Giornata della Terra: “Chiediamo stop a deforestazioni e sostegno all’agroecologia”

In occasione della Giornata Internazionale della Terra una coalizione planetaria di oltre 500 organizzazioni chiede lo stop alle deforestazioni e alla perdita di biodiversità e il sostegno alle piccole e medie produzioni agroecologiche. Riconoscere lo stato di crisi in cui si trova il pianeta Terra, identificare le reali cause che hanno condotto all’emergenza sanitaria Covid 19 e approfittare del lockdown per ripartire con un vero cambio di paradigma produttivo, economico, sociale e culturale che tenga conto di quanto la salute della Terra e di tutte le specie che la abitano, animali e vegetali, siano profondamente interconnesse. È questa la richiesta di oltre 500 organizzazioni della società civile internazionale, appartenenti a oltre 50 paesi, che hanno aderito all’appello lanciato da Navdanya International, Naturaleza de derechos e Health of Mother Earth foundation in occasione della Giornata Internazionale della Terra. Il documento, a cui hanno aderito le maggiori organizzazioni ecologiste di tutto il mondo fra cui Ifoam, Third World Network, International Forum on Globalization, Organic Consumers Association, Acción Ecológica, Isde-Medici per l’ambiente, Pesticide Action Network – Italia e Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, e sottoscritto da centinaia di ambientalisti fra cui Vandana Shiva, Adolfo Perez Esquivel, Maude Barlow, Maria Grazia Mammuccini, Carlo Triarico, Patrizia Gentilini e Lucio Cavazzoni, denuncia lo stato di degrado del pianeta dovuto a un sistema economico estrattivista e irresponsabile, sotto il controllo di un pugno di multinazionali, interessato solo a ottenere il massimo dei profitti senza curarsi dei danni provocati a livello sociale e ambientale.

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La pandemia in atto, si denuncia nell’appello, è l’ennesimo esempio di una cattiva gestione delle risorse naturali ma è anche un ulteriore grido di allarme che deve necessariamente essere ascoltato prima della prossima inevitabile calamità. Le organizzazioni internazionali chiedono di non tornare al “business as usual” ma piuttosto di supportare le iniziative “bottom up”, già attive su moltissimi territori e basate sul rispetto dell’ambiente e del lavoro, per promuovere una fase di transizione verso sistemi economici democratici, equi ed ecologici. In particolare, è il sistema di produzione agricola industriale a confermare, anche in questa occasione, la sua insostenibilità. La corsa alla deforestazione, per ottenere nuove terre da sfruttare per piantagioni e allevamenti, crea le condizioni ideali per la diffusione di nuove epidemie: «Invadendo gli ecosistemi forestali, distruggendo gli habitat delle specie selvatiche e manipolando piante e animali a scopo di lucro, creiamo le condizioni per nuove epidemie. Negli ultimi 50 anni sono emersi fino a 300 nuovi agenti patogeni. È ben documentato che circa il 70% degli agenti patogeni umani, tra cui HIV, Ebola, Influenza, MERS e SARS, sono emersi quando gli ecosistemi forestali sono stati invasi e i virus sono passati dagli animali all’uomo (salto di specie). Quando gli animali sono costretti a vivere in allevamenti industriali per massimizzare i profitti, nascono e si diffondono nuove malattie come l’influenza suina e l’influenza aviaria».
Agricoltura industriale e allevamenti intensivi contribuiscono alla crisi sanitaria e a debilitare i nostri sistemi immunitari rendendoci ancora più esposti a nuove malattie: «L’agricoltura industriale ad alta intensità chimica e i sistemi alimentari industriali danno origine a malattie croniche non trasmissibili come difetti congeniti, cancro, disturbi endocrini, diabete, problemi neurologici e infertilità. In presenza di queste condizioni preesistenti, che sono alla base della compromissione del nostro sistema immunitario, la morbosità del Coronavirus aumenta drammaticamente».

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È allora necessario ripartire favorendo processi di localizzazione e di economia circolare: «Durante la crisi del Covid-19 e nella fase di ripresa post-coronavirus dobbiamo imparare a proteggere la Terra, i suoi sistemi climatici, i diritti e gli spazi ecologici delle diverse specie e dei diversi popoli – indigeni, giovani, donne, contadini e lavoratori. Per la Terra non ci sono specie sacrificabili e non ci sono popoli sacrificabili. Tutti noi apparteniamo alla Terra. Per evitare future pandemie, carestie e un possibile scenario in cui le persone vengano considerate sacrificabili, dobbiamo andare oltre il sistema economico globalizzato, industrializzato e competitivo. La localizzazione lascia spazio alla prosperità delle diverse specie, delle diverse culture e delle diverse economie locali. Dobbiamo abbandonare l’economia dell’avidità e della crescita illimitata, basate sulla concorrenza e sulla violenza, che ci hanno spinto a una crisi esistenziale e passare a una “Economia della cura” – per la Terra, per le persone e per tutte le specie viventi».
I membri della coalizione planetaria firmatari dell’appello si impegnano infine a sollecitare ed esortare le autorità e i rappresentanti dei governi dei rispettivi paesi, città e comunità, a favorire il passaggio a un paradigma in cui la responsabilità ecologica e la giustizia economica siano il fondamento per la creazione di un futuro sano e prospero per l’umanità. A questo scopo, le organizzazioni indicano una serie di azioni per favorire la transizione fra cui la protezione della biodiversità, l’impulso al biologico, la sospensione dei sussidi pubblici all’agricoltura industriale con la contestuale promozione dell’agroecologia e delle produzioni locali, la fine del sistema delle monocolture, delle manipolazioni genetiche e degli allevamenti intensivi di animali, il contrasto ai cambiamenti climatici e la tutela della sanità pubblica.

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Foto tratta dalla pagina Facebook di Navdanya International

Dichiarazioni:

Vandana Shiva, Navdanya International: «Un approccio sistemico all’assistenza sanitaria in tempi di crisi del Coronavirus non si occuperebbe solo del virus, ma anche di come le nuove epidemie si stanno diffondendo mentre invadiamo le case di altri esseri. È necessario affrontare il sistema alimentare industriale non sostenibile, antinaturale e malsano alla base dell’epidemia di malattie croniche non trasmissibili. I sistemi alimentari globalizzati e industrializzati diffondono le malattie. Le monocolture diffondono le malattie. La deforestazione diffonde malattie. L’emergenza sanitaria ci costringe a deglobalizzare e dimostra che, se c’è la volontà politica, possiamo farlo. Rendiamo permanente questa deglobalizzazione e la transizione verso la localizzazione».
Fernando Cabaleiro, Naturaleza de Derechos – Argentina: «Questa pandemia ci dice che il sistema di accaparramentoaccumulazione che governa le economie mondiali, e con esse la vita, la salute della terra e delle persone e della biodiversità, ha raggiunto il suo punto di svolta: la sua elevata vulnerabilità è stata esposta dimostrando che è giunto il momento che la politica ascolti tutte le organizzazioni, le assemblee, le persone, i contadini e le popolazioni indigene che da ogni angolo del pianeta già denunciavano e mettevano in guardia da disastri di questo tipo. In questa Giornata della Terra, la società civile globale si unisce in un unico grido di speranza».
Nnimmo Bassey, Health of Mother Earth Foundation (Homef) – Nigeria: «Il mondo è a un bivio. Questo è il momento di smettere di bruciare il Pianeta, dobbiamo lasciarci alle spalle l’era dei combustibili fossili, riconoscere i diritti della Madre Terra e punire l’ecocidio in tutte le sue forme».
Patrizia Gentilini, Isde – Italia: «Non possiamo continuare ad illuderci di essere sani in un mondo malato: la pandemia ha mostrato tutta la fragilità di un sistema predatorio, iniquo e violento nei confronti delle persone e del Pianeta. Tanto meno possiamo pensare di uscire dalla crisi sanitaria, economica e sociale rimanendo ancorati o addirittura prigionieri dello stesso modello di sviluppo e di consumo che ci ha portato ad essa e dobbiamo capire che neppure la tecnologia ci salverà, perché sarà utilizzata non per renderci più liberi, ma piuttosto sempre più schiavi, controllati e succubi. Da questa crisi possiamo uscirne più consapevoli e solidali, imboccando finalmente la strada giusta, ma anche purtroppo, peggiorando ulteriormente le cose e questo purtroppo vediamo profilarsi all’orizzonte».


Leggi e firma il Comunicato per la Giornata della Terra

Visualizza i firmatari

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2020/04/giornata-della-terra-chiediamo-stop-deforestazioni-sostegno-agroecologia/

Elettrosmog, tribunale francese sancisce l’invalidità civile

Storica sentenza a Tolosa: il giudice ha riconosciuto una pensione di invalidità per “ipersensibilità elettromagnetica” ad una donna di 39 anni, che percepirà, per i prossimi tre anni, 800 euro al mese. Degli effetti dei campi elettromagnetici sull’uomo ne abbiamo parlato con la Dottoressa Fiorella Belpoggi, Direttore del Centro di Ricerca sul Cancro “Cesare Maltoni” dell’Istituto Ramazzini di Bologna.elettrosmog_bessi

Il Tribunale di Tolosa ha riconosciuto una pensione di invalidità per “ipersensibilità elettromagnetica” ad una donna di 39 anni. E’ il primo caso giuridico in materia e rappresenterà indubbiamente un precedente da qui in avanti. Marine Richard, questo il nome della donna, si è vista riconoscere dal giudice un deficit funzionale dell’85% e un indennizzo di 800 euro al mese per tre anni, eventualmente rinnovabile. Lei, ex documentarista e drammaturga, ha dovuto abbandonare la società per rifugiarsi in una casa sui Pirenei, vivendo così isolata, lontano dal wi-fi e da tutti i campi elettromagnetici, causa primaria dei suoi continui mal di testa, formicolii, insonnia. La nuova casa rappresenta una vera e propria “zona bianca”, un luogo vergine o quasi, esposto a limitati livelli elettromagnetici. Ricordiamo che numerose pubblicazioni scientifiche recenti hanno dimostrato che i campi elettromagnetici non ionizzanti (EMF) influiscono sugli organismi viventi a livelli ben inferiori a molte linee guida sia nazionali che internazionali. Gli EMF includono le apparecchiature che emettono radiazione a radiofrequenza (RFR), quali i cellulari, i telefoni cordless e le loro stazioni base, il wi-fi, le antenne di trasmissione, gli smart-meter e i monitor per neonati, oltre alle apparecchiature elettriche e alle infrastrutture utilizzate nel trasporto e consegna di elettricità che generano un campo elettromagnetico a frequenza estremamente bassa (ELF EMF). Il caso Richard ci riporta all’Appello di 190 scienziati all’ONU, in cui si chiedeva, tra le altre cose, la creazione di zone bianche nella nostra società. Tra i firmatari c’è anche la Dottoressa Fiorella BelpoggiDirettore Centro di Ricerca sul Cancro Cesare Maltoni dell’Istituto Ramazzini di Bologna, con cui abbiamo approfondito l’argomento.

Dottoressa Belpoggi, quali sono gli effetti dell’esposizione ai campi elettromagnetici non ionizzanti (EMF) sull’uomo?
«Gli effetti sono tanti e sono stati pubblicati oltre 21.000 articoli sull’argomento. Noi al Centro di Ricerca sul Cancro Cesare Maltoni dell’Istituto Ramazzini ci siamo occupati degli effetti cancerogeni dei campi elettromagnetici a diverse frequenze, da soli o in associazione con altri cancerogeni quali radiazioni ionizzanti e formaldeide. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato I campi magnetici a bassa frequenza e a radiofrequenza come possibile cancerogeno umano (Gruppo 2B), di cui fanno parte 288 agenti».

E sugli animali? In particolare gli esperimenti fatti sui ratti dimostrano risultati inquietanti. 
«Sono stati fatti molti studi, ma molti sono risultati limitati nel design sperimentale e nella loro predittività per l’uomo. L’Istituto Ramazzini ha deciso di effettuare un mega-esperimento sui campi elettromagnetici che fosse dirimente, sia per i cittadini che per le agenzie regolatorie, circa la cancerogenicità dei campi magnetici a bassa frequenza (50 Hz) e delle radiofrequenze (1,8 GHz), da sole o in associazione ad altri cancerogeni chimici o fisici. I primi dati che abbiamo pubblicato mostrano un aumento statisticamente significativo di tumori mammari dovuto all’associazione tra campi elettromagnetici e radiazioni a bassissime dosi (10 rad).

Nonostante la pubblicazione di molti dossier che dimostrano effetti negativi, dati alla mano, la comunità scientifica è ancora molto divisa. Perché secondo lei? Dobbiamo pensare che molti scienziati sono sul libro paga di governi e industrie?

«E’ fisiologico che interessi economici, l’inerzia del mondo accademico e i tanti passaggi burocratici ostacolino il fluire delle conoscenze scientifiche, anche quando ne va della salute pubblica. I nostri risultati su benzene, formaldeide e stirene, ad esempio sono stati recepiti dopo oltre 20 anni dalla pubblicazione dei dati. Tutti ostacoli che sono sempre esistiti, che vanno combattuti giornalmente, ma che non ci hanno mai fermato». Come quando, nel 2011, la dottoressa, in qualità di esperta di Mtbe, un additivo cancerogeno della benzina verde, mise a tacere gli avvocati della Exxon Mobil Corporation, in seguito condannata a risarcire 160 famiglie di Jacksonville (Maryland, USA) con la cifra di 1,5 miliardi di dollari per aver inquinato dolosamente le falde acquifere di un quartiere residenziale attraverso una falla nella cisterna di un distributore di benzina.

In passato abbiamo parlato del libro di Martin Blank, “Overpowered: What science tells us about the dangers of cell phones and other wifi-age devices”, in cui l’autore analizza ed espone gli studi che correlano i cellulari e le alterazioni biologiche negli esseri viventi. E’ una tesi plausibile?

«Martin Blank, come Lennart Hardell, David Gee e tanti altri membri del Collegium Ramazzini (unaccademia indipendente con 180 membri da tutti il mondo) sono stati tra i primi ad evidenziare i rischi correlati ai campi magnetici. A partire dal Prof. Cesare Maltoni, che già 20 anni fa ne cominciò a denunciare i rischi».

Nell’appello all’Onu, in cui lei è anche firmataria, 190 scienziati chiedono l’abbassamento dei limiti quantitativi all’esposizione. In Italia, per esempio, la regolamentazione è stabilita dal Decreto Ministeriale n.381 del 10 settembre 1998, e dalla Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici”, datata 22 febbraio 2001. Ma, nella maggior parte dei casi, sono leggi disattese e mancano i controlli. Perchè? Politica assente?

«La lassità dei controlli nel nostro Paese non è certo un problema ascrivibile al solo ambito ambientale, ma parlando solo dei cattivi esempi si finisce per dimenticare e non valorizzare adeguatamente chi il proprio lavoro lo fa e bene. E nel nostro paese sono tanti».

Un punto su cui gli scienziati fanno leva è l’impegno da parte dei cittadini, sia come controllori sia come soggetti comportamentali. Cosa ne pensa? E’ l’unico modo che hanno per difendersi?
«La solidarietà tra uomini e donne consapevoli, siano essi cittadini, scienziati o politici, è la miglior difesa».

Lista agenti patogeni IARC

Risultato studio sui ratti

Fonte: ilcambiamento.it

Scoperto nuovo sistema immunitario

Batteriofago aderisce a strati di muco e fornisce immunità contro i batteri invasori. Credit: Jeremy Barrnewimmunesys

Un gruppo di ricerca, guidato da Jeremy Barr, una biologia borsista post-dottorato, svela un nuovo sistema immunitario che protegge gli esseri umani e gli animali dalle infezioni.

Un gruppo di ricerca della San Diego State University,guidato dalla biologa post-dottorato Jeremy Barr, ha scoperto che il muco è la casa di un sistema immunitario potente che può cambiare il modo in cui i medici trattano una serie di malattie. In questo sistema immunitario precedentemente non documentato, i ricercatori hanno scoperto batteri che infettano-virus conosciuti come batteriofago, schermano il corpo dall’ invasione dell’infezioni. La scoperta, resa possibile con i finanziamenti del National Institutes of Health, si concentra sugli strati protettivi di muco che sono presenti in tutti gli esseri umani e animali. Serve sia come una casa per grandi popolazioni di microbi benefici , che possono includere i funghi , batteri e virus, e come punto di ingresso per l’infezione. Un nuovo sistema immunitario. I ricercatori hanno campionato muco di animali, un anemone mare, un topo e una persona, e hanno trovato che i batteriofagi aderiscono allo strato di muco su ognuna di essi. Hanno disposto il batteriofago sopra uno strato di tessuto che produce muco ed hanno osservato che il batteriofago si è legato con gli zuccheri all’interno del muco, inducendoli ad aderire alla superficie. Poi hanno sfidato queste cellule del muco con i batteri di Escherichia coli ed hanno  rovato che il batteriofago ha attaccato e ucciso la Escherichia oli nel muco,efficacemente formando  la barriera antimicrobica sull’ospite che ha protetto dall’infezione e dalla malattia. Per confermare la loro scoperta, il team ha anche condotto una ricerca parallela impegnativa in cellule che non producono muco  sia con batteriofago e E. coli. I risultati dei provini senza muco avevano tre volte più morte cellulare . “Prendendo in considerazione la ricerca precedente ,possiamo proporre l’aderenza del batteriofago a Muco-o Bam-è un nuovo modello di immunità, che sottolinea l’importanza gioco batteriofago ruolo nel proteggere l’organismo da agenti patogeni invasori”, ha detto Barr. Una protezione nascosta. l corpo recluta il batteriofago dall’ambiente, che poi si attacca naturalmente a strati di muco in varie parti del corpo, compresa la bocca e intestino. Il batteriofago poi diventa un protettore del suo ospite, accumulandosi e aderendo. “Questa scoperta non solo propone un nuovo sistema immunitario, ma dimostra anche il primo rapporto simbiotico tra fagi e gli animali”, ha detto Barr. “Avrà un impatto significativo in numerosi campi.” “La ricerca potrebbe essere applicata a qualsiasi superficie della mucosa”, ha detto Barr. “Prevediamo che il BAM influenzerà la prevenzione e il trattamento di infezioni delle mucose viste nell’intestino e polmoni, con applicazioni per la terapia fagica e anche interagendo direttamente con il sistema immunitario umano. “ La ricerca è stata pubblicata nella prima Edizione della rivista Proceedings of National Academy of Sciences di maggio.

Di Natalia Van Stralen

Fonte: http://medicalxpress.com/news/2013-05-immune.html