la principale attività della cooperativa è stata la coltivazione di questo frumento introdotto in coltura circa 10mila anni fa e considerato una delle specie fondatrici dell’agricoltura – racconta Olga Ciccone, coordinatrice della rete di Agricoltura Sociale Lombardia per il territorio bresciano e consigliera amministrativa della cooperativa – Questa coltivazione è adatta anche ai terreni più poveri, ha un’ottima capacità di adattamento e una straordinaria resistenza a malattie e parassiti. Non necessita di concimazioni né di abbondanti irrigazioni quindi la sua coltivazione è a ridotto impatto ambientale. Inoltre il rinnovato interesse per questa coltura è legato alla crescente sensibilità dell’opinione pubblica per le caratteristiche dietetico nutrizionali dei prodotti da esso derivati ed è giustificato dall’ottima composizione della sua farina”. Un grano che ha destato l’attenzione anche di Regione Lombardia che nel 2008 ha finanziato un progetto biennale intitolato MonICA (Monococco per l’Innovazione Cerealicola ed Alimentare) elaborato dalla cooperativa stessa e finalizzato allo studio delle potenzialità agronomiche, tecnologiche e nutrizionali di cinque varietà di questo tipo di grano. “Abbiamo affidato la parte scientifica del progetto al Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura, dipartimento di biologia e produzione vegetale in collaborazione con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari e Microbiologiche dell’Università degli Studi di Milano. La cooperativa produce all’anno circa 250 quintali di grano monococco coltivato su terreni di Ghedi e Gottolengo” spiega la referente. Il progetto ha visto la partecipazione di altre importanti realtà locali e la creazione di un vero e proprio marchio.Prodotti-Antica-Terra

Altro progetto cardine curato da “L’Antica Terra” è quello intitolato “Le Erbe di Ildegarda”, “ispirato alla figura di Santa Ildegarda di Bingen, nata nel 1098, monaca benedettina oltre che grande studiosa delle piante e delle loro proprietà curative: convinta che l’alimentazione fosse importante per l’equilibrio dell’individuo, elaborò un vero e proprio libro di ricette” racconta Olga Ciccone. Protagoniste sono alcune erbe commestibili del territorio, prodotti preziosi che in passato venivano consumati per le loro qualità nutritive e che ora sono al centro di questa iniziativa di recupero e valorizzazione che recentemente ha destato l’interesse del pubblico in occasione di un evento organizzato all’interno di Palazzo Cigola Martinoni a Cigole. Coinvolta per l’occasione anche l’esperta Elisa Gennari la quale ha messo a punto un moderno processo di preparazione che intreccia innovazione e zero impatto ambientale.

“Le erbe spontanee sono un patrimonio naturale che non necessita di particolari cure o interventi umani. Sono molto facili da coltivare e cosa hanno un bassissimo impatto ambientale – sottolinea Olga Ciccone – Per il 2019 abbiamo in progetto di iniziare una coltivazione diretta e controllata delle erbe in modo da garantirne la provenienza biologica da terreni non inquinati. L’obiettivo è di creare una filiera produttiva che abbia uno sbocco sul mercato come è avvenuto con il grano monococco. Inizialmente la produzione riguarderà quattro varietà di erbe: rosolaccio, tarassaco, luppolo e aglio ursino, scelte per le loro proprietà nutrizionali e per il legame con il territorio”.

“Credo fermamente che l’Italia debba e possa sostenere, in veste di apripista, una politica legata alla sostenibilità ambientale, all’alimentazione salutare e non da ultimo alla bontà dei prodotti – commenta a questo proposito Riccardo Geminati, presidente della cooperativa –  Una triade che è anche una sfida fatta di ricerca, storia e valorizzazione del locale, carte vincenti con le quali il nostro paese può mettersi in gioco nella società attuale a favore del gusto, del piacere del cibo, della salute e dell’economia stessa”.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2018/10/cibo-ambiente-buone-pratiche-sostenibilita/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Agricoltura sociale e disabilità: il progetto “Evergreen Fare impresa”

“Evergreen Fare Impresa” è un progetto di floricoltura e agricoltura sociale supportato dal comune di Lerici (in provincia di La Spezia) e dalla Fondazione Manlio Canepa. Tra i principali obiettivi vi è quello di costituire un contesto sociale e lavorativo in cui si possano inserire le persone con disabilità e, all’interno di una dinamica cooperativa, possano essere valorizzate le competenze di ogni persona. Avviare un percorso di acquisizione di competenze nell’ambito della floricoltura e dell’agricoltura. Con questa finalità prende il via nel 2008 il progetto “Evergreen Fare Impresa” che coinvolge una decina di persone con disabilità del territorio della provincia di La Spezia. Il progetto nasce grazie ad un contributo della Provincia di La Spezia, alla volontà della Fondazione Manlio Canepa e del comune di Lerici, in partenariato con le cooperative che gestiscono il progetto.  Grazie agli educatori che indirizzano il lavoro del gruppo e ad esperti del settore agricolo, vengono valorizzate le competenze di ognuno.

Agricoltura sociale per una società più equa e collaborativa

“L’agricoltura sociale (AS) valorizza l’agricoltura multifunzionale nel campo dei servizi alla persona e si caratterizza per legare la produzione di beni e servizi tradizionali alla creazione di beni e reti informali di relazioni. Accanto alla produzione di prodotti alimentari e servizi tradizionali dell’agricoltura, l’AS interviene a sostegno della produzione di salute, di azioni di riabilitazione/cura, dell’educazione, della formazione, dell’organizzazione di servizi utili per la vita quotidiana di specifici gruppi di utenti, nonché nella creazione di opportunità occupazionali per soggetti a più bassa contrattualità …”
(Manifesto dell’Agricoltura Sociale – Progetto Social Farming – Uni Pisa).

La redistribuzione dell’economia su scala mondiale e la progressiva scarsità delle risorse naturali, hanno prodotto un movimento di mutamento nell’organizzazione dei processi di produzione e distribuzione dei valori economici nella nostra Società. Allo stesso tempo, la crisi ambientale impone la riflessione su un uso responsabile delle risorse naturali, che assicuri una gestione equilibrata del territorio non urbanizzato, per salvaguardare l’uso della terra e prevenire le possibili crisi che potranno derivare da una rinnovata difficoltà di accesso al cibo.serra-e-panorama

La mobilizzazione dai territori di nuove risorse, materiali ed immateriali, vecchie e nuove, specialistiche e non, si realizza attraverso processi di innovazione sociale volti a generare una crescita inclusiva, intelligente e sostenibile (EU 2020) e pensare a risposte di migliore tenuta sociale rispetto ai bisogni esistenti. Alla base di percorsi di innovazione sociale c’è un diverso coinvolgimento della società civile, della responsabilità delle imprese, ma anche un diverso modo di operare delle pubbliche amministrazioni, come dei soggetti istituzionali. In questa rinnovata capacità di coinvolgimento attivo, l’ipotesi da costruire è quella che parte dall’organizzazione di sistemi di economia civile, dove l’interdipendenza e le relazioni di comunità (la core economy) divengono meccanismi di supporto al funzionamento di mercati più etici e di uno Stato meno paternalistico e gerarchico e più collaborativo e aperto al confronto, nelle Istituzioni centrali come in quelle locali.

Il progetto “Evergreen Fare Impresa”

“Evergreen” nasce dalle attività del Centro Diurno Antares di Lerici (SP), nel 2007 come percorso formativo. Si concretizza poi in un contesto pre-lavorativo protetto per persone con disabilità, orientato esattamente in questa direzione: nato come progetto formativo nell’ambito della floro e ortocultura, diventa nel 2011 una struttura florovivaistica alla Serra di Lerici, con annessi terreni agricoli coltivati a ortaggi e alberi da frutto, grazie all’Amministrazione Comunale di Lerici (SP) e la Fondazione Manlio Canepa O.N.L.U.S.  Le cooperative sociali C.O.C.E.A. e Lindbergh, proseguono la gestione del progetto che accoglie persone con disabilità dei distretti sanitari 17, 18 e 19 della Regione Liguria.luca-e-stefano

La scansione temporale del progetto e la sua attuazione avviene su base stagionale, permettendo a chi ne prende parte di affrontare il lavoro di semina, cura e raccolta in base a carichi orari personalizzati. Le serre e il terreno agricolo adiacente sono gestiti in funzione delle richieste di mercato, ma anche in modo attento rispetto alle diversità delle persone coinvolte. Tutti gli utenti, i borsisti e gli operatori hanno ormai acquisito sufficienti competenze sulle specifiche mansioni di volta in volta assegnate. L’attività che si sviluppa durante tutto l’anno, si svolge 5 giorni la settimana, sia in serra che presso alcuni mercati di settore per avviare la vendita dei prodotti coltivati, dal lunedì al venerdì, dalle 8.30 alle 12.30. La struttura florovivaistica e gli orti accolgono gli utenti del progetto e diverse persone in regime di borsa lavoro, come percorso di acquisizione delle competenze pre-lavorative e lavorative specifiche per il settore. Molte sono poi le collaborazioni con le scuole per i progetti di alternanza scuola-lavoro per studenti con disabilità e non (nello specifico con l’Istituto Agrario di Sarzana -SP-), o con le scuole elementari per i progetti legati all’attività di “serra didattica” che in primavera e in autunno accoglie i bambini che vengono seguiti nei vari laboratori dagli educatori e dalle persone con disabilità. Quotidianamente tutti vengono supportati da operatori/educatori esperti, da operai giardinieri del Comune di Lerici, costituendo in tal modo un’efficace rete fra le diverse istituzioni preposte (Servizi Sociali del comune e Asl).al-lavoro-a-lerici

La terapia occupazionale

La terapia occupazionale (definita anche ergoterapia) è una disciplina riabilitativa e conseguentemente una professione centrata sullo sviluppo e il mantenimento della capacità di agire delle persone. Contribuisce al miglioramento della salute e della qualità di vita. Facilita la partecipazione alla società permettendo di prendere parte alle attività quotidiane. (ASE, 2011). La modalità del laboratorio occupazionale permette di confrontarsi con un’attività molto vicina a quella lavorativa anche a chi non è in grado di affrontarla in autonomia (attraverso ad esempio una borsa lavoro, un tirocinio o un progetto di formazione in situazione), poiché in un contesto protetto e supportati in modo adeguato alle diverse necessità, si ha la possibilità di imparare a sostenere le proprie responsabilità e a svolgere compiti e mansioni assegnati rispetto ai ruoli, con impegno e coinvolgimento, mettendo a frutto le proprie potenzialità.

Gli obiettivi principali della Terapia occupazionale sono:
– Aumento della percezione positiva di sé come individuo attivo e produttivo, utile nel suo ruolo sociale, con un conseguente recupero dell’autostima.
– Facilitazione del lavoro di gruppo nella concretizzazione del pensiero: “quello che faccio io sommato quello che fai tu e che facciamo assieme, diventano un prodotto completo e di valore”.
– Ampliamento della capacità attentiva e dell’assunzione di responsabilità nella presa in carico, con ruoli specifici, di tutto ciò che inerisce gli strumenti e il materiale necessario per il lavoro.
– Conferimento di competenze spendibili nel mondo del lavoro o del pre-lavoro in contesti protetti.
– Miglioramento delle competenze relazionali con persone conosciute e nella presentazione di sé con chi non si conosce.serra

I vantaggi dell’attività agricola

L’attività agricola, molto efficace per chiunque, lo è soprattutto per coloro che hanno degli svantaggi: la possibilità di stare all’aria aperta, di veder crescere una pianta e raccoglierne i frutti è sicuramente positiva. Altro fattore di beneficio è quello di lavorare in un contesto che ha a che fare con tempi biologici. I tempi con cui si sviluppano i processi di produzione agricola sono molto lunghi rispetto ad altri settori lavorativi. La relativa “lentezza” dei cicli di produzione agricoli rende il settore Primario un ambito nel quale i ritmi di lavoro non sono quasi mai incalzanti; consente di poter modulare la “velocità” di esecuzione delle varie operazioni e anche di fermarsi, di concedersi pause, senza compromettere la qualità del prodotto finale.

Fonte : italiachecambia.org

Agricoltura sociale, in autunno la legge nazionale

La legge che regolamenta l’agricoltura sociale potrebbe presto arrivare in autunno dopo il primo si incassato alla Camera nei giorni scorsi.

L’agricoltura sociale diventa legge in Italia, l’iter è stato già avviato e in autunno con la discussione in Senato si spera di rendere definitivo il testo che regolamenterà il sostegno ai più svantaggiati. Innanzitutto il testo di legge contiene un elemento fondamentale, ossia proprio la definizione di agricoltura sociale che consiste in uno strumento sociolavorativo rivolto a soggetti svantaggiati che attraverso l’attività di coltivazione intraprendono un percorso di riabilitazione sociale.La definizione di agricoltura sociale è stato il passo fondamentale poiché è proprio da qui che partono i progetti per realizzare sia filiere coordinate sia un marchio che porti poi sul mercato i prodotti frutto del lavoro dei partecipanti. Un punto da risolvere resta il coordinamento delle Regioni all’interno della Legge nazionale, quando definitiva. Infatti progetti di agricoltura sociale sono già èresenti in diverse Regione tra cui la Toscana che crede in questa forma di sviluppo solidale già da tempo. Come ha avuto modo di precisare il Vice ministro alle Politiche agricole, Andrea Olivero:

L’agricoltura sociale potrà essere uno strumento straordinario per far crescere sviluppo economico e insieme coesione sociale anche nelle aree rurali del nostro Paese. Da qui l’urgenza nel procedere all’approvazione della legge: il Paese non è ancora uscito dalla crisi economica e sono convinto che le imprese sociali, come strumenti per la coesione e la solidarietà sociale che operino nella costruzione del welfare comunitario, possano dare un originale contributo. È quindi importante che la legge uscita ieri dalla Camera sia presto approvata anche in Senato e che presto si possa lavorare con tutti i soggetti, a partire dal Forum Nazionale Agricoltura Sociale, per far crescere questa esperienza di nuova economia.87685590-620x350

Soddisfatto anche Pietro Barbieri portavoce nazionale del Forum del Terzo settore che in una breve nota ha fatto sapere:

Vogliamo esprimere la nostra soddisfazione per il varo del testo che sancisce e legittima l’importanza delle molteplici e crescenti esperienze di agricoltura sociale nel nostro territorio, che rappresentano un modello di agricoltura sostenibile da un punto di vista ambientale, sociale ed economico, di contrasto alle marginalità e a favore di nuove forme di occupazione. Facciamo inoltre i nostri complimenti al Vice Ministro dell’Agricoltura, Andrea Olivero per l’impegno profuso nel sostenere la necessità di una legislazione quadro nazionale in materia di agricoltura sociale. Ci auguriamo adesso un rapida approvazione al Senato.

Fonte:  Forum nazionale agricoltura socialeRedattore Sociale

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Agricoltura sociale nel blog della Regione Toscana

La Regione Toscana ha dedicato un blog all’agricoltura sociale, ovvero a quella forma di collaborazione etica e responsabile che usa la terra e la sua cura per favorire terapie e integrazione

La Regione Toscana ha avviato un blog per diffondere i progetti legati all’agricoltura sociale riconosciuta anche dalla FAO. In sostanza si ricorre all’agricoltura nella sua forma più genuina, etica e responsabile per sostenere persone che necessitano di particolari terapie, sostegno, riabilitazione o svantaggiate perché con bassa capacità contrattuale. Insomma è una sorta di ritorno alle origini sociali dell’agricoltura quando non era solo produzione agroalimentare ma fulcro della vita di molte comunità. Oggi l’agricoltura sociale torna al centro dell’attenzione sopratutto della Regione Toscana che propone numerosi progetti a cui partecipano ARSIA e le università della Toscana con Pisa in prima linea.FRANCE-SOCIAL-POVERTY-CHARITY-RESTOSDUCOEUR

Il blog dunque si presenta come uno strumento aperto a tutti e non solo agli addetti ai lavori o ai beneficiari poiché proprio dalla condivisione possono nascere le migliori idee.

Fonte:  Lucca in diretta, Fao

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