Il “Giardino Sostenibile”, la mostra-mercato all’Orto Botanico di Torino

Per il primo anno, l’Orto Botanico di Torino ha ospitato per un’intera giornata la mostra-mercato dal nome “Il Giardino Sostenibile”, evento pensato ed organizzato con l’obiettivo di divulgare e condividere buone pratiche nell’ambito del giardinaggio, delle coltivazioni e dell’agricoltura sinergica, con una forte attenzione nei confronti degli impatti ambientali, della progettazione e della riduzione del dispendio energetico in giardino.giardino-sostenibile-mostra-mercato-orto-botanico-torino

L’iniziativa Il giardino sostenibile è stata pensata e realizzata all’interno dell’Orto Botanico, luogo legato alla divulgazione, alla ricerca scientifica e alla conoscenza della cultura botanica e della sua conservazione.
Per l’intera giornata di sabato 7 aprile, l’Orto Botanico ha ospitato diversi espositori attivi nel campo della sostenibilità, col fine di raccontare le rispettive e differenti esperienze e dando vita a momenti di interazione, confronto e diffusione di conoscenze. Ormai è chiaro come il tema della sostenibilità si relazioni con una molteplicità di contesti, tra cui quello dell’agricoltura ma anche del giardinaggio, della costruzione del paesaggio e del verde urbano. Come definito per la prima volta dal rapporto Bruntland nel 1987, “lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri”, generando una forte attenzione al mantenimento delle risorse, alla tutela e all’equilibrio ambientale, economico e sociale. In relazione a tale aspetto, l’evento ha riunito alcuni espositori appartenenti a realtà diverse che condividono una visione ed una metodologia di lavoro comune, strettamente connessa al tema del sostenibile.giardino-sostenibile-mostra-mercato-orto-botanico-torino-1523522276

Tra i vari ospiti era presente l’Erbaio della Gorra, attività vivaistica che si occupa di coltivare, fornire consulenze progettuali e realizzare giardini di erbacee perenni e graminacee ornamentali, con un gusto strettamente legato ad un’idea di giardino spontaneo e dinamico, in continuità con l’ambiente circostante. Ha poi partecipato l’attività di produzione artigianale di cippato dal nome Ramaglie, fondata da Marta Mariani e Luca Cappuzzo, che hanno precedentemente intrapreso un percorso all’insegna del giardinaggio sostenibile. Appassionati di botanica, hanno saputo combinare le rispettive preparazioni in due ambiti differenti ma complementari, quali quello dell’architettura e quello del giardinaggio, dando vita ad una conoscenza della tematica a 360 gradi. In base alla loro esperienza, la produzione di cippato e lo studio dei suoi utilizzi in giardino ed in terrazzo si basa sull’insegnamento di chi prima di loro si è appassionato a questa tecnica, come ne è esempio l’esperienza del giardiniere francese Jacky Dupety, da cui le loro pratiche prendono spunto. Il cippato nello specifico rappresenta una risorsa attualmente valorizzata e maggiormente richiesta sul mercato rispetto al passato e possiede molteplici qualità tra cui la capacità di garantire un forte risparmio di energia, rappresentando una riserva idrica che protegge dalla siccità, da stress termici e dall’erosione. Il cippato è inoltre un biocombustibile a basso costo dalla resa elevata, prodotto da arbusti coltivati senza pesticidi né concimi chimici e collabora alla ricostruzione dell’ecosistema del suolo.giardino-sostenibile-mostra-mercato-orto-botanico-torino-1523522467.jpg

All’evento era poi presente Maiac, azienda che si pone come centro completo per la distribuzione di tutto ciò che attiene al giardinaggio, sia familiare, sia professionale, affiancando alla vendita delle macchine da giardino, quella di nuovi prodotti come concimi, sementi, vasi e prodotti per l’irrigazione per giardini ed orti. L’azienda ripone un’attenzione particolare al tema dell’agricoltura biologica e dell’irrigazione, e più nello specifico del risparmio idrico. In relazione a quest’ultimo, tramite l’irrigazione a goccia, si ottengono diversi vantaggi tra cui una buona efficienza ed una maggior semplicità nell’utilizzo rispetto ad altri sistemi di irrigazione, poiché distribuisce l’acqua in prossimità delle radici, con una frequenza di emissione e quantità di acqua più adatte alla coltivazione.giardino-sostenibile-mostra-mercato-orto-botanico-torino-1523522344

L’evento ha visto come protagonista anche Orto al quadrato, progetto nato circa un anno fa, a partire dalla volontà e dall’entusiasmo di un gruppo di studenti della facoltà di Scienze Naturali dell’Università degli Studi di Torino, che riunisce ed accoglie ragazzi e ragazze da diverse facoltà e che si occupa attivamente di agricoltura sinergica.
Obiettivo del progetto è quello di dare vita, all’interno dello stesso Orto Botanico, ad un orto sinergico e ad un orto biologico tradizionale, realizzando un lavoro congiunto che permetta di sperimentare e mettere a confronto le due diverse pratiche di coltivazione.giardino-sostenibile-mostra-mercato-orto-botanico-torino-1523522412

In particolare, l’agricoltura sinergica si caratterizza per l’attenzione a sfruttare le dinamiche naturali del suolo, coltivando la terra proprio come se fosse un bosco. Tale pratica si basa su alcuni principi quali mantenere e rispettare la terra, partendo dal presupposto che quest’ultima è in grado di rigenerarsi da sé grazie alla penetrazione ed alla ramificazione delle radici ed alla presenza di microrganismi, insetti o lombrichi. Fondamentale è poi assicurare il mantenimento della fertilità senza l’utilizzo di fertilizzanti chimici o concimi organici, così come garantire la pacciamatura, ovvero la protezione “naturale” del suolo tramite paglia, foglie e scarti vegetali, creando humus naturale che mantenga la temperatura e l’umidità. La componente sinergica si basa nel complesso sull’equilibrio e la collaborazione tra animali, piante ed altri organismi viventi, assicurando un vero e proprio ecosistema spontaneo.

L’agricoltura biologica si focalizza poi sul benessere del suolo, delle piante, degli animali, degli esseri umani e del pianeta come un insieme unico ed indivisibile, attraverso il rispetto dei cicli ecologici viventi. Importante in tale ottica è garantire un impatto ambientale minimo, una stagionalità dei prodotti nel rispetto dei cicli naturali, una filiera corta al km 0, un’assenza di sostanze chimiche ed una rotazione delle colture che eviti lo sfruttamento intensivo.
Nel complesso, accanto all’orto, gli studenti hanno realizzato la spirale delle erbe, una struttura tipica in permacultura che unisce diverse erbe aromatiche in un piccolo spazio. L’orto sinergico e quello biologico tradizionale sono attualmente in fase di realizzazione e sperimentazione, grazie alla cura e alla dedizione degli studenti che sono riusciti a creare un ambiente dinamico e vivace, di scambio e crescita collettiva.

In definitiva, la mostra-mercato del “Giardino Sostenibile” ha dato la possibilità di dare vita ad un primo ed iniziale momento di condivisione e confronto su una tematica che ha al giorno d’oggi più che mai bisogno di essere conosciuta, compresa e vissuta, con l’augurio di rinnovarsi ed ampliarsi in future edizioni.

Foto copertina
Didascalia: Il giardino sostenibile Torino 2018

Fonte: http://piemonte.checambia.org/articolo/giardino-sostenibile-mostra-mercato-orto-botanico-torino/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

 

Permacultura. Intervista ad Elena Parmiggiani

Il concetto di permcultura viene spesso associato a quello di agricoltura sostenibile. La permacultura, in realtà, è molto di più. Ne abbiamo parlato con Elena Parmiggiani esperta di Permacultura, Agricoltura Sinergica e Città in Transizione, che ci ha raccontato anche la sua esperienza al Krameterhof, azienda agricola di Sepp Holzer.permacultura_krameterhof

“Siamo nell’epoca del tempo senza attesa”

G. Zavalloni, “La pedagogia della lumaca”

A chi verrebbe in mente oggi, di piantare una ghianda sapendo che saranno i suoi pronipoti ad ammirare un maestoso albero secolare? Purtroppo abbiamo perso la capacità di aspettare: vogliamo tutto e lo vogliamo subito, in tempo reale, a qualunque costo, disposti a saccheggiare qualunque risorsa come se non ci fosse un domani. Nulla tra ciò che ci circonda è progettato per durare a lungo, dagli apparecchi tecnologici ai governi. In un contesto come questo, cosa c’è di più rivoluzionario di cercare di progettare ecosistemi sostenibili e permanenti? Cosa c’è di più affascinante e necessario della permacultura? Ne abbiamo parlato con Elena Parmiggiani esperta di Permacultura, Agricoltura Sinergica e Città in Transizione, collaboratrice della Rivista ViviConsapevole e della Fattoria dell’Autosufficienza, approfittandone anche per farci raccontare la sua esperienza al Krameterhof, l’azienda agricola di Sepp Holzer presso la quale organizzeremo un corso per italiani in giugno. Ora che anche in Italia il termine permacultura comincia a diventare lentamente più familiare si genera spesso confusione sul suo significato, spesso associandolo riduttivamente al concetto di agricoltura sostenibile. In realtà la permacultura è molto di più. Cosa rappresenta per te?

La mia esperienza con la permacultura risale al 2009 quando ho frequentato il corso di progettazione in permacultura con John Button. Subito dopo ho iniziato a cercare di fare chiarezza su cosa fosse davvero questo termine affascinante e a come applicarlo: cultura permanente. Col tempo mi sono resa conto che la Permacultura è tante cose, tanti strati differenti, si va dal “metodo di progettazione”, alla filosofia di vita, all’autoproduzione, all’indipendenza energetica, all’orto nelle scuole, alle Città Transizione (nate dall’idea di un permacultore), al modo nuovo di concepire la vita sociale, a nuovi modelli di fare impresa, al riduco riuso riciclo, alla lotta per salvare i semi dalle multinazionali e agli ogm, al come allevare i bambini, al come arrivare alla fine della propria vita, all’agricoltura rigenerativa, al recuperare saperi perduti e all’integrazione di nuove tecnologie, tra le quali la biomimetica basata sui modelli naturali. Insomma, tutto quello che attiene all’essere umano nelle sue varie esperienze di vita che si possono ricondurre ad una cultura permanente.permacultura_1_

Per me, per la mia esperienza, la Permacultura rappresenta prima di tutto un metodo di progettazione di ecosistemi: potente, intelligente e lungimirante. Questo metodo ci aiuta a creare ambienti umani sostenibili ed ecosistemi integrati, grazie al recupero di saperi tradizionali, a basi di conoscenza ecologiche e grazie alla scienza. D’altro canto è uno strumento, una filosofia di vita, tramite il quale le persone possono imparare a vedere il mondo con occhi nuovi e acquisire delle abilità e competenze che vanno dall’autoproduzione di cibo alla ristrutturazione di casa, solo per fare due esempi molto semplici. Non a caso il binomio permacultura e coltivazione è molto conosciuto, diffuso ed apprezzato, visto che un terzo delle risorse del mondo circa vanno nella produzione di cibo, cominciare a coltivare qualcosa, anche solo le erbe aromatiche, è un gesto rivoluzionario, che ci aiuta nel raggiungimento di un primo livello di indipendenza e che non trovo affatto riduttivo. Inoltre la Permacultura è anche un movimento di attivisti, di persone che vogliono cambiare il mondo e sono in cerca di un nuovo paradigma, e a quanto pare abbiamo almeno un Permacultore anche in Parlamento nel momento in cui scrivo. Con la permacultura ci si prende la propria responsabilità, si aderisce alle etiche e si applicano i principi in un ciclo di progettazione (osservare, riflettere, progettare, fare), sia che si facciano i germogli o il sapone in un appartamento di città, sia che si progetti un’azienda agricola di 4.000 ettari (un esempio dal Messico).

Quali sono ad oggi le esperienze più interessanti in Italia?

Le esperienze più interessanti per me sono quelle di Permacultura Sociale e delle Città in Transizione, presenti un po’ in ogni regione, un esempio famoso è TT Monteveglio, ma anche esempi di Permacultura Urbana a Venezia con Spiazzi, a Catania col Gruppo permacultura Sicilia ed in altre parti d’Italia c’è molto di quello che io chiamo fermento. Sono rimasta molto colpita dalle mie recenti visite in Sardegna e Sicilia dove c’è un grande movimento che include creazione di orti, mutuo aiuto, incontri, sviluppo di monete locali, bellissime esperienze con i bambini e tanto altro. Poi ci sono alcune storiche esperienze come l’ecovillaggio di Torri Superiore in Liguria e Basilico in Toscana e tanti altri esempi più recenti come Tertulia sempre in Toscana o Consolida in Emilia Romagna, che con grande impegno stanno portando avanti sogni che danno speranza a tutti noi. Non posso non citare i piccoli e grandi esperimenti di orti urbani a Roma e la miriade di orti sinergici che stanno punteggiando l’Italia, rendendo possibile anche lo stare in città e il non doversi trasferire in campagna. E come dimenticare la grande e bellissima esperienza che si sta diffondendo sempre più che sono gli orti nelle scuole. Come dice un grande permacultore, la Permacultura è rivoluzione cammuffata da giardinaggio bio! (Graham Bell, Permaculture – A Beginner’s Guide)

Ci sono aziende agricole che operano utilizzando i principi della permacultura?

Sì, anche se in alcuni casi le aziende agricole sono veramente giovani, con solo due o tre anni di attività alle spalle. Il tempo necessario per avere risultati “visibili” in un ecosistema a volte supera i 10 anni (affinché le piante crescano e prosperino) e in alcuni casi l’Azienda stessa si è focalizzata su zone o settori come la costruzione degli edifici, il risparmio energetico, la sostenibilità della produzione, l’apertura al pubblico per diffondere la permacultura, rendendo difficile a volte identificare chiaramente nella realtà idee che magari ci siamo fatti vedendo un documentario, leggendo un libro o solo sentendone parlare.permacultura_9

Aziende nel territorio italiano che sono nate grazie ad un progetto permaculturale sono tantissime, una tra le più famose è l’Azienda Agricola Terra ed Acqua nota come Cascina Santa Brera, che ha rotazioni con mucche, maiali, polli e un grande orto comunitario proprio alla periferia di Milano e che fa scuola di pratiche sostenibili.

Altri esempi molto interessanti sono:

– l’Azienda Agricola di Alessandro Caddeo in Sardegna, che impiega una rotazione di asini, pecore e galline;

– Ragas di Giovanni Zanni, azienda agricola sita nelle colline bolognesi è specializzata in piccoli frutti

e ancora la Roverella in Molise specializzata in coltivazione di foraggere.

Un esempio che non è esplicitamente permaculturale ma che rappresenta per me un vero modello è Remedia, azienda erboristica delle colline romagnole, che non solo è molto affascinante ma ci sono spunti concreti ed interessanti per imparare e da applicare nel proprio progetto.

Altre realtà, create dai pionieri della permacultura in Italia:

– Zebrafarm di Saviana Parodi con olivi ed altre colture;

– la Boa di Stefano Soldati con casa in paglia, orti e food forest;

– l’allevamento di maiali Cinta Senese di Fabio Pinzi;

– la Tana del Bianconiglio di Franz Quondam.

Io stessa lavoro presso un’Azienda Agricola nell’appennino romagnolo, la Fattoria dell’Autosufficienza.

Nel tuo percorso hai avuto esperienze formative e lavorative in questi ambiti in Italia e all’estero, pensi che la situazione sia molto diversa?

La cosa che si nota di più quando si va all’estero è l’anzianità di certi progetti. È abbastanza evidente che un progetto che ha 40 anni (sono 40 anni che la permacultura è arrivata in Europa) ed è magari di un solo proprietario ha un effetto dirompente su chi ha possibilità di conoscere il progetto e visitarlo. Penso sicuramente ai posti che ho visitato in Inghilterra, Austria, Germania, Spagna, Irlanda. Da noi tutto è cominciato con i primi pionieri nel 1994, soprattutto grazie ad un movimento di persone che volevano riavvicinarsi alla natura, creando comunità ed ecovillaggi, da informazioni che ho molti progetti sono decaduti quando le persone che li animavano si sono trasferiti, perdendo l’esperienza. È un peccato, avere perso tanti esempi di permacultura in Italia, ma forse questo ha portato ad un desiderio ancora più forte e straordinario di realizzare una cultura permanente su tutto il territorio nazionale._permacultura7

Questa estate organizzeremo un corso per italiani al Krameterhof, l’azienda di Sepp Holzer sulle Alpi austriache. Tu ci sei stata due anni fa, cosa ne pensi della sua esperienza?

Andare al Krameterhof è stato illuminante. Ho finalmente toccato con mano cosa significa un progetto dove tutto funziona da anni come un organismo, come un ecosistema e dove tutto è abbondanza (intesa come ricchezza a cui possiamo attingere e da cui possono trarre beneficio anche piante ed animali). Una ricchezza di acqua, di piante, di animali e pesci mai viste se non a Plitvice (che però è una riserva naturale croata). Il tocco di Sepp Holzer è ovunque e i risultati sono talmente concreti da lasciare una traccia profonda in chiunque ci vada. Il messaggio del Krameterhof è: sì tutto quel che si dice nei principi di permacultura si può fare concretamente e su vasta scala, permettendo anche agli agricoltori in posti svantaggiati di prosperare (il Lungau, la regione in cui si trova il Krameterhof, era una regione arretrata dell’UE fino a poco tempo fa). L’esperienza al Krameterhof è molto educativa e possiamo anche noi riprendere ed adattare le soluzioni proposte da Holzer alla nostra specifica esperienza italiana. Una cosa da ricordare è che ci vogliono a volte mesi, altre volte anni per ottenere risultati permanenti, soprattutto nel ristabilire l’equilibrio idrogeologico e ricaricare la falda acquifera, quindi non è lungimirante avere fretta.

Ci racconti qualcosa della tua esperienza al Krameterhof? C’è qualche cosa che non ti ha convinto?

Il Krameterhof è un’azienda agricola funzionante e produttiva di 45 ettari con circa 70 bacini d’acqua e un dislivello di circa 400 metri, progettata da Sepp Holzer e realizzata da lui e dalla sua famiglia. Sono partiti da scarsità d’acqua e una piantagione di abeti che stava impoverendo irrimediabilmente il terreno e con paziente osservazione hanno ottenuto risultati molto importanti. I quattro giorni passati al Krameterhof sono stati molto belli, ricchi di sorprese. Il clima era piovoso, eravamo in luglio e si stava decisamente bene con il maglione, ma appena si affacciava il sole vai di maniche corte e crema abbronzante! Ci hanno accolti molto bene, e subito siamo partiti per visitare il luogo. In quattro giorni abbiamo fatto su e giù per la montagna e abbiamo visto cantine, essiccatoi, casette di legno, le sorgenti, i laghi, l’allevamento di galline, pecore, mucche, maiali allo stato brado. Campi appena seminati, orti ricchi di verdure, luppolo chilometrico, tante tantissime trote, mi sono fatta una scorpacciata di lamponi e abbiamo fatto tantissime foto. Ho avuto l’onore di conoscere i figli di Holzer, persone veramente gentili e squisite che ci hanno accolto ottimamente! La cosa che mi ha colpito di più è stata l’abbondanza di lamponi, che da me a Reggio Emilia vengono ma ci sono voluti tre anni senza irrigazione per ottenere un raccolto decente. L’altra cosa bellissima, per me amante dei fiori e delle erbe spontanee, è stata la vitalità e la biodiversità del luogo, che ricordiamoci era una piantagione di abeti con un suolo orribile e poco profondo. Quarant’anni fanno una bella differenza, ma anche le tecniche adottate sono di aiuto per velocizzare le cose, infatti Holzer cambia periodicamente e sperimenta, soprattutto esplorando nuove nicchie di mercato.permacultura__6

Dove c’è acqua c’è vita e Sepp Holzer lo sa bene. Holzer però non si è limitato a creare dei laghetti, ogni singolo sasso nei suoi terreni svolge funzioni specifiche, le piante e gli animali altrettanto, così come ogni terrazzamento e rialzo nel terreno. Per avere trote e gamberi di acqua dolce, così come patate di colori e sapori diversi, ortaggi, cereali, prodotti animali e miele, Holzer fa largo uso di trappole solari, masse termiche, fitodepurazione, sfruttando anche ogni vantaggio nella creazione di microclimi (con orti a cumulo, orti a monticello Hugelbed) e raccolta di acqua piovana direttamente nel suolo vicino alle piante. Dal punto di vista economico, l’azienda di Holzer si basa su entrate di vario tipo, che cambiano spesso e sono il risultato di studi che fa Holzer stesso sulle nicchie di mercato. C’è molto da imparare a tutti i livelli, al Krameterhof, non solo sulla gestione ambientale, ma anche turistica, di produzione, di diffusione, di trasmissione d’impresa (entrambi i figli lavorano, anche se in ambiti differenti, nell’azienda paterna). Quello di Holzer è un approccio olistico che prende in esame moltissimi aspetti relativi ad un’azienda agricola e della famiglia che se ne occupa, garantendo un futuro sostenibile nella Alpi austriache, con precipitazioni annue di 700mm e una temperatura media di 5 gradi annui. Aggiungo che la settimana scorsa sono andata a visitare un altro progetto famoso di Holzer, Tamera in Portogallo. Ci sono andata perchè volevo vedere altre tecniche di Holzer e per verificare se in altri climi il suo approccio avrebbe continuato a funzionare. Lì ho percepito di nuovo il tocco di Holzer, perchè il terreno è con poco dislivello, aperto e poco ondulato e quindi l’impatto del cambiamento è visibile e forte. A Tamera ci sono frutteti lungo tutti i bacini artificiali, serre, policolture di ortaggi ed erbe medicinali ovunque. Il lago più grande creato da Holzer a Tamera è di circa 5 ettari e contribuirà a ristabilire l’equilibrio idrologico di questo ecovillaggio che comprende 130 ettari di terreni. Una cosa che non mi aveva convinto durante la mia visita al Krameterhof è stata la tecnica con cui vengono costruiti i bacini idrici, dubbio che però ho chiarito meglio dopo, dubbio dovuto più ad un mio convincimento che ad altro. Invece il dubbio sull’esistenza dei limoni ce l’ho ancora, perchè nel nostro visitare l’azienda sono sfuggiti alla nostra attenzione, quindi quando sarete là fateveli mostrare e fate tante foto!

Molte persone sinceramente interessate alla permacultura pensano che possa fornire spunti interessanti per l’orto di casa, o comunque solo per produzioni su scala molto ridotta. Cosa ne pensi? I principi sono applicabili anche su larga scala? È possibile per un’azienda agricola intraprendere questa direzione?

Oltre che possibile è auspicabile che le aziende agricole prendano in considerazione la Permacultura ed i suoi principi. Soprattutto perchè i principi si basano su una pianificazione energetica efficiente e quindi portano al risparmio di denaro, di risorse, di tempo e soprattutto creano un futuro in settori, come quello agricolo, in forte crisi e dipendenti da contributi e fondi europei che con la crisi economica attuale non sono proprio garantiti. Ci sono moltissime aziende all’estero che fanno permacultura con successo, in Italia non mancano esempi, forse l’unica cosa che manca è l’informazione, ovvero una mappa aggiornata delle realtà italiane.

Che passi consiglieresti a chi volesse intraprendere questa direzione?

È molto importante visitare realtà come il Krameterhof che sono attive da moltissimi anni e funzionano in modo coerente rispetto al progetto in Permacultura, che è stato pensato per quel luogo dal progettista. Io stessa consiglio a chiunque di andare a visitare (se possibile) l’azienda di Sepp Holzer, chiarisce moltissimi dubbi e indecisioni e fornisce una base solida e concreta se si sta già studiando permacultura. Molte cose realizzate lì sono esempi reali di quel che si legge nei libri o si vede su Internet e quindi si può toccare con mano il risultato. Molti agricoltori ed imprenditori agricoli possono trarre insegnamento, esempio ed ispirazione da una realtà economica in attivo, senza togliere nulla all’ambiente ma anzi favorendolo. In secondo luogo consiglio di visitare le aziende agricole e i luoghi che applicano la permacultura o che hanno iniziato la progettazione in Italia. Favorendo all’inizio quei progetti che siano nella propria regione, nel proprio clima, facili da visitare e con interessi simili ai propri. Parteciperei poi agli incontri semestrali dell’Accademia di Permacultura, per cominciare a fare rete e conoscere i vari permacultori sulla scena italiana.

Per chi volesse confrontarsi, imparare e conoscere meglio la permacultura, ma non avesse la possibilità di farlo con Sepp Holzer, ci sono le giornate di introduzione ed i corsi di progettazione che si svolgono in varie parti d’Italia.

Fonte: il cambiamento

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