5G: l’impegno dei sindaci in difesa della salute pubblica

Al convegno alla Camera dei Deputati sindaci, amministratori e avvocati raccontano cosa è stato fatto finora e cosa è possibile fare per chiedere maggior cautela nell’espansione del 5G in attesa di studi scientifici che ne confermino l’innocuità. Emerge un panorama di cittadinanza attiva consapevole delle proprie responsabilità e che vuole coinvolgere maggiormente la collettività nelle scelte politiche. Il convegno internazionale organizzato dall’Alleanza Stop 5G alla Camera dei Deputati ci ha permesso di fare il punto della situazione italiana ed internazionale. Degli aspetti scientifici, medici e normativi sui rischi per la salute dei campi elettromagnetici abbiamo già parlato. Qui vogliamo riferire delle azioni messe in campo per il diritto alla tutela della salute e di poter scegliere se e come accogliere l’offerta commerciale delle compagnie delle telecomunicazioni per il 5G. Emblematico il racconto del sindaco di Marsaglia, dell’Alta Langa, anche presidente dell’Associazione Nazionale dei Piccoli Comuni Italiani (ANPCI): Franca Biglio. Un intervento che descrive chiaramente come le decisioni vengano calate dall’alto e imposte senza che i cittadini e i propri amministratori siano informati e possano far rispettare le normali cautele per la sicurezza dei propri cittadini di cui sono responsabili per legge.

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Racconta Franca Biglio che iniziò a sentir parlare dell’arrivo del 5G, nelle proprie zone, da giornali locali. Si parlava di un sorteggio di alcuni comuni per la sperimentazione 5G. Poi un articolo su La Stampa spiegava che l’AGCom (Autorità per le Garanzie delle Telecomunicazioni) obbligava l’estensione del servizio oltre al comune di Torino (una delle Smart Cities scelte per la sperimentazione) anche ad altri 120 comuni di cui 29 in Piemonte. Ecco il suo accorato racconto: «Dai giornali inizio a leggere cose a cui non sapevo dare una spiegazione; ad esempio cittadini che stavano insinuando quale contropartita avessero accettato i sindaci per partecipare a questa sperimentazione sulla cittadinanza. Ma chi mai ha dato il consenso? Nessuna comunicazione, informazione o richiesta era mai arrivata. Ho iniziato a chiedere informazioni preoccupata e ho scritto al Prefetto affinché mettesse in atto tutte le procedure tecnico-giuridiche necessarie per la tutela della salute. Nessuna risposta. Quindi cominciamo ad allertarci e mandiamo a tutti gli altri sindaci una richiesta di informazioni per capire cosa stesse succedendo, quali garanzie ci venissero fornite e chi altro fosse coinvolto. Per uscire dall’isolamento e metterci in rete aderiamo al comitato cittadino di tutela dal 5G e vado ad incontrare diversi esponenti attivi a livello nazionale come il Senatore Saverio De Bonis (Gruppo Misto) che da anni sostiene le cause per i diritti di tutela ambientale e della salute.

Adottiamo la moratoria con delibera del comune e l’ordinanza per chiedere la sospensione del servizio fino a che non ci fossero adeguate informazioni sulla sicurezza per la salute dei cittadini. Il prefetto ci risponde che la richiesta ha un difetto di procedura burocratica e non la accoglie. Per informarmi meglio partecipo al convegno in Abruzzo e la preoccupazione aumenta, sento la responsabilità verso i nostri cittadini. Ricevo una telefonata da Asstel (Assotelecomunicazioni) e vengono ad incontrarmi. Mi spiegano che non è stato un sorteggio ma una vera e propria scelta per il “grave divario digitale” in cui versava il mio comune e cerca di rassicurarmi: il 5G è una opportunità e non ci sono dati scientifici che provino un rischio per la salute». Questo è vero, perché proprio nessuno, né governi, né aziende ha mai stanziato un euro per verificarne i rischi. Quindi il problema è chi chiede grazia di innocuità prima dell’installazione o chi in assenza di verifiche scientifiche dichiara che il servizio è sicuro? Chi deve portare le prove?

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L’Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente) è un organo deputato al controllo del rispetto dei limiti di legge, ma alla richiesta di informazioni della sindaca Biglio dichiarano di non avere informazioni. Ora L’ANPCI sta per sottoscrivere con lo studio di avvocati che da anni partecipa alle dispute legali sulla tutela della salute, un accordo di programma per offrire una possibilità di tutela a garanzia legale ai piccoli comuni con agevolazioni a livello finanziario.

Sul tema dell’assenza di studi sui rischi per la salute, il consigliere comunale di Trento, Andrea Maschio (5 stelle), interviene al convegno per annunciare che Trento è il primo comune in Italia dove è stata approvata una mozione per lo stanziamento di un finanziamento sulla sperimentazione sui rischi del 5G per salute. «Attraverso un emendamento al bilancio abbiamo creato una quota economica per lo studio scientifico: il comune stanzierà 30.000 euro in due anni, 0,255 centesimi ad abitante. Ovvio che lo studio costerebbe più di 2 milioni di euro ma se ogni comune si attivasse con le stesse cifre procapite avremmo il primo studio italiano e indipendente».

Oggi, tra delibere, determine e ordinanze sindacali 76 comuni hanno preso ufficialmente posizione cautelative e di contrasto netto per la tutela salute ma il numero è destinato a crescere. Inoltre, aumentano i cittadini che attraverso petizioni e diffide ai propri sindaci e ai ministri cercano di sensibilizzare i propri concittadini. Così anche fuori dall’Italia. Già un anno e mezzo fa 300 sindaci negli USA fecero una maxi denuncia alla Commissione Federale delle Comunicazioni bloccando l’installazione delle antenne nei propri comuni. Molto atteso l’intervento dell’avvocato Stefano Bertone dello studio legale torinese Ambrosio&Commodo. Esperto di cause civili e contenziosi in questa materia, collabora da anni con associazioni come la A.P.P.L.E di Padova (Associazione Per la Prevenzione e la lotta all’Elettrosmog) e con il professor Levis, già cattedratico di Mutagenesi Ambientale all’Università di Padova, un luminare riconosciuto a livello internazionale.

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«Noi applichiamo nei processi, già da 10 anni, le evidenze scientifiche che l’esposizione alle radiazioni del 3G e 4G sono collegate ai tumori cerebrali e ad altre manifestazioni cliniche. Tante cause sono state vinte anche se non ancora in via definitiva perché impugnate; l’iter è lungo». Continua l’avvocato: «una causa a Firenze è stata vinta proprio dall’attuale ministro Bonafede che quindi è bene informato in materia».

Ma cosa possono fare i comuni e le amministrazioni? «Lo stato definisce i parametri ma i comuni hanno il dovere di minimizzare le esposizioni tenendo conto dell’agente fisico; si può chiedere di bloccarlo sottoponendolo a moratoria perché esistono elementi di possibile rischio non contrastati da prove di innocuità.

Lo stato è in grado di garantire che onde 5G sono innocue per salute pubblica? Se non lo può fare, si assume la responsabilità civile e penale? Si può continuare a dire che sono sicure?

Anche per questioni di ricaduta legale sull’amministrazione pubblica bisogna riconsiderare il significato di servizio pubblico in merito alle comunicazioni e alla connettività che lo stato deve assicurare. Il diritto all’internet delle cose, al controllo a distanza di apparecchi anche medicali, a nuovi servizi fino a che punto può essere spinta? Con quale grado di consenso della collettività? La copertura cumulativa, continuativa e simultanea di raggi che seguono ogni microchip che indosseremo non potrà non investire anche i più esposti, bambini e donne incinte. Vale la pena di ripensare a cosa vuol dire servizio pubblico, quali diritti chiedere, definirne i valori».

Un ulteriore motivo di preoccupazione sono gli scandali PhoneGate negli Usa e in Francia: le aziende produttrici di cellulari hanno dichiarato emissioni, dai dispositivi mobili, molto inferiori a quelle consentite attraverso test di assorbimento che avvenivano ad una distanza dai 25 ai 15 mm dal corpo. Questo ha portato al ritiro di centinaia di migliaia di cellulari.Racconta il dott. Mark Arazi che proprio in questi giorni, in seguito allo scandalo PhoneGate Alert, il governo Francese è stato costretto a rendere pubblici i risultati dei test che incriminavano 9 tipologie di telefonini su 10 studiati, di superare, di molte volte, le soglie di radiazione consentita. Tali documenti sono stati tenuti nascosti per 3 anni e ora il governo ha iniziato ad informare la cittadinanza sull’uso del cellulare.

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Franca Biglio, Sindaco di Marsaglia

Ad esempio mai usare il telefonino a contatto con il corpo! Ogni centimetro in meno dal corpo aumenta esponenzialmente l’indice di assorbimento, quindi neanche in tasca ed è necessario usare sempre auricolari e con i fili e mai il wireless. Wifi da usare il meno possibile, quindi attenzione ai treni ad alta velocità dove per ogni vagone rimbalzano all’interno delle lamiere le radiazioni anche di 100 cellulari contemporaneamente in funzione!

Conclude il convegno l’Onorevole Sara Cunial (Gruppo Misto). In questi anni ha sostenuto i cittadini coinvolti nei diversi conflitti ambientali e a tutela della salute aprendo le “porte del palazzo” e permettendo le conferenze stampa a chi volesse porre questioni di solito inascoltate dalla politica. «Dare voce ai sindaci per il diritto all’autodeterminazione, non solo sul 5G, fa parte di un disegno più ampio per difendersi dalle imposizioni calate dall’alto. Bisogna unirsi per contrastare i continui attacchi; riprendersi il diritto di scegliere come vogliamo vivere. Io vengo da Vicenza devastata dallo scandalo industriale per lo sversamento di PFAS, fino a poco tempo fa sconosciute. Nel 2013, andati all’Istituto Superiore di Sanità con le prime analisi, siamo stati derisi. Tutto in nome del profitto a favore di pochi ma a discapito della salute pubblica. Ormai le armi sono smussate, la società civile e suoi portavoce, i sindaci, gli assessori, i consiglieri sono la speranza per il futuro». Poi cita Primo Levi: “I mostri esistono, ma sono troppo pochi per essere davvero pericolosi. Sono più pericolosi gli uomini comuni, i funzionari pronti a credere e obbedire senza discutere…”.

Per vedere l’intero convegno clicca qui.

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2019/11/5g-impegno-sindaci-difesa-salute-pubblica/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

L’oncologa Patrizia Gentilini: «5G, troppi rischi. Occorre una moratoria»

L’oncologa Patrizia Gentilini, membro dell’associazione Isde-Medici per l’Ambiente, riafferma la necessità di una maggiore precauzione sul 5G, la tecnologia che si sta diffondendo con una esposizione ai campi elettromagnetici ancora maggiore per la popolazione: «Troppi rischi per la salute, occorre una moratoria».

L'oncologa Patrizia Gentilini: «5G, troppi rischi. Occorre una moratoria»

L’oncologa Patrizia Gentilini, membro dell’associazione Isde-Medici per l’Ambiente, riafferma da tempo, supportata da una nutrita schiera di scienziati, ricercatori e movimenti di cittadini, la necessità di una maggiore precauzione sul 5G, la tecnologia che si sta diffondendo con una esposizione ai campi elettromagnetici ancora maggiore per la popolazione. L’abbiamo intervistata.

Dottoressa Gentilini, il 5G, la nuova tecnologia che esporrà la popolazione a radiofrequenze ubiquitarie che connetteranno tutto ciò che ci sta intorno, pare essere ormai una scelta ineluttabile. Quali sono i potenziali rischi documentati e quali quelli non ancora completamente valutati e conosciuti?

La nuova tecnologia 5G (“5th Generation”) sarà una ulteriore fonte di esposizione a campi elettromagnetici (CEM) che andrà ad aggiungersi  a tutte le altre sorgenti di CEM ad alta frequenza cui già oggi siamo tutti esposti: antenne radio e TV, Wi-Fi, smartphone, tablet, telefoni cordless, cellulari,  dispositivi Bluetooth, ma anche ai CEM a bassa frequenza emessi da elettrodomestici, cavi elettrici, lampade etc. Con il 5 G ci sarà un cambiamento tecnologico enorme su scala globale che ci porterà ad avere case, imprese, autostrade, città sempre “collegate in rete” e auto a guida autonoma. L’obiettivo dichiarato è di arrivare, entro il 2022, a fare in modo che nelle case di almeno l’80% della popolazione nazionale (il 99,4% entro giugno 2023) ci sia la copertura 5G. Secondo l’AGCOM, per raggiungere questi obiettivi l’infrastruttura di rete del 5G sarà pienamente operativa con una densità di circa un milione di dispositivi connessi per Km2. Tutto ciò farà aumentare ulteriormente l’esposizione dell’intera popolazione ai CEM che dall’avvento delle telecomunicazioni nel secolo scorso sono aumentati a dismisura. Bisogna ricordare che le frequenze  delle onde radio non esistono in natura e quindi né la  nostra specie, né le altre specie viventi mai erano state esposte. Fino al 1940 il fondo naturale pulsato era di 0,0002 V/m ( Volt/metro),  mentre attualmente il tetto legalizzato in Italia è di 6 V/m; si tratta di una media su 24 ore  e non più  del valore soglia da non superare.  Questa apparentemente piccola modifica  (media e non più soglia) è stato un “regalo” del governo Monti  alle compagnie telefoniche nel 2012; con il 5G il limite potrebbe crescere ulteriormente fino a 61 V/m e va ricordato che a tutt’oggi, come è stato di recente ribadito da ARPA Piemonte nel corso di un Convegno svoltosi all’Ordine dei Medici di Torino, che a tutt’oggi non esistono dispositivi in grado di misurare i CEM generati dalle antenne del 5G!

Come si potrà chiedere il rispetto dei limiti se non si è al momento in grado di effettuare le misurazioni?

Il 5G inizialmente userà le bande 700 MHz, 3.4-3.8 GHz, 26 GHz (onde centimetriche) e, successivamente, le bande comprese nella gamma tra 24.25 e 86 GHz ( onde millimetriche). Questo tipo di  onde penetra nella cute fino a 10mm e  per i fautori del 5G questa limitata penetrazione viene considerata scevra da rischi per la salute, ma non è affatto così, perché la penetrazione anche di un solo centimetro nella cute  può generare effetti sulle cellule cutanee,  in particolare danni alle membrane cellulari dei cheratinociti , ma anche alterazioni delle terminazioni nervose, delle ghiandole sudopripare e del microcircolo con liberazione di citochine infiammatorie e  potenziali effetti sia locali che sistemici. C’è da dire che le onde centimetriche erano conosciute in Unione Sovietica già negli anni ’50 ed uno studio del 1955 riporta che anche una singola esposizione a onde centimetriche in conigli aveva indotto seri danni agli occhi con sviluppo di cataratta. Attualmente  disponiamo di altre numerose conoscenze derivanti da indagini sperimentali condotte sia su colture cellulari che su animali, mentre ovviamente mancano conoscenze adeguate sul piano epidemiologico. I dati sperimentali  attestano che le onde centimetriche/millimetriche possono indurre l’alterazione dell’espressione genica e delle membrane citoplasmatiche, modificare la funzionalità dei sistemi neuro-muscolari,  aumentare della temperatura della cute, stimolare la proliferazione cellulare, modulare la sintesi di proteine coinvolte in processi infiammatori/immunologici. Inoltre l’esposizione di fibroblasti umani adulti e fetali a 25 GHz per 20’ ha comportato effetti sui cromosomi (aneuploidia) noti come predisponenti al cancro. Per quanto riguarda altri tipi di frequenze, quali quelle dei cellulari o delle antenne radio –base, disponiamo viceversa di moltissimi studi sia epidemiologici (ovvero sulle popolazioni esposte) che sperimentali che attestano i numerosi effetti biologici che vanno ben oltre l’effetto termico, ossia l’azione di riscaldamento dei tessuti, l’unica di cui si tiene conto per stabilire i limiti di legge.

In sintesi  gli effetti dei CEM suddetti sono sia  cancerogeni  che  non cancerogeni .

Fra questi ultimi ricordo:

-effetti genotossici : mutazioni geniche, aberrazioni   cromosomiche, scambi tra cromatidi, micronuclei, danni al DANN

-effetti epigenetici: attivazione di oncogeni, sintesi riparativa del DNA, alterazione di proteine funzionali

-riduzione della sintesi di melatonina

 -aumento della concentrazione di perossidi e radicali liberi

 -alterazione della concentrazione del Calcio

-inbizione della apoptosi (morte cellulare programmata)

-induzione di “proteine da shock termico“

-alterazione della funzionalità del sistema immunitario.

 -i CEM/ELF possono interagire sinergicamente con altri cancerogeni genotossici (radiazioni ionizzanti, idrocarburi aromatici policiclici, derivati del benzene, formaldeide).

Per quanto riguarda l’azione cancerogena ricordo che nel 2017 sono state pubblicate almeno 3 metanalisi che hanno preso in esame decine di studi epidemiologici caso-controllo. Si tratta di decine di migliaia di casi ( ovvero di soggetti affetti da tumori cerebrali) e ancor più controlli sani in cui è stata indagato l’utilizzo del cellulare. Da questa grande mole di dati è emerso che l’utilizzo del cellulare per oltre 10 anni , specie se ipsilaterale,  comporta un incremento del rischio di tumori cerebrali di oltre il 30% nel loro complesso e del 44%  per i gliomi, la forma più aggressiva di questo gruppo di tumori. Infine nel 2018 sono stati pubblicati anche i risultati di due ampi studi sperimentali, uno condotto negli USA  a cura del National Toxicology Program che ha valutato l’esposizione di 7mila topi da laboratorio (sacrificati a 106 settimane) a radiazioni corrispondenti all’intensità solo del 2G e 3G; l’altro condotto in Italia dall’ Istituto Ramazzini di Bologna che ha usato frequenze più basse (quelle tipiche delle stazioni radio-base) e si è protratto fino alla morte naturale degli animali. Entrambi gli studi – pur utilizzando frequenze diverse-  hanno trovato gli stessi risultati: aumento ‘statisticamente rilevante’ del numero dei tumori,  in particolare rarissimi tumori delle guaine nervose  al cervello e al cuore. Vi sono quindi tutti i presupposti per ipotizzare che anche sull’uomo e sugli altri organismi viventi ill 5 G, che si aggiungerà a quanto già in essere, non potrà che fare aumentare i rischi per la salute umana e si tratta di rischi niente affatto trascurabili e a cui nessuno potrà sottrarsi. Infatti, per la diffusione capillare del 5 G su tutta la superficie terrestre, che a sua volta sarà connesso con satelliti nello spazio, nessun essere vivente potrà sottrarsi agli effetti di questa tecnologia. Non sarà quindi come col cellulare o con altri dispositivi elettronici che possiamo decidere o meno di usare o comunque di avere precauzioni, col 5 G saremo tutti  ed inevitabilmente irraggiati. Ritengo  paradossale che una tecnologia che non è stata adeguatamente studiata, ma per cui esistono già numerosi indizi circa la sua pericolosità,  venga imposta per ora a 4 milioni di italiani e nel giro di pochi anni all’intera popolazione. Non per nulla si chiama “sperimentazione 5G”: credo che a nessuno di noi piaccia fare da cavia, oltretutto in assenza di qualunque adeguata informazione  e senza un  consenso scritto, cosa quest’ultima che ci viene richiesta anche per il più banale intervento medico!  E  possiamo affermare con certezza che se il 5G fosse un farmaco non avrebbe superato neppure la fase pre-clinica di sperimentazione. 

È nata una grande mobilitazione critica nei confronti dell’introduzione di questa tecnologia. Del fronte fanno parte scienziati autorevoli. Chi sono, oltre a te, coloro che si impegnano in questo appello alla precauzione?

L’allarme sui rischi derivanti dai CEM da parte di scienziati indipendenti è in atto già da anni: nel 2015 191 scienziati di 41 paesi hanno lanciato un allarme alle Nazioni Unite (ONU) e all’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) affermando che:  “numerose recenti pubblicazioni scientifiche hanno dimostrato che i campi elettromagnetici colpiscono organismi viventi a livelli molto al di sotto della maggior parte delle linee guida internazionali e nazionali. Più di 10.000 studi scientifici sottoposti a peer review dimostrano danni alla salute umana derivanti dalle radiazioni RF”. Sul 5G poi la mobilitazione sia a livello internazionale che nazionale è davvero poderosa anche se – come è facile aspettarsi – il parere di chi avanza dubbi e perplessità trova ben poco spazio. A livello internazionale ricordo il prof Martin Pall , prof emerito di Biochimica e di Scienze Mediche della Washington State University, che ha inviato alle istituzioni europee e statunitensi una revisione di studi che dimostrano la pericolosità della tecnologia 5G, ma anche i 29 autori (di cui 10 in possesso di titoli medici)  provenienti da 10 diversi paesi che hanno stilato e costantemente aggiornano il rapporto BioInitiative. In Italia ricordo  la Dott.ssa Fiorella Belpoggi direttrice dell’Istituto Ramazzini, il Dott Agostino di Ciaula, presidente del Comitato Scientifico Internazionale di ISDE che ha pubblicato nel 2018 un importante lavoro di revisione sul 5G, ma anche ricordo il Dott Massimiliano Pietro Bianco di European Consumers, cui va il principale merito del recente “Rapporto Indipendente sui campi elettromagnetici e sulla diffusione del 5 G”,  un lavoro di 140 pagine. Ricordo infine che al 5G Isde ha dedicato una intera pagina del proprio sito, aggiornata con le varie iniziative e in cui sono riportati i comunicati con richiesta di moratoria stilati già anni fa. 

Che scenario si va configurando secondo lei?

Lo scenario è sicuramente inquietante: sia chiaro nessuno di noi è contro le innovazioni e il progresso tecnologico, ma tutto questo dovrebbe essere governato con molta maggiore saggezza e lungimiranza e le questioni che entrano in gioco sono molteplici. A parte i rischi biologici di queste tecnologie, che ho prima ricordato, vorrei che non si trascurassero gli effetti psicologici che dispositivi  quali cellulari, tablet etc hanno sui bambini, anche di pochi mesi, cui troppo spesso vengono dati,  magari per distrarli e  tenerli tranquilli. Quale è la percezione della realtà che si sviluppa in questi soggetti e che confini potranno esistere fra mondo reale e mondo virtuale se facciamo di tutto per “sfumare” questi confini? Altro aspetto inquietante: questo mondo iper connesso e sempre più veloce davvero ci farà essere più felici, più attenti e più responsabili verso gli altri? Il fatto che già ci siano ad esempio in commercio pannolini “intelligenti” che avvisano quando il bambino è da cambiare o che sono obbligatori i seggiolini che avvisano se il piccolo viene dimenticato in auto non ci renderà sempre meno attenti e responsabili, facendoci “delegare” a strumenti tecnologici anche quanto di più innato dovrebbe esserci, ovvero la cura della prole? Sistemi di protezione sono certamente auspicabili, ma si potrebbero cercare altre soluzioni.  Altra cosa e non certo meno importante è il controllo capillare e costante di ogni nostra azione, contatto, spostamento, acquisto etc. alla faccia della tutela  della privacy : chi avrà accesso a questa enorme mole di dati e che uso ne verrà fatto? Ed infine in un mondo in cui le auto saranno senza guidatore e tanti altri lavori faranno a meno dell’uomo, come la mettiamo con la necessità di occupazione? Chi controllerà il mercato del lavoro?  Certamente in una fabbrica in cui lavorano robot non ci saranno scioperi e proteste, e questo per chi comanda  è  certamente quanto di più desiderabile possibile- ma questo non potrà che portare ad una concentrazione ulteriore delle ricchezze e del potere con una accentuazione delle disparità già oggi impressionanti.  Temo che questo modello tecnologico sia solo funzionale ad una ulteriore concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi e sempre più potenti attori che già oggi  vede nel solo 1 per cento della popolazione mondiale il monopolio delle risorse globali. Quando anche tutte le informazioni, compreso quelle più intime e personali saranno in enormi banche dati, cosa ci rimarrà ? Sarà davvero una società più equa, più democratica quella che ci aspetta, o sarà esattamente il contrario? Come ci insegna Vandana Shiva, “Devono risorgere la vera conoscenza, la vera intelligenza, la vera ricchezza, il vero lavoro, il vero benessere”, in modo che le persone possano riacquisire il loro diritto a vivere liberamente, pensare liberamente, respirare liberamente e mangiare liberamente.

Fonte: ilcambiamento.it

Il 5G e la ricerca sul cancro

La direttrice dell’Istituto Ramazzini Fiorella Belpoggi fa il punto sulla situazione 5G. Un’occasione per parlare di ricerca indipendente, delle linee guida sugli studi e della necessità di valutare l’inquinamento diffuso e continuativo nella ricerca sul cancro.  In occasione dell’intervista alla ricercatrice e direttrice dell’Istituto Ramazzini, Fiorella Belpoggi, abbiamo chiesto un aggiornamento sulla situazione 5G. “È un momento di grande fermento – sottolinea la direttrice – e vengo invitata continuamente ad eventi sull’impatto delle radiofrequenze organizzati da cittadini e amministratori: c’è molta attenzione anche tra ricercatori, fondazioni e amministrazioni. Anche dall’estero ricevo continuamente richieste di intervista, ci sono pochissime informazioni ma soprattutto è un tema ancora poco studiato. L’Istituto Ramazzini è l’unico soggetto di ricerca indipendente dai finanziamenti delle industrie che abbia studiato l’impatto almeno sul 3G, sulla frequenza di 1.8 GHz, attualmente in uso. Invece il 5G utilizzerà una fascia di radiazioni elettro magnetica delle onde millimetriche su cui non esistono studi per la salute delle persone. Oltretutto l’utilizzo dei telefonini è sempre più massiccio e continuato anche nelle giovanissime generazioni quindi bisognerebbe impostare nuove metodologie di ricerca oltre che indipendenti.

Fiorella Belpoggi, direttrice dell’Istituto Ramazzini

Abbiamo studiato le basse frequenze cioè quelle indotte dal flusso della corrente elettrica, le radiofrequenze 1.8 GHz e abbiamo visto che tutte le onde possono indurre il cancro soprattutto alcuni tipi di cancro al cervello. Infatti abbiamo rilevato l’impatto negativo sulle cellule di Schwann che formano la mielina attorno ai filamenti dei neuroni. I tumori che abbiamo osservato noi e i colleghi negli Stati Uniti sono gli stessi che avevano indotto la IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) nel 2011 ad affermare che le radiofrequenze erano “possibilmente cancerogene” negli utilizzatori assidui del cellulare. Poiché questi device sono tenuti vicini o addosso al corpo tutto il giorno, l’energia che viene assorbita dall’organismo è maggiore rispetto alle stesse frequenze emesse dalle antenne: c’è una maggiore interferenza con il materiale biologico. Di fronte al fatto che esistono le due evidenze scientifiche di pericolosità, dei due diversi laboratori, abbiamo chiesto di inserire nelle prossime nuove valutazioni delle radiofrequenze una revisione più completa e aggiornata degli studi. Importante infatti è tenere conto delle eventuali amplificazioni del sistema della trasmissione di onde ancora maggiori cioè con maggiore capacità di trasmettere anche se meno penetranti. Non c’è una evidenza scientifica di emergenza come ci accadde quando studiammo gli effetti del benzene e della formaldeide. Ma prima di espandere queste tecnologie bisognerebbe studiarle perché coinvolgono miliardi di persone. Possiamo chiedere alle compagnie di costruire apparecchi meno pericolosi, con misure che espongano meno cioè maggiormente schermati o con incorporate applicazioni per renderlo funzionante solo quando è ad una certa distanza dal corpo oppure dotati di auricolari integrati; già a 5 cm di distanza dal corpo l’esposizione è 25 volte minore, ma sempre alta. Il wifi ha una frequenza intermedia ma sono sempre onde elettro magnetiche ed è meglio non tenerlo acceso di notte. Sarebbe importante ad esempio cambiare il modo di far vedere ai figli un film: bisognerebbe prima scaricarlo. La condizione più preoccupante consiste nel numero di apparecchi cellulari contemporaneamente accesi, ad esempio in un vagone di un treno possiamo avere 100 cellulari accesi, con 50 persone che parlano al telefono; l’esposizione aumenta moltissimo.

In particolare le onde millimetriche del 5G, quelle dei forni a microonde, sollecitano gli atomi di acqua, quindi i bambini, che hanno una percentuale maggiore di acqua, sono i più esposti. Queste onde hanno scarso potere di penetrazione, ma quanto è sottile la calotta cranica di un bambino? E per le gestanti quanto penetrano nel liquido amniotico? Anche se penetrassero solo l’epidermide bisognerebbe considerare che è un tessuto molto innervato e gli impulsi nervosi sono trasportati da cariche elettriche fino al Sistema Nervoso Centrale. Non c’è più alcun dubbio che irrorando di campi magnetici ci sia interazione, abbiamo visto svilupparsi cancri ai nervi facciali, mandibolari, acustici.  

Gli allarmi precoci andrebbero ascoltati e con metodologie nuove. Considerando che siamo tutti immersi in questo surplus di onde risulta quasi impossibile selezionare una parte di popolazione “pulita” per evidenziare le differenze con il caso controllo. 

Gli studi sul cancro 

Gli studi di cancerogenesi durano 3/4 anni, c’è bisogno di tempo, ma bisogna studiare anche le modificazioni biomolecolari sulle cellule e se ci sono biomarkers tumorali come quelli che abbiamo trovato nel 3G. Nella ricerca sono necessari i modelli uomo equivalenti, eseguiti fin dall’ esposizione prenatale, invece le linee guida fanno iniziare gli studi ad una età equivalente di 15 anni, di fatto togliendo la parte più sensibile alle esposizioni. Ma questo vale per qualsiasi studio di cancerogenesi. Il cancro ha una latenza di circa 10 anni e veniamo in contatto con sostanze, ormai da decenni riconosciute cancerogene, in età sempre più precoce. Quindi se vediamo sempre più casi di cancro mammario a 30 anni o linfomi e leucemie nell’infanzia vuol dire che le esposizioni sono diventate molto precoci. Gli enti autorevoli di controllo come l’EFSA controllano gli studi commissionati dalle aziende, ma l’oggetto di ogni studio e le metodologie scelte sono l’anello più importante e dovrebbero essere affidate a laboratori indipendenti. Non basta segnalare la presenza o meno dei conflitti d’interesse. Risparmieremmo anche molti soldi se gli studi valutassero più parametri biologici e non il singolo danno neurologico o immunitario o la cancerogenesi. Bisogna prevedere studi che analizzino tutti questi effetti contemporaneamente.

In Italia ci sono grossi centri di ricerca ma sono sponsorizzati, sono laboratori che lavorano a contratto soprattutto per l’industria farmaceutica e devono produrre profitto. Le Università che fanno ricerca indipendente hanno piccoli laboratori non in grado di fare grandi studi, non hanno il know how, durano massimo un anno. 

Rischi cancerogeni diffusi 

Bisogna cambiare il sistema di valutazione, le regole che sono state fatte negli anni 70 quando la maggiore tossicità era nei luoghi di lavoro, ora l’inquinamento è molto più diffuso, costante e continuo dalla vita prenatale in poi e su tutta la popolazione umana. Il tema delle regole sono in pochissimi a conoscerle e chi le conosce lavora a contratto e/o segue l’applicazione delle linee guida senza la visione delle ricadute; è attento solo alla parte tecnica. Sono studi di nicchia e pochi ricercatori ne capiscono le reali conseguenze, io stessa l’ho capito solo dopo anni. Dobbiamo abbassare il potenziale cancerogeno ambientale totale ma se continuiamo a sintetizzare centinaia di nuovi composti chimici come cosmetici, farmaci, pesticidi e non ritiriamo dal commercio quelli obsoleti e più pericolosi, andiamo in accumulo.

La ricerca indipendente 

Noi abbiamo iniziato nel 2005 con un unico finanziamento ma gli altri fondi sono arrivati dai volontari dell’Istituto che oggi ha 50.000 soci perché siamo una cooperativa sociale e siamo finanziati da donazioni. Ci abbiamo messo più tempo ma siamo indipendenti e no-profit. Il nostro scopo è il pareggio di bilancio e il nostro guadagno da Statuto è diffondere informazioni per una cultura della prevenzione. Facciamo una ricerca che cerca di riprodurre le situazioni espositive umane con modello uomo equivalente. Con approccio simile al nostro c’è in America il National Toxicology Program, finanziato dall’FDA e per fare il nostro studio sul 3G hanno speso 30.000 euro iniziando a studiare dalla vita prenatale come noi, per rendere il modello più sensibile, ma non rilasciano interviste. Siamo gli unici che riescono a divulgare i risultati sulle radiofrequenze, un servizio a miliardi di persone. Nei diversi incontri a cui sono invitata, sempre più cittadini sentono che stiamo esagerando nell’uso incontrollato della tecnologia ma anche ricercatori universitari, fondazioni, amministratori sono d’accordo e spingono per comportamenti più cautelativi. Poi bisognerebbe investire molto di più nell’informazione sull’uso corretto degli apparecchi, non bastano le istruzioni per l’uso nelle confezioni che nessuno le legge. I device devono migliorare man mano che aumentano le conoscenze; per i produttori sono spese minime, è solo una questione di volontà. E’ una grossa sfida tecnologica: l’innovazione deve avere un miglioramento non solo sul comfort ma anche sulla salute. Bisogna imparare a gestire ciò che via via scopriamo di poter fare.” 

Per approfondire clicca qui

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2019/07/5g-ricerca-cancro/

Pericolo elettrosmog: ecco i primi 120 Comuni dove si sperimenta il 5G

Sono elencati in una delibera dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni i 120 Comuni italiani che saranno i primi a sperimentare il 5G, la tecnologia di nuova generazione intorno alla quale stanno sorgendo innumerevoli preoccupazioni riguardanti l’esposizione della popolazione all’elettrosmog.

La delibera numero 231/18/CONS dell’Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni ha da tempo reso noti i 120 Comuni d’Italia che per primi dovranno sperimentare a breve l’esposizione della popolazione alle tre bande del 5G.

Da pag 144 a pagina 147 della delibera che potete TROVARE QUI si può leggere l’elenco completo, al quale potrebbero aggiungersene altri. Le regioni coinvolte sono Abruzzo, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Trentino Alto Adige, Sardegna, Sicilia, Toscana, Valle d’Aosta e Veneto. L’obiettivo dichiarato è quello di arrivare, entro il 2022, a fare in modo che fin dentro le case di almeno l’80% della popolazione nazionale (salirà al 99,4% entro giugno 2023) ci sia la copertura per il 5G. Preoccupa, dunque, come spiega il giornalista Maurizio Martucci autore del libro “Manuale di autodifesa per elettrosensibili” (Terra Nuova Edizioni), l’esposizione massiccia della popolazione a livelli di elettrosmog destinati ad aumentare a dismisura, con mini-antenne collocate ovunque, persino sui lampioni della luce.

«Leggendo la delibera del garante, la domanda viene spontanea: ma allora chi si salverà? si domanda Martucci che da tempo si occupa della questione – Chi potrà sottrarsi al 5G, evitando di essere irradiato? Ciò sarà possibile solo nei Comuni sotto i 5.000 abitanti che, inseriti in una cosiddetta ‘lista libera’, potrebbero nelle more svincolarsi rimanendo “eventualmente scoperti”. Ma sembrerebbe non per molto tempo, perché saranno comunque gli aggiudicatari dell’asta bandita dal Governo a  disporre gli aggiornamenti territoriali (cioè a decidere in quale Comune italiano scoperto piazzare di punto in bianco il 5G e in quale no)».

La portata del problema è comprensibile solo se si conosce fino in fondo la diffusione e la capillarità che avrà il 5G, cioè l’internet delle cose, non solo dei cellulari. A Torino si sperimentano i droni che volano sulle teste dei cittadini, i sensori nei cassonetti dell’immondizia per dire ai camion quando svuotarli; ci sono porti dove i sensori sono in ogni container; poi ci sono l’ambulanza smart a Milano, i robot nelle industrie telecomandati col wifi, invece dei cavi, i sensori nei palazzi all’Aquila che al minimo tremolio chiudono i rubinetti del gas e lanciano l’allarme. Ce lo ha spiegato anche Maria Maggiore dalle pagine de Il Fatto Quotidiano e arriveranno le auto senza conducente, i frigoriferi che dicono quando un alimento è scaduto, gli elettrodomestici che si azioneranno a distanza e i campi di grano che diranno al contadino quando devono essere annaffiati.

Tutto l’ambiente sarà costantemente connesso…

Il 5G ha quasi l’unanimità dei consensi: politica, istituzioni europee, industria e università applaudono alla trasformazione digitale che, si stima, porterà 900 miliardi di crescita in Europa e 1,5 milioni di nuovi posti di lavoro. Ma a che prezzo?

«Il 5G viaggia su frequenze altissime, mai usate finora, fino a 27,5 GHz mentre con il 4G si arriva al massimo a 2,6 GHz, quindi un’energia 11 volte superiore, ma che ha una “durata” di viaggio limitata – ha spiegato Maria Maggiore – Quindi, per poter connettere tra loro fino a un milione di oggetti per chilometro quadrato, bisognerà installare migliaia di piccole antenne, ogni cento metri, che rilanceranno il segnale proveniente da un’antenna base più grande».

Il mondo accademico è diviso sulla pericolosità delle onde elettromagnetiche sull’uomo, spiega sempre Maggiore. Da una parte ingegneri e fisici riconoscono un effetto termico pericoloso, se per esempio teniamo il cellulare all’orecchio per troppo tempo; dall’altra biologi, oncologi e epidemiologi si battono perché vengano riconosciuti anche gli effetti non-termici, quelli sulle nostre cellule.

«Un campo elettromagnetico interferisce con il nostro sistema elettrico interno, alterando il funzionamento delle cellule – dice Francesca Orlando dell’Associazione per le Malattie da Intossicazione Cronica e/o Ambientale – ma purtroppo ingegneri e fisici sono quelli più ascoltati oggi dai politici e dall’industria». Un’equipe di ricercatori australiani – come riporta la prestigiosa rivista scientifica Lancet in un articolo di dicembre – ha però analizzato 2.266 studi, arrivando alla conclusione che «nel 68% dei casi sono stati dimostrati effetti biologici e sulla salute umana per l’esposizione ai campi elettromagnetici».

Nel 2018 sono stati pubblicati due studi importanti, durati dieci anni e finanziati con soldi pubblici. Il Dipartimento per la Sanità americano ha finanziato con 25 milioni di dollari il National toxological program (Ntp) dove 7mila topi da laboratorio sono stati sottoposti per tutta la vita a radiazioni corrispondenti all’intensità solo del 2G e 3G. Nello stesso tempo, l’Istituto Ramazzini di Bologna ha portato avanti la stessa ricerca, finanziata con contributi di privati cittadini, ma usando frequenze più basse, corrispondenti a 50 Volt/metro (il picco a cui si può arrivare in Italia per rispettare la media giornaliera di 6volt/metro). Entrambi gli studi sono arrivati alle stesse conclusioni. «Come negli Usa, abbiamo constatato un aumento ‘statisticamente rilevante’ del numero dei tumori, rarissimi schwannomi, al cervello e al cuore», spiega Fiorella Belpoggi, direttrice della ricerca all’istituto Ramazzini. «Bisogna agire in fretta, fermare l’avanzata del 5G e informare adeguatamente la popolazione sui rischi», dice l’epidemiologa italiana che ha già lavorato sulle plastiche, sul glifosato e da 40 anni studia i legami tra tumori e ambiente. Belpoggi spera che alla luce di questi due nuovi studi, l’agenzia dell’Oms sui tumori, la Iarc, riveda le sue priorità e metta le onde elettromagnetiche un gradino più su nella pericolosità: da “possibili cancerogene”, come dichiarato nel 2011, a “probabili cancerogene”. Ma la percentuale di topi ammalati è bassa, intorno al 2,4%: quindi c’è chi si domanda perché preoccuparsi? «Se invece di tremila topi ci fossero tre miliardi di persone, quante avrebbero sviluppato un tumore? Abbiamo provato scientificamente il nesso tra radiofrequenze e cancro. In materia di salute umana i numeri non devono avere la meglio. Dovrebbe prevalere il principio di precauzione».

Intanto i giudici del Tar del Lazio hanno condannato i Ministeri dell’Ambiente, della Salute e dell’Istruzione a promuovere entro i prossimi sei mesi una campagna d’informazione per denunciare i rischi dell’uso di telefoni cellulari. Inoltre, il Tribunale di Firenze ha disposto l’immediato spegnimento del WiFi in una scuola per proteggere la salute di un minore. Si è trattato di una decisione prudenziale, “inaudita altera parte” come si dice in gergo giuridico. Come ha spiegato l’avvocato Agata Tandoi, difensore della famiglia in questione, si è trattato di un atto preliminare il cui obiettivo è evitare di esporre a immediati pericoli il bambino. In marzo si terrà l’udienza per discutere se lo spegnimento del Wi-Fi sarà temporaneo o definitivo. In Italia, intanto, la preoccupazione tra i cittadini sta crescendo e l’Alleanza nazionale STOP 5G (di cui fanno parte Terra Nuova, Oasi Sana, il giornalista Maurizio Martucci, l’ Associazione italiana elettrosensibili, la dottoressa Fiorella Belpoggi dell’ Istituto Ramazzini, l’ Associazione elettrosmog Volturino, l’Associazione obiettivo sensibile, i comitati Oltre la MCS e No Wi-Fi Days e l’equipe che ha realizzato il docu-film Sensibile) ha organizzato per il 2 marzo a Vicovaro (Roma) il primo meeting nazionale per sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema e chiedere con forza una moratoria.

QUI per saperne di più sull’evento

Fonte: ilcambiamento.it

Il Tar Lazio: «I ministri informino sui rischi dei cellulari». E la UE ammette le “criticità” del 5G

Sentenza importantissima del Tar del Lazio, che ha condannato i ministeri di Ambiente, Salute e Istruzione a realizzare campagne informative sui rischi dei telefoni cellulari e le precauzioni d’uso da adottare. E dal Comitato scientifico europeo Scheer arriva l’ammissione di «criticità del 5G».

In piena corsa 5G, arriva dal Tar del Lazio una sentenza che farà storia e che condanna i ministeri di Salute, Ambiente e Pubblica istruzione «ad adottare – si legge nella sentenza stessa, di cui qui il testo integrale – una campagna informativa, rivolta alla intera popolazione, avente ad oggetto l’individuazione delle corrette modalità d’uso degli apparecchi di telefonia mobile (telefoni cellulari e cordless) e l’informazione dei rischi per la salute e per l’ambiente connessi ad un uso improprio di tali apparecchi». La sentenza è stata pronunciata dai giudici amministrativi in parziale accoglimento del ricorso presentato dall’Associazione per la prevenzione e la lotta all’elettrosmog, rappresentata e difesa dagli avvocati Renato Ambrosio, Stefano Bertone, Chiara Ghibaudo, Luigi M. Angeletti. Il pronunciamento ha scoperchiato il cosiddetto “vaso di Pandora”, mettendo a nudo le criticità dell’informazione (e dei suoi mezzi) nell’uso consapevole e cosciente dei telefoni cellulari, troppo sbrigativamente fatti passare come innocui nell’incertezza dei riscontri scientifici che, invece, sempre più severi confermano il pericolo cancerogeno da radiofrequenze. Il pericolo è serio e va risolto! La sentenza amministrativa del Lazio è arrivata poche ore dopo il documento pubblicato dal Comitato scientifico sui rischi sanitari ambientali ed emergenti (SCHEER) della Commissione Europea che, mandando un chiaro segnale agli Stati membri (Italia su tutti) prossimi all’attivazione ubiquitaria del 5G, avverte su come non cadere nell’iperconnessione di massa, superata la fase sperimentale. Il 5G «evidenzia criticità sconosciute sui problemi di salute e sicurezza – scrivono i membri del comitato – la polemica continua è in merito ai danni causati dalle attuali tecnologie wireless 2G, 3G e 4G». E ancora: «Gli effetti della radiazione elettromagnetica sono stati generalmente ben studiati, tuttavia la radiazione elettromagnetica di bassa frequenza è meno studiata, quindi la giustificazione per introdurre questo problema emergente».

E infine: «L’esposizione ai campi elettromagnetici potrebbe influenzare l’uomo rimane un’area controversa e gli studi non hanno fornito prove chiare dell’impatto su mammiferi, uccelli o insetti. La mancanza di prove chiare per informare lo sviluppo delle linee guida sull’esposizione alla tecnologia 5G lascia aperta la possibilità di conseguenze biologiche non intenzionali». Ma non è tutto.

Sulle pagine de Il Fatto Quotidiano prosegue infatti l’inchiesta di Investigate Europe che ha denunciato i clamorosi conflitti d’interesse dietro il grande business del 5G, chiarendo come gli organi decisori sui livelli di sicurezza per la protezione della popolazione irradiata, siano in realtà tutt’altro che imparziali e in stretta contiguità, se non addirittura in aperta collaborazione, con la lobby delle Telco: una nube opaca copre adesso l’attendibilità degli studi negazionisti (quelli da soli effetti termici e non biologici) su cui l’intero settore delle telecomunicazioni opera da oltre ventenni indisturbato su un mercato che adesso, a detta anche delle maggiori compagnie di polizze d’assicurazione, pare risenta dei colpi inflitti da magistratura cautelativa e scienza indipendente sui pericoli per umanità ed ecosistema da elettrosmog.

Fonte: ilcambiamento.it

Il 5G è arrivato: allarme mondiale degli scienziati

Connessioni ultraveloci, oggetti più interconnessi, internet ovunque. La tecnologia 5G è arrivata in fase sperimentale anche in Italia. Eppure appelli da scienziati di tutto il mondo chiedono di verificare i rischi sulla salute prima di installare la nuova tecnologia. Già 2G, 3G e 4G hanno dimostrato gravi effetti sulla salute per l’uomo. Prossimamente ci saranno milioni di nuove stazioni base 5G sulla Terra, 20.000 satelliti in più nello spazio, 200 miliardi di oggetti trasmittenti: è arrivata l’Internet of Things (l’internet delle cose). Ci saranno le città intelligenti, case automatizzate, industrie robotizzate, sistemi di sicurezza e controllo più efficienti, servizi e oggetti come automobili, TV, elettrodomestici fino ai piccoli oggetti di uso quotidiano come pannolini per bambini, cartoni del latte, spazzole per capelli, vestiti e scarpe: tutto conterrà antenne o microchip. Tutto a connessione Wi Fi. Una connessione globale, sempre e ovunque. La costellazione satellitare globale è affidata ad una decina di società, 3 le più grandi (SpaceX, OneWeb, Telesat) per coprire anche le zone remote della Terra: gli oceani, le foreste pluviali e l’Antartico.

Video dell’azienda OneWeb

 

La fase sperimentale, iniziata in Italia nel 2017 nelle aree metropolitane di Milano, Prato-l’Aquila e Bari-Matera, terminerà nel 2022 con il 5G a pieno regime su scala nazionale. Ma quali valutazioni sono state fatte sulla sostenibilità energetica, ambientale e sulla salute globale?

Il wireless consuma 10 volte l’energia che richiede la tecnologia con il cablaggio (cioè con i fili) quindi per ora il 5G, a regime, sembra essere meno conveniente dal punto di vista della sostenibilità energetica. I satelliti saranno localizzati nella magnetosfera terrestre che incide sulle proprietà elettriche dell’atmosfera.  Organi di ricerca internazionali  avvertono di una possibile ulteriore riduzione dello strato di ozono per il lancio dei razzi (previsti 300 l’anno) e del cambiamento climatico.

Quali sono gli effetti previsti sugli esseri viventi?

Il wireless funziona utilizzando impulsi estremamente rapidi di radiazione a microonde, la stessa dei forni a microonde. Studi clinici sugli effetti nocivi gravi da esposizione alle frequenze radio in uso (fino al 4G) sono ormai migliaia anche sugli animali e sulle piante e sempre più sentenze di tribunale sanciscono il nesso causale tra cancro ed elettrosensibilità. Oltre all’aumentato rischio di cancro anche stress cellulare, danni genetici, cambiamenti strutturali e funzionali del sistema riproduttivo, disturbi neurologici, deficit di apprendimento e memoria, cambiamenti ormonali. Inoltre, una parte crescente della popolazione europea manifesta sintomi di elettrosensibilità specifica. Per questo un appello sottoscritto da 170 scienziati, medici e organizzazioni ambientaliste di tutto il mondo chiede all’ONU, all’OMS, alle istituzioni dell’Unione Europea di bloccare lo sviluppo della tecnologia 5G, anche nello spazio, in attesa che si accertino i rischi per la salute dei cittadini. Nell’appello si legge che le strutture elettricamente conduttive dell’organismo umano possono trasportare correnti indotte dalle radiazioni all’interno del corpo. Ma le stesse cariche in movimento possono diventare delle piccole antenne che rilanciano il campo elettro-magnetico verso gli strati più profondi dell’organismo.earth-79533_1280

Anche l’ISDE (International Society of Doctors for the Environment) Italia, nel rispetto del Principio di Precauzione e del Principio OMS “Health in All Policies”, chiede una moratoria sulla sperimentazione del 5G fino a quando non vengano fatte le opportune valutazione dei rischi ambientali e sanitari con piani di monitoraggio e obbligo di informare i cittadini esposti dei rischi potenziali. Anche cittadini e amministratori chiedono cautele nell’impianto di torri vicino a zone residenziali, scuole e posti di lavoro. Ma la 5G richiede torri ogni 100 metri circa. Negli USA oltre 300 sindaci hanno annunciato una maxi-denuncia contro la Commissione Federale delle Comunicazioni se proseguirà ad installare forzatamente il 5G nelle città che hanno scelto di non averla. In Italia, comitati di cittadini, come quelli di Monteporzio Catone raccolgono documentazione scientifica per operare un controllo attivo sul territorio e chiedono di abbassare le soglie dei segnali elettromagnetici permesse dalla legge. Chiedono di fermare la sperimentazione 5G nelle città italiane finché non ci saranno prove scientifiche sull’innocuità di tale tecnologia. Quest’anno è stato pubblicato da un gruppo di ricerca Italiano dell’Istituto Ramazzini Bologna anche lo studio più importante al mondo sugli effetti delle irradiazioni delle antenne per le radiofrequenze della telefonia mobile in uso fino ad oggi,  condotto insieme al National Toxicology Program americano. L’Istituto Ramazzini è un fiore all’occhiello della ricerca indipendente (rifiuta i finanziamenti dell’industria) ed è una cooperativa Sociale (ONLUS): Istituto Nazionale per lo Studio e il Controllo dei Tumori e delle Malattie Ambientali. Gli studiosi hanno riscontrato gravi tumori maligni su cervello e cuore, nonché infarti sugli animali. La dottoressa Belpoggio, direttrice della ricerca dell’Istituto Ramazzini, ha affermato: “I nostri studi sono stati ben eseguiti e senza pregiudizi sui risultati. Contribuiranno certamente all’onere delle prove che l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (AIRC) e le altre agenzie di sanità pubblica dovranno considerare per la rivalutazione della cancerogenicità elettromagnetica”.5g

Ma come viene misurato l’elettrosmog o inquinamento elettromagnatico? Con i valori SAR, Specific Absorption Rate, cioè attraverso l’indice di assorbimento elettromagnetico di un tessuto stimato in 2W/Kg in Europa, stabiliti dall’Unione Europea e condivisi in quasi 150 paesi al mondo (generalmente indicato nelle istruzioni allegate a un telefono cellulare al momento dell’acquisto). I SAR furono calcolati in obsoleti e antiquati test fatti in laboratorio non in vivo ma su fantocci di gel e solo sugli effetti termici (cioè su quanto riscaldavano il tessuto) e non sugli effetti biologici. E non è stato mai aggiornato su organismi vivi e su parametri biologici.

Il Principio di Precauzione avallato da gran parte degli organi istituzionali sanitari è spesso stato difficile da applicare. Ad esempio per i danni dovuti all’uso del tabacco e per la tossicità da amianto ci sono voluti anni di ricerche pubblicate, per decretarne la pericolosità. L’industria arriva prima, e per il 5G è ancora più evidente: la variabile velocità dello sviluppo tecnologico rende il percorso di tutela della salute più difficile. Tanto più che non ne parla quasi nessuno e cittadini e professionisti sono poco informati.

Le lunghezze d’onda 5G ad alta frequenza sono nuove e quindi molto meno studiate per gli effetti umani o ambientali. I ricercatori denunciano la difficoltà di poter valutare i rischi con strumenti epidemiologici, poiché non rimarrà un gruppo di controllo cioè non esposto alle radiazioni con cui fare il confronto. Ciò è particolarmente importante considerando che questi effetti sono probabilmente amplificati dalle esposizioni tossiche sinergiche e da altri comportamenti a rischio per la salute. Gli effetti possono anche essere non lineari. Ci vorranno anni o decenni prima che le vere conseguenze sulla salute siano note, considerato che questa è la prima generazione che ha una durata di vita, dalla culla alla tomba, a questo livello di radiofrequenze a microonde (RF EMR) artificiali. Difficile prevedere l’effetto multiplo e cumulativo, cioè il risultato biologico a medio e lungo termine prodotto da una vastità di invisibili microonde dentro cui saremo immersi. Gli appelli degli scienziati sono volti a far conoscere i rischi e le incertezze per contrastare il ritardo sistemico delle agenzie regolatorie nel prendere posizione.electronics-1851218_960_720

Il progresso della nostra società è basato sullo sviluppo della scienza e della tecnologia quando e se esse migliorano le condizioni di vita della popolazione e dell’ecosistema di appartenenza. Già ora le nuove generazioni hanno possibilità ambientali (l’accesso all’insieme della ricchezza ambientale cioè acqua potabile, fertilità della terra, biodiversità, etc.) minori di quelle dei genitori e sono in forte aumento soprattutto fra i bambini patologie oncologiche, neurologiche, metaboliche e immunitarie. Quando e chi si assumerà la responsabilità di una valutazione rischio/beneficio? Fino a quando parteciperemo allo sviluppo insostenibile?

Ognuno può adottare nella propria quotidianità misure di cautela al fine di limitare l’esposizione: per l’uso dei cellulari usare il vivavoce o le cuffie con i fili, non usare wifi in macchina e per internet di casa spegnerlo quando non lo si usa e soprattutto di notte. Per il 5G riservare spazi liberi da RF soprattutto se destinati ai bambini (parchi pubblici, asili, scuole, zone residenziali), invitare i dirigenti scolastici e amministrativi ad utilizzare reti cablate per il collegamento a internet. Promuovere campagne d’informazione e chiedere ai propri amministratori l’impegno a non implementare la tecnologia prima che se ne attesti l’innocuità.

 

Per approfondire:

https://www.ramazzini.org/centro-di-ricerca/pubblicazioni/

https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0013935118300367?via%3Dihub

https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0013935118303475

https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1438463917308143

https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0013935118300161

https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0891061815000599

https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0031938417302706
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0013935118300355?via%3Dihub

http://www.stopglobalwifi.org/

https://www.astronautinews.it/2018/04/09/spacex-lancera-4425-satelliti-per-le-comunicazioni-a-banda-larga/

https://oasisana.com/2018/05/04/microchip-pure-su-maglie-e-scarpe-siamo-sempre-piu-a-rischio-di-overdose-da-radiofrequenze/

https://www.terranuova.it/News/Attualita/Tsunami-5G-quattro-citta-d-America-lo-rifiutano.-E-sulla-cancerogenesi-e-scontro-tra-scienziati

http://www.nogeoingegneria.com/news-eng/global-wi-fi-scheme-could-destroy-ozone-layer-and-life-on-earth/

http://www.nogeoingegneria.com/news-eng/microwave-radio-frequencies-and-earth-orbiting-satellites-are-causing-global-warming-or-climate-change/

https://www.dglr.de/fileadmin/inhalte/dglr/fb/r1/r1_1/workshop2016/161104_NeueMaerkte_Berlin.pdf

fonte: http://www.italiachecambia.org/2018/10/5g-arrivato-allarme-mondiale-scienziati/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni