In Francia uno studio dimostra che anche l’acqua in bottiglia contiene tracce di pesticidi e farmaci

Tracce di pesticidi e farmaci nell’acqua minerale in bottiglia analizzata in Francia. I dati sono stati diffusi dalle associazioni Fondation Danielle Mitterrand France Libertés 60 millions de consommateurs.

bottiglia2-432x324

 

In Francia hanno analizzato l’acqua che scorre dal rubinetto e l’acqua minerale imbottigliata di diverse marche giungendo alla conclusione che questa contiene tracce di pesticidi e farmaci. Lo studio è stato pubblicato sul mensile dell’associazione e non sono state rese note le quantità di contaminanti ritrovati, il che ha iniziato a creare un clima di polemica. In otto campioni su dieci dell’acqua di rubinetto è stato rilevato almeno una sostanza contaminante ma la situazione è stata giudicata più grave per l’acqua in bottiglia poiché su 47 campioni analizzati in 10 sono stati riscontrati tracce di pesticidi e farmaci e nel 10% tracce di tamoxifene ormone sintetico usato per la cura del cancro al seno.
Le sostanze ritrovate nell’acqua in bottiglia sono state 85 tracciate grazie a sofisticati sistemi di analisi e compaiono tra esse: pesticidi, farmaci e perturbatori endocrini. Si chiedono le due associazioni: com’è possibile che pesticidi e farmaci siano ritrovati in acque che dovrebbero essere particolarmente protette? Dunque la richiesta è di un Manifesto per le acque potabili che tenga conto del rapido evolversi delle sostanze inquinanti e che condivida meglio e più velocemente tutte le informazioni inerenti.

I risultati sono stati contestati dagli imbottigliatori di acque e il laboratorio ha ripetuto le analisi che hanno confermato le prime. Per 60 millions de consommateurs non c’è da fare polemica ma da affrontare molto seriamente la questione.

La lista delle acque analizzate:

Hepar – Eau minérale naturelle – Mont Roucous – Eau minérale naturelle – Saint Amand Eau minérale naturelle – Vittel – Eau minérale naturelle – Volvic – Eau minérale naturelle Carrefour Discount – Eau minérale naturelle avec adjonction naturelle de gaz carbonique – Cora – Eau minérale naturelle naturellement gazeuse
Cristaline – Eau de source avec adjonction de gaz carbonique – La Salvetat – Eau minérale naturelle avec adjonction de gaz carbonique – St Yorre – Eau minérale naturelle naturellement gazeuse
Eaux de sources plates :
Aquarel Nestlé source Des Acacias – Auchan source Roche des Écrins – Casino source Roche des Écrins – Carrefour Discount source Céline- Carola source Carola – Cora source Beaupré – Cristaline sources Céline, Chantereine, Cristal-Roc, Elena, Aurele – Dia source Roche des Écrins – Éco+ source Laqueuille – Leader Price Volcania source La Montille – Leclerc (Marque Repère) source Laqueuille – Lidl source Cristal-Roc – Monoprix source Des Pins – Ondine Intermarché source Saint-Benoît – Rosée de la Reine source Rosée de la Reine – Saint-Georges source Saint-Georges – U source Roche des Écrins
Eaux minérales plates
Auchan source Orée du Bois – Carrefour source Montclar – Contrex source Contrex – Courmayer source Courmayer – Évian source Évian – Leader Price source Fonte Caudana – Leclerc (Marque Repère) source De la Versoie – Montcalm source Montcalm – Thonon source Thonon – Wattwiller source Wattwiller
Eaux minérales gazeuzes
Badoit source Saint-Gamier – Perrier source Perrier – Quezac source Diva – San Pellegrino source Bron S. Pellegrino
Eaux de souce gazeuses
Carola source Carola – Ondine (Intermarché) source Saint-Benoît

La lista delle 85 molecole ritrovate:

Phtalates : Diméthylphtalate (DMP), Di octylphtalate (DOP), Di 2-éthylhexylphtalate (DEHP), Butylbenzylphtalate (BBP), Di butylphtalate (DBP), Di isobutylphtalate (DIBP), Diéthylphtalate (DEP).
Médicaments : Tamoxifene, Diclofenac, Tramadol, Ceftriaxone, Ciprofloxacin, Clarithromycin, Ofloxacine, Piperacillin, Pristinamycin IIA, Sulfamethoxazole, Trimethoprime, Sertraline, Prednisolone, Ketoprofen, Buflomedil, Cyamemazine, Furosemide, Bezafibrate, Atenolol, Losartan, Naftidrofuryl, Pravastatin, Carbamazepine, Oxazepam, Fluoxetine, Diosmin, Propanolol, Epoxycarbamazepine, Erythromycine, Fenofibric acid.
Perturbateurs endocriniens (dont hormones utilisées dans un cadre médical) : Bisphenol A, Prednisone, Biochanine_A, Coumestrol, Daidzeine, Formononetine, Ethylhexyl diphenyl phosphate, Tributyl_phosphate, Triphenyl_phosphate, Tripropyl_phosphate, Tris(2-butoxyethyl)phosphate, Tris(2-chloroethyl)phosphate, Tris(2-chloroisopropyl)phosphate, Tris(2-ethylhexyl)_phosphate, Tris(dibromopropyl)phosphate, Progesterone, Testosterone, Levonorgestrel, Norethindrone.
Pesticides : 2,4-D, 2,4-MCPA, Ametryne, Atrazine, Bentazone, Carbofuran, Chlortoluron, Cyanazine, Desethyl-terbuthylazine, Diflufenicanil, Dinoseb, Diuron, Hydroxyatrazine, Imidacloprid, Isoproturon, Linuron, MCPP, Metazachlore, Methabenzthiazuron, Metobromuron, Metolachlore, Metoxuron, Monolinuron, Oxadixyl, Piperonyl_butoxide, Prometon, Propazine, Sebuthylazine, Sebuthylazine-desethyl, Secbumeton, Simazine, Tebutame, Terbuthylazine, Terbutryne.

Fonte:Au feminin

 

Il business dell’acqua in bottiglia, un vizio tutto italiano

download (3)

Business miliardari con introiti enormi per le aziende e scarsissimi ritorni per le Regioni. Enorme impatto ambientale e alti costi per i consumatori. In occasione della giornata mondiale dell’acqua, che si celebra oggi 22 marzo, Legambiente e Altreconomia presentano ‘Acqua in bottiglia’, il dossier che svela le pecche di un vizio tutto italiano. Un giro d’affari pari a 2,25 miliardi di euro che riguarda 168 società per 304 diverse marche commerciali; l’uso di oltre 6 miliardi di bottiglie di plastica prodotte utilizzando 456 mila tonnellate di petrolio, che determinano l’immissione in atmosfera di oltre 1,2 milioni di tonnellate di CO2: c’è un vero e proprio business dentro una bottiglia d’acqua. L’abitudine tutta italiana di preferire l’acqua in bottiglia a quella del rubinetto innesca, infatti, un meccanismo economico che porta immensi guadagni alle aziende imbottigliatrici e un’enorme consumo di risorse per il Paese, oltre ad alti livelli di inquinamento indotto e consumo di risorse. Nel 2011 i consumi di acqua sono aumentati rispetto all’anno precedente, passando da 186 a188 litri per abitante all’anno (nel 2011), numeri che confermano il primato europeo del nostro paese per i consumi di acque minerali: dei 12,350 miliardi di litri imbottigliati nel solo 2011, oltre 11,320 miliardi sono stati consumati dentro i confini nazionali. Senza dimenticare che ancora oggi solo un terzo delle bottiglie viene avviato correttamente al riciclo, mentre la gran parte continua a finire in discarica o ad essere dispersa nell’ambiente e che per l’85% dei carichi si continua a preferire il trasporto su gomma. Questo vuol dire che una bottiglia d’acqua che proviene dalle Alpi percorre oltre 1000 km per arrivare in Puglia, con consumi di carburante e emissioni di sostanze inquinanti conseguenti. Cifre che potrebbero aumentare visto che l’affare delle acque in bottiglia continua ad essere molto vantaggioso per le società che lo gestiscono. Infatti, i canoni richiesti dalle Regioni per le concessioni sono, in molti casi, risibili, come nel caso della Liguria che chiede solo 5 euro per ciascun ettaro dato in concessione, senza prendere in considerazione i volumi emunti o imbottigliati, e incassando appena 3.300 euro all’anno per le 5 concessioni attive sul territorio.
L’unica Regione promossa nella classifica di Legambiente e Altreconomia è il Lazio. Ricordiamo che sui canoni di concessioni è intervenuta, già nel 2006, la Conferenza Stato-Regioni, provando a mettere ordine nel settore con un documento di indirizzo che proponeva di uniformare i canoni su tutto il territorio nazionale, prevedendo l’obbligo di pagare sia in funzione degli ettari dati in concessione che per i volumi emunti o imbottigliati, indicando come cifre di riferimento almeno 30 euro per ettaro e un importo tra 1 e 2,5 euro per m3 imbottigliato. Nonostante ciò, a sette anni dall’approvazione di tale documento, la situazione è ancora caotica e indefinita, come evidenzia il dossier di Legambiente e Altreconomia appena presentato, che divide le Regioni e le Province autonome in promosse, promosse con riserva, rimandate e bocciate, sulla base dei canoni richiesti, tutte comunque accomunate dalla medesima peculiarità, per cui le condizioni sono sempre molto più vantaggiose per le società che imbottigliano l’acqua che per le Amministrazioni. Nel dettaglio, l’unica Regione promossa nella classifica di Legambiente e Altreconomia è il Lazio che prevede un triplo canone, in funzione degli ettari dati in concessione (65 euro), dei volumi emunti (1 euro/metro cubo) e di quelli imbottigliati (2,17 euro a metro cubo), mentre 10 Regioni (Calabria, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto e Provincia autonoma di Trento) sono state promosse con riserva perché prevedono il doppio canone (volume + superficie) secondo le linee guida nazionali, con canoni per i volumi imbottigliati o emunti tra 1 e 1,50 euro per metro cubo. Seguono poi 4 Regioni rimandate che, pur prevedendo un canone in funzione dei volumi imbottigliati, applicano ancora importi inferiori a 1 euro per metro cubo, in disaccordo con le linee guida nazionali: Basilicata, Campania, Piemonte Abruzzo. Infine, la Provincia autonoma di Bolzano, l’Emilia Romagna, la Liguria, il Molise, la Puglia e la Sardegna risultano inderogabilmente bocciate perché adottano i criteri solo in funzione degli ettari dati in concessione o delle portate derivate. “Da Nord a Sud, sono ancora troppe le Regioni che non si sono ancora dotate di adeguati meccanismi per far pagare un canone equo alle aziende che imbottigliano – ha dichiarato Pietro Raitano, direttore di Altreconomia -. In tempi di crisi economica, il beneficio sarebbe importante per tutto il Paese, perché aumenterebbe le entrate senza intaccare posti di lavoro ma semmai contribuendo a processi economici più sostenibili. Processi che tuttavia hanno bisogno ancora di un costante impegno informativo, che noi di Altreconomia e Legambiente perseguiamo ormai da 7 anni”. Una bottiglia d’acqua che proviene dalle Alpi percorre oltre 1000 km per arrivare in Puglia. “Da questa situazione emerge un’unica certezza: le Società che imbottigliano l’acqua continuano ad avere elevatissimi vantaggi economici. Degli oltre 2,25 miliardi di euro di affari incassati nel solo 2011, il ritorno economico per Comuni, Province o Regioni è stato assolutamente irrisorio, nonostante la risorsa alla base del profitto sia un bene comune che appartiene alla collettività – ha sottolineato il responsabile scientifico di Legambiente Giorgi Zampetti -. Se invece si applicasse un canone uniforme e soprattutto più elevato, come i 10 euro al metro cubo, proposti più volte da Legambiente, si arriverebbe ad avere degli introiti molto maggiori da vincolare a investimenti sul territorio riguardanti la tutela degli ecosistemi acquatici”. Con queste cifre, per esempio, la Liguria potrebbe incassare oltre 1,250 milioni di euro. La Basilicata passerebbe dagli attuali 323.464 euro a 9,2 milioni di euro, la Sardegna dagli attuali 39.464 salirebbe a 2,5 milioni di euro. Il problema dei canoni di concessione delle acque minerali e il tema della gestione delle risorse idriche ritornano fortemente attuali oggi in occasione della giornata mondiale dell’acqua per ribadire alcuni principi condivisi che andrebbero tenuti in conto per ogni attività relativa alla risorsa: l’acqua è risorsa limitata; l’acqua è un bene comune; chi inquina paga. Tre principi che dovrebbero guidare le Regioni nell’opera di revisione dei canoni di concessione, considerando l’altissimo valore della risorsa idrica, a maggior ragione quella di sorgente e di ottima qualità. Al tempo stesso occorre mettere in campo anche una forte azione per aumentare la fiducia nell’acqua di rubinetto per convincere anche quel 30% di famiglie italiane che ancora non ce l’anno – dato a cui ha contributo le vicenda altrettanto italiana delle deroghe sulle acque potabili, oggi ampiamente rientrata con la sola eccezione di alcuni Comuni della Regione Lazio. Occorre mettere in campo azioni per la promozione e la diffusione dell’utilizzo dell’acqua di rubinetto, attraverso campagne di sensibilizzazione dei cittadini e nelle scuole, la distribuzione delle “etichette dell’acqua potabile” (cioè la pubblicazione delle informazioni sulle caratteristiche organolettiche e chimiche dell’acqua di rubinetto nella bolletta), l’utilizzo di acqua in brocca nelle mense scolastiche o l’installazione di erogatori sui luoghi di lavoro, nelle strade e nelle piazze cittadine. Iniziative alla base della campagna Imbrocchiamola (www.imbrocchiamola.org) di Altreconomia e Legambiente.

LEGGI IL DOSSIER COMPLETO

Fonte: il cambiamento

Acqua in Vendita?
€ 15

L'acqua (non) è una Merce.
€ 12

Gli italiani risparmiano l’acqua del rubinetto per sfiducia e preferiscono l’acqua in bottiglia

Gli italiani consumano meno acqua potabile ma acquistano tantissima acqua in bottiglia perché non si fidano di quella che scorre dal rubinetto di casa.

acqua21-492x360

 

Gli italiani hanno imparato a risparmiare l’acqua e lo dice l’Istat nel suo ultimo rapporto Noi Italia 100 statistiche per capire il Paese. Il dato curioso però è che a fronte di un calo del 3,7% dell’uso di acqua potabile nel 2011 corrisponde una spesa pro capite per l’acquisto di acqua in bottiglia di 19 euro al mese. Secondo Ivano Giovannelli presidente dell’Associazione Codici consultato da mareeonline:

La riduzione del consumo è prevalentemente legata al costo dell’acqua. Ci sono poi situazioni particolari in cui la paura incide in maniera importante. Mi sembra chiaro che la riduzione è riferita ai limiti imposti.
Poi però dopo aver risparmiato l’acqua del rubinetto acquistiamo acqua in bottiglia e l’impatto ambientale è devastante come rileva Legambiente nel suo dossier Il business dell’acqua in bottiglia:

Nel 2011 i consumi di acqua sono aumentati rispetto all’anno precedente, passando da 186 a 188 litri per abitante ALL’ANNO, numeri che confermano il primato europeo del nostro paese per i consumi di acque minerali: dei 12,350 miliardi di litri imbottigliati nel solo 2011, oltre 11,320 miliardi sono stati consumati dentro i confini nazionali. Senza dimenticare che ancora oggi solo un terzo delle bottiglie viene avviato correttamente al riciclo, mentre la gran parte continua a finire in discarica o ad essere dispersa nell’ambiente e che per l’85% dei carichi si continua a preferire il trasporto su gomma. Questo vuol dire che una bottiglia d’acqua che proviene dalle Alpi percorre oltre 1000 km per arrivare in Puglia, con consumi di carburante e emissioni di sostanze inquinanti conseguenti. Cifre che potrebbero aumentare visto che l’affare delle acque in bottiglia continua ad essere molto vantaggioso per le società che lo gestiscono. Infatti, i canoni richiesti dalle Regioni per le concessioni sono, in molti casi, risibili, come nel caso della Liguria che chiede solo 5 euro per ciascun ettaro dato in concessione, senza prendere in considerazione i volumi emunti o imbottigliati, e incassando appena 3.300 euro all’anno per le 5 concessioni attive sul territorio.

Peraltro le concessioni per l’uso di acque da imbottigliare è ancora al centro di un sostenuto dibattito da associazioni ambientaliste e produttori. Di fondo oltre alle preferenze di gusto degli italiani c’è quel sentimento di sfiducia verso la pubblica amministrazione e la gestione delle acque pubbliche che fa temere che non vi siano sufficienti e pertinenti controlli a stabilirne la salubrità e la sicurezza. E male hanno fatto, ad esempio le gestioni relative all’acqua all’arsenico in Lazio che hanno certamente peggiorato il danno di immagine dell’acqua di rubinetto.

Fonte: ecoblog